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per mano ci aveva condotti ad un si nobile ministero e ci aveva in si larga copia somministrata la virtà necessaria a ben sostenerlo, com'è infinitamente liberale, volle in noi rimunerare i medesimi suoi doni. Oltre alla tranquillità e giocondità che fece godere agli animi nostri in mezzo agli spaventi e alle morti, non vi fu tra noi chi non si sentisse rinnovare e rinfiammare il fervore primitivo della vita religiosa, e in particolar maniera lo spirito, e lo zelo apostolico del nostro istituto: talchè valse a molti quel lungo mese di straordinarie fatiche quasi quanto valer suole in un mese degli esercizi spirituali del santo nostro fondatore. Imperocchè una santissima lezione Iddio ci offeriva al letto del contagioso. Quanto una carità industriosa si scroaggia, e disanima nel trovarsi presso a quegli infermi che dall'indole placida e lenta di loro malattie sono indotti a lusingarsi e a sperare di poter pure campare o almen protrarre la vita; altrettanto si ricrea, e rinfranca, allorchè l'infermo uscito di speranza di poter vedere l'indomani tutto in lei si abbandona. L'essere compreso dal vero colera equivaleva all'essere sentenziato ad una morte inevitabile. Perciò con incredibile celerità il coleroso staccavasi dalle idee del tempo, del mondo, e della vita per gittarsi interamente