Varia Spiritualia
Obbedire alla regola, regolare l'obbedienza | Spiritualità e secolarizzazione |
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Ms. FC 1000 | Ms. FC 1055 |
Qu’est-ce donc qu’une spiritualité? Prise en son principe, comme le terme d'un «retour», elle serait un «esprit» originel, déjà trahi par tout son langage initial et compromis par ses interprétations ultérieures, de sorte que, n'étant jamais là où elle est dite, elle serait l'insaisissable et l'évanescent.[1]
Introduzione
La storia della catalogazione di questi codici in un altalenarsi di valorizzazioni e dimenticanze, è utile a descrivere l'evoluzione di una semantica intesa come l'insieme delle forme di una società (ossia delle idee e dei concetti in essa presenti) utilizzabili per l'orientamento e la selezione di senso.[2] Considerare come questi codici sono stati tematizzati, implica poter analizzare come sono stati ricevuti ed eventualmente utilizzati.
L'inclusione di questo tipo di materiali sotto la odierna classificazione di spiritualità potrebbe essere anche un modo per capire l'ambiguità funzionale di questo concetto. Dalle differenze che potranno emergere dall'analisi di queste Varia spiritualia confrontandole con i discorsi odierni riguardo la spiritualità, potrebbe essere possibile descrivere l'evoluzione del rapporto con il sacro, i processi di individualizzazione all'interno della comunicazione religiosa o la differenze tra religione e spiritualità.
Alla ricerca della forma
La materia non comunica, non contiene nessuna informazione. La materia di per sé è muta. Le osservazione sulla materialità di questi documenti si realizzano in una determinata temporalità. Considerare un oggetto che proviene dal passato è un’azione che si fa a partire da un determinato presente. Così come un testo è tale nella misura in cui è ricevuto da un lettore, allo stesso modo è possibile affermare che l'esistenza materiale degli enunciati è osservata a partire da un sistema sociale, per mezzo di determinate distinzioni.
La riconoscibilità di questi manoscritti, sottoposti al nostro sguardo, riveste un'alta complessità. Si è reso difficile identificare la sua forma, vale a dire i criteri di composizione e selezione del materiale, i possibili destinatari e le loro aspettative, le distinzioni a partire dalla quali erano osservati, il loro uso, così come il perché della sua conservazione durante secoli.
Questi volumi storicamente possono essere collocati nel momento in cui l’ordine gesuitico realizzò il passaggio da un governo preponderantemente centrato nelle persone dei primi fondatori, caratterizzato da un sistema di interazione ripetuto e regolare, a un governo in cui la comunicazione scritta e poi stampata prende il sopravvento.
Il veloce aumento demografico dell’Ordine (più di 13000 membri nel 1615), così come l'incremento della tecnologia della stampa contribuiranno a valorizzare la scrittura come mezzo di diffusione adatto alla costituzione della memoria sociale.
Sotto il governo del superiore generale Claudio Acquaviva (1581-1615) un numero crescente di comunicazioni manoscritte, cronache e storie, insiemi di esortazioni di carattere parentetico e lettere di governo e regole, cominciarono ad essere stampate. Si vorrà in questo modo ricondurre la molteplicità degli eventi a una memoria comune e, a partire de essa, coordinarli e interpretarli, creando ridondanza riguardo all'aumento della varietà ed evitare così la dimensione sorprendente degli avvenimenti. Questa produzione stampata si presentò come un insieme di fonti spirituali funzionale alla administratio dell'ordine gesuitico[3].
La costituzione di questa «biblioteca» rappresenta la costruzione di una origine originante, determinata dallo stabilimento di una cesura tra passato e presente, nella quale si collocheranno, di volta in volta, una selezione di documenti considerati fondamentali.
Questa operazione selettiva la troviamo descritta nella nota al lettore di P. Bernardo de Angelis, Segretario della Compagnia di Gesù, nell'edizione delle Lettere de' prepositi generali[4]: Pensiero fu sempre di molti che sarebbe stata cosa non meno giovevole che gioconda la scelta delle lettere dei nostri Generali [...] servirebbero come di memoria viva [...] a mantenere sempre mai verdi nel tronco dello spirito primiero della vocazione nostra, alla quale come a bersaglio mirano tutte [...]. Riscattare dall'oblio alcuni documenti (quam in membranis scripta delitescunt) è l'intenzione espressa anche nel prologo dell'Instructio pro superioribus ad augendum conservandumque spiritum in Societate (1604).[5]
Manuscripts
- F.C. 777 Directorium Variorum pro Exercitiis Spiritualibus[6]
- F.C. 1000 Varia Spiritualia (AC 23)
- F.C. 1037 (AC 77)[7]
- F.C. 1055 Miscellanea Ascetica (AC 106)[8]
- F.C. 1139 Directoria exercitiorum spiritualium (AC 129)[9]
- F.C. 1977 Fabii de Fabiis, Dell'esaminare la coscienza (autografo); De cordis custodia.
- F.C. 2156 Alphonsi Crocchi Exercitia [Spiritualia] P. Ignatii etc MS (AC 213)
- APUG 1763 De oratione med[...?]
- F.C. 199[10]
- F.C. 409[11]
Note
- ↑ Certeau, Michel de; Il mito delle origini in La debolezza del credere. Città Aperta, Milano, 2006, p, 52.
- ↑ Baraldi, C., Corsi, G., Esposito, E.; Semantica e comunicazione, 35.
- ↑ Instructio pro Superioribus ad augendum conservandumque Spiritum in Societate. Romae, in Collegio Romano, 1615.
- ↑ Lettere de' prepositi generali a' padri e fratelli della Compagnia di Giesu. Roma, nel Collegio Romano,1606
- ↑ La prima edizione di questa istruzione è del 1615: Instructio pro Suerioribus ad augendum conservandumque Spiritum in Societate. In Collegio Romano, 1615. Anche qui il prologo è di Bernardo de Angelis.
- ↑ Note manoscritte sul piatto anteriore. La mano cui è attribuito il titolo "Directorium Variorum pro Exercitiis Spiritualibus" è datata al XVI sec.; la mano cui è attribuita l'annotazione seguente Hoc Directorium est illud quod indicatur littera B. in indice. Sed hoc non est, sicut videtur, originale exemplar, sed est, ut italice dicitur, Copia è, invece, datata al XVIII sec. (Cfr. Directoria, p. 53)Vedi anche Monumenta Ignatiana. Series secunda: Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria v.2, p. 53.
- ↑ Monumenta Ignatiana. Series secunda: Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria v.2, p. 56.
- ↑ Manus in toto codice est Patris Hieronymi Bencio, ut videtur. Hic est codex usus privati, in quo ille colligebat quae de rebus spiritualibus, praesertim de oratione et meditatione, audiebat vel legebat, et digna conservarentur iudicabat (Directoria Exercitorum Spiritualium, II, Vol 76, Nova Editio 1955 (1540- 1599) v. 2, p. 54)
- ↑ Monumenta Ignatiana. Series secunda: Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria v.2, pp. 58-59.
- ↑ Monumenta Ignatiana. Series secunda: Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria v.2, p. 52. Codec hic qui ano 1917 alibi erat, descriptus est in MI, Exercitia, pp. 204-205, codex 6, ubi per errorem lectum est primum tituli verbum: Rivisi pro Avvisi. MI, Fontes Narrativi, I, p. 82.
- ↑ Monumenta Ignatiana. Series secunda: Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria v.2, p. 52.