Collegium Romanum restitutum
Introduzione
L'albero spezzato
![](/mediawiki/images/thumb/1/1b/Arbre_genealogique.jpg/300px-Arbre_genealogique.jpg)
L' horoscopium di Kircher, fatto in onore all’elezione del superiore generale Vincenzo Carafa (1545-1649) e destinato alla sua Ars magna lucis et umbrae (1646), ritrae la propagazione dei gesuiti in quel mondo. La Compagnia di Gesù è un frondoso albero che s’innesta nel corpo stesso di Ignazio di Loyola e spande i suoi rigogliosi rami in cui sono iscritti i nomi delle province e delle città dove l'Ordine si era radicato. Secondo l' horoscopium, la presenza della Compagnia incarnava il versetto del salmo 112: il nome del Signore sia proclamato da oriente a occidente, «a solis ortu usque ad occasum». Questo era un modo per sancire la dimensione cattolica, vale a dire universale della Chiesa grazie all’azione della Compagnia di Gesù. Sulla cima dell'albero, un’aquila bicefala ricordava il principio del potere temporale dell'imperatore e di quello spirituale del papa.
L'azione apostolica della Compagnia di Gesù s'innestava ancora nell'idea di una monarchia universale. Era un mondo concepito come casa comune[1], perché in esso erano disseminate le residenze, i collegi, e le missioni dei gesuiti. Quella concezione del mondo riteneva che la religione fosse il fondamento del sistema sociale. L'horoscopium era un modo di contenere la disseminazione della Compagnia nello spazio permettendo anche una lettura sinottica del tempo. La storia iconografica dell’albero conobbe un lungo sviluppo. Non pochi di questi alberi gesuitici, a partire del secolo XVIII, cominciarono a ostentare i suoi rami spezzati per indicare le parziali soppressioni o espulsioni; così lo attesta l’Arbre géographique contenant les établessiments de jésuites par toute la terre (1764) di Louis Denis. La soppressione della Compagnia di Gesù (1773) rappresentò un colpo alla radice dell’albero.
Il 17 maggio 1824 papa Leone XII, con il breve Cum multa, ordinò la restituzione alla Compagnia di Gesù del Collegio Romano. Si consegnò al Superiore Generale P. Luigi Fortis detto collegio con la sua biblioteca, insieme alla Chiesa di Sant'Ignazio e l'osservatorio astronomico. Il binomio continuità/discontinuità, per spiegare il divenire storico, anche se non nuovo nella storiografia della Compagnia di Gesù, riapparirà con maggior vigore nel secolo XIX, per affiorare diversamente ancora nella contemporaneità. Lo sforzo dello storico sarà precisamente nascondere ogni segno di rottura.
La soppressione e restaurazione dell’ordine gesuitico si inscrive in una più ampia trasformazione epocale. A partire del secolo XIX si è verificata una temporalizzazione all’interno del sistema sociale che presenta due caratteristiche fondamentali: una laicizzazione del tempo e un’accelerazione del suo ritmo. Il ritorno dei gesuiti al Collegio Romano, che potrebbe avere il sapore di una rivincita, aprirà fin da subito la strada a nuove sfide e a violenti conflitti.
Dall'entusiasmo che si evince da alcuni documenti dopo la Restaurazione relativi al ritorno dei gesuiti al Collegio Romano, verso la metà del secolo si evince una percezione di una Compagnia di Gesù retrograda.
L'aumento di complessità[2] eserciterà una crescente pressione nel mutamento della struttura della società. Se in una società gerarchica, come quella che stava tramontando, il patrimonio concettuale era determinato dall'alto della gerarchia, in un sistema sociale sempre più differenziato non sarà più possibile stabilire valori e concetti, dogmaticamente stabiliti, in modo unitario e senza concorrenza.
Se nell'ancien régime era possibile individuare nel vertice della gerarchia, il re e la sua corte, il luogo ove si realizzava la descrizione corretta del mondo e della società, nelle società repubblicane e democratiche questa descrizione si frammenta e diventa sempre più opaca. A causa di ciò, oltre a una crescente incertezza e a un aumento dell'orizzonte del rischio, si genererà una letteratura della conspirazione che tenderà a ridurre drasticamente ogni complessità. Questa complessità aprì la strada a una evoluzione socio-culturale dove la distinzione liberalismo/dogmatismo saranno alternative per descriverla. Una lettera di Cesare Balbo, al suo cugino il gesuita Luigi Taparelli D'Azeglio, mette in campo un'efficace descrizione del cambiamento di prospettiva:
Io credo che appena restaurati, siete caduti in quell'errore di molti, di vedere intimamente unite le due cause, che, appunto unite furono dette de l'autel et du thrône. Io sono per la monarchia, e Torinese son per Casa Savoia fino alla morte. Ma non credo che l'autel et le thrône abbiano a che fare insieme più che l'autel et la république, ovvero l'autel et les chambres, che no fu detto mai da nessuno. E molti troni furono retrogradi nel 1814 ed anni seguenti. Voi protettori o protetti di costoro foste o pareste retrogradi parimenti. E retrogradi continuaste a parere d'allora in poi, e parete. Siete voi tali? Io credo che abbiate torto in essenza. Non siete, e lasciate voi che si creda? Io credo che abbiate torto di lasciarlo credere.[...] Intendo per politica retrograda quella che non concedesse a principi e popoli di approfittare delle legittime occasioni per acquistar l'indipendenza, quella insomma che è contraria alla politica del progresso, de' giusti desideri del secolo nostro, del liberalismo legale [...] o voi muterete la vostra politica, facendovi moderati, liberali come Pio IX, liberali promovitori d'ogni concessione virtuosa, buona, caritatevole, cristiana; ovvero, continuando nella vostra politica vecchia, non solamente continuerete ad esser perseguitati dal secolo, da tutti... ma non gioverete al secolo vostro, come giovò il vostro grande fondatore al suo.[3]
Il resoconto dell'ultimo rettore al Collegio Romano, P. Pietro Ragazzini, della mattina del 20 settembre 1870, rappresenta l'infrangersersi dell'aspettativa profetica. L'attesa di un intervento miracoloso è una nota caratteristica in molti documenti generati all'interno dell'organizzazione ecclesiale dell'epoca. A posto del "miracolo" seguirono le cannonate e poi, secondo la narrazione del Ragazzini, l'irruzione per le strade di Roma della plebaglia, perché l'antico era cessato e il nuovo non era per anche incominciato. Laonde il popolaccio con armi in mano ο rubate ο trovate ove che sia, e con bandiere tricolori scorrazzava per le vie urlando e festeggiando mattamente, e dando addosso a qualche meschinello che fosse veramente ο si credesse un povero zuavo.
La documentazione di questo fondo permette anche di analizzare i modi per gestire la delusione di questa aspettativa e le riconfigurazioni per assorbire la crescente incertezza.
Infranto il sogno dell'universalismo della vecchia Europa, il sistema sociale si evolse verso la differenziazione della società. I diversi sistemi (economia, politica, religione, arte, diritto, ecc.) cercheranno di ridurre la crescente complessità a partire dai propri codici di riferimento. In quel secolo già si insinua quello che si denominerà la crisi delle grandi narrazioni che oggi sembra essere un fenomeno irreversibile.[4] Questo passaggio epocale costrinse la Compagnia di Gesù, restaurata in un contesto sociale nuovo, all'incessante fatica, degna di Sisifo, di interrogarsi sulla propria identità. In questi documenti potranno individuarsi le tracce di questo sforzo.
La Compagnia in movimento
La maggior parte della biblioteca del Collegio Romano fu confiscata il 20 ottobre 1873 e il nuovo governo stabilì la nuova biblioteca nazionale di Roma Vittorio Emanuele II nello stesso edificio. Il 20 ottobre 1873 il Collegio Romano fu privato della sua sede e trasferito presso il Palazzo Gabrielli-Borromeo (via del Seminario, 120) che verrà acquistato dalla Compagnia nel 1886[5]. Nel 1889 il Collegio Germanico-Ungarico troverà la sua nuova sede a via di S. Andrea di Tolentino, 13 (ex albergo Constanzi).[6] L'Università rimane a via del Seminario fino al 1930, anno in cui venne inaugurata la nuova e attuale sede a Piazza della Pilotta. Nel frattempo, le attività del noviziato furono temporaneamente spostate a Villa Vecchia, a Monte Porzio Catone, ai piedi di Villa Mondragone.
Pio IX con rescritto del 4 dicembre 1873 concesse che il Collegio Romano si chiamasse “Pontificia Università Gregoriana”[7]. Come si attesta in alcuni documenti presenti in archivio la carta intestata reca la dicitura:"Pontificia Università Gregoriana del Collegio Romano". Questa denominazione si manterrà in uso almeno fino a 1929.
La disseminazione del patrimonio
Già dal 1870, come si evince da una lettera dell'allora bibliotecario del Collegio, P. Francesco Saverio Patrizi, emerge il desiderio di intraprendere una azione preventiva per evitare la perdita del patrimonio conservato negli enti ecclesiastici. Sfruttando l’influenza del fratello, il Cardinale Costantino Patrizi Naro, chiese l’autorizzazione papale per spostare dalla Biblioteca in un luogo sicuro "colla maggiore segretezza possibile [...] ciò che quivi è di maggiore interesse"[8]. La sua richiesta venne accolta e parte del materiale conservato nella Biblioteca fu trasferito in diverse sedi: tra quelle note possiamo annoverare la villa concessa ai gesuiti dal principe Alessandro Raffaele Torlonia a Castel Gandolfo (via Ercolano)[9], dove essi poterono continuare le attività del noviziato di S. Andrea e la Villa Mondragone a Frascati, dove si era stabilito il Collegio dei Nobili (1865).
La "segretezza" con cui queste movimentazioni furono condotte lascia poca chiarezza su cosa venne effettivamente estratto dalla biblioteca del Collegio[10]. Sappiamo però che una parte dei manoscritti e degli stampati portati a Villa Torlonia venne acquisita dalla Biblioteca Apostolica Vaticana[11], mentre un’altra parte rimase a Castel Gandolfo fino al 1919, quando P. Tacchi Venturi SJ intervenne per riportare questo materiale all’Università Gregoriana, nella sede dell'epoca, a Palazzo Gabrielli-Borromeo. Quest’ultima parte di manoscritti e stampati è quella che andrà a costituire il fondo principale dell’APUG.
In seguito alle leggi eversive lo stato italiano mise in atto la confisca del Collegio Romano con la sua biblioteca. Questo atto diede origine alla Biblioteca Nazionale di Roma. Anche il Museo Kircheriano fu confiscato, ma molti dei libri e dei manoscritti che ne facevano parte erano già stati trasferiti alla biblioteca del Collegio Romano. Alcuni dei manufatti del suo museo sono attualmente conservati al Museo Etnografico Pigorini, all'EUR. Le vicende della biblioteca dopo la morte del D. furono abbastanza movimentate: la vedova, accedendo ai desideri espressi dal marito, con atto di donazione 6 marzo 1855 la cedette alla Compagnia di Gesù, lasciando libertà di scelta sul luogo dove sistemarla ma con condizione, che, in caso di soppressione dell'Ordine, essa dovesse passare all'imperatore d'Austria pro tempore, salvo restituzione in caso di ricostituzione. Nel 1873, in seguito alla legge di soppressione delle corporazioni religiose romane, l'imperatore ordinò al suo inviato a Roma, barone J. A. Hübner, di prenderne possesso e di depositarla nel palazzo dell'ambasciata austriaca, comunicando al generale dei gesuiti la sua intenzione di trasferirla in Austria. Il generale si oppose. Allora l'imperatore stabilì di restituirla all'Ordine, a patto che fosse trasportata in una casa fuori d'Italia. Il generale la fece portare a Vienna nel 1877, dove rimase per quasi cinquant'anni, prima nella casa di piazza dell'Università, e poi nel collegio dei gesuiti. Nel 1920, dopo la caduta dell'Impero asburgico, si decise di ritrasferire la biblioteca Rossiana a Roma, aprendola a tutti gli studiosi: la migliore soluzione parve quella di donarla al papa. Benedetto XV accettò, svolgendo a Vienna i passi necessari al trasferimento, e così, nei primi mesi del 1922, la Rossiana entrò a far parte della Biblioteca apostolica Vaticana, di cui è tuttora una componente importante.
Nel 1877, passati quattro anni dalla confisca del Collegio Romano da parte dello Stato italiano, Bartolomeo Podestà, bibliotecario attivo nella nuova Biblioteca Nazionale di Roma, scrive un rapporto al Ministro della Pubblica Istruzione con il catalogo dei manufatti trovati in un 'nascondiglio' dalla Giunta liquidatrice poco tempo prima. Interrogato da Podestà rispetto alla natura di questo luogo, l'ultimo rettore del Collegio, P. Vincenzo Cardella SJ, disse di aver avuto notizia di un 'certo ripostiglio' in cui gli antichi padri avevano nascosto del materiale prezioso sin dalla prima soppressione. L'informazione però, risulta vaga e poco verosimile e viene smentita da alcune osservazioni dello stesso Podestà, il quale suggerisce la più verosimile ipotesi che i gesuiti avessero cercato di nascondere, nel suddetto ripostiglio, parte del patrimonio della Biblioteca a ridosso della confisca, spinti dall'imminenza e dalla fretta di celare quanto più materiale possibile. La Biblioteca Nazionale selezionò, fra i manufatti trovati in questa stanza, alcuni elementi ritenuti di maggior valore e li aggiunse alle proprie collezioni; quanto invece considerato di minor importanza venne depositato in uno spazio indicato come 'soffitta'[12] e, nel 1948, venne riconsegnato ai gesuiti ed è oggi conservato in APUG con la segnatura Fondo Curia.
Fondi sul Collegio Romano
Relativamente al periodo Ottocentesco, dal 1824 (restituzione del Collegio alla Compagnia di Gesù) al 1873 (soppressione degli Ordini religiosi), oltre ai documenti disseminati nel Fondo APUG[13] è presente un corpus documentario denominato Fondo Collegio Romano.
Si tratta di una trentina di faldoni contenenti materiale relativo a Collegio Romano, all'Università Gregoriana e al Collegio di Mondragone che vennero inviati nel 1984 dall'archivista della Provincia Romana[14], Vincenzo Pellicciotta SJ, all'archivista della Pontificia Università Gregoriana Padre Vincenzo Monachino SJ, trattenendo solo una minoranza di documenti afferenti alla Provincia.
Tale fondo si configura più come un insieme di documenti, per la maggior parte carte sciolte, eterogenei per tipologia e datazione che sono stati accorpati e descritti in 130 SCHEDE CARTACEE realizzando un inventario dove sono rimaste inalterate le precedenti segnature.
Temi scelti
Al fine di seguire e analizzare l'evoluzione di certi concetti chiave, sono stati selezionati alcuni documenti del Fondo. Riguardo, per esempio alle Historia domus, alle Litterae Annuae, sarà possibile confrontare il concetto di edificazione, informazione, oppure, dal punto di vista della ricezione di queste forme discorsive, la distinzioni tra i possibili destinatari (dentro/fuori). Attraverso la documentazione di certe prattiche scolastiche come le provoche, potranno considerarsi i concetti di emulazione, competizione, collaborazione.
L'utente accreditato può inserire nuovi documenti nel Form di descrizione.
La profezia
Il P. Pietro Ragazzini SJ, rettore del Collegio Romano, redige nel marzo del 1871 una memoria dei tumultuosi mesi di agosto e settembre 1870, descrivendo lo stato d'animo dei Padri del Collegio rispetto alla notizia dell'arrivo delle truppe italiane a Roma.Tra molti cattolici si stavano diffondendo alcune profezie, sostenute dallo stesso Pio IX, che prevedevano un miracolo divino contro l'invasione delle truppe.
La malattia
In questa selezione di documenti può considerarsi l'evoluzione dell'osservazione della malattia a partire da un codice fondamentalmente religioso verso un codice determinato dall'osservazione medica.
- Avviso ai membri della Compagnia per l'assistenza ai malati di colera (FCR A-5-III-a)
- Note dei Padri e dei Fratelli del Collegio Romano sull'epidemia di colera del 1837 (FCR A-5-III-b)
- Avertimenti del Padre Minutoli per quelli delle nostre Case e Collegii che ne tempi sospetti di Peste si esponessero alla Cura et all'aiuto delli prossimi, et per preservare anco gl'altri da quel Contagio (APUG 895). (Sec. XVII)
La materia osservata
La materia di per sé è muta. La materia non comunica, non contiene nessuna informazione. La datità (Gegebenheit) affinché produca informazione necessita di un osservatore che la interroghi a partire da determinate distinzioni.
- Oggetti conservati nel Museo Kircheriano (A-6-VII a)
- Oggetti rinvenuti nel Ripostiglio segreto della Biblioteca del Collegio Romano (A-6-VII e)
- Avviso d'asta per la vendita del vasellame, utensili, scansie mobili ed altri oggetti esistenti nei locali già ad uso di farmacia dei soppressi Gesuiti al Collegio Romano. (A-5-XIII)
- Inventari di oggetti. Link
Bibliografia
Attraverso la bibliografia è possibile analizzare il modo in cui il Collegio Romano è stato osservato.
Gli utenti accreditati in GATE possono collaborare scrivendo a ArchivesPUG e creare nuove entrate nella Bibliografia clicca qui seguendo le Linee guida.
- Jesuit Online Bibliography about Roman College.
Note
- ↑ Nuestra casa es el mundo è una frase di P. Jeronimo Nadal. Mon. Nat., V, 364-5. Nadal adotta qui una idea ontologica di mondo propria di quel sistema sociale. Oggi quello che si indica comunemente come mondo è sempre frutto di una distinzione e non ha un corrispettivo ontologico comune.
- ↑ Per definire complessità basterebbe citare qui questo testo di Niklas Luhmann: "Un sistema si definisce complesso quando non è in grado di aggiornare tutte le relazioni potenzialmente generabili tra i suoi elementi. Una famiglia, ad esempio, può gestire tutte le relazioni tra i suoi membri, poiché il loro numero è limitato. In un'università, una città o nella società globale, ciò risulta impossibile e si instaura un processo di selezione che rende alcune relazioni estremamente probabili e altre altamente improbabili." Niklas, Luhmann; Organizzazione e decisione.
- ↑ Pietro Pirri; Carteggi del p. Luigi Taparelli d'Azeglio della Compagnia di Gesù. Torino Fratelli Bocca, 1932; p. 218-219.
- ↑ Lyotard, Jean-François; La condizione postmoderna.
- ↑ Decretum de subiecto iuris proprietatis et administrationis in Palatium Borromaeum del 1907 del P. Generale X. Wernz (Cfr. copia concorde all'originale del 4 settembre 1944). La donazione del 26 Aprile 1924 decreta che l'erdificio rimanga all'Università Gregoriana con la clausola che fosse adibito a sede dell'Università (cfr. Doc. del Ministro Segretario di Stato per la Giustizia e gli Affari di culto Div. 7 Sez. Q n. 426 Roma/13393). Documenti su Palazzo Gabrielli Borromeo (accesso riservato)
- ↑ Nel 1886 Domenico Costanzi, probabilmente per avere il denaro necessario per la costruzione del Teatro Costanzi, vendette l'albergo alla Compagnia di Gesù.
- ↑ Link al documento del P. Cardella.
- ↑ APUG, faldone Archivio PUG, Documenti, storia, notizie
- ↑ La Villa divenne proprietà dei Gesuiti tra il 1644 e nel 1773 venne incorporata dalla Camera Apostolica. Nel 1774 fu venduta a Lorenzo Marzelli, di professione pasticcere a Roma. Da questi fu data in affitto all’antiquario inglese Tommaso Jenkins, che ne fece un centro per artisti. La Camera Apostolica ne ritornò in possesso nel 1802 per rivenderla nel 1803 a Giuseppe Giorgi. Passò a Carlo Torlonia nel 1843, dopo essere stata acquistata nel 1816 dal Duca Giovanni Torlonia per conto della famiglia Boncompagni. Alessandro Torlonia nel 1875 la concesse ai Gesuiti per la villeggiatura dei novizi di Roma.
- ↑ Il bisogno indicato dalla Congregazione Generale 24ª (1892) di scrivere la storia della Compagnia di Gesù, obbligò al padre generale Luis Martin a sistemare gli archivi antichi della curia generale che erano all’epoca alloggiati all’ultimo piano del Collegio Germanico Ungarico di Roma (Via di San Nicola da Tolentino, Roma). Avere l’Archivio storico a Roma non era sicuro; c’era il rischio che il governo se ne appropriasse… Alcuni giorni più tardi ho saputo grazie al P. Ehrle –scrive Martín- che il governo italiano era molto interessato a confiscare tutto il materiale, così aveva detto al P. Ehrle lo stesso direttore dell’archivio di Stato di Roma. (Eguillor, J.R., Revuelta, M. y Sanz de Diego, R. Mª (Eds.) (1988). Memorias del P. Luis Martín. General de la Compañía de Jesús (1846-1906). Tomo II (1891-1906), p. 757. Pertanto, il generale decise di portare tutto l’Archivio alla città di Exaten (Regno dei Paesi Bassi). Il trasloco si fece in assoluto segreto, anche tra i gesuiti, perfino i superiori italiani furono tenuti all’oscuro del piano.
- ↑ Un catalogo manoscritto (APUG 3289), le cui copie sono oggi conservate in APUG e negli archivi della Biblioteca Apostolica Vaticana (Arch. Bibl. 109), fa riferimento ad una vendita di manoscritti che include sia i titoli del catalogo redatto da José Ruysschaert, sia i manufatti acquisiti da Wilfrid Voynich. Una corrispondenza fra i Gesuiti, il prefetto della BAV Franz Ehrle S.J., Papa Pio X e il suo segretario dimostra che questi manoscritti erano conservati a Villa Torlonia, e che la vendita al Vaticano venne conclusa nel luglio 1912. Per maggiori dettagli sulla transazione dei manoscritti del Collegio Romano, cfr. Potenza, Francesca, Un acquisto da farsi prudenter et sine strepitu : l'arrivo in Vaticana di manoscritti e stampati del Collegio Romano all'inizio del XX secolo, in Νέα ῾Ρώμη. Rivista di ricerche bizantinistiche, 19 (2022). Circa 370 manoscritti, alcune edizioni aldine e volumi a stampa.
- ↑ APUG, Manoscritti della soffitta, in Arm.22 'Storia Archivio'
- ↑ A titolo di esempio si veda la descrizione del Faldone APUG 135B dove si trovano materiali cinquecenteschi relativi alla fondazione del Collegio Romano e i primissimi atti accademici datati 1575-1582
- ↑ La Provincia Romana dal 1831 al 1978 diverrà Provincia d'Italia fino al 2017 e successivamente Provincia Euro-Mediterranea.