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2 novembre 1606.

(suite)

614

/ non haver'ella bisogno di me, come ho io di lei; ma pure in cotal pensiero mi sovvenne le persone eminenti, come sono gli 111^^ amr- dinali, di niente altro haver'maggiore bisogno, che di gentilhuomini industriosi, per honore della S.Sede Apostolica divenuti bisog3^ nos�, a quali possano con gran merito e gloria sparger i raggi di suoi favori. Sarammi singoiar favor,!'esser a guisa d'istromento adoperato da quello nobilissimo architetto, che ha reedificato si artificiosa et mirabilmente la dottrina della fede catholica, dal li moderni heretici conquassata. E nel servire a V.S.111^^ et Rev^^ spero che mi servir� la sanit� del corpo, ventidue anni in me per severata; quantunque ne tempi piu a dietro, per diffetto di quel la, con buona licenza mi separai dalla Compagnia di Gies�, nella quale da molti accogliendo essempi di santa vita, hebbi gratia del cielo di godere segnalamente i soavissimi costumi di V.S. et di scrivere tutti i sermoni che ella fece sopra il salmo Qui habitat, nella chiesa di S.Maria Madalena,in Padova. Se io non son indegno di risposta, quella potrassi indrizzare al collegio de Giesuiti in Mantova, in quali comeche io potessi,insieme con alcuni vescovi, habere pronti intercessori appresso lei, nulladimeno non ho voluto valermene, svisandomi l'aspettata gratia dover essere (per cosi d dire) a me piu gratiosa, et a lei di maggior contento, venendomi fatta per sua diritta inchimatione verso la mia persona, che per esser impiegata alla richiesta di questi personaggi, ^ui facendo fine di scrivere, riverentemente li baccio le sacrate mani, senza fine honorando la di lei memoria gratissima. Da Mantova li 2 di Novembre 1606. Di V.S.111^^ et Rev^^ humiliss^� servidor Giovanni Battista Terzo. Non busso ricavarla in casa,primo perche da piu persoDa-uactt�^dalla Compagnia sono stato ricercato d�TT^ta^eona^ni^nyh^^ parso aprir questa porta; se ricevesse quealo^g�^�Ttrisi lamentarianocon*?ag�^ne^2^^Loima entra�a-aanrrplGcole,et per� bisogno tenere un numero determinato di