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Rome, [fin 1605 ? ] Bellarmin � l'archeveque de Naples.

537

/ 111^^ et Rev^� Signore mio osservandissimo.

Pi� volte l'agente del Sig^ don Thomaso d'Avalos et il clero

et populo di Precida mi hanno fatto istanza che io procurassi di fa

re revocare � moderare il breve, che fu spedito dalla

memoria di

papa Clemente ottavo � favore della pia memoria del Sig^ card.Gesual

do arcivescovo di Napoli. Et perche io fui causa principale che quel

la chiesa perdesse l'essentione et divenisse suggetta all'arcivesco

vo di Napoli, per� mi pare di bavere qualche obligo di aiutarla in

quello che posso. Ma non ho voluio fin'hora far niente, ne per l'ave-

nire far� cosa alcuna, senza saper prima la mente di V.S.Ill^"^^ che

mi � padrone per molti tituli. Per questo mi � parso con questa met

tere in consideratione � V.S.111^^ quello che mi parerla ragionevo

le, et poi far� q uel tanto che da lei mi sar� commandato. Saper� V.

S.Ill^^ , che il card.Gesualdo non pretendeva al^ro se non che l'ab-

y^^bate di Precida comparisse al sinodo diocesano, et di questo solo mi

fece pi� volue instanza, contentandosi che nel resto la chiesa fusse

essente. Ma io volendomi liberare totalmente dallo scrupulo della

residenza parlai con la Santa memoria di papa Clemente et gli dissi

che era dubio se la chiesa di Precida fusse nullius dioecesis, o ve-

ro fusse della diocesi di Napoli, et che � me par�va piu utile �

quelle anime di Precida che bevessero il suo pastore ordinario vici

no che lontano, et che mi saria contentato di rimettere questa causa

ad un arbitro, il quale dichiarasse Precida diocesi di Napoli, se lo

potesse fare con qualche colore di giustitia; et non potendo farlo

come arbitro, lo facesse con autorit� della Sede Apostolica. Piacque

al papa questa proposta, et cos� d'accordo il card.Gesualdo et io

nominammo per arbitro il card.Borghese, che hoggi � papa: et egli,

visto sommariamente le scritture et saputa da me la mia intentione,

dichiar� Precida diocesi di Napoli et se ne sped� subito il breve.

Ma per fare la cosa pi� suavemente, pregai allora il card.Gesualdo,