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Ill.mo e Rev.mo Signore mio osservandissimo.
Più volte l'agente del Sig.r don Thomaso d'Avalos e il clero e popolo di Procida mi hanno fatto istanza che io procurassi di fare revocare o moderare il breve, che fu spedito dalla S.ta memoria di papa Clemente ottavo a favore della pia memoria del Sig.r card. Gesualdo arcivescovo di Napoli. E perchè io fui causa principale che quella chiesa perdesse l'esenzione e divenisse soggetta all'arcivescovo di Napoli, però mi pare di bavere qualche obbligo di aiutarla in quello che posso. Ma non ho voluto finora far niente, ne per l'avvenire farò cosa alcuna, senza saper prima la mente di V.S. Ill.ma che mi è padrone per molti titoli. Per questo mi è parso con questa mettere in considerazione a V.S. Ill.ma quello che mi parerla ragionevole, e poi farò quel tanto che da lei mi sarà comandato. Saprà V.S. Ill.ma , che il card.Gesualdo non pretendeva altro se non che l'abate di Procida comparisse al sinodo diocesano, e di questo solo mi fece più volte istanza, contentandosi che nel resto la chiesa fosse esente. Ma io volendomi liberare totalmente dallo scrupolo della residenza parlai con la Santa memoria di papa Clemente et gli dissi che era dubbio se la chiesa di Procida fosse nullius dioecesis, ovvero fosse della diocesi di Napoli, e che a me pareva più utile a quelle anime di Procida che avessero il suo pastore ordinario vicino che lontano, e che mi sarei contentato di rimettere questa causa ad un arbitro, il quale dichiarasse Procida diocesi di Napoli, se lo potesse fare con qualche colore di giustizia; e non potendo farlo come arbitro, lo facesse con autorità della Sede Apostolica. Piacque al papa questa proposta, e così d'accordo il card. Gesualdo e io nominammo per arbitro il card. Borghese, che oggi è papa:e egli, visto sommariamente le scritture e saputa da me la mia intenzione, dichiarò Procida diocesi di Napoli e se ne spedì subito il breve. Ma per fare la cosa più soavemente, pregai allora il card.Gesualdo,
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