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nemeno s’ammettino panni, o vestiti lani, o lini, et molto meno pelliccie et altro da esterni anco lassate per elemosina, o testamenti di persone che possino essere sospette di contagio, et similmente che li nostri senza gran necessità non eschino di casa, massime quando fosse notabile l’Infettione dell’aria et moltiplicassero in gran numero gl’Infetti, eccetto però quando la Carità lo ricerchi per aiuto de prossimi come si dirà appresso.

Et dove sono moltitudine di gente che stanno assai strette di stanze, et molti in un luogo come nel Collegio Romano et in altri Collegii, et nel Seminario Romano, bisognarà diradarli, et tenerli tutti sotto buona custodia et varii preservativi; per il che sarà bene se così parerà di mandare alcuni in luoghi di bon aria dove non regnino venti marini, ma più tosto di tramontana, pigliando li meno occupati nella cura del governo e di aiutar l’anime come sono li più giovanetti che attendono agli studii e più degl’altri sono atti a pigliare l’infettione, et questo non solo per l’istesso che partissero, ma anco per quelli che rimanessero restando più larghi e commodi.

Et se in luoghi vicini alle nostre case e collegii si sentissero infettione di peste molto sollecitamente bisognerà provedere a casi nostri; procurando che s’accendino ogni giorno fuochi diversi in luoghi publici di casa come in giardini in cortiletti diversi, vedendo se si potesse con li vicini far accordi che nelle publiche strade si facessero fuochi communi, massime da quella parte di dove si sospetta il male e l’infettione che ciò saria un gran preservativo. Si potranno anco dentro le case nostre far diversi fuochi di qualsivoglia legno, ma se si potessero havere legni odorate saria meglio, come di ginepro, di lauro, di pino, d’abeti, cipressi, rosmarino.

Utilissimo ancora saria l’uso degl’odori et profumi o d’herbe, fiori, piante odorate o d’aromati, o mistura; avvertendo d’usare nel tempo caldo de più temperati e refrigeranti, e nell’inverno li più caldi, purché non siano ingrati ne offendino la testa; così l’estate l’acqua rosa di fiori di mercangoli, o di mortella e gl’istessi fiori freschi, o di viole, o garofali, l’aceto semplice del quale bisognerà