A tavola sento di più, che è ordine di Roma di riportare in Italia i salvati; la nave li porterebbe a Narvik e dall'Italia verrebbe una carrozza ferroviaria. Naturalmente con i naufraghi andrebbero gli altri che appartengono alla spedizione aerea. La prospettiva è troppo splendida e cerco di sospendere ogni acquiescenza, e restar pronto a far la volontà del Signore qualunque essa sia.
Intanto par certo che il Krassin ha avuto ordine di rientrare e col Krassin il Braganza che sta ancora procedendo per riprendere gli aviatori russi che hanno dovuto atterrare dopo aver visto il gruppo Mariano. Ci resterà però una nave e qualche apparecchio per la ricerca del dirigibile.
Pare che Zappi abbia fatto un rapporto in cui si esclude ogni probabilità che qualcuno del dirigibile sia salvo.[1]
14 luglio Domenica - 7.ma S. Pentecoste - Beati Ignazio de Azevedo e C.
La baia è tutta piena di piccoli ghiacci che si sono rotti dalla banchisa dei ghiacciai. Il piroscafo inglese è partito.
Alle 11 messa a poppa - una cinquantina di marinai in buona uniforme. Il nostro pilota norvegese mi dice che alcuni norvegesi domandano se possono assistere al "Service" - "Oh yes they can". Assistono molti ufficiali, anche gli aviatori, e molti sottoufficiali in buona uniforme.
- ↑ Nell'arco di un solo giorno, completamente cambiate le prospettive generali. Appare come non più prioritaria e nemmeno doverosa la ricerca dei dispersi, tanto da doversi occupare prima di riportare i superstiti a terra ("Città di Milano") e di eseguire delle manutenzioni improrogabili in Norvegia ("Krassin"). In realtà entrambe le navi sono poi tornate alle Svalbard col proposito di riprendere le ricerche dell'involucro coi dispersi, il Krassin purtroppo con grave ritardo avendo dovuto rispondere all'SOS lanciato dal "Monte Cervantes" il 25 luglio. Eloquente e non privo di significato il punto interrogativo posto in origine in alto a destra sulla pagina del diario.