Rome,20 f�vr�er 1617. Bellarmin � l^archev.de Rou^n.
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/ Illustrissimo,e Reverendissimo Signore,
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Confesso, che mi mortifico assai, vedendo non bavere potuto ser
vire � chi tanto di cuore desideravo sodisfare; m� bora che lei mi
comanda una cosa piu difficile, non s� come potr� compiacerla; ma
jTne'anco s� come potr� negargli almeno di fare quel poco,che sar� in
me. Lei mi domanda, come si debbia comportare,per far'un Arcives
covo Santo. Al che rispondo,che ancora io h� desiderato grandemen
te di trovare il modo di essere un'Arcivescovo Santo; et perche non
sapevo trovare questo modo. Iddio ha permesso,che il nostro santo
Padre Papa Paulo Quinto mi habbia comandai, che non mi parta di Ro
ma; et perche io non potevo sopportare di essere Arcivescovo, e
non risedere nella mia Chiesa, mi sentii obligato a lassare la Chie
sa ad un altro,che facesse la debita residenza. Et cos� Iddio ve
dendo che non trovavo il modo di farmi buon'Arcivescovo, mi ha fat-
^^to lassare l'Arcivescovado in quel modo, che � parso alla sua Divi
na Previdenza. Hora se io non h� saputo trovar'il modo per me stes
so, come potr� insegnarlo ad altri ? Et se pure V.S.Rev/ma mi cos
tringe � dirgli in che modo io procuravo di farmi buon'arcivescovo
in quel triennio che fui Arcivescovo nella nobile et antica Citt�
.^di Capua, io gli diro, che il modo era di mirare assiduamente come
in uno specchio lucidissimo le vite et attieni di quelli,che sono
stati buonissimi et perfettissimi Arcivescovi, et procurando per
quanto Iddio mi concedeva, emendare le mie imperfettioni, et con
formare le mie attieni secondo l'essemplare, che havevo avanti gl'
0^ occhi. Onde del continuo erano sopra la mia tavola le Vite de Santi
Vescovi et Arcivescovi, passando per ordine tutti li Tomi del Surio,
non leggendo pero altre Vite, che quelle de Santi Vescovi et Arci
vescovi, come di Sant'Ambrogio, di San Martino, di Sant'Agostino,
di San Germano Antisiodorense, di Sant'Anseimo Cantuariense, di
Sant'Antonino Fiorentino, di San Lorenzo Patriarca di Venetia, et
per lassare gl'altri, con multo gusto et non minor frutto leggevo