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M.to R. P.re mio.
Ho due lettere sue venute insieme, una delli 2, l'altra delli 9 di Decembre. Alla seconda non ho che rispondere, se non a quelle ultime parole del P. Realino. Deus bone, quando bonus ero? Absolute nunquam, quia nemo bonus, nisi unus Deus; quantum creaturae possibile est, in patria, ubi sanabuntur omnes languores nostri. Secundum quid et imperfecte ille bonus est, qui ex corde dicit: Deus bone, quando bonus ero? Ma queste cose le sa meglio V.R. di me, perchè le sa per prova. Quanto al resto V.R. ha fatto buona elezione del P.re Alagona[1], perche esso va dal Papa ogni domenica, e è più confidente che non sono io. L'ho pregato che tratti il negozio di V.R. Dice che lo farà, ma a tempo e loco.
Quanto alla prima lettera, ho conferito con alcuni de nostri pratichi del paese, e tutti mi consigliano a non ci fare altro, perchè in darno si parlerebbe al Papa, si anche perchè non pare che abbia buona specie, avendo licenza dal S.or vicerè di macellare due animali la settimana in pubblico, volere far ciò di nascosto, il che quando si risapesse, darebbe qualche scandalo almeno alla corte del vicerè. E V.R. sa quello che dice S.Paolo, Non manducabo carnem in aeternum, ne fratrem meus scandalizem. Che i vescovi voglino titulo d'ill.mo est quaestio de nomine, ma pure di qua si vede che tutto il mondo è posto in vanità, e anco il sale della terra è svanito. Piacesse a Dio che tutti li prelati della chiesa fossero illustrissimi, come dovrebbero essere, poichè Cristo li chiama luce del mondo, e lucerne poste sopra del candeliere. Ma se V.R. voi sapere il mio parere, farei quello che fanno gl'altri in materia di titoli e simili cose, che poco importano, e così faccio io, quanto al titolo d'eccellenza, che tutti li principi e duchi oggi pretendono, e molti non vogliono darlo, e se li fanno nemici. Io lo do a chi lo vuole, e gli darei ogni altro titolo, fuorchè onnipotente e sempiterno, che è proprio di Dio. Nei Salmi cammino in fretta perchè


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  1. Nato a Siracusa nel 1549, entrò nella Compagnia di Gesù nel 1564. Dopo aver a lungo insegnato nei collegi siciliani del suo Ordine, nel 1590 fu professore di teologia morale al Collegio Romano, nel 1596 rettore del collegio dei penitenzieri della basilica Vaticana. L'A. morì a Roma il 19 ott. 1624.