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− | *Per comprendere le modalità di selezione e organizzazione del materiale si procederà con una revisione delle schede catalografiche in ''MANUS on line'': i dati attualmente presenti | + | * Per comprendere le modalità di selezione e organizzazione del materiale si procederà con una revisione delle schede catalografiche in ''MANUS on line'': i dati attualmente presenti, spesso scarni e approssimativi, sono quelli riportati dalle schede topografiche dell’inventario dattiloscritto realizzato negli anni Settanta. Preliminare alla ricerca sulle ''forme discorsive'' sarà l’individuazione di tipologie testuali partendo da come si presentano nei titoli dei manoscritti: ''memoriale'', ''osservazione'', ''diario'', ''trattato'' etc. Per il materiale epistolare sarà realizzata una catalogazione a livelli per restituire i dati di ogni singola lettera. |
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Revision as of 10:59, 15 February 2019
Il progetto Concilio di Trento
Partners
- Pontificia Università Gregoriana, Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa.
- Fondazione Bruno Kessler, Centro per le scienze religiose.
- University of Notre Dame, Rome Global Gateway.
- Università di Roma Sapienza, Dipartimento di lettere e culture moderne.
Introduzione
Il progetto Monumenta Concilii Tridentini è promosso dell’Archivio storico della PUG e avviato nel 2018 per la valorizzazione del Fondo Concilio di Trento. Le azioni che si intraprendono per mettere in valore questa documentazione si inseriscono in una serie di operazioni che ebbero inizio nel secolo XVII e che subirono una brusca flessione a partire dalla metà del secolo scorso. Sarebbe possibile marcare, in questo lasso temporale, una sequenza di interventi: la prima raccolta e selezione operata nel XVII secolo, l'operazione di integrazione e sintesi per la pubblicazione della storia del Concilio (1656), gli interventi di raccolta e legatura di metà del '700, l'utilizzo del medesimo materiale per una nuova storia del concilio a metà del '900, fino ad arrivare a un ambizioso progetto di restauro, mai attuato, negli anni '90 del secolo scorso.
Quindi, per valorizzazione in questo contesto intendiamo:
L’attribuzione di un valore frutto di una selezione basata su determinate osservazioni che utilizzano distinzioni. L’osservazione è una distinzione che permette di selezionare e indicare una delle parti distinte come differente dall’altra. Per tanto, la modalità dell’attribuzione è sempre contingente e dipende dall’osservazione che si compie sull’oggetto. In questo senso, l'attenzione primaria si rivolge non tanto all'oggetto in quanto tale quanto alle configurazioni di distinzioni operate sul suo conto.
Al momento individuiamo le seguenti fasi nel processo di valorizzazione:
- Verificare lo stato di conservazione dell’intero fondo in vista dell’elaborazione di un piano di emergenza per restaurare, consolidare e condizionare la documentazione. Questa prima osservazione materiale è funzionale per rimodulare successivamente il progetto di ricerca.
- Catalogare il materiale, azione che implicherà la revisione e integrazione delle schede già presenti in MOL (Manus on line, Fondo APUG). Si realizzerà una descrizione codicologica per ogni unità individuata; questo significherà nel caso di volumi miscellanei la realizzazione di tante schede quanti sono gli elementi contenuti. Il rilevamento dei dati catalografici rappresenta un momento fondamentale per praticare un'osservazione minuziosa di elementi esterni (cucitura, legatura, antiche segnature etc.) ed interni (autori, titoli, lingue etc.) che collegati tra loro possono fornire informazioni storiche. Verranno realizzate schede biografiche relative ai nomi individuati nella fase di catalogazione e nell'annotazione dei documenti realizzando un Authority File.
- Digitalizzare la documentazione da inserire nella piattaforma GATE, operazione che sarà funzionale alle linee di ricerca proposte. Il rilevamento dello stato di conservazione è comunque preliminare a qualsiasi attività di fotoriproduzione. La digitalizzazione prevede sempre la selezione, la trascrizione e l’annotazione collaborativa del testo. Per la realizzazione di quest’ultimo punto, si compierà un lavoro transdisciplinare tra storici, sociologi, filologi, etc., con l'obiettivo di affrontare una descrizione adeguata della struttura sociale della prima modernità.
Descrizione del materiale documentario
Il materiale originale o in copia fu raccolto da P. Terenzio Alciati SJ (1570-1651) insieme a Felice Contelori (1588-1652) su richiesta di papa Urbano VIII per realizzare un’opera sul Concilio di Trento in risposta all’edizione di Paolo Sarpi del 1621.
Alla morte di entrambi il P. Pietro Sforza Pallavicino SJ (1607-1667) ricevette l’incarico da Alessandro VII e proseguì la raccolta dei materiali “spediti da varij principi e ne ripescò dagli archivj di Roma”.[1]
Oggi il fondo è costituito da oltre 200 codici manoscritti (8 metri lineari di scaffalatura, all'incirca 33.000 fogli) in forma libraria probabilmente rilegati da P. Pietro Lazzeri SJ, primo professore di Storia Ecclesiastica (1742) e bibliotecario del Collegio Romano sino alla soppressione dell'ordine nel 1773. Le coperte di questi codici sono in mezza pergamena con piatti in cartone alla forma e furono realizzate nel corso del Settecento per ordinare e conservare carte sciolte, fascicoli e volumi che si trovavano semplicemente cuciti. Molti di questi materiali dovevano presentarsi sciolti o con cuciture sommarie (ad es. nella tipologia a sopraggitto). Una tipologia di materiale così varia comporta sfide soprattutto dal punto di vista della conservazione materiale.
Nel Registro delle entrate e delle uscite della Biblioteca del Collegio Romano (APUG, Ms. 2805), redatto sotto la direzione di Pietro Lazzeri, alla voce legatura si parla di “corpi di libri antichi”, “libri guastati dai vermi”, fogli sciolti e miscellanee “mandati al legatore”. La realizzazione di queste legature sembra comunque essere riconducibile a un’esecuzione interna sia per la tecnica esecutiva, un ibrido tra legatura d’archivio e libraria, sia per la povertà dei materiali utilizzati. Gran parte di questi codici sono miscellanee con fascicoli che presentano cuciture primarie di diversa tipologia su cui è stata realizzata una seconda cucitura per comporre il volume: è notevole la varietà delle soluzioni adottate per agganciare le coperte in cartone senza dovere necessariamente ricucire l’intero corpo delle carte.
Da questa tipologia di legatura, che potremmo denominare “povera”, possono osservarsi diversi aspetti. Da una parte, può notarsi in questa operazione di salvaguardia un interesse nella selezione di certi materiali e non altri. Inoltre, questa cernita mette in evidenza nuove cesure temporali attraverso le quali sarà possibile descrivere dei cambiamenti nella temporalizzazione del sistema sociale, ovvero la costituzione di un presente a partire da una determinata differenza tra passato e futuro. L'espressione “libri guastati dai vermi”, sottoposta a una osservazione di secondo ordine intesa a scoprire la sua latenza è, in questo senso, altamente indicativa della costruzione del presente. Questa temporalizzazione starebbe a indicare un'accelerazione del tempo che comportò un mutamento dello "spazio di esperienza", secondo la categorizzazione di Reinhart Koselleck, e di conseguenza dell'"orizzonte di aspettativa". Un orizzonte carico di tensione verso un futuro portatore di novità dirompenti, nel quale le esperienze passate faranno fatica a essere comprensibili tramite l'analogia del "questo è come quello".
Obiettivi
Un primo obiettivo del progetto è l'individuazione e descrizione delle forme discorsive manoscritte in relazione con quelle coeve a stampa. Seguendo questo metodo di indagine è possibile individuare attraverso l’analisi della semantica e della materialità del documento la sua funzione sociale, in quanto forma che adempie una funzione selettiva capace di guidare le aspettative del lettore all’interno di un determinato sistema sociale. Questo implicherà la necessità di gettare un doppio sguardo sulla documentazione: in quanto varietà di forme che hanno veicolato la comunicazione dei saperi e nel contempo seguire l'evoluzione delle stesse forme. Da un primo sguardo sulla documentazione del Concilio di Trento individuiamo: istanze, disputazioni, negozi, osservazioni, trattati, consigli, opposizioni, diari, e altre. Per ognuna di queste forme andranno verificati contesti di produzione (con particolare attenzione all'influenza reciproca dei media manoscritto e stampato), caratteristiche materiali (formato, mise en page, presenza di apparati grafici) e circolazione.
Un altro obiettivo riguarda l'individuazione del metodo di selezione e di ordinamento del materiale. La documentazione, raccolta nel corso di oltre trent'anni, deve avere avuto un ordinamento interno finalizzato al ritrovamento delle informazioni considerate di volta in volta utili per la composizione dell’opera.[2] Da questa selezione potrà descriversi un'archeologia dell'evoluzione dell’informazione, in quanto capacità di orientarsi dinanzi all’emergenza di nuove distinzioni all’interno del sistema sociale.
Oltre alla selezione operata sui documenti sarà necessario analizzare la stratificazione che questi hanno subito. Nell'analisi di questo fondo saranno identificabili almeno tre metodi di selezione attribuibili a Terenzio Alciati (1570-1651), Pietro Sforza Pallavicino (1607-1667) e Hubert Jedin (1900-1980) che collazionarono e selezionarono un gran numero di materiali per redigere, volta per volta, la “vera” storia del Concilio di Trento.
Lavori in corso
- Per comprendere la struttura e le modalità di composizione dell’opera Istoria del Concilio di Trento realizzata da Sforza Pallavicino a compimento del lavoro di ricerca e raccolta dei documenti di Terenzio Alciati, si è scelto di iniziare con la trascrizione integrale dell’indice della prima edizione dell'opera (1656-1657). Questo paratesto, insieme ad altri, è di capitale importanza in quanto strumento che pretende di orientare il lettore; ma soprattutto dall'indice è possibile inferire l’aspettativa della repubblica dei lettori riguardo l'opera. Quest’osservazione si fonda sulla considerazione che nel processo di comunicazione è più rilevante la ricezione (comprendere o fraintendere l'informazione) che l’emissione (atto del comunicare). Inoltre, l’inserimento in GATE della Tavola delle cose più notabili contenute in ambedue le parti consentirà di individuare voci quali nomi, opere, temi selezionati come elementi da inserire in un indice di ben 63 pagine.
- Per comprendere le modalità di selezione e organizzazione del materiale si procederà con una revisione delle schede catalografiche in MANUS on line: i dati attualmente presenti, spesso scarni e approssimativi, sono quelli riportati dalle schede topografiche dell’inventario dattiloscritto realizzato negli anni Settanta. Preliminare alla ricerca sulle forme discorsive sarà l’individuazione di tipologie testuali partendo da come si presentano nei titoli dei manoscritti: memoriale, osservazione, diario, trattato etc. Per il materiale epistolare sarà realizzata una catalogazione a livelli per restituire i dati di ogni singola lettera.
Bibliografia
Note
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- ↑ Commento di Francesco Antonio Zaccaria all'edizione del 1792 alla Istoria del Concilio di Trento di Pietro Sforza Pallavicino, p. LXXVIII.
- ↑ Solo occasionalmente è presente un ordine cronologico.
- ↑ Esistono tre tirature di questa prima edizione. La prima reca CCXXXIX carte e non presenta l’indice finale. Inoltre contiene molti refusi. La seconda è sempre numerata in cifre romane, ma presenta in fine un Index dogmatum, et reformationis di 12 pagine non numerate ed un testo più corretto. La terza tiratura ha la numerazione delle pagine in numeri arabi e (16) pagine finali, che, oltre all’indice, contengono per la prima volta la Bolla di Pio IV di conferma delle decisioni conciliari. (F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010).