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== Ricostruzione delle vicende del manoscritto F.C. 1334 ==
 
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Il manoscritto [[ MCT Works 002 | F.C. 1334 ]] (G2) fa parte del [[Object::Fondo Curia]]. Ciò indica una particolare vicenda che si può così ipotizzare. In occasione della soppressione dei Gesuiti nel 1773, tale manoscritto fu depositato, insieme ad altro materiale di qualche pregio o rarità, in un ripostiglio accessibile verosimilmente solo ai responsabili della ''Bibliotheca maior''. Dopo la ricostituzione della Compagnia di Gesù, il palazzo del Collegio Romano fu restituito ai Gesuiti nel 1824: la Biblioteca fu nuovamente attiva, mentre il deposito riservato rimase poco accessibile. Nel 1873, quando il governo italiano dichiarò soppressi gli ordini religiosi e poi ne confiscò i beni, il palazzo del Collegio Romano fu incamerato. Nel 1876 vi fu inaugurata la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il cui iniziale patrimonio librario era costituito dalla ''Bibliotheca maior''. L'anno successivo fu scoperto il "nascondiglio": il materiale museale e codicologico più prezioso fu utilizzato, mentre quello ritenuto di scarso interesse fu chiuso in una soffitta. Lì finì anche l'F.C. 1334. Nel 1948 ci fu la necessità di liberare la soffitta e il suo contenuto fu restituito alla Curia della Compagnia: ecco perché si chiama [[Object::Fondo Curia]] (F.C.). Il Generale volle versarlo nell'Archivio dell'Università Gregoriana in quanto erede del Collegio Romano, e è tuttora conservato. <lb/>
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Il manoscritto [[ MCT Works 002 | F.C. 1334 ]] (G2) fa parte del [[Object::Fondo Curia]]. Ciò indica una particolare vicenda che si può così ipotizzare. In occasione della soppressione dei Gesuiti nel 1773, tale manoscritto fu depositato, insieme ad altro materiale di qualche pregio o rarità, in un ripostiglio accessibile verosimilmente solo ai responsabili della ''Bibliotheca maior''. Dopo la ricostituzione della Compagnia di Gesù, il palazzo del Collegio Romano fu restituito ai Gesuiti nel 1824: la Biblioteca fu nuovamente attiva, mentre il deposito riservato rimase poco accessibile. Nel 1873, quando il governo italiano dichiarò soppressi gli ordini religiosi e poi ne confiscò i beni, il palazzo del Collegio Romano fu incamerato. Nel 1876 vi fu inaugurata la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il cui iniziale patrimonio librario era costituito dalla ''Bibliotheca maior''. L'anno successivo fu scoperto il "nascondiglio": il materiale museale e codicologico più prezioso fu utilizzato, mentre quello ritenuto di scarso interesse fu chiuso in una soffitta. Lì finì anche l'F.C. 1334. Nel 1948 ci fu la necessità di liberare la soffitta e il suo contenuto fu restituito alla Curia della Compagnia: ecco perché si chiama [[Object::Fondo Curia]] (F.C.). Il Generale volle versarlo nell'Archivio dell'Università Gregoriana in quanto erede del Collegio Romano, e qui è tuttora conservato. <lb/>
  
 
== Ricostruzione delle vicende del manoscritto APUG 712 ==
 
== Ricostruzione delle vicende del manoscritto APUG 712 ==

Revision as of 15:21, 30 August 2025

Name(s) Juan de Ávila
Title Memorial segundo al Concilio di Trento
Place of printing
Printer
Year 1561-1565
Language(s) spa
Bibliographic level Manuscript
Cited name(s)
Catalogue description https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000197100
Modern edition
Cited in
Digitization
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Transcription Yes
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I due manoscritti della Gregoriana del Memorial segundo

All'interno dell'Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana si conservano due copie manoscritte del Memorial segundo al Concilio de Trento, coeve all'autore Juan de Ávila e differenti l'una dall'altra. Una di queste è il codice F.C. 1334 (G2), di cui si presenta qui la trascrizione paleografica integrale, a cura di Lucia Feverati . Di questo esemplare non è stata realizzata alcuna recensione fino ad oggi.
L'altro manoscritto è il codice APUG 712 (G1).
Nel 1936 la sua parte iniziale fu scoperta da Hubert Jedin come inedito di Juan de Ávila. Il manoscritto fu utilizzato fin dalla prima edizione critica del Memorial segundo insieme ad altri due esemplari conservati in Spagna: l'edizione fu curata da padre Camilo Abad e pubblicata nel 1945 nella rivista «Miscelánea Comillas. Revista de Ciencias Humanas y Sociales».
Il manoscritto F.C. 1334 (G2) fu inserito nella collazione soltanto nelle successive edizioni delle opere complete di Juan de Ávila per la Biblioteca degli Autori Cristiani (BAC): nel 1971, nel 2001 (edizione critica rinnovata), nel 2013 (seconda edizione) e nel 2019 (edizione digitale). Dal 2001, per l'edizione del Memorial segundo si adoperano tutte le 7 copie manoscritte in castigliano.

Provenienza dei due manoscritti

Entrambi i manoscritti provengono dalla Bibliotheca maior del Collegio Romano, come attesta il relativo Catalogo della seconda metà del Settecento, al f. 115v del volume I (Antico catalogo digitalizzato, Biblioteca Nazionale Centrale di Roma).

Verosimilmente vi giunsero grazie allo stretto rapporto di stima e collaborazione tra Juan de Ávila e vari membri della Compagnia di Gesù dell'Andalusia, regione dove egli svolse la maggior parte dell'attività pastorale. Dalle fonti è noto che, dopo la morte di Juan de Ávila, i Gesuiti di Granada e di Montilla, dove egli è sepolto nella Chiesa dell'ordine, possedevano alcuni suoi manoscritti. Evidentemente i Gesuiti di Roma furono interessati ad avere alcuni degli scritti dell'Apostolo dell'Andalusia e li richiesero alle comunità spagnole.

Ricostruzione delle vicende del manoscritto F.C. 1334

Il manoscritto F.C. 1334 (G2) fa parte del Fondo Curia. Ciò indica una particolare vicenda che si può così ipotizzare. In occasione della soppressione dei Gesuiti nel 1773, tale manoscritto fu depositato, insieme ad altro materiale di qualche pregio o rarità, in un ripostiglio accessibile verosimilmente solo ai responsabili della Bibliotheca maior. Dopo la ricostituzione della Compagnia di Gesù, il palazzo del Collegio Romano fu restituito ai Gesuiti nel 1824: la Biblioteca fu nuovamente attiva, mentre il deposito riservato rimase poco accessibile. Nel 1873, quando il governo italiano dichiarò soppressi gli ordini religiosi e poi ne confiscò i beni, il palazzo del Collegio Romano fu incamerato. Nel 1876 vi fu inaugurata la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il cui iniziale patrimonio librario era costituito dalla Bibliotheca maior. L'anno successivo fu scoperto il "nascondiglio": il materiale museale e codicologico più prezioso fu utilizzato, mentre quello ritenuto di scarso interesse fu chiuso in una soffitta. Lì finì anche l'F.C. 1334. Nel 1948 ci fu la necessità di liberare la soffitta e il suo contenuto fu restituito alla Curia della Compagnia: ecco perché si chiama Fondo Curia (F.C.). Il Generale volle versarlo nell'Archivio dell'Università Gregoriana in quanto erede del Collegio Romano, e qui è tuttora conservato.

Ricostruzione delle vicende del manoscritto APUG 712

Una diversa vicenda si deve ricostruire per l'altro manoscritto APUG 712 (G1), che appartiene invece al Fondo APUG, sottofondo Concilio di Trento (Monumenta Concilii Tridentini). Si tratta di una miscellanea che in apertura presenta il cosiddetto Memorial segundo. Tuttavia, il fascicolo di tale scritto di Juan de Ávila non risulta cucito al resto, per cui si deduce quanto segue.

  • Il resto della miscellanea fa parte verosimilmente del materiale raccolto da p. Terenzio Alciati a partire dall'anno 1626, per comporre una storia sul Concilio, in risposta a quella del veneziano Sarpi. Morto l'Alciati senza aver terminato l'impresa, il materiale fu utilizzato ed esteso dal p. Sforza Pallavicino per redigere la sua Istoria del Concilio di Trento. La miscellanea senza il Memorial segundo apparterrebbe a questa documentazione accumulata nel Seicento dato che contiene una pagina con un indice manoscritto dell'Alciati. Prima di esso si trova la Vita di Pedro Guerrero e la Vita del Soave con i segni della piegatura in quattro, prova che siano state spedite. A conferma di ciò Jedin, che consultò il fondo negli anni Trenta-Quaranta, attesta che tali due Vitae furono spedite all'Alciati: la prima dalla Spagna, la seconda dalla Germania.
  • La paginazione della miscellanea è stata chiaramente modificata dopo l'inserimento in apertura del cosiddetto Memorial segundo.
  • La parte iniziale non cucita (il Memorial segundo) è verosimilmente stata inserita nel Settecento dal bibliotecario padre Pietro Lazzeri a motivo di una urgenza organizzativa di conservazione e per una evidente vicinanza tematica. Si esclude facesse parte del materiale dell'Alciati perché non vi è cucitura che lo unisca al resto della miscellanea, non vi sono le pieghe della spedizione come invece nei due testi successivi e perché il suo inserimento ha modificato la paginazione precedente.


Per sfogliare il manoscritto digitalizzato F.C. 1334 e la relativa trascrizione paleografica con annotazioni: Indice Memorial segundo al Concilio de Trento

Per la descrizione approfondita dell'opera: Memorial segundo al Concilio de Trento