Difference between pages "Juan de Ávila" and "MCT Works 002"

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== Vita e opere ==
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{{MCT Works
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|Name(s)=Juan de Ávila
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|Title=Memorial segundo al Concilio di Trento
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== I due manoscritti della Gregoriana del ''Memorial segundo'' ==
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All'interno dell'Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana si conservano due copie manoscritte del ''Memorial segundo al Concilio de Trento'', coeve all'autore [[Name::Juan de Ávila]] e differenti l'una dall'altra. Una di queste è il codice  [[ MCT Works 002 | F.C. 1334 ]] (G2), di cui si presenta qui la trascrizione paleografica integrale, a cura di [[ User:Lucia Feverati | Lucia Feverati ]]. Di questo esemplare non è stata realizzata alcuna recensione fino ad oggi. <lb/>
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L'altro manoscritto è il codice [https://www.unigre.it/archivioimg/APUG%20712_Avila.pdf APUG 712 (G1)].<lb/>
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Nel 1936 la sua parte iniziale fu scoperta da Hubert Jedin come inedito di [[Name::Juan de Ávila]]. Il manoscritto fu utilizzato fin dalla prima edizione critica del ''Memorial segundo'' insieme ad altri due esemplari conservati in Spagna: l'edizione fu curata da padre Camilo Abad e pubblicata nel 1945 nella rivista «Miscelánea Comillas. Revista de Ciencias Humanas y Sociales». <lb/>
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Il manoscritto [[ MCT Works 002 | F.C. 1334 ]] (G2) fu inserito nella collazione soltanto nelle successive edizioni delle opere complete di [[Name::Juan de Ávila]] per la Biblioteca degli Autori Cristiani (BAC): nel 1971, nel 2001 (edizione critica rinnovata), nel 2013 (seconda edizione) e nel 2019 (edizione digitale). Dal 2001, per l'edizione del ''Memorial segundo'' si adoperano tutte le 7 copie manoscritte in castigliano. <lb/>
  
San Juan de Ávila nacque nel 1500 ad Almodóvar del Campo, in Spagna. Dopo aver studiato diritto a Salamanca, si trasferì ad Alcalá de Henares per dedicarsi alla teologia, influenzato dal pensiero erasmiano. Fu ordinato presbitero nel 1526 e, animato da uno spirito missionario, vendette tutti i suoi beni con l’intenzione di partire per le Americhe. Tuttavia, gli venne chiesto di restare in Spagna, dove iniziò a predicare con grande fervore in Andalusia. Nel 1531 fu accusato di eresia dall’Inquisizione, ma dopo due anni di processo venne assolto nel 1533. Continuò la sua opera fondando collegi e seminari, tra cui l’Università di Baeza nel 1538, con l’obiettivo di formare un clero più colto e spiritualmente preparato. La sua opera più nota, ''Audi, filia'', fu pubblicata nel 1556 e rappresenta un capolavoro della spiritualità cristiana. Fu un riferimento spirituale per grandi santi come Teresa d’Ávila, Giovanni di Dio, Francesco di Borja e Ignazio di Loyola. Rifiutò sempre cariche ecclesiastiche e visse in povertà fino alla sua morte, avvenuta il 10 maggio 1569 a Montilla.<lb/>  
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== Provenienza dei due manoscritti  ==
== Culto ==
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Entrambi i manoscritti provengono dalla ''Bibliotheca maior'' del Collegio Romano, come attesta il relativo Catalogo della seconda metà del Settecento, al f. 115v del volume I ([http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/visore/#/main/viewer?idMetadato=22841093&type=bncr Antico catalogo digitalizzato, Biblioteca Nazionale Centrale di Roma]).   <lb/>
Fu beatificato nel 1894 da Leone XIII, canonizzato nel 1970 da Paolo VI e proclamato Dottore della Chiesa da Benedetto XVI nel 2012. Oggi è venerato come patrono del clero diocesano spagnolo.
 
  
== Possibili motivi per cui Juan de Ávila non entrò nella Compagnia di Gesù ==
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Verosimilmente vi giunsero grazie allo stretto rapporto di stima e collaborazione tra [[Name::Juan de Ávila]] e vari membri della Compagnia di Gesù dell'Andalusia, regione dove egli svolse la maggior parte dell'attività pastorale. Dalle fonti è noto che, dopo la morte di [[Name::Juan de Ávila]], i Gesuiti di Granada e di Montilla, dove egli è sepolto nella Chiesa dell'ordine, possedevano alcuni suoi manoscritti. Evidentemente i Gesuiti di Roma furono interessati ad avere alcuni degli scritti dell'Apostolo dell'Andalusia e li richiesero alle comunità spagnole. <lb/>
  
Nonostante le aspettative e i suoi stretti rapporti con la Compagnia di Gesù, il Maestro Ávila non ne divenne mai un membro.  
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== Ricostruzione delle vicende del manoscritto F.C. 1334 ==
Ci sono diverse ipotesi sul motivo per cui non si unì all'ordine:<lb/>
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Il manoscritto [[ MCT Works 002 | F.C. 1334 ]] (G2) fa parte del [[Object::Fondo Curia]]. Ciò indica una particolare vicenda che si può così ipotizzare. In occasione della soppressione dei Gesuiti nel 1773, tale manoscritto fu depositato, insieme ad altro materiale di qualche pregio o rarità, in un ripostiglio accessibile verosimilmente solo ai responsabili della ''Bibliotheca maior''. Dopo la ricostituzione della Compagnia di Gesù, il palazzo del Collegio Romano fu restituito ai Gesuiti nel 1824: la Biblioteca fu nuovamente attiva, mentre il deposito riservato rimase poco accessibile. Nel 1873, quando il governo italiano dichiarò soppressi gli ordini religiosi e poi ne confiscò i beni, il palazzo del Collegio Romano fu incamerato. Nel 1876 vi fu inaugurata la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il cui iniziale patrimonio librario era costituito dalla ''Bibliotheca maior''. L'anno successivo fu scoperto il "nascondiglio": il materiale museale e codicologico più prezioso fu utilizzato, mentre quello ritenuto di scarso interesse fu chiuso in una soffitta. Lì finì anche l'F.C. 1334. Nel 1948 ci fu la necessità di liberare la soffitta e il suo contenuto fu restituito alla Curia della Compagnia: ecco perché si chiama [[Object::Fondo Curia]] (F.C.). Il Generale volle versarlo nell'Archivio dell'Università Gregoriana in quanto erede del Collegio Romano, e lì è tuttora conservato. <lb/>
* la sua salute precaria a partire dai primi anni '50 del  Cinquecento;<lb/>
 
* la potenziale difficoltà per i ''conversos'' di entrare nella Compagnia (nel suo caso era un ebreo convertito al cattolicesimo);<lb/>
 
* dal 1555 al 1560 la caduta di prestigio di [[Name::Borgia, Francesco|Francisco de Borja]], grande estimatore di Juan de Ávila e, fino a quel momento, Commissario della Compagnia nella Spagna e nelle Indie occidentali: venne sospettato di eresia dall’Inquisizione, fu calunniato, cadde in disgrazia presso Filippo II, e soffrì per i comportamenti indegni di alcuni familiari;<lb/>
 
* la nomina di Bartolomé Bustamante a provinciale dell'Andalusia nel 1555.<lb/>
 
Le ultime due motivazioni risultano molto plausibili. La nostra ricostruzione è la seguente. Il 1554 sembra essere l'anno in cui si riteneva imminente il suo ingresso nella Compagnia. Infatti, il 12 maggio 1554, in occasione della conclusione del processo di fondazione del Collegio di Córdoba, si radunarono vari membri dell'ordine: in quel contesto è attestato che il provinciale Miguel de Torres aveva la speranza che il maestro Ávila entrasse presto tra i Gesuiti e, inoltre, il padre Jerónimo Nadal, commissario di Ignacio per promulgare le Costituzioni nella Penisola Iberica e massima autorità gesuitica presente all'evento, aveva autorizzato la sua ammissione, prima di ripartire per l'Italia. La Compagnia di Gesù, dunque, non pose alcun ostacolo all'ingresso del Maestro Ávila e, anzi, lo desiderava vivamente. Questo accadeva nonostante egli fosse ''conversos'' e avesse subito un processo inquisitorio dal 1531 al 1533, nel quale era stato completamente prosciolto.<lb/>
 
Sembra, dunque, che il 1555 segni un passo indietro nella volontà di Juan de Ávila di entrare nella Compagnia, vista la situazione tragica di [[Name::Borgia, Francesco|Francisco de Borja]], il cambiamento del superiore della Compagnia in Andalusia e soprattutto temendo di attirare ulteriori sospetti dell’Inquisizione su di sé e sui Gesuiti della provincia andalusa. <lb/>
 
Tuttavia, dal 1550 al 1560, una trentina di suoi discepoli entrarono nella Compagnia di Gesù, tra cui diversi ''conversos''. Probabilmente Ávila riteneva che la loro scelta passasse più inosservata della propria. Prima del 1555, [[Name::Borgia, Francesco|Francisco de Borja]] aveva svolto un ruolo fondamentale di mediazione per l'ingresso di Juan de Ávila e dei suoi discepoli nella Compagnia di Gesù. La sua influenza era stata decisiva nel favorirne l'accoglienza, nonostante le reticenze di alcuni membri della Compagnia e il peso dello statuto di ''limpieza de sangre''. L'ambiente ecclesiale e sociale era carico di diffidenza e timori verso tali nuovi cristiani. Di fatto, alcuni dei discepoli di Juan de Ávila entrati nell'ordine furono sottoposti a indagini inquisitoriali. In Andalusia, il forte legame tra gli avilisti e i gesuiti contribuì ad alimentare sospetti anche nei confronti di alcuni membri della Compagnia, ritenuti vicini ai ''conversos'' e agli ''alumbrados''. Il clima di sospetto perdurò sia durante la vita del Maestro che dopo la sua morte.<lb/>
 
  
Anche se non entrò a far parte dell'ordine, i contatti di Juan de Ávila con i Gesuiti rimasero molto stretti fino alla sua morte. Il rapporto fu particolarmente proficuo e quotidiano nella sua ultima residenza a Montilla. La sua figura rimase così strettamente associata all'ordine che egli scelse la chiesa della Compagnia a Montilla come luogo per la sua sepoltura.<lb/>
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== Ricostruzione delle vicende del manoscritto APUG 712 ==
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Una diversa vicenda si deve ricostruire per l'altro manoscritto [https://www.unigre.it/archivioimg/APUG%20712_Avila.pdf APUG 712 (G1)], che appartiene invece al Fondo APUG, sottofondo Concilio di Trento ([[Monumenta Concilii Tridentini|Monumenta Concilii Tridentini]]). Si tratta di una miscellanea che in apertura presenta il cosiddetto ''Memorial segundo''. Tuttavia, il fascicolo di tale scritto di [[Name::Juan de Ávila]] non risulta cucito al resto, per cui si deduce quanto segue.<lb/>
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* Il resto della miscellanea fa parte verosimilmente del materiale raccolto da p. [[Name::Alciati, Terenzio|Terenzio Alciati]] a partire dall'anno 1626, per comporre una storia sul Concilio, in risposta a quella del veneziano Sarpi. Morto l'[[Name::Alciati, Terenzio|Alciati]] senza aver terminato l'impresa, il materiale fu utilizzato ed esteso dal p. [[Name::Pallavicino, Sforza|Sforza Pallavicino]] per redigere la sua ''Istoria del Concilio di Trento''. La miscellanea senza il ''Memorial segundo'' apparterrebbe a questa documentazione accumulata nel Seicento dato che contiene una pagina con un indice manoscritto dell'Alciati. Prima di esso si trova la Vita di [[Name::Pedro Guerrero|Pedro Guerrero]] e la Vita del Soave con i segni della piegatura in quattro, prova che siano state spedite. A conferma di ciò Jedin, che consultò il fondo negli anni Trenta-Quaranta, attesta che tali due ''Vitae'' furono spedite all'Alciati: la prima dalla Spagna, la seconda dalla Germania.
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* La paginazione della miscellanea è stata chiaramente modificata dopo l'inserimento in apertura del cosiddetto ''Memorial segundo''.<lb/>
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* La parte iniziale non cucita (il ''Memorial segundo'') è verosimilmente stata inserita nel Settecento dal bibliotecario padre [[Name::Lazzeri, Pietro| Pietro Lazzeri]] a motivo di una urgenza organizzativa di conservazione e per una evidente vicinanza tematica. Si esclude facesse parte del materiale dell'[[Name::Alciati, Terenzio|Alciati]] perché non vi è cucitura che lo unisca al resto della miscellanea, non vi sono le pieghe della spedizione come invece nei due testi successivi e perché il suo inserimento ha modificato la paginazione precedente.<lb/>
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Per sfogliare il manoscritto digitalizzato [[ MCT Works 002 | F.C. 1334 ]] e la relativa trascrizione paleografica con annotazioni: [[Index:FC_1334.djvu|Indice Memorial segundo al Concilio de Trento]]
  
== Bibliografia ==
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Per la descrizione approfondita dell'opera: [[Memorial_segundo|Memorial segundo al Concilio de Trento]]
María Amparo López Arandia, ''¿Caminos Encontrados? Juan de Ávila y la Compañía de Jesús'', in María Dolores Rincón González – Raúl Manchón Gómez (ed.), ''El maestro Juan de Ávila (1500?-1569). Un exponente del humanismo reformista'', Madrid, Fundación Universitaria Española-Universidad Pontificia De Salamanca, 2014, 567-591.<lb/>
 
 
 
Wenceslao Soto Artuñedo, ''San Juan de Ávila y la Compañía de Jesús. La fundación del colegio de Córdoba'', in ''Vida y obra de San Juan de Ávila'', Córdoba, Almuzara, 2021, 117-153.
 

Revision as of 15:20, 30 August 2025

Name(s) Juan de Ávila
Title Memorial segundo al Concilio di Trento
Place of printing
Printer
Year 1561-1565
Language(s) spa
Bibliographic level Manuscript
Cited name(s)
Catalogue description https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000197100
Modern edition
Cited in
Digitization
Digitization link
Transcription Yes
Transcription page Index:FC_1334.djvu
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I due manoscritti della Gregoriana del Memorial segundo

All'interno dell'Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana si conservano due copie manoscritte del Memorial segundo al Concilio de Trento, coeve all'autore Juan de Ávila e differenti l'una dall'altra. Una di queste è il codice F.C. 1334 (G2), di cui si presenta qui la trascrizione paleografica integrale, a cura di Lucia Feverati . Di questo esemplare non è stata realizzata alcuna recensione fino ad oggi.
L'altro manoscritto è il codice APUG 712 (G1).
Nel 1936 la sua parte iniziale fu scoperta da Hubert Jedin come inedito di Juan de Ávila. Il manoscritto fu utilizzato fin dalla prima edizione critica del Memorial segundo insieme ad altri due esemplari conservati in Spagna: l'edizione fu curata da padre Camilo Abad e pubblicata nel 1945 nella rivista «Miscelánea Comillas. Revista de Ciencias Humanas y Sociales».
Il manoscritto F.C. 1334 (G2) fu inserito nella collazione soltanto nelle successive edizioni delle opere complete di Juan de Ávila per la Biblioteca degli Autori Cristiani (BAC): nel 1971, nel 2001 (edizione critica rinnovata), nel 2013 (seconda edizione) e nel 2019 (edizione digitale). Dal 2001, per l'edizione del Memorial segundo si adoperano tutte le 7 copie manoscritte in castigliano.

Provenienza dei due manoscritti

Entrambi i manoscritti provengono dalla Bibliotheca maior del Collegio Romano, come attesta il relativo Catalogo della seconda metà del Settecento, al f. 115v del volume I (Antico catalogo digitalizzato, Biblioteca Nazionale Centrale di Roma).

Verosimilmente vi giunsero grazie allo stretto rapporto di stima e collaborazione tra Juan de Ávila e vari membri della Compagnia di Gesù dell'Andalusia, regione dove egli svolse la maggior parte dell'attività pastorale. Dalle fonti è noto che, dopo la morte di Juan de Ávila, i Gesuiti di Granada e di Montilla, dove egli è sepolto nella Chiesa dell'ordine, possedevano alcuni suoi manoscritti. Evidentemente i Gesuiti di Roma furono interessati ad avere alcuni degli scritti dell'Apostolo dell'Andalusia e li richiesero alle comunità spagnole.

Ricostruzione delle vicende del manoscritto F.C. 1334

Il manoscritto F.C. 1334 (G2) fa parte del Fondo Curia. Ciò indica una particolare vicenda che si può così ipotizzare. In occasione della soppressione dei Gesuiti nel 1773, tale manoscritto fu depositato, insieme ad altro materiale di qualche pregio o rarità, in un ripostiglio accessibile verosimilmente solo ai responsabili della Bibliotheca maior. Dopo la ricostituzione della Compagnia di Gesù, il palazzo del Collegio Romano fu restituito ai Gesuiti nel 1824: la Biblioteca fu nuovamente attiva, mentre il deposito riservato rimase poco accessibile. Nel 1873, quando il governo italiano dichiarò soppressi gli ordini religiosi e poi ne confiscò i beni, il palazzo del Collegio Romano fu incamerato. Nel 1876 vi fu inaugurata la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il cui iniziale patrimonio librario era costituito dalla Bibliotheca maior. L'anno successivo fu scoperto il "nascondiglio": il materiale museale e codicologico più prezioso fu utilizzato, mentre quello ritenuto di scarso interesse fu chiuso in una soffitta. Lì finì anche l'F.C. 1334. Nel 1948 ci fu la necessità di liberare la soffitta e il suo contenuto fu restituito alla Curia della Compagnia: ecco perché si chiama Fondo Curia (F.C.). Il Generale volle versarlo nell'Archivio dell'Università Gregoriana in quanto erede del Collegio Romano, e lì è tuttora conservato.

Ricostruzione delle vicende del manoscritto APUG 712

Una diversa vicenda si deve ricostruire per l'altro manoscritto APUG 712 (G1), che appartiene invece al Fondo APUG, sottofondo Concilio di Trento (Monumenta Concilii Tridentini). Si tratta di una miscellanea che in apertura presenta il cosiddetto Memorial segundo. Tuttavia, il fascicolo di tale scritto di Juan de Ávila non risulta cucito al resto, per cui si deduce quanto segue.

  • Il resto della miscellanea fa parte verosimilmente del materiale raccolto da p. Terenzio Alciati a partire dall'anno 1626, per comporre una storia sul Concilio, in risposta a quella del veneziano Sarpi. Morto l'Alciati senza aver terminato l'impresa, il materiale fu utilizzato ed esteso dal p. Sforza Pallavicino per redigere la sua Istoria del Concilio di Trento. La miscellanea senza il Memorial segundo apparterrebbe a questa documentazione accumulata nel Seicento dato che contiene una pagina con un indice manoscritto dell'Alciati. Prima di esso si trova la Vita di Pedro Guerrero e la Vita del Soave con i segni della piegatura in quattro, prova che siano state spedite. A conferma di ciò Jedin, che consultò il fondo negli anni Trenta-Quaranta, attesta che tali due Vitae furono spedite all'Alciati: la prima dalla Spagna, la seconda dalla Germania.
  • La paginazione della miscellanea è stata chiaramente modificata dopo l'inserimento in apertura del cosiddetto Memorial segundo.
  • La parte iniziale non cucita (il Memorial segundo) è verosimilmente stata inserita nel Settecento dal bibliotecario padre Pietro Lazzeri a motivo di una urgenza organizzativa di conservazione e per una evidente vicinanza tematica. Si esclude facesse parte del materiale dell'Alciati perché non vi è cucitura che lo unisca al resto della miscellanea, non vi sono le pieghe della spedizione come invece nei due testi successivi e perché il suo inserimento ha modificato la paginazione precedente.


Per sfogliare il manoscritto digitalizzato F.C. 1334 e la relativa trascrizione paleografica con annotazioni: Indice Memorial segundo al Concilio de Trento

Per la descrizione approfondita dell'opera: Memorial segundo al Concilio de Trento