Difference between revisions of "User:ArchivesPUG/Sandbox"

From GATE
 
(193 intermediate revisions by 3 users not shown)
Line 1: Line 1:
 +
 +
[[File:Sandbox 418cefe1-c82d-40c7-804b-be194b115432 1800x1800.jpg|thumb|left]]
 +
 +
 +
==Kircher==
 +
<br><br>
 +
<gallery>
 +
File:Corrispondenza d'Elia.jpg|caption|alt=alt language
 +
File:D'Elia in Gregoriana.png|caption|alt=alt language
 +
{...}
 +
</gallery>
 +
 +
<inputbox>
 +
type=create
 +
width=100
 +
break=no
 +
buttonlabel=Create new article
 +
placeholder=Article title
 +
</inputbox>
 +
 +
 +
{|
 +
|Lorem ipsum dolor sit amet,
 +
consetetur sadipscing elitr,
 +
sed diam nonumy eirmod tempor invidunt
 +
ut labore et dolore magna aliquyam erat,
 +
sed diam voluptua.
 +
 +
At vero eos et accusam et justo duo dolores
 +
et ea rebum. Stet clita kasd gubergren,
 +
no sea takimata sanctus est Lorem ipsum
 +
dolor sit amet.
 +
|
 +
* Marginalia
 +
* consetetur sadipscing elitr
 +
* sed diam nonumy eirmod tempor invidunt
 +
|}
 +
 +
===Trento===
 +
{| style="margin:auto"
 +
! style="width: 250px; padding: 10px; text-align: center" | <big>'''Works'''</big>
 +
! style="width: 250px; padding: 10px; text-align: center" | <big>'''Bibliography'''</big>
 +
|-
 +
|- style="text-align: center;"
 +
 +
[[File:APUG_0235_100r.jpg|100px|link=Monumenta_Concilii_Tridentini_Works]]
 +
|
 +
[[File:Monumenta_Concilii_Tridentini_Bibliography.jpg|100px|link=Monumenta_Concilii_Tridentini_Bibliography]]
 +
|- style="text-align: center;"
 +
| [[Monumenta_Concilii_Tridentini_Works|Explore]] || [[Monumenta_Concilii_Tridentini_Bibliography|Explore]]
 +
|}
 +
[[File:Il Cardinale Ercole Gonzaga presiede la seduta del Concilio di Trento in Santa Maria Maggiore.jpg|thumb|<small>Il cardinale Ercole Gonzaga presiede una seduta del Concilio di Trento in Santa Maria Maggiore (Trento). Elia Naurizio, ''Congregazione generale del concilio di Trento'' (1633). Museo diocesano Tridentino.</small>]]
 +
<tabber>
 +
 +
|-|Italian=
 +
__TOC__
 +
<div style="text-align:justify">
 +
 +
 +
 +
 +
==Linee di ricerca==
 +
===La questione storiografica===
 +
''E mi è piaciuto divider l'opera in capi per la mistura che vi ha l'istoria , e d'apologia , e per l' intrecciamento di molte materie scientifiche , benché non disputate per professione , e con l'asprezza delle scuole'' .
 +
come si evolve la scrittura da moralizzante a Jedin: linea evolutiva). La scrittura della storia nel XVI sec (ALICE)
 +
* La storia incompiuta di Terenzio Alciati
 +
* La Storia del Pallavicino
 +
* Hubert Jedin
 +
 +
===Le forme discorsive del Fondo===
 +
Una forma discorsiva sarebbe l'artefatto composto da una semantica condensata in un discorso verbale e da una materialità, il cui insieme denota una regolarità che consente una specifica distinzione nel contesto di molteplici ambiti culturali. In altre parole, ogni forma deve assolvere a una funzione "selettiva" del contenuto che le permetta di orientare le aspettative di chi si avvicina alla sua lettura. Tuttavia, assolve a questa funzione nel suo rapporto con altre forme simultanee dalle quali dovrà essere distinto – una rete di forme – mentre sopravvive nel tempo adattandosi ai cambiamenti storici, o può scomparire.  È importante notare che una forma discorsiva non deve necessariamente essere stampata, tuttavia, la stabilizzazione delle forme discorsive si ottiene davvero grazie alla stampa. <br>
 +
Una linea di ricerca potrebbe mirare a individuare e descrivere le ''[[Discursive form|forme discorsive]]'' manoscritte in relazione a quelle coeve a stampa. Seguendo questo metodo di indagine è possibile individuare attraverso l’analisi della semantica e della materialità del documento la sua funzione sociale, in quanto forma che adempie una funzione ''selettiva'' capace di guidare le aspettative del lettore all’interno di un determinato sistema sociale. Questo implicherà la necessità di gettare un doppio sguardo sulla documentazione: in quanto varietà di forme che hanno veicolato la comunicazione dei saperi e nel contempo seguire l'evoluzione delle stesse forme. Da un primo sguardo sulla documentazione del Concilio di Trento individuiamo: ''istanze'', ''disputazioni'', ''negozi'', ''osservazioni'', ''trattati'', ''consigli'', ''opposizioni'', ''diari'', e altre. Per ognuna di queste forme andranno verificati contesti di produzione (con particolare attenzione all'influenza reciproca dei media manoscritto e stampato), caratteristiche materiali (formato, ''mise en page'', presenza di apparati grafici) e circolazione.<br>
 +
[[File:Manuzio trento.jpg|thumb|<small>''Canones, et Decreta Sacrosanti Oecumenici, et generalis Concilii Tridentini''
 +
Romae, 1564</small><ref>Esistono tre tirature di questa prima edizione. La prima reca CCXXXIX carte e non presenta l’indice finale. Inoltre contiene molti refusi. La seconda è sempre numerata in cifre romane, ma presenta in fine un ''Index dogmatum, et reformationis'' di 12 pagine non numerate ed un testo più corretto. La terza tiratura ha la numerazione delle pagine in numeri arabi e (16) pagine finali, che, oltre all’indice, contengono per la prima volta la Bolla di Pio IV di conferma delle decisioni conciliari. (F. Govi, ''I classici che hanno fatto l'Italia'', Milano, Regnani, 2010).</ref>.]]
 +
Fra le tipologie individuate nel Fondo Concilio di Trento, possiamo elencare:
 +
 +
{| class="wikitable"
 +
|+
 +
|-
 +
! Forme !!  !!
 +
|-
 +
| Corrispondenza || Diari || Ricordi
 +
|-
 +
| Istruzioni || Conditiones || Memoriali/Memorie
 +
|-
 +
| Adnotationes || Avvertimenti || Avvertimenti
 +
|-
 +
| Informationes || Ritratti || Racconti
 +
|-
 +
| Dichiarationes ||  Orationes || Scrittura
 +
|-
 +
| Considerationes || Relationes|| Modo
 +
|-
 +
| Trattato  || Proposta|| Decreto
 +
|-
 +
| Indices || Ordo ||
 +
 +
|}
 +
 +
 +
===Temi chiave===
 +
Dall'indice della Storia del Concilio secondo Pallavicino. Grandi temi nell’indice (nomi, concetti) es. libertà, Soave. Inserire qui l’indice.
 +
===La ricezione===
 +
La convalida di una opera dipende dall'orizzonte delle aspettative dei lettori.<br>
 +
Pertanto, le affermazioni sull'interpretazione di un testo sono sempre relative a una comunità di lettori. Vale a dire, tutta la convalida di un libro dipende dall'orizzonte delle aspettative dei lettori. Pertanto, le affermazioni sull'interpretazione di un testo sono sempre relative a una comunità di lettori. Non è possibile affermare che il libro dice qualcosa indipendentemente da una comunità di lettori. I libri e i documenti, in quanto comunicazioni e non in quanto oggetti materiali, esistono solo nell'appropriazione dei lettori.<br>
 +
A partire da questo punto di partenza teorico potrebbe essere considerata la ricezione di Alciati da parte del Pallavacino, fino ad arrivare a la storia del concilio di Trento di Hubert Jedin.
 +
==Tirocini==
 +
Alcune delle attività indicate nelle Linee di ricerca potranno essere realizzate da tirocinanti in convenzione con università quali Sapienza, NotreDame University e, per quanto concerne gli interventi di restauro, con la scuola di alta formazione ICPAL.
 +
 +
 +
 +
__________________________________________________
 +
 +
 +
 +
 +
 +
 +
 +
 +
 +
 +
Il progetto ''Monumenta Concilii Tridentini'' è promosso dall’Archivio storico della PUG e avviato nel 2018 per descrivere e comprendere la ''valorizzazione'' del Fondo Concilio di Trento dalla sua costituzione (fine secolo XVI) ai giorni nostri. Il termine ''valorizzazione'', proprio della comunicazione in ambito economico e posteriormente applicato ai così denominati "beni culturali", è stato definito da Charles Gide come: "hausse factice dans la valeur marchande d'une denrée provoquée au moyen de manœuvres économiques"<ref>Gide, Ch., ''Cours d'économie politique'', 1919, p. 154</ref>.  In questo senso la ''valorizzazione'' è vista come il risultato di un'operazione fittizia destinata a dare valore a una merce che, per la sua scarsità provocata, aumenta il suo prezzo.
 +
La introduzione del termine nell'ambito dei "beni culturali" sta a indicare il desiderio di dare un nuovo valore a un determinato oggetto. Anche in questo caso si dovrebbe parlare di un'operazione costruita intorno al determinato oggetto. Se in un momento dato si decide di valorizzare qualcosa è perché in precedenza si era deprezzato. Il valore non è pertanto presente nella cosa in sé ma nell'osservazione che si compie su di essa.  Allo storico può interessare quest'alternanza valutativa in quanto indicatore di mutamenti o di possibili evoluzioni sociali.<br>
 +
Quindi, per ''valorizzazione'' in questo contesto intendiamo:
 +
<blockquote class="templatequote">
 +
<p style="font-size:100%;text-align:left"> <center>L’attribuzione di un valore frutto di una selezione basata su determinate osservazioni che utilizzano distinzioni. L’osservazione è una distinzione che permette di selezionare e indicare una delle parti distinte come differente dall’altra. Per tanto, la modalità dell’attribuzione è sempre contingente e dipende dall’osservazione che si compie sull’''oggetto''. In questo senso, l'attenzione primaria si rivolge non tanto all'oggetto in quanto tale quanto alle configurazioni di distinzioni operate sul suo conto.</center> </p></blockquote>
 +
Le azioni che si intraprendono per ''mettere in valore'' questa documentazione si manifestano in una serie di operazioni che ebbero inizio nel secolo XVII e che subirono una brusca flessione a partire dalla metà del secolo scorso.  Sarebbe possibile marcare,  in questo lasso temporale, una sequenza di interventi: la prima raccolta e selezione operata nel XVII secolo, l'operazione di integrazione e sintesi per la pubblicazione della storia del Concilio (1656), gli interventi di raccolta e legatura di metà del '700, l'utilizzo del medesimo materiale per una nuova storia del concilio a metà del '900, fino ad arrivare a un ambizioso progetto di restauro, mai attuato, negli anni '90 del secolo scorso. <br>
 +
Al momento individuiamo le seguenti fasi nel processo di ''valorizzazione'':
 +
* Verificare lo stato di conservazione dell’intero fondo in vista dell’elaborazione di un piano di emergenza per restaurare, consolidare e condizionare la documentazione. Questa prima osservazione materiale è funzionale per rimodulare successivamente il progetto di ricerca.
 +
* Catalogare il materiale, azione che implicherà la revisione e integrazione delle schede già presenti in MOL (''Manus on line'', [https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaFondo.php?ID=349 Fondo APUG]). Si realizzerà una descrizione codicologica per ogni unità individuata; questo significherà nel caso di volumi miscellanei la realizzazione di tante schede quanti sono gli elementi contenuti. Il rilevamento dei dati catalografici rappresenta un momento fondamentale per praticare un'osservazione minuziosa di elementi esterni (cucitura, legatura, antiche segnature etc.) ed interni (autori, titoli, lingue etc.) che collegati tra loro possono fornire informazioni storiche. Verranno realizzate schede biografiche relative ai nomi individuati nella fase di catalogazione e nell'annotazione dei documenti realizzando un ''Authority File''.
 +
* Digitalizzare la documentazione da inserire nella piattaforma GATE, operazione che sarà funzionale alle linee di ricerca proposte. Il rilevamento dello stato di conservazione è comunque preliminare a qualsiasi attività di fotoriproduzione. La digitalizzazione prevede sempre la selezione, la trascrizione e l’annotazione collaborativa del testo. Per la realizzazione di quest’ultimo punto, si compierà un lavoro ''transdisciplinare'' tra storici, sociologi, filologi, etc., con l'obiettivo di affrontare una descrizione adeguata della struttura sociale della prima modernità.<br>
 +
 +
 +
===Lavori in corso===
 +
* Per comprendere la struttura e le modalità di composizione dell’opera ''Istoria del Concilio di Trento'' realizzata da Sforza Pallavicino a compimento del lavoro di ricerca e raccolta dei documenti di Terenzio Alciati, si è scelto di iniziare con la trascrizione integrale dell’indice della prima edizione dell'opera (1656-1657): [[Istoria_del_Concilio_di_Trento._Tavola_delle_cose_più_notabili|Tavola delle cose notabili]]<ref>Trascrizione con immagini dell'edizione [[Index:Indice Pallavicino 1656-1657.djvu|Tavola delle cose più notabili]]</ref>, contenente nomi, opere, temi selezionati per un totale di ben 63 pagine in folio. Questo paratesto, insieme ad altri, è di capitale importanza in quanto strumento che pretende di orientare il lettore;  dall'indice è inoltre possibile inferire l’aspettativa della ''repubblica dei lettori'' riguardo l'opera. Quest’osservazione si fonda sulla considerazione che nel processo di comunicazione è più rilevante la ricezione (comprendere o fraintendere l'informazione) che l’emissione (atto del comunicare).
 +
* Lo studio relativo alle modalità di selezione e organizzazione del materiale passerà invece da una revisione delle schede catalografiche presenti in ''MANUS on line'': i dati attualmente presenti, spesso scarni e approssimativi, sono quelli riportati nelle schede topografiche dell’inventario dattiloscritto realizzato in APUG nel corso degli anni Settanta. In questa fase saranno individuate le tipologie testuali a partire da come si presentano nei titoli dei manoscritti, lavoro preliminare alla ricerca sulle ''forme discorsive''. Inoltre per il materiale epistolare sarà realizzata una catalogazione a livelli per restituire i dati di ogni singola lettera.
 +
 +
==Bibliografia==
 +
Contestualmente al progetto di ricerca sarà allestita una bibliografia specifica relativa alla storiografia sul Concilio di Trento.<br>
 +
 +
<big>[[Monumenta Concilii Tridentini/Bibliography|La bibliografia è disponibile a questo link.]]</big>
 +
 +
== Note ==
 +
<references/>
 +
 +
|-|English=
 +
 +
__TOC__
 +
 +
== The Council of Trent project<ref>Translation by Vanessa Terzo, reviewed by William Lamarra.</ref>==
 +
 +
===Introduction===
 +
The ''Monumenta Concilii Tridentini'' is a project promoted by the Historical Archives of the Pontifical Gregorian University. It began in 2018 for the purpose of describing and understanding the ''enhancement'' of the Council of Trent fonds from its establishment in the late 16th century to the present day. The term ''enhancement'', frequently used in the field of economics, subsequently applied to the so-called "cultural heritage", has been described by Charles Gide as: "hausse factice dans la valeur marchande d'une denrée provoquée au moyen de manœuvres économiques"<ref>Gide, Ch., ''Cours d'économie politique'', 1919, p. 154</ref>. In this sense, ''enhancement'' can be viewed as the outcome of a fictitious operation intended to give value to a good which, because of the perceived shortage in supply, increases in price. The application of that term to "cultural heritage" indicates the desire to give a new value to a specific artifact within that heritage (though, even in this case, there should be reference to an operation built around said artifact). If you decide to appraise something at a given moment, it is because that thing had formerly depreciated. Therefore, the value does not lie in the artifact itself, but rather in the observation that takes place on it. The historian might take an interest in this evaluative shift, as it is an indicator of changes or possible social developments. <br>
 +
So, for our purposes in this context, ''enhancement'' shall mean:
 +
<br>
 +
<p style="font-size:100%"><center>The attribution of a value which is the result of a selection based on certain observations that incorporate distinctions. These sorts of observations allows you to select and indicate one distinct part as different from another. Therefore, the mode of attribution is always contingent, and it depends on the observation that takes place on the artifact. In this sense, the primary focus is not so much on the object as such, but rather on the configurations of distinctions made on it.</center></p>
 +
<br>
 +
Actions that are undertaken to highlight such documentation are manifested in a series of transactions that began in the seventeenth century and suffered a sharp decline since the middle of last century.  It is possible to mark, in this period of time, a sequence of actions: the first collection and selection carried out in the seventeenth century, the integration and synthesis operation for the publication of the history of the Council (1656), the collection and binding interventions in the middle of the eighteenth century, using the same material for a new history of the council in the middle of the twentieth century, and eventually an ambitious restoration project, never implemented, in the 90s of last century.
 +
At the moment, we identify the following stages in the process of ''enhancement'':
 +
* Checking the preservation status of the fonds in view of the development of an emergency plan to restore, strengthen and condition the documentation. This first material observation is functional for later reformulate the research project.
 +
* Cataloging all the files, action which will involve the review and integration of files already present within MOL (''Manus online'', [https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaFondo.php?ID=349 APUG fonds]).  A codicological description will be carried out for each identified unit; this will mean, in the case of miscellaneous volumes, producing as many descriptions as there are elements contained in the codex. The detection of the cataloging data is a crucial time to carry out a careful observation of the elements, both external (stitching, binding, ancient signatures etc.) and internal ones (authors, titles, languages etc.), which, when joined together, can provide historical information. We will realize biographical files for the names identified in the process of cataloging and annotating documents by implementing an Authority File.
 +
* Digitalizing the documentation to be included within GATE, an operation that will be functional to the proposed research lines. The detection of the state of conservation is still preliminary to any photo-reproduction activities. Digitalisation always includes selection, transcription and collaborative text annotation. For the implementation of the latter point, a transdisciplinary work among historians, sociologists, philologists, etc., will be carried out aiming at making an adequate description of the social structure of early modernity.
 +
=== The composition of the Council of Trent fonds ===
 +
The history of the Council of Trent seems to be marked by its improbability. The first intention to write a history of the Council is in the edition of Paolo Manuzio ''Canones, et decreta sacrosancti oecumenici, et generalis Concilii Tridentini sub Paulo 3., Iulio 3., et Pio 4., pontificibus max. Index dogmatum, & reformationes''. Venetiis, 1564:
 +
<blockquote class="templatequote">
 +
<p style="font-size:90%;text-align:left"> accipe summam rei, lector optime, quae ad salutem vehementer pertinet: universam vero Tridentini Concilii, trium Pontificum distinctam temporibus, historiam, eodem, cuius ad gloriam haec omnia diriguntur, iuvante Deo, propediem expecta.</p></blockquote>
 +
This history, announced by Manuzio, propediem ("shortly"), would never see the light. The brevity of Manuzio's time-frame, which accords with the typical rhythm of the print technology, clashes with the amount of documentation produced in almost twenty years of council. Among his contemporaries, this perception of time implied problems in processing the selection criteria regarding the type of documents and the related contents. <br>
 +
===Terenzio Alciati's ''Historia Concilii Tridentini''===
 +
 +
It is necessary to wait until 1626, the year when Fr. [[Terenzio Alciati]] SJ (1570-1651), had access to the original acts of the Council of Trent deposited in the Archives of Castello,  Archivum Arcis  (Castel Sant'Angelo) to fulfill the will of Pope Urban VIII to write a history of the Council of Trent in response to the edition of  [[Paolo Sarpi]]  of 1619.<ref>''Historia del Concilio Tridentino. Nella quale si scoprono tutti gl'artificii della Corte di Roma, per impedire che né la verità di dogmi si palesasse, né la riforma del Papato, & della Chiesa si trattasse. Di Pietro Soave Polano''.  In Londra. Appresso Giovan(ni) Billio. Regio Stampatore. MDCXIX.  Edizione in Wikisource : https://it.wikisource.org/wiki/Istoria_del_Concilio_tridentino.</ref> In the Archives of Castello, he has been helped by  [[Giovanni Battista Confalonieri]], who was its prefect at that time, that had reorganized and realized several tables of the Tridentine material.  Alciati died without being able to accomplish the desire of Pope Urban VIII. The unfinished and unpublished history by Alciati, ''Pseudo-historia Concilii Tridentini refutata'', corresponds to [https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000175619 APUG 627], [https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000175620 APUG 628], [https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000175621 APUG 629], [https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000175622 APUG 630] e [https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000175623 APUG 631] of the Council of Trent fonds.
 +
At Alciati's death, Fr. [[Pallavicino, Sforza|Sforza Pallavicino]] SJ (1607-1667) was commissioned by  [[Alexander VII]]  and continued collecting documents “spediti da varij principi e ne ripescò dagli archivj di Roma”.<ref>Comment by Francesco Antonio Zaccaria to the 1792 edition of the ''[https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=ucm.5326674417;view=2up;seq=94 Istoria del Concilio di Trento]'' by Sforza Pallavicino, p. LXXVIII.</ref><br>
 +
One copy of the first printed edition of the  ''Istoria del Concilio di Trento'' (Roma, nella Stamperia d'Angelo Bernabò dal Verme Erede del Manelfi, 1656-1657) corrected and annotated in several places by the Pallavicino in anticipation of a second edition is kept in the APUG collections with call numbers  [https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaScheda.php?remlastbc=1&ID=171656 APUG 585] and [https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaScheda.php?remlastbc=1&ID=171657 APUG 586].  Cardinal Pallavicino draws on not only the sources collected over decades by P. Alciati, but also directly on his Latin manuscript.  There are numerous examples of places where the Latin source was literally translated into the Italian version<ref>Scotti M. (a cura di), ''Storia del Concilio di Trento ed altri scritti di Sforza Pallavicino'', 1968, p. 51</ref>.
 +
 +
''[[Index:APUG_627_Pseudo-historia_Concilii_Tridentini_refutata_cc._1-5.pdf|{{Smallcaps|Pseudo historia Concilii Tridentini refutata}}]]''
 +
=== Description of the fonds ===
 +
Today the fonds consists of 135 manuscripts (8 linear meters of shelving, approximately 33,000 sheets) in book form. The documents collected by Fr. Alciati and subsequently used by Fr. Sforza Pallavicino in which are traceable their distinctive signs (letters and signs affixed on the back to indicate an ordered sequence), traces of use (indexes, ink and pencil marks) and handwritten notations, are 87.  A list of the call numbers of the fonds is available on [https://manus.iccu.sbn.it//opac_ElencoSchedeDiUnFondo.php?ID=349 MANUS online].
 +
 +
====Bindings====
 +
Most of the documents was rebound at the time of Fr. [[Pietro Lazzeri]] SJ, first professor of Church History (1742) and librarian of the Roman College until the suppression of the order in 1773. The cheap covers of these codices are half parchment with shaped cardboard plates and were built during the 18th century to sort and store loose papers, files and volumes that were just sewn. Many of these materials were to appear loose or made of summary seams (e.g. the whipstitch type). Such a various type of material involves challenges, mainly from the material conservation point of view.<br>
 +
 +
In the ''Registro delle entrate e delle uscite della Biblioteca del Collegio Romano'' (APUG, Ms. 2805), prepared under the direction of Pietro Lazzeri, the item binding indicates "ancient books", "books damaged by worms", loose papers and miscellaneous "sent to the binder."  The realization of these bindings, however, seems to be attributable to an internal manufacture because of the execution technique, a hybrid between archival and library binding, and the poverty of the used materials. Most of such codes are miscellanies with files that have a primary seam of different types, with a second seam on it to compose the volume: a remarkable variety of solutions are adopted for hooking the cardboard covers without necessarily having to sew the whole body of the sheets.<br>
 +
 +
From this type of binding, which we might call the "cheap" one, we could make several observations. On the one hand, this safeguard operation might indicate an interest in the selection of certain materials and not others. In addition, such selection highlights new temporal ruptures through which it will be possible describing the changes within the temporalization of the social system, namely the establishment of a present starting from a certain difference between past and future.  The expression "books damaged by worms", under a second order observation which is intended to find out its latency is, in this sense, highly indicative of the construction of the present. This temporalization would indicate an acceleration of time, which involved a change in the "space of experience", according to the categorization of Reinhart Koselleck, and, as a result, of the "horizon of expectation."  A horizon full of tension towards a future which brings disruptive innovations, in which past experiences will struggle to be understood through the analogy of the "this is like that."
 +
==== Sorting ====
 +
The sequence of the codices today is uneven and does not allow to trace the original order. For virtually reconstructing this order, it is necessary to detect the distinctive signs (alphabetic and numerical series, crosses and marks) on the backs, thus identifying the ways to insert titles. It should however be considered that within the volumes the same documents have been sorted and sewn following what appears, to a first observation, a thematic/chronological sequence. So, you can find volumes of ''Instrutioni'', ''Litterae'', ''Trattati'', ''Avvisi'' etc. where documents of the same type have been arranged in chronological order.  The documents within the individual volumes show, in some cases, distinguishing signs and fasciculations and specific numbering (struck out and replaced with a new one, which is consistent with the order of volume) that suggest an order before the current one. This might be explained by considering that many of the materials collected by Alciati had to be loose or with temporary bindings. <br>
 +
 +
Many codices have a table of contents at the beginning. Some of them are handwritten and carried out at the time of P. Alciati or in correspondence with the binding work attributable to P. Lazzeri. Others are typewritten and added by archivists who ordered the archives in its new headquarters at the Gregorian University.
 +
 +
=== Goals ===
 +
The first goal of the project is to identify and describe handwritten ''[[Discursive form|discursive forms]]'' in connection with the contemporary printed ones. Following this method of investigation, you can identify, through the analysis of semantics and materiality of the document, its social function, as a form that fulfills a selective function which should be able to guide the expectations of the reader within a given social system.  This will involve the need to examine the documentation more than once: as variety of forms that have been conveying the communication of knowledge and, at the same time, following the evolution of the forms themselves. At first glance, the documentation of the Council of Trent includes: ''istanze'', ''disputazioni'', ''negozi'', ''osservazioni'', ''trattati'', ''consigli'', ''opposizioni'', ''diari'' and others.  For each of these forms, there will be a check of production contexts (with particular attention to the mutual influence of the printed and handwritten media), physical features (size, mise en page, presence of graphic apparatuses) and circulation. <br>
 +
 +
[[File:Manuzio trento.jpg|thumb|<small>''Canones, et Decreta Sacrosanti Oecumenici, et generalis Concilii Tridentini''
 +
Romae, 1564</small><ref>There are three print runs of such first edition. The first one contains CCXXXIX sheets and does not present the final index. It also contains many typos. The second one is always numbered in Roman numerals and, at its end, includes a ''Index dogmatum, et reformationis'' of 12 unnumbered pages and a more correct text. The third one has the numbering in Arabic numerals and 16 final pages, which, in addition to the index, contain for the first time the papal Bull issued by Pius IV that confirms the Council's decisions.  (F. Govi, ''I classici che hanno fatto l'Italia'', Milan, Regnani, 2010). </ref>.]]
 +
Another goal is to identify the method of selection and sorting of the material. The documents, collected over more than thirty years, must have had an internal sorting system aimed at the finding of information considered in turn useful for the composition of the work.<ref>A chronological order is present only occasionally.</ref> From this selection, we could describe an  archeology  of the information evolution, as ability to gear the approach towards the emergence of new distinctions within the social system.
 +
In addition to look at the selection made on the documents, analyzing the stratification that they have suffered will be needed too. In the analysis of this fund, there will be at least three identifiable selection methods, attributable to Terence Alciati (1570-1651), Sforza Pallavicino (1607-1667) and Hubert Jedin (1900-1980), who collated and selected a large number of materials for drafting, on a case-by-case basis, the "true" history of the Council of Trent.
 +
 +
=== Works in progress ===
 +
* To understand the structure and methods of composition of the work ''Istoria del Concilio di Trento'' made by Sforza Pallavicino, as completion of the  research and collection of documents carried out by Terenzio Alciati, we decided to start with the full transcription of the first edition index of contents (1656-1657), the ''[[Index:Indice Pallavicino 1656-1657.djvu|Tavola delle cose più notabili]]'' (''Table of the most noteworthy things''), containing names, works and selected topics for a total of 63 folio pages.  This paratext, along with others, is of paramount importance as a tool that seeks to orient the reader; from the table, it is possible to infer the expectation of the ''Repubblica dei lettori'' (Readers Republic) about the work.  This observation is based on the consideration that, in the communication process, reception (understanding or misinterpreting the information) is more relevant that the issue (act of communicating).
 +
* The study on the procedures for selecting and organizing the material will instead be a review of the catalog entries already present in ''MANUS online'': current data, often meager and approximate, are those listed in the topographic sheets of the typewritten inventory carried out by the APUG during the seventies.  At this stage, we will identify the types of texts from the way they appear in the handwritten titles, to perform a preliminary work to research on discursive forms.  Furthermore, concerning the correspondence material, we will carry out a layered cataloging in order to return the data of each single letter.
 +
== Bibliography ==
 +
In connection with the research project, we will set up a specific bibliography on the historiography of the Council of Trent.<br>
 +
 +
<big>[[Monumenta Concilii Tridentini/Bibliography|The bibliography is available at this link]].</big>
 +
 +
== Notes ==
 +
<references/>
 +
 +
<center>MONUMENTA CONCILII TRIDENTINI</center>
 +
 +
 +
===Introduzione===
 +
Il progetto ''Monumenta Concilii Tridentini'', promosso dall’Archivio storico della PUG, è stato avviato nel 2018, con l'obiettivo di comprendere le modalità di ''valorizzazione''<ref>Il termine ''valorizzazione'', proprio della comunicazione in ambito economico e posteriormente applicato ai così denominati "beni culturali", è stato definito da Charles Gide come: "hausse factice dans la valeur marchande d'une denrée provoquée au moyen de manœuvres économiques" (Gide, Ch., ''Cours d'économie politique'', 1919, p. 154).  In questo senso la ''valorizzazione'' è vista come il risultato di un'operazione fittizia destinata a dare valore a una merce che, per la sua scarsità provocata, aumenta il suo prezzo. L'introduzione del termin
 +
e nell'ambito dei "beni culturali" sta a indicare il desiderio di dare un nuovo valore a un determinato oggetto. Anche in questo caso si dovrebbe parlare di un'operazione costruita intorno al determinato oggetto. Se in un momento dato si decide di valorizzare qualcosa è perché in precedenza si era deprezzato. Il valore non è pertanto presente nella cosa in sé ma nell'osservazione che si compie su di essa.  Allo storico può interessare quest'alternanza valutativa in quanto indicatore di mutamenti o di possibili evoluzioni sociali.</ref> che sono state applicate sul fondo dalla sua costituzione (fine secolo XVI) ai giorni nostri.<br>
 +
Per ''valorizzazione'' in questo contesto si intende:
 +
<blockquote class="templatequote">
 +
<p style="font-size:100%;text-align:left">L’attribuzione di un valore frutto di una selezione basata su determinate osservazioni che utilizzano distinzioni. L’osservazione è una distinzione che permette di selezionare e indicare una delle parti distinte come differente dall’altra. Pertanto, la modalità di attribuzione è sempre contingente e dipende dall’osservazione che si compie sull’oggetto. In questo senso, l'attenzione primaria si rivolge non tanto sull'oggetto in quanto tale quanto sulle configurazioni di distinzioni operate sul suo conto.</p></blockquote>
 +
Le azioni intraprese per ''mettere in valore'' questa documentazione si manifestano in una serie di operazioni che ebbero inizio nel secolo XVII e che subirono una brusca flessione a partire dalla metà del secolo scorso. In questi due secoli è possibile marcare una sequenza di interventi:
 +
# Raccolta e selezione dei materiali operata nella prima metà del XVII secolo ad opera di Terenzio Alciati.
 +
# Operazione di integrazione e sintesi per la pubblicazione della storia del Concilio (1656-1657) ad opera di Sforza Pallavicino.
 +
# Cucitura dei materiali sciolti e rilegatura a metà del '700 sotto la guida del bibliotecario del Collegio Romano P. Pietro Lazzeri.
 +
# Utilizzo del Fondo per una nuova storia del concilio a metà del '900 <span style="color:Red">(Jedin, Tesi, Scotti: inserirli?)</span>
 +
# Progetto di restauro dell'intero fondo negli anni '90 del secolo scorso, mai realizzato.<br>
 +
 +
 +
=== La ''Historia Concilii Tridentini'' di Terenzio Alciati ===
 +
Si dovrà aspettare fino al 1626 anno cui il P. [[Terenzio Alciati]] SJ (1570-1651), avrà accesso agli atti originali del Concilio di Trento depositati nell'Archivio di Castello, ''Archivum Arcis'' (Castel Sant'Angelo) per adempiere la volontà di papa Urbano VIII di scrivere una storia del Concilio di Trento in risposta all’edizione di [[Paolo Sarpi]] del 1619.<ref>''Historia del Concilio Tridentino. Nella quale si scoprono tutti gl'artificii della Corte di Roma, per impedire che né la verità di dogmi si palesasse, né la riforma del Papato, & della Chiesa si trattasse. Di Pietro Soave Polano''.  In Londra. Appresso Giovan(ni) Billio. Regio Stampatore. MDCXIX.  Edizione in Wikisource : https://it.wikisource.org/wiki/Istoria_del_Concilio_tridentino.</ref>  Nell'Archivio di Castello si servì dell'aiuto di [[Giovanni Battista Confalonieri]], all'epoca il suo prefetto, il quale aveva riordinato e realizzato diversi indici del materiale tridentino.  La composizione dell'opera avvenne lentamente e con numerosi intervalli. Le bozze dei primi capitoli scritti vennero presentati a Urbano VIII già nell'autunno del 1627, ma Alciati continuò a riscrivere e modificare i suoi scritti fino a che non si sentisse soddisfatto del risultato, momento in cui i copisti che collaboravano con lui potevano ricopiare quanto prodotto. La composizione del nucleo principale della ''Historia'', ossia le parti riguardanti Lutero e il primo periodo del Concilio, avvenne per la maggior parte fra il 1632 e il 1643<ref>il termine ante quem si può dedurre leggendo l'introduzione di questa parte dell'opera, dove si fa riferimento solo a Urbano VIII e mai a Innocenzo X, in carica al soglio pontificio dal 1644</ref>. La seconda e terza parte del Concilio non furono trascritte da copisti ma rimasero probabilmente in forma di bozza e appunti; non ci sono però rimaste testimonianze concrete di questo materiale. Alciati morì senza riuscire a portare a termine il desiderio di Urbano VIII.<p>La storia inconclusa e inedita di Alciati, corrisponde ai seguenti codici del Fondo Concilio di Trento:
 +
*[https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000175619 APUG 627]: in questo manoscritto è presente la ''refutatio'' della storia del Concilio scritta da Paolo Sarpi. Nonostante nel progetto dell'Alciati il contenuto di questo volume costituisse la parte finale dell'opera, fu probabilmente il primo manoscritto ad essere composto, dato che esistevano già fonti a stampa.
 +
*[https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000175620 APUG 628]: è il secondo manoscritto della ''Historia'' considerando l'ordine cronologico; inizia ''ex abrupto'' con l'apertura del Concilio di Trento il 13 dicembre 1545, trattando del primo periodo del Concilio fino alla sua sospensione indetta da Paolo III nel settembre del 1549.
 +
*[https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000175621 APUG 629]: è il manoscritto che contiene la prima parte della ''Historia'', dalla nascita del Luteranesimo alla Dieta di Worms del 1521. Nella prefazione, Alciati, dopo aver menzionato l'incarico ricevuto, parla delle fonti del suo lavoro e della difficoltà di accesso ad esse; viene fatta poi una descrizione del progetto e degli obiettivi della sua ricostruzione storica.
 +
*[https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000175622 APUG 630]: contiene delle trascrizioni della Historia fatte da quattro copisti differenti. Le prime 22 pagine contengono la ''Pseudo-historia Concilii Tridentini refutata'', seguita dall'introduzione e l'inizio della storia del Luteranesimo fino al 31 ottobre 1517; le ultime cento pagine seguono poi il primo periodo del Concilio fino al 21 maggio 1546: anche qui sono presenti alcune correzioni di mano di Alciati.
 +
*[https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000175623 APUG 631]: miscellaneo composto da note, fogli e appunti di Alciati, rilegati insieme dopo la sua morte. In questo codice si trovano le bozze della storia riguardante il primo periodo del Concilio e, data la loro natura di bozza, sono presenti numerosi interventi di mano dello stesso Alciati. Tutto quello che si trova in questo volume è stato incorporato negli altri quattro.</p>
 +
<center>
 +
[[File:APUG 627 Pseudo-historia (immagine).png|thumb|center|Incipit della Pseudo-historia Concilii Tridentini refutata]]
 +
[[Index:APUG_627_Pseudo-historia_Concilii_Tridentini_refutata_cc._1-5.pdf|{{Smallcaps|Pseudo historia Concilii Tridentini refutata}}]]''</center> <br>
 +
 +
 +
Alla morte di Alciati il P. [[Pallavicino, Sforza|Sforza Pallavicino]] SJ (1607-1667) ricevette l’incarico da [[Alessandro VII]] e proseguì la raccolta dei materiali “spediti da varij principi e ne ripescò dagli archivj di Roma”.<ref>Commento di Francesco Antonio Zaccaria all'edizione del 1792 alla ''[https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=ucm.5326674417;view=2up;seq=94 Istoria del Concilio di Trento]'' di Sforza Pallavicino, p. LXXVIII.</ref><br>
 +
 +
 +
La prima edizione a stampa della ''Istoria del Concilio di Trento''  (Roma, nella Stamperia d'Angelo Bernabò dal Verme Erede del Manelfi, 1656-1657) corretta e annotata in più punti dal Cardinale in previsione di una seconda edizione è conservata presso APUG alle collocazioni [https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaScheda.php?remlastbc=1&ID=171656 APUG 585] e [https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaScheda.php?remlastbc=1&ID=171657 APUG 586].
 +
Il Cardinale Pallavicino attingerà non soltanto alle fonti raccolte nell'arco di vent'anni da P. Alciati, ma anche direttamente al suo manoscritto latino. <!-- E' importante sottolineare come la sintesi dell'Alciati fosse, a sua volta, solo la tappa finale all'interno di un complesso lavoro di équipe: in questo senso, uno studio sistematico dei materiali utilizzati da Sforza Pallavicino potrebbe fornire informazioni preziose non solo sulla composizione e sulla genesi dell''Istoria', ma più in generale sui metodi di organizzazione della ricerca storica propri della Compagnia. -->
 +
 +
 +
Vi sono numerosi esempi di luoghi ove la fonte latina è stata tradotta letteralmente nella versione italiana <ref>Scotti M. (a cura di), ''Storia del Concilio di Trento ed altri scritti di Sforza Pallavicino'', 1968, p. 51</ref>.
 +
 +
 +
 +
==== Le forme discorsive====
 +
Una forma discorsiva sarebbe l'artefatto composto da una semantica condensata in un discorso verbale e da una materialità, il cui insieme denota una regolarità che consente una specifica distinzione nel contesto di molteplici ambiti culturali. In altre parole, ogni forma deve assolvere a una funzione "selettiva" del contenuto che le permetta di orientare le aspettative di chi si avvicina alla sua lettura. Tuttavia, assolve a questa funzione nel suo rapporto con altre forme simultanee dalle quali dovrà essere distinto – una rete di forme – mentre sopravvive nel tempo adattandosi ai cambiamenti storici, o può scomparire.  È importante notare che una forma discorsiva non deve necessariamente essere stampata, tuttavia, la stabilizzazione delle forme discorsive si ottiene davvero grazie alla stampa. <br>
 +
Fra le tipologie individuate nel Fondo Concilio di Trento, possiamo elencare:
 +
 +
 +
{| class="wikitable"
 +
|+
 +
|-
 +
! Forme !!  !!
 +
|-
 +
| Corrispondenza || Diari || Ricordi
 +
|-
 +
| Istruzioni || Conditiones || Memoriali/Memorie
 +
|-
 +
| Adnotationes || Avvertimenti || Avvertimenti
 +
|-
 +
| Informationes || Ritratti || Racconti
 +
|-
 +
| Dichiarationes ||  Orationes || Scrittura
 +
|-
 +
| Considerationes || Relationes|| Modo
 +
|-
 +
| Trattato  || Proposta|| Decreto
 +
|-
 +
| Indices || Ordo ||
 +
 +
 +
|}
 +
 +
 +
* Verificare lo stato di conservazione dell’intero fondo in vista dell’elaborazione di un piano di emergenza per restaurare, consolidare e condizionare la documentazione. Questa prima osservazione materiale è funzionale per rimodulare successivamente il progetto di ricerca.
 +
* Revisione e integrazione delle schede catalografiche già presenti in MOL (Manus on line, Fondo APUG) (''Manus on line'', [https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaFondo.php?ID=349 Fondo APUG]). Si realizzerà una descrizione codicologica per ogni unità individuata; questo significherà nel caso di volumi miscellanei la realizzazione di tante schede quanti sono gli elementi contenuti. Il rilevamento dei dati catalografici rappresenta un momento fondamentale per praticare un'osservazione minuziosa di elementi esterni (cucitura, legatura, antiche segnature etc.) ed interni (autori, titoli, lingue etc.) che collegati tra loro possono fornire informazioni storiche. Verranno realizzate schede biografiche relative ai nomi individuati nella fase di catalogazione e nell'annotazione dei documenti realizzando un ''Authority File''.
 +
* Digitalizzare la documentazione da inserire nella piattaforma GATE, operazione che sarà funzionale alle linee di ricerca proposte. Il rilevamento dello stato di conservazione è comunque preliminare a qualsiasi attività di fotoriproduzione. La digitalizzazione prevede sempre la selezione, la trascrizione e l’annotazione collaborativa del testo. Per la realizzazione di quest’ultimo punto, si compierà un lavoro ''transdisciplinare'' tra storici, sociologi, filologi, etc., con l'obiettivo di affrontare una descrizione adeguata della struttura sociale della prima modernità.<br>
 +
 +
 +
== Il Fondo Concilio di Trento ==
 +
=== Descrizione del Fondo===
 +
IL nucleo presente nel Fondo APUG è costituito da 135 codici manoscritti (8 metri lineari di scaffalatura, all'incirca 33.000 fogli) in forma libraria. I documenti raccolti da P. Alciati e successivamente utilizzati da P. Sforza Pallavicino nei quali sono rintracciabili segni distintivi (lettere e segni apposti sul dorso ad indicare una sequenza ordinata), segni d'uso (manicule, segni ad inchiostro e a matita) e notazioni manoscritte sono 87.
 +
Le segnature del Fondo consultabili in [https://manus.iccu.sbn.it//opac_ElencoSchedeDiUnFondo.php?ID=349 MANUS online] includono tutti i documenti inerenti il Concilio di Trento.
 +
<br>
 +
===La composizione del Fondo ===
 +
La storia del Concilio di Trento sembra essere segnata dalla sua improbabilità. Il primo desiderio di scrivere una storia del Concilio lo si trova nell'edizione di Paolo Manuzio ''Canones, et decreta sacrosancti oecumenici, et generalis Concilii Tridentini sub Paulo 3., Iulio 3., et Pio 4., pontificibus max. Index dogmatum, & reformationes.'' Venetiis, 1564:<blockquote class="templatequote">
 +
<p style="font-size:90%;text-align:left"> accipe summam rei, lector optime, quae ad salutem vehementer pertinet: universam vero Tridentini Concilii, trium Pontificum distinctam temporibus, historiam, eodem, cuius ad gloriam haec omnia diriguntur, iuvante Deo, propediem expecta..</p></blockquote>
 +
Questa storia annunciata dal Manuzio, ''propediem'' ("tra poco"), non vide mai la luce.<p>Il tempo ''breve'' che si augurava Manuzio, ritmo proprio della tecnologia della stampa, entra in collisione con la quantità di documentazione prodotta in quasi vent'anni di concilio.  Questa percezione del tempo implicò per i contemporanei dei problemi per l'elaborazione dei criteri di selezione riguardo la tipologia documentaria e il suo contenuto.</p>
 +
 +
 +
 +
 +
 +
 +
 +
 +
 +
====L'ordinamento====
 +
La sequenza in cui si trovano i codici oggi è disomogenea e non consente di risalire all'ordine originario. Per ricostruire virtualmente tale ordine sarà necessario rilevare i segni distintivi (serie alfabetiche, numeriche, croci e marchi) sui dorsi e identificando i modi di inserire i titoli. Va però considerato che all'interno dei volumi gli stessi documenti sono stati ordinati e cuciti seguendo quella che appare, a una prima osservazione, una sequenza tematica/cronologica. Troviamo infatti volumi di ''Instrutioni'', ''Litterae'', ''Trattati'', ''Avvisi'' etc. dove i documenti della stessa tipologia sono stati ordinati cronologicamente.
 +
I documenti presenti all'interno dei singoli volumi riportano, in alcuni casi, segni distintivi e fascicolazioni o numerazioni proprie (depennate e sostituite con una nuova coerente all'ordine del volume) che fanno supporre un ordine antecedente quello attuale. Ciò potrebbe spiegarsi considerando che molti dei materiali raccolti da Alciati dovevano trovarsi sciolti o con legature sommarie.
 +
<br>Gran parte dei codici presenta un indice iniziale dei documenti contenuti. Alcuni sono manoscritti e realizzati o all'epoca di P. Alciati o in corrispondenza con l'opera di rilegatura attribuibile a P. Lazzeri. Altri sono invece dattiloscritti e aggiunti da archivisti che ordinarono l'archivio nella nuova sede della Gregoriana.
 +
<br>
 +
 +
 +
===Lavori in corso===
 +
* Per comprendere la struttura e le modalità di composizione dell’opera ''Istoria del Concilio di Trento'' realizzata da Sforza Pallavicino a compimento del lavoro di ricerca e raccolta dei documenti di Terenzio Alciati, si è scelto di iniziare con la trascrizione integrale dell’indice della prima edizione dell'opera (1656-1657): [[Istoria_del_Concilio_di_Trento._Tavola_delle_cose_più_notabili|Tavola delle cose notabili]]<ref>Trascrizione con immagini dell'edizione [[Index:Indice Pallavicino 1656-1657.djvu|Tavola delle cose più notabili]]</ref>, contenente nomi, opere, temi selezionati per un totale di ben 63 pagine in folio. Questo paratesto, insieme ad altri, è di capitale importanza in quanto strumento che pretende di orientare il lettore;  dall'indice è inoltre possibile inferire l’aspettativa della ''repubblica dei lettori'' riguardo l'opera. Quest’osservazione si fonda sulla considerazione che nel processo di comunicazione è più rilevante la ricezione (comprendere o fraintendere l'informazione) che l’emissione (atto del comunicare).
 +
* Lo studio relativo alle modalità di selezione e organizzazione del materiale passerà invece da una revisione delle schede catalografiche presenti in ''MANUS on line'': i dati attualmente presenti, spesso scarni e approssimativi, sono quelli riportati nelle schede topografiche dell’inventario dattiloscritto realizzato in APUG nel corso degli anni Settanta. In questa fase saranno individuate le tipologie testuali a partire da come si presentano nei titoli dei manoscritti, lavoro preliminare alla ricerca sulle ''forme discorsive''. Inoltre per il materiale epistolare sarà realizzata una catalogazione a livelli per restituire i dati di ogni singola lettera.
 +
 +
 +
==Bibliografia==
 +
Contestualmente al progetto di ricerca sarà allestita una bibliografia specifica relativa alla storiografia sul Concilio di Trento.<br>
 +
 +
 +
<big>[[Monumenta Concilii Tridentini/Bibliography|La bibliografia è disponibile a questo link.]]</big>
 +
 +
 +
== Note ==
 +
<references/>
 +
 +
 +
Introduzione [edit]
 +
Il progetto Monumenta Concilii Tridentini è promosso dall’Archivio storico della PUG e avviato nel 2018 per descrivere e comprendere la valorizzazione realizzata sul del Fondo Concilio di Trento dalla sua costituzione (fine secolo XVI) ai giorni nostri.
 +
Il termine valorizzazione, proprio della comunicazione in ambito economico e posteriormente applicato ai così denominati "beni culturali", è stato definito da Charles Gide come: "hausse factice dans la valeur marchande d'une denrée provoquée au moyen de manœuvres économiques"[1]. In questo senso la valorizzazione è vista come il risultato di un'operazione fittizia destinata a dare valore a una merce che, per la sua scarsità provocata, aumenta il suo prezzo. La introduzione del termine nell'ambito dei "beni culturali" sta a indicare il desiderio di dare un nuovo valore a un determinato oggetto. Anche in questo caso si dovrebbe parlare di un'operazione costruita intorno al determinato oggetto. Se in un momento dato si decide di valorizzare qualcosa è perché in precedenza si era deprezzato. Il valore non è pertanto presente nella cosa in sé ma nell'osservazione che si compie su di essa. Allo storico può interessare quest'alternanza valutativa in quanto indicatore di mutamenti o di possibili evoluzioni sociali.
 +
Quindi, per valorizzazione in questo contesto intendiamo:
 +
L’attribuzione di un valore frutto di una selezione basata su determinate osservazioni che utilizzano distinzioni. L’osservazione è una distinzione che permette di selezionare e indicare una delle parti distinte come differente dall’altra. Pertanto, la modalità di attribuzione è sempre contingente e dipende dall’osservazione che si compie sull’oggetto. In questo senso, l'attenzione primaria si rivolge non tanto sull'oggetto in quanto tale quanto sulle configurazioni di distinzioni operate sul suo conto.
 +
Le azioni che si intraprendono per mettere in valore questa documentazione si manifestano in una serie di operazioni che ebbero inizio nel secolo XVII e che subirono una brusca flessione a partire dalla metà del secolo scorso. Sarebbe possibile marcare, in questo lasso temporale, una sequenza di interventi: la prima raccolta e selezione operata nel XVII secolo, l'operazione di integrazione e sintesi per la pubblicazione della storia del Concilio (1656), gli interventi di raccolta e legatura di metà del '700, l'utilizzo del medesimo materiale per una nuova storia del concilio a metà del '900, fino ad arrivare a un ambizioso progetto di restauro, mai attuato, negli anni '90 del secolo scorso.
 +
Al momento individuiamo le seguenti fasi nel processo di valorizzazione:
 +
Verificare lo stato di conservazione dell’intero fondo in vista dell’elaborazione di un piano di emergenza per restaurare, consolidare e condizionare la documentazione. Questa prima osservazione materiale è funzionale per rimodulare successivamente il progetto di ricerca.
 +
Catalogare il materiale, azione che implicherà la Revisione e integrazione delle schede catalografiche già presenti in MOL (Manus on line, Fondo APUG). Si realizzerà una descrizione codicologica per ogni unità individuata; questo significherà nel caso di volumi miscellanei la realizzazione di tante schede quanti sono gli elementi contenuti. Il rilevamento dei dati catalografici rappresenta un momento fondamentale per praticare un'osservazione minuziosa di elementi esterni (cucitura, legatura, antiche segnature etc.) ed interni (autori, titoli, lingue etc.) che collegati tra loro possono fornire informazioni storiche. Verranno realizzate schede biografiche relative ai nomi individuati nella fase di catalogazione e nell'annotazione dei documenti realizzando un Authority File.
 +
Digitalizzare la documentazione da inserire nella piattaforma GATE, operazione che sarà funzionale alle linee di ricerca proposte. Il rilevamento dello stato di conservazione è comunque preliminare a qualsiasi attività di fotoriproduzione. La digitalizzazione prevede sempre la selezione, la trascrizione e l’annotazione collaborativa del testo. Per la realizzazione di quest’ultimo punto, si compierà un lavoro transdisciplinare tra storici, sociologi, filologi, etc., con l'obiettivo di affrontare una descrizione adeguata della struttura sociale della prima modernità.
 +
La composizione del Fondo Concilio di Trento[edit]
 +
La storia del Concilio di Trento sembra essere segnata dalla sua improbabilità. Il primo desiderio di scrivere una storia del Concilio lo si trova nell'edizione di Paolo Manuzio Canones, et decreta sacrosancti oecumenici, et generalis Concilii Tridentini sub Paulo 3., Iulio 3., et Pio 4., pontificibus max. Index dogmatum, & reformationes. Venetiis, 1564:
 +
accipe summam rei, lector optime, quae ad salutem vehementer pertinet: universam vero Tridentini Concilii, trium Pontificum distinctam temporibus, historiam, eodem, cuius ad gloriam haec omnia diriguntur, iuvante Deo, propediem expecta..
 +
Questa storia annunciata dal Manuzio, propediem ("tra poco"), non vide mai la luce.
 +
Il tempo breve che si augurava Manuzio, ritmo proprio della tecnologia della stampa, entra in collisione con la quantità di documentazione prodotta in quasi vent'anni di concilio. Questa percezione del tempo implicò per i contemporanei dei problemi per l'elaborazione dei criteri di selezione riguardo la tipologia documentaria e il suo contenuto.
 +
La Historia Concilii Tridentini di Terenzio Alciati[edit]
 +
Si dovrà aspettare fino al 1626 anno in cui il P. Terenzio Alciati SJ (1570-1651), avrà accesso agli atti originali del Concilio di Trento depositati nell'Archivio di Castello, Archivum Arcis (Castel Sant'Angelo) per adempiere la volontà di papa Urbano VIII di scrivere una storia del Concilio di Trento in risposta all’edizione di Paolo Sarpi del 1619.[2] Nell'Archivio di Castello si servì dell'aiuto di Giovanni Battista Confalonieri, all'epoca il suo prefetto, il quale aveva riordinato e realizzato diversi indici del materiale tridentino. Alciati morì senza riuscire a portare a termine il desiderio di Urbano VIII.
 +
La storia inconclusa e inedita di Alciati, corrisponde ai codici APUG 627, APUG 628, APUG 629, APUG 630 e APUG 631 del Fondo Concilio di Trento.
 +
 +
Incipit della Pseudo-historia Concilii Tridentini refutata
 +
Pseudo historia Concilii Tridentini refutata
 +
 +
Alla morte di Alciati il P. Sforza Pallavicino SJ (1607-1667) ricevette l’incarico da Alessandro VII e proseguì la raccolta dei materiali “spediti da varij principi e ne ripescò dagli archivj di Roma”.[3]
 +
La prima edizione a stampa della Istoria del Concilio di Trento (Roma, nella Stamperia d'Angelo Bernabò dal Verme Erede del Manelfi, 1656-1657) in due esemplari corretti e annotati in più punti dal Cardinale in previsione di una seconda edizione è conservata presso APUG alle collocazioni APUG 585 e APUG 586. Il Cardinale Pallavicino attingerà non soltanto alle fonti raccolte nell'arco di vent'anni da P. Alciati, ma anche direttamente al suo manoscritto latino.
 +
Vi sono numerosi esempi di luoghi ove la fonte latina è stata tradotta letteralmente nella versione italiana [4].
 +
Descrizione del Fondo[edit]
 +
Oggi il fondo è costituito da 135 codici manoscritti (8 metri lineari di scaffalatura, all'incirca 33.000 fogli) in forma libraria. I documenti raccolti da P. Alciati e successivamente utilizzati da P. Sforza Pallavicino nei quali sono rintracciabili segni distintivi (lettere e segni apposti sul dorso ad indicare una sequenza ordinata), segni d'uso (manicule, segni ad inchiostro e a matita) e notazioni manoscritte sono 87. Le segnature del Fondo consultabili in MANUS online includono tutti i documenti inerenti il Concilio di Trento.
 +
 +
L'ordinamento[edit]
 +
La sequenza in cui si trovano i codici oggi è disomogenea e non consente di risalire all'ordine originario. Per ricostruire virtualmente tale ordine sarà necessario rilevare i segni distintivi (serie alfabetiche, numeriche, croci e marchi) sui dorsi e identificando i modi di inserire i titoli. Va però considerato che all'interno dei volumi gli stessi documenti sono stati ordinati e cuciti seguendo quella che appare, a una prima osservazione, una sequenza tematica/cronologica. Troviamo infatti volumi di Instrutioni, Litterae, Trattati, Avvisi etc. dove i documenti della stessa tipologia sono stati ordinati cronologicamente. I documenti presenti all'interno dei singoli volumi riportano, in alcuni casi, segni distintivi e fascicolazioni o numerazioni proprie (depennate e sostituite con una nuova coerente all'ordine del volume) che fanno supporre un ordine antecedente quello attuale. Ciò potrebbe spiegarsi considerando che molti dei materiali raccolti da Alciati dovevano trovarsi sciolti o con legature sommarie.
 +
Gran parte dei codici presenta un indice iniziale dei documenti contenuti. Alcuni sono manoscritti e realizzati o all'epoca di P. Alciati o in corrispondenza con l'opera di rilegatura attribuibile a P. Lazzeri. Altri sono invece dattiloscritti e aggiunti da archivisti che ordinarono l'archivio nella nuova sede della Gregoriana.
 +
Obiettivi[edit]
 +
Un primo obiettivo del progetto è l'individuazione e descrizione delle forme discorsive manoscritte in relazione con quelle coeve a stampa. Seguendo questo metodo di indagine è possibile individuare attraverso l’analisi della semantica e della materialità del documento la sua funzione sociale, in quanto forma che adempie una funzione selettiva capace di guidare le aspettative del lettore all’interno di un determinato sistema sociale. Questo implicherà la necessità di gettare un doppio sguardo sulla documentazione: in quanto varietà di forme che hanno veicolato la comunicazione dei saperi e nel contempo seguire l'evoluzione delle stesse forme. Da un primo sguardo sulla documentazione del Concilio di Trento individuiamo: istanze, disputazioni, negozi, osservazioni, trattati, consigli, opposizioni, diari, e altre. Per ognuna di queste forme andranno verificati contesti di produzione (con particolare attenzione all'influenza reciproca dei media manoscritto e stampato), caratteristiche materiali (formato, mise en page, presenza di apparati grafici) e circolazione.
 +
 +
Canones, et Decreta Sacrosanti Oecumenici, et generalis Concilii Tridentini Romae, 1564[5].
 +
Un altro obiettivo riguarda l'individuazione del metodo di selezione e di ordinamento del materiale. La documentazione, raccolta nel corso di oltre trent'anni, deve avere avuto un ordinamento interno finalizzato al ritrovamento delle informazioni considerate di volta in volta utili per la composizione dell’opera.[6] Da questa selezione potrà descriversi un'archeologia dell'evoluzione dell’informazione, in quanto capacità di orientarsi dinanzi all’emergenza di nuove distinzioni all’interno del sistema sociale.
 +
Oltre alla selezione operata sui documenti sarà necessario analizzare la stratificazione che questi hanno subito. Nell'analisi di questo fondo saranno identificabili almeno tre metodi di selezione attribuibili a Terenzio Alciati (1570-1651), Sforza Pallavicino (1607-1667) e Hubert Jedin (1900-1980) che collazionarono e selezionarono un gran numero di materiali per redigere, volta per volta, la “vera” storia del Concilio di Trento.
 +
Le forme discorsive[edit]
 +
Una forma discorsiva sarebbe l'artefatto composto da una semantica condensata in un discorso verbale e da una materialità, il cui insieme denota una regolarità che consente una specifica distinzione nel contesto di molteplici ambiti culturali. In altre parole, ogni forma deve assolvere a una funzione "selettiva" del contenuto che le permetta di orientare le aspettative di chi si avvicina alla sua lettura. Tuttavia, assolve a questa funzione nel suo rapporto con altre forme simultanee dalle quali dovrà essere distinto – una rete di forme – mentre sopravvive nel tempo adattandosi ai cambiamenti storici, o può scomparire. È importante notare che una forma discorsiva non deve necessariamente essere stampata, tuttavia, la stabilizzazione delle forme discorsive si ottiene davvero grazie alla stampa.
 +
Fra le tipologie individuate nel Fondo Concilio di Trento, possiamo elencare:
 +
Forme
 +
 +
 +
 +
 +
Corrispondenza
 +
Diari
 +
Ricordi
 +
Istruzioni
 +
Conditiones
 +
Memoriali/Memorie
 +
Adnotationes
 +
Avvertimenti
 +
Avvertimenti
 +
Informationes
 +
Ritratti
 +
Racconti
 +
Dichiarationes
 +
Orationes
 +
Scrittura
 +
Considerationes
 +
Relationes
 +
Modo
 +
Trattato
 +
Proposta
 +
Decreto
 +
Indices
 +
Ordo
 +
 +
 +
 +
Lavori in corso[edit]
 +
Per comprendere la struttura e le modalità di composizione dell’opera Istoria del Concilio di Trento realizzata da Sforza Pallavicino a compimento del lavoro di ricerca e raccolta dei documenti di Terenzio Alciati, si è scelto di iniziare con è stata realizzata la trascrizione integrale dell’indice della prima edizione dell'opera (1656-1657), la Tavola delle cose più notabili, contenente nomi, opere, temi selezionati per un totale di ben 63 pagine in folio. Questo paratesto, insieme ad altri, è di capitale grande importanza in quanto strumento che pretende di orientare il lettore; dall'indice è inoltre possibile inferire l’aspettativa della repubblica dei lettori riguardo l'opera. Quest’osservazione si fonda sulla considerazione che nel processo di comunicazione è più rilevante la ricezione (comprendere o fraintendere l'informazione) che l’emissione (atto del comunicare).
 +
Lo studio relativo alle modalità di selezione e organizzazione del materiale passerà invece da una revisione delle schede catalografiche presenti in MANUS on line: i dati attualmente presenti, spesso scarni e approssimativi, sono quelli riportati nelle schede topografiche dell’inventario dattiloscritto realizzato in APUG nel corso degli anni Settanta. In questa fase saranno individuate le tipologie testuali a partire da come si presentano nei titoli dei manoscritti, lavoro preliminare alla ricerca sulle forme discorsive. Inoltre per il materiale epistolare sarà realizzata una catalogazione a livelli per restituire i dati di ogni singola lettera.
 +
Bibliografia[edit]
 +
Contestualmente al progetto di ricerca sarà allestita una bibliografia specifica relativa alla storiografia sul Concilio di Trento.
 +
La bibliografia è disponibile a questo link.
 +
Note[edit]
 +
↑ Gide, Ch., Cours d'économie politique, 1919, p. 154
 +
↑ Historia del Concilio Tridentino. Nella quale si scoprono tutti gl'artificii della Corte di Roma, per impedire che né la verità di dogmi si palesasse, né la riforma del Papato, & della Chiesa si trattasse. Di Pietro Soave Polano. In Londra. Appresso Giovan(ni) Billio. Regio Stampatore. MDCXIX. Edizione in Wikisource : https://it.wikisource.org/wiki/Istoria_del_Concilio_tridentino.
 +
↑ Commento di Francesco Antonio Zaccaria all'edizione del 1792 alla Istoria del Concilio di Trento di Sforza Pallavicino, p. LXXVIII.
 +
↑ Scotti M. (a cura di), Storia del Concilio di Trento ed altri scritti di Sforza Pallavicino, 1968, p. 51
 +
↑ Esistono tre tirature di questa prima edizione. La prima reca CCXXXIX carte e non presenta l’indice finale. Inoltre contiene molti refusi. La seconda è sempre numerata in cifre romane, ma presenta in fine un Index dogmatum, et reformationis di 12 pagine non numerate ed un testo più corretto. La terza tiratura ha la numerazione delle pagine in numeri arabi e (16) pagine finali, che, oltre all’indice, contengono per la prima volta la Bolla di Pio IV di conferma delle decisioni conciliari. (F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010).
 +
↑ Solo occasionalmente è presente un ordine cronologico.
 +
 +
 +
 +
</tabber>
 +
 +
 
<!-- You can use this page to test wiki code.
 
<!-- You can use this page to test wiki code.
  
It works like any other wiki page; in particular, other users may be able to see or edit it. -->
+
It works like any other wiki page; in particular, other users may be able to see or edit it.  
  
<lb/><lb/>
+
<br><br>
 
[[File:Sandbox 418cefe1-c82d-40c7-804b-be194b115432 1800x1800.jpg|thumb|left]]
 
[[File:Sandbox 418cefe1-c82d-40c7-804b-be194b115432 1800x1800.jpg|thumb|left]]
  
Line 12: Line 426:
 
<p>
 
<p>
 
* Qui è possibile fare prove tecniche, sia preparare tranquillamente le prime bozze di nuove voci, nuovi template, nuove pagine di aiuto e nuovi progetti, prima di sottoporle alla comunità e spostarle alla loro collocazione definitiva, conservando la cronologia (oppure, se tali abbozzi venissero abbandonati, potresti chiedere di cancellare tali sandbox, in attesa di utilizzarle di nuovo, con cronologia pulita).</p>
 
* Qui è possibile fare prove tecniche, sia preparare tranquillamente le prime bozze di nuove voci, nuovi template, nuove pagine di aiuto e nuovi progetti, prima di sottoporle alla comunità e spostarle alla loro collocazione definitiva, conservando la cronologia (oppure, se tali abbozzi venissero abbandonati, potresti chiedere di cancellare tali sandbox, in attesa di utilizzarle di nuovo, con cronologia pulita).</p>
<lb/><lb/><lb/><lb/><lb/>
+
<br><br><br><br><br>
 
<div style="text-align:justify">
 
<div style="text-align:justify">
_____________________________________________________________________________________________________________________________________
+
________________________________________________________________________________________________________________________________
<p>AL COLLEGIO ROMANO IL 20 SETTEMBRE 1870: DALLA RELAZIONE DEL P. PIETRO RAGAZZINI S. I.
+
=='''Fondo Collegio Romano'''==
Author(s): GIACOMO MARTINA Source: Archivum Historiae Pontificiae , 1970, Vol. 8 (1970), pp. 332-347 Published by: GBPress- Gregorian Biblical Press</p>
+
===''Dis/Ordine''===
...Carta 3v <lb/>
+
<p>L'alternativa all'orden non è il disordine, ma un ordine diverso. Ordine e disordine, più che uno stato di cose, sono delle distinzioni con le quali un osservatore osserva l’archivio. Ogni ordine o disordine fa riferimento a una relazione tra un osservatore e un oggetto. Il catalogo è concepito come un veicolo '''potenziale''' di informazione.
Mentre in questa maniera si dava compimento al corso scolastico, cominciava e cresceva di giorno in giorno negli animi di tutti l'aspettazione degli avvenimenti politici. Col cominciamento della guerra i Francesi si erano ritirati da Roma ed avevano abbandonato l'ultimo avanzo dello Stato Pontificio alle voglie del Governo di Firenze: e fu notato che la prima sconfitta de' Francesi cadde nel giorno appunto, in cui la bandiera di Francia fu tolta dalla fortezza di Civitavecchia. Ognuno ve deva che questo abbandono di Roma in tali circostanze era un tradi mento in favore della rivoluzione italiana: e di qui nacque tanto sdegno che le notizie delle vittorie prussiane erano accolte e gustate con una specie di entusiasmo; e la cosa durò in questo modo fino alla battaglia di Sedan e alla prigionia dell'Imperatore Napoleone, dopo la quale gli animi, appagati da quel gran colpo della vendetta, cominciarono a di stinguere con maggior calma la causa della povera Francia da quella del suo imperatore1. Partiti da Roma i Francesi, cominciarono gl'Italiani ad avvicinare le loro truppe ai confini dello Stato Pontificio, spargendo voce, che ciò facevasi per tutelarlo da qualsiasi invasione garibaldina, secondo le promesse fatte dall'Italia alla Francia, promesse che allora si riconoscevano e si affermavano colle massima asseveranza eziandio nelle Camere di Firenze, dove chiaramente si diceva che l'occupazione del territorio pontificio sarebbe una manifesta violazione dei diritti internazionali della Cattolicità2. Ma queste bugiarde parole di un Governo, a cui da gran tempo nessuno presta più fede, non ingannavano se non co loro, i quali hanno bisogno di creder sempre che non accadrà quel male, che non vorrebbero che accadesse. Costoro si lusingavano un poco e dicevano che sebbene al Governo di Firenze non si potesse dar fede, nondimeno in questo caso esso starebbe alle promesse non per sua buo na volontà, ma per timore delle potenze europee.  
+
 
<lb/>La rivoluzione però, che manca sempre di senno, voleva venire avanti, ed incapace di ap prezzare le consequenze, agognava a Roma e trascinava al mal passo il Governo; il quale risolutosi alla fine di appagarla, cominciò a fare sui confini, tali apparecchi di guerra, che la sua intenzione non poteva più restare occulia a nessuno. Cessando adunque la possibilità d'illudersi intorno alle intenzioni del governo fiorentino, cominciò la seconda illusione delle profezie, le quali si moltiplicavano di giorno in giorno e tutteasseveravano che a Roma non verrebbero; e siccome era chiaro che mezzi umani da impedirlo non vi erano, si aspettavano miracoli. <lb/>Non è facile a credere quanti non solo del volgo, ma eziandio delle classi più istrui te e più alte, entrassero in questa immaginaria sicurezza, e come chi per un modo e chi per un altro si persuadessero che non poteva avvenire diversamente. Altri si fidava di questa profezia, altri di quella; taluuno diceva di appoggiarsi sopra nessuna in particolare, ma che non po teva negar fede al complesso di tutte insieme; a questo faceva forza il sentimento universale dei buoni, a quello una parola che si riferiva detta dal Papa: uno argomentava che Iddio non fa mai le cose per metà, e però avendo miracolosamente difesa Roma fino allora, la difenderà altresì adesso; un altro diceva che in questo Papa tutto è straordinario, e che non era possibile che non si avesse a celebrare con tutta pompa il suo venticinquesimo anno. Ed erano tali e tanti quelli che così discorre vano, che per chi pensava diversamente era più savio consiglio il tacere che il ragionare in contrario.
+
Sorprendersi implica abbandonare la preoccupazione per le spiegazioni
<lb/>Venendo ora alle cose nostre, hn da mezzo agosto io stimai necessario di provvedere il danaro nel caso di una pros sima dispersione, e cercai di formare un debito con ipoteca sopra la tenuta di Mompeo, venuta al Collegio Romano l'anno innanzi per l'eredità Sala3 : e fu ventura che si cominciasse la pratica così presto, perchè altrimenti vi era pericolo di non giungere a tempo. Tre cose menavano l'affare in lungo; primo il bisogno di chiedere ed ottenere la facoltà di creare quel debito, il quale peraltro era affatto inutile, anzi una spesa gittata al vento, a giudizio di tutti quelli che non volevano ammettere l'esistenza del pericolo; e per questo motivo si stimò bene di limitare la cifra del debito a cinquanta mila lire, per non incontrare dei ritardi e delle difficoltà intorno all'approvazione: secondo il tempo necessario a trovare chi volesse ad eque condizioni somministrare quella somma, nel che si ebbe a trattare con varii, e a spendere parecchi giorni: final mente fu d'uopo chiarire le difficoltà insorte intorno alla libertà del fondo, sul quale apparentemente gravavano altre ipoteche fondate generalmente sui beni di casa Sala. L'istrumento fu rogato il dì 13. settembre; sicché oggi appunto, che è il 13. marzo, scade il primo semestre di quel debito ed importa l'interesse di mille dugento cinquanta lire.  
+
<br>
<lb/>Ma tornando ai primi giorni di settembre, quando le truppe italiane non avevano ancora valicato i confini, né si sapeva se li valicherebbero, varie cose si delibe ravano in casa. L'una era se fossero da mandare gli scolastici in villa; e quanto a questo fu deciso che sì, perché non sarebbe difficile di richiamarli in caso di pericolo; ed era sempre certo per molti che questo pericolo non doveva venire. Andarono dunque tutti in diversi giorni, i filosofi a Campovecchio, i teologi a Galloro, e i Maestri a Tivoli nel casino del Convitto de' Nobili4 ; ma i primi vi stettero otto giorni, un poco meno i secondi, e non più di due ο tre giorni gli ultimi, richiamati tutti in fretta all'annunzio della cominciata invasione, e giunti quando già si facevano le barricate alle porte di Roma, cioè l'undici e il dodici di settembre. Un'altra cosa, intorno alla quale si era deliberato già più volte, erano le vesti secolari nel caso di una dispersione: e la difficoltà del risolversi stava principalmente nella spesa; perché trattandosi di una comunità di circa cento ottanta persone ognun vede che gli abiti, a ragione di cento lire l'uno, avrebbero portato la spesa di diciotto mila lire, e per quanto si volesse assottigliare, non però mai meno di dodici mila.  
+
Il catalogo è l'osservatore dell'insieme documentario. Abbiamo traccia dell'antiche osservazioni... camicie segnature cassetto quello che non è ordinato implica che è materiale di uso vedi catalogo biblioteca</p>
<lb/>Questa spesa sarebbe sembrata un vero scialaquamento a tutti quelli, pei quali il pericolo non esisteva; e probabilmente sarebbe poi stata giudicata allo stesso modo anche da molti altri, se in effetto il bisogno non fosse venuto, perché tutto dì vediamo che dopo gli eventi molti si scordano di quello che dicevano prima, e se ne scordano tanto che dicono l'opposto, e provano che doveva accader ciò che si vede accaduto con un'evidenza che non lascia alcun dubbio. Laonde nelle deliberazioni non si veniva mai ad una risoluzione efficace, anzi si andava sempre temporeggiando. Pure una sera chiamai il Fratel Sartore e gli entrai sopra ciò in discorso, dicendo che era oramai tempo provvedere. Sfortunatamente era anch'egli uno di quelli, che credevano che non entrerebbero per le stesse ragioni per cui lo credevano tanti altri più autorevoli di lui ; laonde tante me ne disse per rassicurarmi, che per quella volta non si fece altro che discorrerne e concbiudere che era bene venirci pensando.  
+
La piattaforma GATE permette una dinamica ricorsiva. In un ambiente ricorsivo la stessa operazione può produrre diversi risultati.
<lb/>Ma alquanti giorni dopo essendo sopravvenuta non so quale cattiva notizia, io andai alla sartoria, e senza dar più ascolto alle buone notizie, ch'egli voleva contarmi, gl'ingiunsi di metter mano alla provvisione degli abiti subitamente, e così si cominciò a fare qualche cosa. Nei giorni 12. 13. e 14. di settembre fu fatto nella basilica di S. Pietro un divotissimo triduo alla SS. Vergine per implorare la grazia in quei giorni tanto desiderata; e v'intervenne tutti e tre i giorni il Papa e numerosissimo popolo con tanto sentimento di divozione, che molti si lagrimavano di tenerezza, e tutti tornavano a casa pieni di un pio entusiasmo: di qui so che se fosse stato per Io nostro meglio, è da creder che Iddio avrebbe esaudite tante e si fervorose preghiere; ma Egli aveva nella sua provvidenza altri disegni da compiere sopra Roma. <lb/>
+
 
Il fatto sta che alcuni si commossero tanto a quel divoto spettacolo, che essendo rimasti fino allora sospesi fra la speranza e il timore, in quei giorni si piegarono alla parte di quelli, che credevano che non entrerebbero: ed uno di questi fu il nostro p. Provinciale6. Avvenne circa quei giorni l'arrivo a Roma del Conte Ponza di S. Martino, latore di una lettera del Re al Papa e dell'annunzio della prossima occupazione di Roma. Costui andò anche dal nostro p. Generale 7 pregandolo di far venire a Roma il C. Ponza suo fratello e rettore del convitto di Mondragone per vederlo prima di ripartire: e in quella conversazione disse, che in Roma sarebbero lasciati stare tutti gli ordini religiosi, compresi i gesuiti. La qual cosa può credersi che fosse vera secondo le intenzioni del governo fiorentino, sottintesavi però sempre una doppia limitazione, cioè purché si potesse sottenere [5tc] la furia della rivoluzione, e finché non venisse il tempo opportuno per cacciarli; stante che era loro interesse di serbare ordine e moderazione nella sciocca speranza di ingannare il mondo e di tirare il Pontefice a qualche trattativa di conciliazione. Intanto si erano raccolte in Roma le poche forze pontifìcie sparse nella provincia e ritiratesi di mano in mano che i nemici si venivano avanzando; e tutto l'atrio delle scuole fu domandato e con cesso per alloggio de' soldati. Alcuni padri colsero quell'occasione per far loro del bene e li confessarono quasi tutti. Posciaché le truppe ne miche si furono avvicinate a Roma da varie parti, noi stemmo qui se gregati da tutto il mondo parecchi giorni senza nessuna notizia di ciò che avveniva fuori, perché non si avevano più né giornali né lettere; in Roma quei giorni tutto era aspettazione, incertezza, speranza, ordine e preghiera.
+
=='''Magistri'''==
<lb/>
+
 
La mattina del dì 20 settembre alle ore cinque in punto, io fui sve gliato dalle cannonate, che allora incominciavano. Verso le sei venne un religioso a chiedere degli aiutanti per l'assistenza ai feriti: vi andarono molti scolastici, alcuni padri, ed alcuni fratelli, fra tutti forse una tren tina; ai quali si aggiunsero altri del noviziato. Dopo questa spedizione io andai a dire la messa nella cappella di S. Rosalia8 ; e tutti quella mattina celebrammo coll'accompagnamento delle cannonate. Durò il can noneggiamento fino alle dieci; nel qual tempo nulla avvenne di notabile. Chi pregava, chi stava in camera, chi andava in giro per casa ricercando notizie ; ma nemmeno il p. Franzelin 9 quella mattina aveva voglia di stu diare. Verso le otto però vidi il Perrone10, che se ne andava verso la bi blioteca col suo mantello sul braccio e col cappello, in somma in accon cio di uscire di casa. Lo interrogai dove volesse andare; ed egli con molta tranquillità mi rispose, che essendo il martedì, era giorno di esami al Vicariato11, e perciò si teneva pronto per andarci quando lo venissero a prendere. Ammirai la sua pace e regolarità; e ben sicuro che nessuno lo verrebbe a prendere quella mattina, lasciai che se ne andasse col suo mantello e cappello alla biblioteca ad attendere ivi fra i libri la chiamata. Poco dopo le dieci venne uno a recarmi la notizia che i pontificii avevano alzato la bandiera bianca; e di fatti il cannoneggiare era cessato. A quella nuova il buon p. Antonio Angelini 12, che era presente, impallidì e guar dandomi stupefatto disse: Ma come! non entrano...! Io risposi: Padre mio, purtroppo entrano; e senza più mi mossi per recare la nuova al P. Provinciale. Nel passare davanti alla stanza del p. Ministro13, mi af facciai sulla porta, e vedendo ivi raccolti tre ο quattro insieme attorno al
+
<div style="text-align:justify">
p. Ministro, dissi : I Pontificii hanno alzato la bandiera bianca ; e senza dir altro, andai via maravigliato di vedere che restarono in un certo atto di stupore, che non saprei bene dire quale; e lo intesi solo dopo, quando seppi che stavano allora leggendo una profezia e commentandola tra se conchiudevano appunto allora, che Roma non sarebbe presa.
+
* [[Ballerini, Antonio]]
<lb/>Lascio stare tutto ciò che appartiene alla storia publica, come fu patteggiata la resa, e come, mentre si patteggiava, una parte dell'esercito italiano ο secondo ο contro i patti entrò nella città, disarmò e fece prigionieri i soldati del Papa, occupò le loro caserme, fece ο lasciò fare dei zuavi e degli altri quello strazio, che le storie racconteranno14. Incominciò per Roma un parapiglia, uno schiamazzo, un baccano che faceva orrore. Non vi era governo, che tenesse in freno la plebaglia, perché l'antico era ces sato e il nuovo non era per anche incominciato. Laonde il popolaccio con armi in mano ο rubate ο trovate ove che sia, e con bandiere tri colori scorrazzava per le vie urlando e festeggiando mattamente, e dando addosso a qualche meschinello che fosse veramente ο si credesse un povero zuavo.  
+
* [[Name::Boero, Giuseppe]]
<lb/>All'uscire del refettorio io fui chiamato ad udire le grida tumultuose che si venivano avvicinando nel corso, e feci porre la stanga alla porta rustica per sostenere, se fosse d'uopo, un primo impeto po polare: del resto non vi era da far altro che commettersi alla provvi denza di Dio. Io non sentii la paura, anzi ebbe sempre buona speranza che il Signore ci camperebbe da quegli orrori, che in tali casi si posson temere; e vidi parimente molti altri, che non ismarrivano [sic] punto: ma v'erano altresì di quelli che temevano, ο a cui quegli urli facevano veramente male. Erano già tornati in collegio parecchi di quelli che la mattina andarono ad assistere i combattenti per aver cura dei feriti, ma parecchi erano fuori ancora, né si sapeva che ne fosse. A poco a poco tornarono tutti, eccetto quattro; dai quali però verso sera ebbi un bi glietto, con cui mi avvisavano di essersi riparati al collegio scozzese15 : ed io loro risposi che pregassero il Rettore di poter restare ivi la notte per non esporsi ai pericoli della strada, e così fecero. La mattina seguente poi tornarono a casa di buon'ora e senza molestia.
+
* [[Name::Manera, Francesco]]
<lb/>
+
* [[Name::Marchi, Giuseppe]]
Uno ο due ore prima dell'avemaria16 venne un battaglione di bersa glieri ad impadronirsi della caserma che era nell'atrio delle scuole, e a disarmare e far prigioni i pontifìcii, che ivi si erano ritirati e chiusi. V'ebbe in casa qualcuno che s'impaurì credendo che i pontifìcii volessero fare resistenza, e che perciò si verrebbe alla forza, e me ne fece parola perché m'interponessi e credessi di disconsigliarneli ; ma io noi credetti e non feci nulla, e di fatto la cosa andò bene, perché i pontificii aper sero il portone e si diedero prigionieri. Poco appresso fui chiamato alla porteria, dove un ufficiale con un picchetto di soldati mi attendeva. Dmi che voleva visitare le parti più alte della casa, e compresi che ciò era per sospetto di soldati nascosti. Lo condussi alla loggia dei teologi; ma ivi spiegandosi meglio mi fece intendere che voleva vedere quella parte che soprasta al cortile delle scuole, cioè il gabinetto fisico. Vi fu tosto condotto: e così la visita ebbe fine. Una simile perquisizione fu fatta nella casa del Gesù, ma in maniera più disgustosa; perché furono raccolti tutti i padri (eccetto il p. Generale) in un angolo del corridoio, ed ivi guardati finché si andò in giro visitando la casa. Avvenne che il p. Ministro, che non aveva udita la prima chiamata e nulla sapeva di ciò che avveniva in casa allora, uscì fuori della camera senza sospetto; ed ecco che i soldati vedendolo e credendolo forse un soldato travestito gli corsero addosso coll'arme alla mano, con grande paura di quel po vero padre; il quale per altro fattosi conoscere, fu condotto fra gli altri e non ebbe altro male.  
+
* [[Name::Passaglia, Carlo]]
<lb/>Noi al collegio avemmo un altro timore quella sera. Giunse un ordine, non so da chi, che si lasciasse aperta la chiesa, perché si volevano metter ivi a passare la notte i prigionieri di guerra. 10 dissi che facessero ogni opera per ottenere che ciò non seguisse, dolendomi indicibilmente che la chiesa dovesse essere volta in caserma ed insozzata; oltreché sarebbe stato un gravissimo incomodo per la celebra zione delle messe nel dì seguente. E in caso che non si potesse altra mente, proposi di dar loro piuttosto la Congregazione degli scolari 17. 11 fatto fu che i prigionieri non vennero e la chiesa fu salva. Così ebbe fine quella memorabile giornata. Ma qui per far comprendere quanto alte radici avesse messa in alcuni quella già ricordata speranza che non entrerebbero, aggiungerò un aneddoto appena credibile; ed è, che quella sera stessa dopo tutte le cose già narrate, venne da me verso l'ora di cena un buon padre, e dissemi ch'egli sperava ancora che non entrereb bero, e che erasi risvegliata in lui questa speranza leggendo testé nel Kempis un passo, che lo incuorava a non sconfidare. Io gli dissi: ma già sono dentro, e noi gli abbiamo in casa. E' vero, rispose; ma il grosso dell'esercito sta fuori ancora, e domani è il dì dell'ingresso: se dunque questo non avvenisse, non potrebb' egli dirsi tuttavia che non sono en trati? Ecco in che senso io spero ancora. Frattanto venne l'ora della cena; ed io levandomi gli risposi: ebbene, domani vedremo. Non si sa peva se i cittadini sarebbero forzati a porre i lumi alle fenestre18 ; ma si temeva; quindi ad evitare in caso di violenza un nuovo pericolo, io feci mettere in ordine un certo numero di lumi, da adoperare soltanto nel caso, che ciò divenisse necessario ad redimendam vexationem. Questo apparecchio di cui per altro non si fece alcun uso perché il bisogno non venne, dispiacque a qualcuno de' nostri, a cui sembrava ο un atto di viltà, ovvero un'illecita approvazione del fatto; ed io che scrivo una me moria e non un'apologia, noto qui fedelmente l'una et l'altra cosa, lasciandone il giudizio a chi legge; sebbene il mio parere è il medesimo di prima, cioè che così si doveva fare perché da un canto non è illecito nel caso di violenza il poire i lumi e riconoscere che ha la forza chi l'ha di fatto; e dall'altro non si deve esporre una numerosa comunità a pericoli, che non siano strettamente necessari, perché non tutti sono armati del medesimo coraggio, né tutti son vogliosi di eroici sacrifici. E per la stessa ragione io era allora, e sono anche adesso persuaso, che in siffatti rischi si deve con ogni facilità concedere, che si sottraggano dal pericolo tutti quelli, che hanno paura, perché il coraggio non si può né infondere né comandare, e molti in una stretta paurosa possono di leggieri patire ο nella sanità ο nell'animo tale scossa da divenire ο di corpo e di mente inabile ad ogni cosa per sempre. Anzi io lodo quelli, che vincono anche in ciò ogni umano rispetto, e dicono candidamente al superiore: io ho paura; come all'incontro biasimo quelli, che rendono più difficile una tal confessione col burlarla.
+
* [[Patrizi, Francesco Saverio]]
<lb/>
+
* [[Name::Perrone, Giovanni]]
La mattina del 21. a buon'ora tornarono a casa quei quattro scolastici, che si erano rifugiati al collegio scozzese, e vi avevano passata la notte. In tutta quella mattina non si ebbe in casa nessuna molestia: gli animi però erano preoccupati parte delle novelle dolorose, che si udivano di fatti atroci avvenuti or qua or la specialmente contro i veri ο i creduti zuavi, parte [sic] aspettazione di ciò che accederebbe nel solenne in gresso delle regie truppe del generale Cadorna, che doveva farsi verso il mezzodì. V'era poi anche sempre l'incertezza della nostra sorte, con giunta con una quasi certezza, che ο in un modo ο in un altro saremmo quanto primo discacciati. Frattanto io era spesse volte chiamato alla por teria dagli ufficiali, che avevano i loro soldati nelle scuole, or per una cosa ed or per un altra; domandavano una stanza dentro la porteria, poi un'altra, poi le scuole superiori, poi la congregazione dell'aula mas sima, poi la prefettura19, poi la stanza, dov'era il palco delle dignità, e così altre cose di mano in mano, non già tutte in quel giorno, ma appoco appoco, finché ebbero ogni cosa, eccetto la Prima Primaria e la Congregazione del Passetto, che furono loro sempre negate.
+
* [[Pianciani, Giambattista]]
<lb/>Ma tornando al giorno 21. settembre, una delle cose, che cagionavano maggiore disturbo a molti, erano quegli urlacci tumultuosi che si facevano dalla gentaglia per le strade, e poiché in quel dì erano da aspettarne assai per l'ingresso delle truppe, io andai a pranzare cogli scolastici alla prima tavola, e poi dopo la visita li radunai a ricreazione comune tutti insieme teologi, sofì e maestri nella sala, dove sogliono farla i padri, acciocché fossero più lontani dai clamori, e trovandosi in maggior numero meno vi atten dessero. Infatti così avvenne, e qualcuno mi disse poscia, che in quella mescolanza e nell'allegria di quella ricreazione comune aveva scosso il timore, e si era riavuto. Non mi ricordo di alcuna particolarità notabile avvenuta in quel giorno: solamente toccherò qui di una frivola dimostra zione fatta contro di noi, non saprei dire in che giorno. Una sera sull'ora della cena, ossia circa le otto, un pugno di gentaglia si radunò con fiac cole accese davanti alla porteria rustica; stettero ivi fermi e taciturni un certo tempo, e poi spensero e se ne andarono. Chi la spiegava in un modo, chi in un altro; a me fu detto il dì appresso, che era stata una mostra di esequie a noi celebrate. Ma checché fosse, il certo è che fu una pura mostra, e che non ebbe nulla di minaccevole né di clamoroso. Quello che v'ebbe di più terribile in quei giorni non fu ciò che avvenne, ma ciò che poteva avvenire e che si aspettava: e molti più patiscono nella lenta aspettazione del male, che nel male medesimo. Vero è altresì che il meglio di questo domestico racconto è perduto, perché io non mi ri cordo più, né posso qui riferire quei vari aneddoti, che ogni giorno ac cadevano, e che raccontati e messi insieme formavano una varietà mi rabile di piccole avventure; come di un tale, che mi fece chiamare di cendo di aver cose da dirmi in gran secreto, e di fatti mi disse, che si era trovato in un luogo, dove si era concertato di fare una perquisizione in tutta la casa del collegio romano per sospetto ο di zuavi nascosti, ovvero di armi; ed altre siffatti cose: e di un altro che dandosi per una persona assai riguardevole e dicendo di avere in quel tramestio perduto il baule, chiedeva con grande insistenza un prestito; al quale io feci con le parole tutti gli onori convenienti al suo illustre casato, ma nul la più.
+
* [[Name::Secchi, Angelo]]
<lb/>
+
 
Dopo l'ingresso delle truppe, tutto il pensiero fu volto a sollecitare la partenza degli scolastici. Intorno alla quale è da notare, che il P. Provinciale già fin del mese di agosto aveva scritto fuori a diversi provinciali di Francia per sentire se nel caso di una cacciata potrebbero ricevere gli scolastici di questa provincia, e ne aveva avuto favorevoli e cortesissimi risposte: imperocché nessuno allora prevedeva il turbine delle sciagure, che era per piombare sulla Francia. Ma come si vide l'andamento della querra, fu d'uopo rivolger l'animo altrove, e pensare all'Austria, alla Germania, e all'Inghilterra. Fu scritto e convenuto, sempre però con molta speranza che il bisogno non verrebbe. Quando poi il territorio pontificio fu invaso, allora oltre al ritegno della speranza che sempre durava, e alla difficoltà degli abiti che non erano preparati, si aggiunse la difficoltà del passaggio che era pericoloso da tutte le parti, massima mente per quelli che potevano essere sospetti di sottrarsi alla leva; anzi non andò guari, che sarebbe stato al tutto impossibile. Ma passato il trambusto dell'entrata, parve che quello fosse il momento opportuno; e quindi non si pensò più ad altro che ad accelerare. Il P. Provinciale si adoperò in questa spedizione con un'attività meravigliosa, ed ebbe poi la consolazione di vederla in pochi giorni compiuta felicemente. Ecco l'ordine che si tenne. Partivano a drappelletti di sei ο di otto alla volta, tre drappelletti ogni giorno, uno la mattina di buon'ora, l'altro verso mezzodì, il terzo la sera verso due ore di notte, or per Firenze ed or per Ancona, secondo treni e partenze. Il P. Provinciale ed io ogni mat tina ci univamo insieme per formare questi picchetti di partenza pel dì seguente, ne quali oltre gli scolastici ed i maestri del collegio romano ο di altri collegi qui radunati entravano ancora i rettorici ed i novizi di S. Andrea20. Dipoi il P. Provinciale spesse volte andava al Noviziato per avviare quelli che dovevano partire il dì appresso, e darloro le istruzioni necessarie; ed io qui frattanto me l'intendevo col sarto, affinché allestisse i panni a quelli che erano destinati a partire, che se i destinati non potevano averli a tempo debito, si sostituiva qualche altro in vece loro. I primi partirono la sera del 23. e gli altri ne' giorni seguenti in modo, che dentro la novena degli Angeli Custodi21 furono tutti in viaggio, e tutti altresì col favor di Dio giunsero salvi al lor destino. Di qui andavano a Brixen, dov'erano accolti dal p. Salis Rettore del Convitto Fognani22 trasportato colà da Padova: quindi si rimettavano in cammino secondo la destinazione che avevano, i Teologi per l'Inghilterra, i Filosofi per la Prussia, i Rettorici per Eppan 23 e i Novizi restavano a Brixen. I Teologi delle due Province Napolitana e Veneta, e della nostra quei, che studiavano il corso breve, andarono ad Innsbruck. Dapprima i filosofi del primo anno erano stati destinati al Belgio; ma dipoi furono anch'essi ricevuti cogli altri a Maria-Laach2i. Da per tutto furono accolti con dimostrazioni di squisitissima carità, e con grandi sacrifici da parte degli ospiti, che dovevano grandemente ristringersi per dar luogo a tanti forestieri. Alquanto dopo la partenza degli scolastici partirono anche i padri, che dovevano fare la terza probazione: e questi andarono a S. Andrà in Austria
+
 
 +
 
 +
===Storia dei Fondi===
 +
===Il Collegio Romano===
 +
Già nel 1814 Pio VII <span style="color:Red">aveva manifestato</span> il proposito di restituire le case e chiese affidate alla Compagnia prima del 1773, in particolare il Collegio Romano. Il clero secolare aspirava a tenere per sè il Collegio avendolo retto dal 1773 al 1798 e, dopo la chiusura del Seminario Romano, durante la prima restaurazione dal 1814 al 1824.<br> <span style="color:Red">Fonte?</span>
 +
Tra i sostenitori del ritorno dei Gesuiti al Collegio Romano anche il [[Name::Card. Patrizi]], senatore di Roma, e il [[Name::principe Altieri]]. Il 17 maggio 1824 con il breve ''Cum multa in urbe'' Leone XII restituì a 10 anni dalla restaurazione della Comapgnia il Collegio Romano ai gesuiti.<br>
 +
Il 1 ottobre 1824 il [[Name::card. Pedicini]] presiedette la cerimonia della consegna, e alla metà del mese un avviso per le strade di Roma avvisava che i corsi sarebbero ripresi sotto la direzione dei Padri della Compagnia. Il 2 novembre, alla presenza dello stesso S. Padre, si inaugurarono i nuovi corsi. <br>
 +
Primo rettore del nuovo Collegio fu il [[Name::p. Luigi Tapparelli]] che vi rimase per cinque anni.<br>
 +
Il 29 marzo 1848 i gesuiti furono allontanati e vi fu trasferito il Seminario romano. L'anno successivo l'edificio fu occupato e pesantemente devastato dai rivoluzionari i quali prima di lasciarlo, il 7 agosto 1849, al sopraggiungere dei francesi, incendiarono un'ala del collegio, danneggiando anche le stanze di San Luigi.<ref> G. Martina, Storia della Compagnia di Gesù in Italia</ref>
 +
 
 +
<p>Sulla via Ercolano è la cosiddetta Villa dei Gesuiti che, per la disposizione interna, è inseribile tra le ville-convento della regione laziale.
 +
 
 +
E’ quasi certo che fu il cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di Gregorio XV (1621-1623), a volerne la realizzazione. Divenne proprietà dei Gesuiti, quasi certamente tra il 1644 e il 1681, data dell’elezione e della morte del Generale della Compagnia, Gian Paolo Oliva, che effettuò la donazione. Ampliata dal padre Centurioni, la Villa nel 1773 venne incorporata dalla Camera Apostolica, che il 24 gennaio dell’anno successivo la vendé a Lorenzo Marzelli, pasticcere a Roma, che la diede in affitto all’antiquario inglese Tommaso Jenkins, che ne fece un centro per artisti. La Camera Apostolica ne ritornò in possesso nel 1802 per rivenderla nel 1803 a Giuseppe Giorgi, che la tenne per tredici anni. Passò a Carlo Torlonia nel 1943, dopo essere stata acquistata nel 1816 dal Duca Giovanni Torlonia per conto della famiglia Boncompagni. Alessandro Torlonia nel 1875 la concesse ai Gesuiti per la villeggiatura dei novizi del collegio di Roma.</p>
 +
http://www.specchioromano.it/fondamentali/Lespigolature/2007/LUGLIO/Le%20Ville%20e%20i%20parchi%20nobili%20coronano%20Castel%20Gandolfo.htm
 +
</tabber>
 +
<p>
 +
The main part of the Collegium Romanum library was confiscated on October 20, 1873, and the new government set up the new national library 'Vittorio Emanuele II' in the same building. Kircher's museum was also confiscated, but many of his books and manuscripts had already been moved to the Collegium Romanum library. Some of the items from his museum are presently still preserved in the Museo Etnografico Pigorini in the EUR. Some parts of the original Collegium Romanum library, however, escaped confiscation in various ways.
 +
 
 +
A personal friend of Fr. Beckx, Don Alessandro of Torlonia, helped the Jesuits by offering them the use of his palace in Castel Gandolfo (the Villa Torlonia), where they could continue the activities of the novitiate of S. Andrea (28). The university activities moved to the above-mentioned German college in Palazzo Borromeo, where it would be known as the Pontificia Università Gregoriana del Collegio Romano. P. Beckx moved to Fiesole, where the new Curia was established, including the modern (i.e. post-1824) section of the archives of the Society.</p>
 +
 
 +
 
 +
<p>Several collections of Jesuit books and manuscripts were offered for transfer or for sale in the early years of the 20th century. For the collection including the Voynich MS, recent research by F. Potenza has finally brought some clarity into this mystery (52). A handwritten catalogue, with copies now preserved in the Historical Archives of the Gregorian University and in the archives of the Vatican library (53), refers to a sale of manuscripts to the Vatican, and it includes both the titles of the items in Ruysschaert's catalogue and the items that were acquired by Voynich. Correspondence between Jesuit, the prefect of the Vatican Library Franz Ehrle S.J. and Pope Pius X and his secretary demonstrate that these manuscripts were preserved in the Villa Torlonia in Castel Gandolfo, and the sale to the Vatican was was completed in July 1912. Voynich had already acquired his manuscripts a few weeks or months earlier. This sale was executed in complete secrecy, as clearly stated repeatedly in the related correspondence.<br>
 +
From a letter preserved in the Beinecke library (54) we know that in June 1911 a collection of Jesuit books was offered for sale to W. Voynich, by the Jesuit Pometta in Padova. The attachment listing the items has been lost, and we do not even know if the sale took place at all.</p>
 +
 
 +
<p> In 1912 there were also discussions about selling the Biblioteca Rossiana. There was interest in this library both from private collectors and from institutions. This sale was blocked in the end by the conditions of the donation contract. In 1922 the Biblioteca Rossiana was transferred from Austria to the Vatican. From Grafinger (1997) (see note 21) we know that even in 1922 the transfer of Jesuit material, of which the state was considering that it should be the rightful owner due to the earlier confiscations, was still a very sensitive topic.
 +
 
 +
The collection of over 2000 Jesuit historical manuscripts (including the Kircher correspondence) was not offered for sale, and it was equally preserved in the Villa of the prince of Torlonia in Castel Gandolfo, until September 1919 (55). At that time the Jesuits moved out, and the books were returned to the German college in the palazzo Borromeo in Rome. The novitiate activities were temporarily moved to the Villa Vecchia in Monte Porzio Catone (56), at the foot of Villa Mondragone.
 +
</p>
 +
<p>Il Fondo APUG consiste di più di 2000 manoscritti gesuiti (la prima collezione menzionata, con l'etichetta 'ex libris' di P. Beckx). Questi includono, tra gli altri materiali dei corsi del Collegio Romano, la già menzionata corrispondenza di Kircher, alcuni manoscritti autografi di Kircher e altri autografi di molti importanti Gesuiti.<br>
 +
Il Fondo Curia è parte del suddetto Ripostiglio che era stato spostato nella soffitta. Fu riconsegnato ai gesuiti nel 1948</p>
 +
 
 +
<p>The Fondo APUG consists of the well over 2000 Jesuit manuscripts (the first collection mentioned above, with the typescript ex libris of P. Beckx). These include among others course material of the Collegium Romanum, the already mentioned correspondence of Kircher, other autograph manuscripts of Kircher, and autographs of many important Jesuits.
 +
 
 +
The Fondo Curia is that part of the above-mentioned Ripostiglio that was moved to the attic (the soffitta). It was returned to the Jesuits in 1948 (57).</p>
 +
 
 +
<p>La maggior parte della biblioteca del Collegio Romano fu confiscata il 20 ottobre 1873 e il nuovo governo stabilì la nuova biblioteca nazionale 'Vittorio Emanuele II' nello stesso edificio.
 +
[Già dal 1870 però, gli eventi storici e la sensazione che il nuovo Stato italiano si sarebbe  presto mosso indussero l’allora bibliotecario del Collegio, P. Francesco Saverio Patrizi, a mettere in atto un’azione preventiva. Sfruttando l’influenza del fratello, il Card. Costantino Patrizi, chiese l’autorizzazione papale per spostare (in gran segreto) il patrimonio della biblioteca in un luogo sicuro. La sua richiesta venne accolta e parte del materiale conservato nella Biblioteca fu trasferito in diverse sedi: tra quelle note possiamo annoverare la Villa del Principe Torlonia a Castel Gandolfo e la <span style="color:Red">Villa Mondragone a Frascati.</span> La segretezza con cui queste movimentazioni furono condotte lascia poca chiarezza su cosa venne effettivamente estratto dalla biblioteca del Collegio. Sappiamo però che una parte dei mss. e degli stampati portati a Villa Torlonia venne acquisita dalla BAV (circa 370 mss, alcune edizioni aldine e volumi a stampa) mentre un’altra parte rimase a Castel Gandolfo fino al 1919, quando P. Tacchi Venturi intervenne per riportare questo materiale all’Università Gregoriana, che in quel momento trovava luogo al Collegio Germanico, Palazzo Borromeo: quest’ultima parte di mss. e stampati è quella che andrà a costituire il fondo principale dell’APUG].
 +
Anche il Museo Kircheriano fu confiscato, ma molti dei libri e dei manoscritti che ne facevano parte erano già stati trasferiti alla biblioteca del Collegio Romano. Alcuni dei manufatti del suo museo sono attualmente conservati al Museo Etnografico Pigorini, all'EUR. Alcune parti della biblioteca originale del Collegio Romano, comunque, sono riuscite a sfuggire alla confisca in diversi modi.<br>
 +
Don Alessandro di Torlonia, amico personale di P. Beckx, aiutò i Gesuiti mettendo a loro disposizione il suo palazzo a Castel Gandolfo (Villa Torlonia), dove essi poterono continuare le attività del noviziato di S. Andrea. Le attività universitarie si spostarono al già menzionato Collegio Germanico, nel Palazzo Gabrielli-Borromeo, e venne adottato il nome di Pontificia Università Gregoriana del Collegio Romano. P. Beckx si trasferì a Fiesole, dove fu stabilita la nuova Curia, inclusa la sezione moderna (ossia post 1824) dell'Archivio della Società. </p>
 +
<p>Molte delle collezioni librarie e manoscritte dei Gesuiti furono cedute o vendute nei primi anni del 20° secolo. Per quanto riguarda le collezioni che includevano il ms. Voynich, un ricerca recente di F. Potenza ha finalmente chiarito questo mistero. Un catalogo manoscritto, le cui copie sono oggi conservate in APUG e negli archivi della BAV, fa riferimento ad una vendita di manoscritti al Vaticano che include sia i titoli del catalogo redatto da Ruysschaert, sia i manufatti acquisiti da Voynich. Una corrispondenza fra i Gesuiti, il prefetto della BAV Franz Ehrle S.J., Papa Pio X e il suo segretario dimostra che questi manoscritti erano conservati a Villa Torlonia di Castel Gandolfo, e che la vendita al Vaticano venne conclusa nel luglio 1912<ref>La vendita di manoscritti del</ref>. Voynich aveva già acquistato i suoi manoscritti poche settimane o mesi prima. La transazione fu portata avanti in totale segretezza, come più volte affermato nella relativa corrispondenza. <br>
 +
Da una lettera conservata alla Beinecke Library, sappiamo che nel giugno 1911 una collezione di libri dei gesuiti fu offerta in vendita da P. Pometta S.J. a W. Voynich, a Padova. L'allegato che elencava la consistenza dei manufatti in vendita è andata perduta e non possiamo sapere se la vendita è stata effettivamente conclusa </p>
 +
 
 +
<p> Nel 1912 si discuteva anche sulla possibilità di vendere la Biblioteca Rossiana. Sia collezionisti privati che alcune istituzioni avevano mostrato interesse verso questa collezione, ma le clausole del documento di donazione ne impedirono la vendita [. Infatti, l’erede dell’enorme collezione libraria di Giovanni Francesco de Rossi, la duchessa di Sassonia Louise Charlotte di Borbone donò l’intera collezione ai Gesuiti di Roma nel 1855 con la condizione che, nel caso in cui l’ordine dei Gesuiti avesse cessato di esistere, la collezione sarebbe entrata sotto la custodia diretta dell’Imperatore d’Austria. Per questo motivo, la Biblioteca Rossiana venne inizialmente inviata all’ambasciata austriaca del Vaticano per poi, pochi anni dopo, essere spedita in Austria]. Nel 1922 la Biblioteca Rossiana fu trasferita dall'Austria al Vaticano. Da Grafinger (1997) sappiamo che già dal 1922 la movimentazione di materiale dei Gesuiti costituiva un argomento molto sensibile, dato che lo Stato, viste le precedenti confische, se ne considerava il legittimo proprietario.<br>
 +
 
 +
La collezione consistente in più di 2000 ms storici dei Gesuiti (comprendente la corrispondenza di Kircher) non fu messa in vendita, e venne anch'essa conservata nella Villa del Principe di Torlonia a Castel Gandolfo fino al settembre del 1919; in questo periodo i Gesuiti lasciarono la Villa e i libri furono restituiti al Collegio Germanico nel Palazzo Borromeo di Roma. Le attività del noviziato furono temporaneamente spostate a Villa Vecchia, a Monte Porzio Catone, ai piedi di Villa Mondragone.</p>
 +
<p>Il Fondo APUG consiste di più di 2000 manoscritti gesuiti (la prima collezione menzionata, con l'etichetta 'ex libris' di P. Beckx). Questi includono, tra gli altri materiali dei corsi del Collegio Romano, la già menzionata corrispondenza di Kircher, alcuni manoscritti autografi di Kircher e altri autografi di molti importanti Gesuiti.<br>
 +
Il Fondo Curia è parte del suddetto Ripostiglio che era stato spostato nella soffitta. [La storia di questo ripostiglio non è affatto chiara. Nel 1877, passati quattro anni dalla confisca del Collegio Romano da parte dello Stato italiano, Bartolomeo Podestà, bibliotecario attivo nella nuova Biblioteca Nazionale di Roma, scrive un rapporto al Ministro della Pubblica Istruzione con il catalogo dei manufatti trovati in un 'nascondiglio' dalla Giunta liquidatrice poco tempo prima. Interrogato da Podestà rispetto alla natura di questo luogo, l'ultimo rettore del Collegio, P. Cardella, dice di avere notizia di un 'certo ripostiglio' in cui gli antichi padri avevano nascosto del materiale prezioso sin dalla prima soppressione. L'informazione però, risulta vaga e poco verosimile e viene smentita da alcune osservazioni dello stesso Podestà.  
 +
Fu riconsegnato ai gesuiti nel 1948</p>
 +
 
 +
https://www.info.roma.it/monumenti_dettaglio.asp?ID_schede=6161
 +
<span style="color:Red">Inserire gli altri rettori: P. Manera dal 1846 al 1847<br>
 +
P. Perrone dal 1853 al 1856 <br>
 +
P. Pasquale Cambi dal 1856 al 1860 (anni del caso Passaglia)<br>
 +
P. Pietro Ragazzini dal 1867 al 1872<br>.</span>
 +
 
 +
Il 3 marzo 1850 il Seminario romano fu trasferito, si poterono quindi riprendere le attività accademiche e si poté provvedere ai restauri.<br>
 +
Dopo vent'anni, con l'occupazione delle truppe sabaude di Roma, il 20 settembre 1870, il collegio fu adibito a caserma dei bersaglieri e i locali e le aule vennero adibite a scuole tecniche e a ginnasio liceo. Il 6 novembre venne ordinata la chiusura del Collegio Romano. <br>
 +
Rimase aperta solo una scuola di filosofia e teologia per i chierici romani. Il 17 gennaio 1873.<br>
 +
 
 +
Il 20 ottobre 1873 il Collegio Romano fu privato della sua sede e trasferito presso il Collegio Germanico al Palazzo Gabrielli-Borromeo (via del Seminario 120) dove rimase fino al 1930, anno in cui venne inaugurata la nuova sede. Questo edificio tempestivamente era stato messo come proprietà di un Padre Irlandese per evitare che fosse incamerato come per l’edificio del Collegio Romano. Pio IX con rescritto del 4 dicembre 1873 concesse che il Collegio Romano si chiamasse “Pontificia Università Gregoriana” <span style="color:Red">Link al documento?</span>. Come si attesta in alcuni documenti presenti in archivio la carta intestata reca la dicitura:"Pontificia Università Gregoriana del Collegio Romano". Questa denominazione si manterrà in uso al meno fino a 1929.
 +
Nella denuncia nel 1877 di Bartolomeo Podestà, possibile in conseguenza della legge di soppressione delle Corporazioni religiose di Roma, apprendiamo del ritrovamento di questo ripostiglio (cui si accedeva da una botola murata: quindi presumibilmente lo stesso da un secolo! ) dove erano conservate parti di fondi che oggi fanno parte, nuovamente, dell'Archivio della PUG.
 +
====L'Archivio della PUG====
 +
L'Archivio storico della PUG conserva alcuni documenti sulla storia del Collegio Romano <span style="color:Red">dalla fondazione ad oggi</span>.
 +
Relativamente al periodo Ottocentesco, dal 1824 (restituzione del Collegio alla Compagnia di Gesù) al 1873 (soppressione degli Ordini religiosi), oltre ai documenti disseminati nel [https://www.unigre.it/archivioimg/Cataloghi/Collegio_Romano.htm Fondo APUG]<ref>a titolo di esempio si veda la descrizione del Faldone [https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000223070 APUG 135B] dove si trovano materiali cinquecenteschi relativi alla fondazione del Collegio Romano e i primissimi atti accademici datati 1575-1582</ref> è presente un corpus documentario denominato ''[https://manus.iccu.sbn.it/en/search-libraries/-/bib/fund/1402 Fondo Collegio Romano]''.<br>
 +
Si tratta di una trentina di faldoni contenenti materiale relativo a Collegio Romano, all'Università Gregoriana e al Collegio di Mondragone che vennero inviati nel 1984 dall'archivista della Provincia Romana<ref>la Provincia Romana dal 1831 al 1978 diverrà Provincia d'Italia fino al 2017 e successivamente Provincia Euro-Mediterranea</ref> dal 1983 al 1994 Vincenzo Pellicciotta SJ  all'archivista della Pontificia Università Gregoriana Padre Vincenzo Monachino, trattenendo solo una minoranza di documenti afferenti alla Provincia (cfr. lettere di Pellicciotta  <br>
 +
Tale fondo si configura più come un insieme di documenti, per la maggior parte carte sciolte, eterogenei per tipologia e datazione che sono stati accorpati e descritti in 130 [[Index:Fcr-schede.djvu|'''SCHEDE CARTACEE''']] realizzando un inventario dove sono rimaste inalterate le precedenti segnature così suddivise:<br>
 +
 
 +
- Segnatura 532 divisa in 23 sottocartelle<br>
 +
- Segnatura A-5 divisa in 10 sottocartelle (da III a XII)<br>
 +
- Segnatura A-6 divisa in 5 sottocartelle (da VI a X)<br>
 +
- Segnatura A-7 divisa in 9 sottocartelle<br>
 +
- Segnatura A-8 divisa in 4 sottocartelle<br>
 +
- Segnatura A-9 divisa in 5 sottocartelle (da III a VII)<br>
 +
- Segnatura A-10 divisa in 9 sottocartelle<br>
 +
- Segnatura A-11 divisa in 5 sottocartelle<br>
 +
- Segnatura A-12 divisa in 20 sottocartelle<br>
 +
- Segnatura A-13 divisa in 8 sottocartelle<br>
 +
- Segnatura FZ*<br>
 +
- Segnatura L (123-124)<br>
 +
- Segnatura M (32, da 79 a 91, 95, da 97 a 100, 118)<br>
 +
- Segnatura N (31, 56, 162)<br>
 +
 
 +
 
 +
Accesso alla [https://drive.google.com/drive/folders/13sGYJ14Qn2P_S_mm77f4bwI0I6yf3BZG?usp=sharing cartella] riservato agli utenti autorizzati.<br>
 +
* [https://gate.unigre.it/mediawiki/index.php/File:Convenzione_Provincia_Gregoriana_1949.jpg Convenzione] del 1949
 +
 
 +
<br>
 +
Nel 2024, in occasione del bicentenario della restituzione del Collegio alla Compagnia di Gesù, la Fondazione La Gregoriana ha finanziato un progetto di revisione e catalogazione di questo Fondo nel catalogo nazionale ''Manus Online'' realizzando descrizioni estese fruibili a questo '''[https://manus.iccu.sbn.it/en/search-libraries/-/bib/fund/1402 link]'''.
 +
<br>
 +
===='''Indici dei nomi e dei concetti chiave'''====
 +
# [https://gate.unigre.it/mediawiki/index.php/Category:Nomi_presenti_nel_Fondo_Collegio_Romano '''Indice dei nomi''']<br><br>
 +
# '''Concetti chiave'''<br>
 +
 +
* Conflictus
 +
* Infirmitas
 +
 
 +
* Conspiratio
 +
 
 +
===='''Serie archivistiche'''====
 +
Con "serie archivistica" si intende una parte componente di un fondo che raccoglie un insieme di unità archivistiche aggregate secondo un determinato criterio o nella fase di formazione dell’archivio o nel corso di operazioni di ordinamento successivo. Una serie archivistica può aggregare documentazione omogenea dal punto di vista formale ma eterogenea sotto il profilo del contenuto giuridico e amministrativo. Viceversa, può raccogliere documentazione eterogenea sotto il profilo formale ma conservata insieme perché risultato di un medesimo processo di sedimentazione, o di una medesima attività, o perché relativa alla stessa materia.<ref>Archivio di Stato di Torino, ''Glossario di archivistica''</ref>
 +
 
 +
==Stato di conservazione dei documenti==
 +
[[File:F.C. 1681.jpg|thumb|right|Carte e fascicoli sciolti databili tra il 1822 e il 1860 (F.C. 1681)]] I materiali del fondo si presentano principalmente nella forma di fascicoli o carte sciolte, talvolta con cuciture precarie, conservati in camicie<ref>
 +
Foglio di carta o di cartoncino, contenente documenti archivistici. Normalmente le camicie condizionano i fascicoli e gli eventuali sottofascicoli; sulle camicie possono essere indicati l’oggetto, la cronologia, la classificazione o la segnatura della unità archivistica (v.) e più raramente l’elenco degli atti contenuti.</ref> di carta o cartone dove talvolta si trova traccia di antiche collocazioni come il caso di "cassetto" rinvenuto su camicie o singoli documenti.<br>
 +
I registri e i diari hanno invece forma libraria con legature in cartone o in quarto di pergamena e riportano normalmente l'indicazione delle antiche collocazioni.<br>
 +
I danni principali riguardano le carte che presentano strappi e lacune, oltre agli inchiostri acidi che hanno provocato l'imbrunimento della carta.
 +
 
 +
=='''Francesco Saverio Patrizi'''==
 +
L'amministrazione di Patrizi fu la più lunga e per alcuni aspetti la più significativa nei cinquant'anni in cui i gesuiti furono al collegio romano durante il XIX secolo. Essa si caratterizzò sopratutto per un'opera di razionalizzazione e aggiornamento delle collezioni che implicò anche il ricorso a procedure che oggi sarebbero considerate deprecabili, come ad esempio quando nel 1855 e nel 1856 Patrizi affidò ad alcuni librai romani l'incarico di vendere all'asta volumi provenienti dalla ''secreta''<ref>APUG, Fondo Collegio Romano, A-6-VII(c)</ref> L'operato del nuovo bibliotecario non fu comunque mai spregiudicato, come testimoniano alcune liste di doppioni  redatte proprio per cercare di eliminare i volumi in eccesso, sostituendoli con l'acquisto di opere più recenti e aggiornate<ref>acquisti dell'amministrazione Patrizi in APUG 2805, cc. 59r e seguenti</ref> <br>
 +
Nei primi anni della sua gestione Patrizi venne affiancato da Paolo Beorchia [...]. Fu già in questo periodo che Patrizi, assistito e forse ispirato da Beorchia, diede inizio a una sua vasta e meticolosa operazione di censimento, studio, restauro e accrescimento della collezione di aldine del collegio. [...] sotto la prefettura di Patrizi furono anche altri gli aspettiche vennero curati con più attenzione del passato. Ad esempio, il bibliotecario riuscì nell'impresa di iniziare la revisione e correzione del catalogo, istituì un registro dei libri donati alla biblioteca, pose particolare attenzione nel tenere traccia dei libri presi in prestito attraverso registri ed elenchi di volumi messi a disposizione del corpo docente nelle aule.[...] Tuttavia l'impresa che meglio riuscì a Patrizi fu quella di trasportare una grande quantità di libri fuori dal collegio non appena nel 1870 fu chiare che le truppe italiane avrebbero preso Roma e ci sarebbe dunque stato il rischi di requisizione per i beni appartenenti agli ordini religiosi. Sfruttando la posizione la posizione di potere del fratello Costantino, cardinale vicario, Patrizi chiese tramite lui l'autorizzazzione papale per mettere in salvo il patrimonio della biblioteca. [segue lettera di F. S. Patrizi al fratello cardinale Costantino] <br>
 +
La segretezza fu messa in atto alla lettera e oggi è davvero complicato capire cosa e come venne messo in salvo e ancor di più dove venne nascosto. [..vedi pagina della storia del fondo collegio romano..]. Se le operazioni del Patrizi contribuirono a 'salvare' la parte forse più preziosa del patrimonio della biblioteca, per decine di migliaia di altri volumi il destino fu dunque quello di confluire all'interno della nazionale centrale romana, di cui andarono a costituire il nucleo librario più consistente.
 +
 
 +
Info bibliografiche
 +
https://en.wikisource.org/wiki/Catholic_Encyclopedia_(1913)/Francis_Xavier_Patrizi
 +
https://arsi.jesuits.global/wp-content/uploads/2022/05/AHSI-2020.I_2-Mancini.pdf
 +
 
 +
 
 +
== MONUMENTA KIRCHERI ==
 +
di seguito, il codice per il banner grigio che era dedicato ai link per Museo e Organum:
 +
<div style="margin: auto; float:none; border:1px solid #A9A9A9; background-color:#F5F5F5; padding:5px;">
 +
{|
 +
|-
 +
| <sup>[[File:New.svg|50px|left]]</sup> || '''More information about ''Kircherian Museum'' are available on this  [[Kircherian_Museum|page]].'''
 +
|-
 +
|  || '''The project ''Athanasius Kircher’s Organum mathematicum. On the Evolutionary Improbability of an Information Processing Innovation'' has been launched. [[Athanasius Kircher’s Organum mathematicum. On the Evolutionary Improbability of an Information Processing Innovation|Find out more here]]!'''
 +
|}
 +
</div><br>
 +
== Note ==
 +
<references/><br>
 +
<br>
 +
_________________________________________________________________________________________________________________________________
 +
 
 +
==Fondo D'Elia==-->
 +
__NOFACTBOX__

Latest revision as of 15:28, 20 May 2025

Sandbox 418cefe1-c82d-40c7-804b-be194b115432 1800x1800.jpg


Kircher




Lorem ipsum dolor sit amet,

consetetur sadipscing elitr, sed diam nonumy eirmod tempor invidunt ut labore et dolore magna aliquyam erat, sed diam voluptua.

At vero eos et accusam et justo duo dolores et ea rebum. Stet clita kasd gubergren, no sea takimata sanctus est Lorem ipsum dolor sit amet.

  • Marginalia
  • consetetur sadipscing elitr
  • sed diam nonumy eirmod tempor invidunt

Trento

Works Bibliography

APUG 0235 100r.jpg

Monumenta Concilii Tridentini Bibliography.jpg

Explore Explore
Il cardinale Ercole Gonzaga presiede una seduta del Concilio di Trento in Santa Maria Maggiore (Trento). Elia Naurizio, Congregazione generale del concilio di Trento (1633). Museo diocesano Tridentino.



Linee di ricerca

La questione storiografica

E mi è piaciuto divider l'opera in capi per la mistura che vi ha l'istoria , e d'apologia , e per l' intrecciamento di molte materie scientifiche , benché non disputate per professione , e con l'asprezza delle scuole . come si evolve la scrittura da moralizzante a Jedin: linea evolutiva). La scrittura della storia nel XVI sec (ALICE)

  • La storia incompiuta di Terenzio Alciati
  • La Storia del Pallavicino
  • Hubert Jedin

Le forme discorsive del Fondo

Una forma discorsiva sarebbe l'artefatto composto da una semantica condensata in un discorso verbale e da una materialità, il cui insieme denota una regolarità che consente una specifica distinzione nel contesto di molteplici ambiti culturali. In altre parole, ogni forma deve assolvere a una funzione "selettiva" del contenuto che le permetta di orientare le aspettative di chi si avvicina alla sua lettura. Tuttavia, assolve a questa funzione nel suo rapporto con altre forme simultanee dalle quali dovrà essere distinto – una rete di forme – mentre sopravvive nel tempo adattandosi ai cambiamenti storici, o può scomparire. È importante notare che una forma discorsiva non deve necessariamente essere stampata, tuttavia, la stabilizzazione delle forme discorsive si ottiene davvero grazie alla stampa.
Una linea di ricerca potrebbe mirare a individuare e descrivere le forme discorsive manoscritte in relazione a quelle coeve a stampa. Seguendo questo metodo di indagine è possibile individuare attraverso l’analisi della semantica e della materialità del documento la sua funzione sociale, in quanto forma che adempie una funzione selettiva capace di guidare le aspettative del lettore all’interno di un determinato sistema sociale. Questo implicherà la necessità di gettare un doppio sguardo sulla documentazione: in quanto varietà di forme che hanno veicolato la comunicazione dei saperi e nel contempo seguire l'evoluzione delle stesse forme. Da un primo sguardo sulla documentazione del Concilio di Trento individuiamo: istanze, disputazioni, negozi, osservazioni, trattati, consigli, opposizioni, diari, e altre. Per ognuna di queste forme andranno verificati contesti di produzione (con particolare attenzione all'influenza reciproca dei media manoscritto e stampato), caratteristiche materiali (formato, mise en page, presenza di apparati grafici) e circolazione.

Canones, et Decreta Sacrosanti Oecumenici, et generalis Concilii Tridentini Romae, 1564[1].

Fra le tipologie individuate nel Fondo Concilio di Trento, possiamo elencare:

Forme
Corrispondenza Diari Ricordi
Istruzioni Conditiones Memoriali/Memorie
Adnotationes Avvertimenti Avvertimenti
Informationes Ritratti Racconti
Dichiarationes Orationes Scrittura
Considerationes Relationes Modo
Trattato Proposta Decreto
Indices Ordo


Temi chiave

Dall'indice della Storia del Concilio secondo Pallavicino. Grandi temi nell’indice (nomi, concetti) es. libertà, Soave. Inserire qui l’indice.

La ricezione

La convalida di una opera dipende dall'orizzonte delle aspettative dei lettori.
Pertanto, le affermazioni sull'interpretazione di un testo sono sempre relative a una comunità di lettori. Vale a dire, tutta la convalida di un libro dipende dall'orizzonte delle aspettative dei lettori. Pertanto, le affermazioni sull'interpretazione di un testo sono sempre relative a una comunità di lettori. Non è possibile affermare che il libro dice qualcosa indipendentemente da una comunità di lettori. I libri e i documenti, in quanto comunicazioni e non in quanto oggetti materiali, esistono solo nell'appropriazione dei lettori.
A partire da questo punto di partenza teorico potrebbe essere considerata la ricezione di Alciati da parte del Pallavacino, fino ad arrivare a la storia del concilio di Trento di Hubert Jedin.

Tirocini

Alcune delle attività indicate nelle Linee di ricerca potranno essere realizzate da tirocinanti in convenzione con università quali Sapienza, NotreDame University e, per quanto concerne gli interventi di restauro, con la scuola di alta formazione ICPAL.


__________________________________________________






Il progetto Monumenta Concilii Tridentini è promosso dall’Archivio storico della PUG e avviato nel 2018 per descrivere e comprendere la valorizzazione del Fondo Concilio di Trento dalla sua costituzione (fine secolo XVI) ai giorni nostri. Il termine valorizzazione, proprio della comunicazione in ambito economico e posteriormente applicato ai così denominati "beni culturali", è stato definito da Charles Gide come: "hausse factice dans la valeur marchande d'une denrée provoquée au moyen de manœuvres économiques"[2]. In questo senso la valorizzazione è vista come il risultato di un'operazione fittizia destinata a dare valore a una merce che, per la sua scarsità provocata, aumenta il suo prezzo. La introduzione del termine nell'ambito dei "beni culturali" sta a indicare il desiderio di dare un nuovo valore a un determinato oggetto. Anche in questo caso si dovrebbe parlare di un'operazione costruita intorno al determinato oggetto. Se in un momento dato si decide di valorizzare qualcosa è perché in precedenza si era deprezzato. Il valore non è pertanto presente nella cosa in sé ma nell'osservazione che si compie su di essa. Allo storico può interessare quest'alternanza valutativa in quanto indicatore di mutamenti o di possibili evoluzioni sociali.
Quindi, per valorizzazione in questo contesto intendiamo:

L’attribuzione di un valore frutto di una selezione basata su determinate osservazioni che utilizzano distinzioni. L’osservazione è una distinzione che permette di selezionare e indicare una delle parti distinte come differente dall’altra. Per tanto, la modalità dell’attribuzione è sempre contingente e dipende dall’osservazione che si compie sull’oggetto. In questo senso, l'attenzione primaria si rivolge non tanto all'oggetto in quanto tale quanto alle configurazioni di distinzioni operate sul suo conto.

Le azioni che si intraprendono per mettere in valore questa documentazione si manifestano in una serie di operazioni che ebbero inizio nel secolo XVII e che subirono una brusca flessione a partire dalla metà del secolo scorso. Sarebbe possibile marcare, in questo lasso temporale, una sequenza di interventi: la prima raccolta e selezione operata nel XVII secolo, l'operazione di integrazione e sintesi per la pubblicazione della storia del Concilio (1656), gli interventi di raccolta e legatura di metà del '700, l'utilizzo del medesimo materiale per una nuova storia del concilio a metà del '900, fino ad arrivare a un ambizioso progetto di restauro, mai attuato, negli anni '90 del secolo scorso.
Al momento individuiamo le seguenti fasi nel processo di valorizzazione:

  • Verificare lo stato di conservazione dell’intero fondo in vista dell’elaborazione di un piano di emergenza per restaurare, consolidare e condizionare la documentazione. Questa prima osservazione materiale è funzionale per rimodulare successivamente il progetto di ricerca.
  • Catalogare il materiale, azione che implicherà la revisione e integrazione delle schede già presenti in MOL (Manus on line, Fondo APUG). Si realizzerà una descrizione codicologica per ogni unità individuata; questo significherà nel caso di volumi miscellanei la realizzazione di tante schede quanti sono gli elementi contenuti. Il rilevamento dei dati catalografici rappresenta un momento fondamentale per praticare un'osservazione minuziosa di elementi esterni (cucitura, legatura, antiche segnature etc.) ed interni (autori, titoli, lingue etc.) che collegati tra loro possono fornire informazioni storiche. Verranno realizzate schede biografiche relative ai nomi individuati nella fase di catalogazione e nell'annotazione dei documenti realizzando un Authority File.
  • Digitalizzare la documentazione da inserire nella piattaforma GATE, operazione che sarà funzionale alle linee di ricerca proposte. Il rilevamento dello stato di conservazione è comunque preliminare a qualsiasi attività di fotoriproduzione. La digitalizzazione prevede sempre la selezione, la trascrizione e l’annotazione collaborativa del testo. Per la realizzazione di quest’ultimo punto, si compierà un lavoro transdisciplinare tra storici, sociologi, filologi, etc., con l'obiettivo di affrontare una descrizione adeguata della struttura sociale della prima modernità.


Lavori in corso

  • Per comprendere la struttura e le modalità di composizione dell’opera Istoria del Concilio di Trento realizzata da Sforza Pallavicino a compimento del lavoro di ricerca e raccolta dei documenti di Terenzio Alciati, si è scelto di iniziare con la trascrizione integrale dell’indice della prima edizione dell'opera (1656-1657): Tavola delle cose notabili[3], contenente nomi, opere, temi selezionati per un totale di ben 63 pagine in folio. Questo paratesto, insieme ad altri, è di capitale importanza in quanto strumento che pretende di orientare il lettore; dall'indice è inoltre possibile inferire l’aspettativa della repubblica dei lettori riguardo l'opera. Quest’osservazione si fonda sulla considerazione che nel processo di comunicazione è più rilevante la ricezione (comprendere o fraintendere l'informazione) che l’emissione (atto del comunicare).
  • Lo studio relativo alle modalità di selezione e organizzazione del materiale passerà invece da una revisione delle schede catalografiche presenti in MANUS on line: i dati attualmente presenti, spesso scarni e approssimativi, sono quelli riportati nelle schede topografiche dell’inventario dattiloscritto realizzato in APUG nel corso degli anni Settanta. In questa fase saranno individuate le tipologie testuali a partire da come si presentano nei titoli dei manoscritti, lavoro preliminare alla ricerca sulle forme discorsive. Inoltre per il materiale epistolare sarà realizzata una catalogazione a livelli per restituire i dati di ogni singola lettera.

Bibliografia

Contestualmente al progetto di ricerca sarà allestita una bibliografia specifica relativa alla storiografia sul Concilio di Trento.

La bibliografia è disponibile a questo link.

Note

  1. Esistono tre tirature di questa prima edizione. La prima reca CCXXXIX carte e non presenta l’indice finale. Inoltre contiene molti refusi. La seconda è sempre numerata in cifre romane, ma presenta in fine un Index dogmatum, et reformationis di 12 pagine non numerate ed un testo più corretto. La terza tiratura ha la numerazione delle pagine in numeri arabi e (16) pagine finali, che, oltre all’indice, contengono per la prima volta la Bolla di Pio IV di conferma delle decisioni conciliari. (F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010).
  2. Gide, Ch., Cours d'économie politique, 1919, p. 154
  3. Trascrizione con immagini dell'edizione Tavola delle cose più notabili

The Council of Trent project[1]

Introduction

The Monumenta Concilii Tridentini is a project promoted by the Historical Archives of the Pontifical Gregorian University. It began in 2018 for the purpose of describing and understanding the enhancement of the Council of Trent fonds from its establishment in the late 16th century to the present day. The term enhancement, frequently used in the field of economics, subsequently applied to the so-called "cultural heritage", has been described by Charles Gide as: "hausse factice dans la valeur marchande d'une denrée provoquée au moyen de manœuvres économiques"[2]. In this sense, enhancement can be viewed as the outcome of a fictitious operation intended to give value to a good which, because of the perceived shortage in supply, increases in price. The application of that term to "cultural heritage" indicates the desire to give a new value to a specific artifact within that heritage (though, even in this case, there should be reference to an operation built around said artifact). If you decide to appraise something at a given moment, it is because that thing had formerly depreciated. Therefore, the value does not lie in the artifact itself, but rather in the observation that takes place on it. The historian might take an interest in this evaluative shift, as it is an indicator of changes or possible social developments.
So, for our purposes in this context, enhancement shall mean:

The attribution of a value which is the result of a selection based on certain observations that incorporate distinctions. These sorts of observations allows you to select and indicate one distinct part as different from another. Therefore, the mode of attribution is always contingent, and it depends on the observation that takes place on the artifact. In this sense, the primary focus is not so much on the object as such, but rather on the configurations of distinctions made on it.


Actions that are undertaken to highlight such documentation are manifested in a series of transactions that began in the seventeenth century and suffered a sharp decline since the middle of last century. It is possible to mark, in this period of time, a sequence of actions: the first collection and selection carried out in the seventeenth century, the integration and synthesis operation for the publication of the history of the Council (1656), the collection and binding interventions in the middle of the eighteenth century, using the same material for a new history of the council in the middle of the twentieth century, and eventually an ambitious restoration project, never implemented, in the 90s of last century. At the moment, we identify the following stages in the process of enhancement:

  • Checking the preservation status of the fonds in view of the development of an emergency plan to restore, strengthen and condition the documentation. This first material observation is functional for later reformulate the research project.
  • Cataloging all the files, action which will involve the review and integration of files already present within MOL (Manus online, APUG fonds). A codicological description will be carried out for each identified unit; this will mean, in the case of miscellaneous volumes, producing as many descriptions as there are elements contained in the codex. The detection of the cataloging data is a crucial time to carry out a careful observation of the elements, both external (stitching, binding, ancient signatures etc.) and internal ones (authors, titles, languages etc.), which, when joined together, can provide historical information. We will realize biographical files for the names identified in the process of cataloging and annotating documents by implementing an Authority File.
  • Digitalizing the documentation to be included within GATE, an operation that will be functional to the proposed research lines. The detection of the state of conservation is still preliminary to any photo-reproduction activities. Digitalisation always includes selection, transcription and collaborative text annotation. For the implementation of the latter point, a transdisciplinary work among historians, sociologists, philologists, etc., will be carried out aiming at making an adequate description of the social structure of early modernity.

The composition of the Council of Trent fonds

The history of the Council of Trent seems to be marked by its improbability. The first intention to write a history of the Council is in the edition of Paolo Manuzio Canones, et decreta sacrosancti oecumenici, et generalis Concilii Tridentini sub Paulo 3., Iulio 3., et Pio 4., pontificibus max. Index dogmatum, & reformationes. Venetiis, 1564:

accipe summam rei, lector optime, quae ad salutem vehementer pertinet: universam vero Tridentini Concilii, trium Pontificum distinctam temporibus, historiam, eodem, cuius ad gloriam haec omnia diriguntur, iuvante Deo, propediem expecta.

This history, announced by Manuzio, propediem ("shortly"), would never see the light. The brevity of Manuzio's time-frame, which accords with the typical rhythm of the print technology, clashes with the amount of documentation produced in almost twenty years of council. Among his contemporaries, this perception of time implied problems in processing the selection criteria regarding the type of documents and the related contents.

Terenzio Alciati's Historia Concilii Tridentini

It is necessary to wait until 1626, the year when Fr. Terenzio Alciati SJ (1570-1651), had access to the original acts of the Council of Trent deposited in the Archives of Castello, Archivum Arcis (Castel Sant'Angelo) to fulfill the will of Pope Urban VIII to write a history of the Council of Trent in response to the edition of Paolo Sarpi of 1619.[3] In the Archives of Castello, he has been helped by Giovanni Battista Confalonieri, who was its prefect at that time, that had reorganized and realized several tables of the Tridentine material. Alciati died without being able to accomplish the desire of Pope Urban VIII. The unfinished and unpublished history by Alciati, Pseudo-historia Concilii Tridentini refutata, corresponds to APUG 627, APUG 628, APUG 629, APUG 630 e APUG 631 of the Council of Trent fonds. At Alciati's death, Fr. Sforza Pallavicino SJ (1607-1667) was commissioned by Alexander VII and continued collecting documents “spediti da varij principi e ne ripescò dagli archivj di Roma”.[4]
One copy of the first printed edition of the Istoria del Concilio di Trento (Roma, nella Stamperia d'Angelo Bernabò dal Verme Erede del Manelfi, 1656-1657) corrected and annotated in several places by the Pallavicino in anticipation of a second edition is kept in the APUG collections with call numbers APUG 585 and APUG 586. Cardinal Pallavicino draws on not only the sources collected over decades by P. Alciati, but also directly on his Latin manuscript. There are numerous examples of places where the Latin source was literally translated into the Italian version[5].

Pseudo historia Concilii Tridentini refutata

Description of the fonds

Today the fonds consists of 135 manuscripts (8 linear meters of shelving, approximately 33,000 sheets) in book form. The documents collected by Fr. Alciati and subsequently used by Fr. Sforza Pallavicino in which are traceable their distinctive signs (letters and signs affixed on the back to indicate an ordered sequence), traces of use (indexes, ink and pencil marks) and handwritten notations, are 87. A list of the call numbers of the fonds is available on MANUS online.

Bindings

Most of the documents was rebound at the time of Fr. Pietro Lazzeri SJ, first professor of Church History (1742) and librarian of the Roman College until the suppression of the order in 1773. The cheap covers of these codices are half parchment with shaped cardboard plates and were built during the 18th century to sort and store loose papers, files and volumes that were just sewn. Many of these materials were to appear loose or made of summary seams (e.g. the whipstitch type). Such a various type of material involves challenges, mainly from the material conservation point of view.

In the Registro delle entrate e delle uscite della Biblioteca del Collegio Romano (APUG, Ms. 2805), prepared under the direction of Pietro Lazzeri, the item binding indicates "ancient books", "books damaged by worms", loose papers and miscellaneous "sent to the binder." The realization of these bindings, however, seems to be attributable to an internal manufacture because of the execution technique, a hybrid between archival and library binding, and the poverty of the used materials. Most of such codes are miscellanies with files that have a primary seam of different types, with a second seam on it to compose the volume: a remarkable variety of solutions are adopted for hooking the cardboard covers without necessarily having to sew the whole body of the sheets.

From this type of binding, which we might call the "cheap" one, we could make several observations. On the one hand, this safeguard operation might indicate an interest in the selection of certain materials and not others. In addition, such selection highlights new temporal ruptures through which it will be possible describing the changes within the temporalization of the social system, namely the establishment of a present starting from a certain difference between past and future. The expression "books damaged by worms", under a second order observation which is intended to find out its latency is, in this sense, highly indicative of the construction of the present. This temporalization would indicate an acceleration of time, which involved a change in the "space of experience", according to the categorization of Reinhart Koselleck, and, as a result, of the "horizon of expectation." A horizon full of tension towards a future which brings disruptive innovations, in which past experiences will struggle to be understood through the analogy of the "this is like that."

Sorting

The sequence of the codices today is uneven and does not allow to trace the original order. For virtually reconstructing this order, it is necessary to detect the distinctive signs (alphabetic and numerical series, crosses and marks) on the backs, thus identifying the ways to insert titles. It should however be considered that within the volumes the same documents have been sorted and sewn following what appears, to a first observation, a thematic/chronological sequence. So, you can find volumes of Instrutioni, Litterae, Trattati, Avvisi etc. where documents of the same type have been arranged in chronological order. The documents within the individual volumes show, in some cases, distinguishing signs and fasciculations and specific numbering (struck out and replaced with a new one, which is consistent with the order of volume) that suggest an order before the current one. This might be explained by considering that many of the materials collected by Alciati had to be loose or with temporary bindings.

Many codices have a table of contents at the beginning. Some of them are handwritten and carried out at the time of P. Alciati or in correspondence with the binding work attributable to P. Lazzeri. Others are typewritten and added by archivists who ordered the archives in its new headquarters at the Gregorian University.

Goals

The first goal of the project is to identify and describe handwritten discursive forms in connection with the contemporary printed ones. Following this method of investigation, you can identify, through the analysis of semantics and materiality of the document, its social function, as a form that fulfills a selective function which should be able to guide the expectations of the reader within a given social system. This will involve the need to examine the documentation more than once: as variety of forms that have been conveying the communication of knowledge and, at the same time, following the evolution of the forms themselves. At first glance, the documentation of the Council of Trent includes: istanze, disputazioni, negozi, osservazioni, trattati, consigli, opposizioni, diari and others. For each of these forms, there will be a check of production contexts (with particular attention to the mutual influence of the printed and handwritten media), physical features (size, mise en page, presence of graphic apparatuses) and circulation.

Canones, et Decreta Sacrosanti Oecumenici, et generalis Concilii Tridentini Romae, 1564[6].

Another goal is to identify the method of selection and sorting of the material. The documents, collected over more than thirty years, must have had an internal sorting system aimed at the finding of information considered in turn useful for the composition of the work.[7] From this selection, we could describe an archeology of the information evolution, as ability to gear the approach towards the emergence of new distinctions within the social system. In addition to look at the selection made on the documents, analyzing the stratification that they have suffered will be needed too. In the analysis of this fund, there will be at least three identifiable selection methods, attributable to Terence Alciati (1570-1651), Sforza Pallavicino (1607-1667) and Hubert Jedin (1900-1980), who collated and selected a large number of materials for drafting, on a case-by-case basis, the "true" history of the Council of Trent.

Works in progress

  • To understand the structure and methods of composition of the work Istoria del Concilio di Trento made by Sforza Pallavicino, as completion of the research and collection of documents carried out by Terenzio Alciati, we decided to start with the full transcription of the first edition index of contents (1656-1657), the Tavola delle cose più notabili (Table of the most noteworthy things), containing names, works and selected topics for a total of 63 folio pages. This paratext, along with others, is of paramount importance as a tool that seeks to orient the reader; from the table, it is possible to infer the expectation of the Repubblica dei lettori (Readers Republic) about the work. This observation is based on the consideration that, in the communication process, reception (understanding or misinterpreting the information) is more relevant that the issue (act of communicating).
  • The study on the procedures for selecting and organizing the material will instead be a review of the catalog entries already present in MANUS online: current data, often meager and approximate, are those listed in the topographic sheets of the typewritten inventory carried out by the APUG during the seventies. At this stage, we will identify the types of texts from the way they appear in the handwritten titles, to perform a preliminary work to research on discursive forms. Furthermore, concerning the correspondence material, we will carry out a layered cataloging in order to return the data of each single letter.

Bibliography

In connection with the research project, we will set up a specific bibliography on the historiography of the Council of Trent.

The bibliography is available at this link.

Notes

  1. Translation by Vanessa Terzo, reviewed by William Lamarra.
  2. Gide, Ch., Cours d'économie politique, 1919, p. 154
  3. Historia del Concilio Tridentino. Nella quale si scoprono tutti gl'artificii della Corte di Roma, per impedire che né la verità di dogmi si palesasse, né la riforma del Papato, & della Chiesa si trattasse. Di Pietro Soave Polano. In Londra. Appresso Giovan(ni) Billio. Regio Stampatore. MDCXIX. Edizione in Wikisource : https://it.wikisource.org/wiki/Istoria_del_Concilio_tridentino.
  4. Comment by Francesco Antonio Zaccaria to the 1792 edition of the Istoria del Concilio di Trento by Sforza Pallavicino, p. LXXVIII.
  5. Scotti M. (a cura di), Storia del Concilio di Trento ed altri scritti di Sforza Pallavicino, 1968, p. 51
  6. There are three print runs of such first edition. The first one contains CCXXXIX sheets and does not present the final index. It also contains many typos. The second one is always numbered in Roman numerals and, at its end, includes a Index dogmatum, et reformationis of 12 unnumbered pages and a more correct text. The third one has the numbering in Arabic numerals and 16 final pages, which, in addition to the index, contain for the first time the papal Bull issued by Pius IV that confirms the Council's decisions. (F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milan, Regnani, 2010).
  7. A chronological order is present only occasionally.
MONUMENTA CONCILII TRIDENTINI


Introduzione

Il progetto Monumenta Concilii Tridentini, promosso dall’Archivio storico della PUG, è stato avviato nel 2018, con l'obiettivo di comprendere le modalità di valorizzazione[1] che sono state applicate sul fondo dalla sua costituzione (fine secolo XVI) ai giorni nostri.
Per valorizzazione in questo contesto si intende:

L’attribuzione di un valore frutto di una selezione basata su determinate osservazioni che utilizzano distinzioni. L’osservazione è una distinzione che permette di selezionare e indicare una delle parti distinte come differente dall’altra. Pertanto, la modalità di attribuzione è sempre contingente e dipende dall’osservazione che si compie sull’oggetto. In questo senso, l'attenzione primaria si rivolge non tanto sull'oggetto in quanto tale quanto sulle configurazioni di distinzioni operate sul suo conto.

Le azioni intraprese per mettere in valore questa documentazione si manifestano in una serie di operazioni che ebbero inizio nel secolo XVII e che subirono una brusca flessione a partire dalla metà del secolo scorso. In questi due secoli è possibile marcare una sequenza di interventi:

  1. Raccolta e selezione dei materiali operata nella prima metà del XVII secolo ad opera di Terenzio Alciati.
  2. Operazione di integrazione e sintesi per la pubblicazione della storia del Concilio (1656-1657) ad opera di Sforza Pallavicino.
  3. Cucitura dei materiali sciolti e rilegatura a metà del '700 sotto la guida del bibliotecario del Collegio Romano P. Pietro Lazzeri.
  4. Utilizzo del Fondo per una nuova storia del concilio a metà del '900 (Jedin, Tesi, Scotti: inserirli?)
  5. Progetto di restauro dell'intero fondo negli anni '90 del secolo scorso, mai realizzato.


La Historia Concilii Tridentini di Terenzio Alciati

Si dovrà aspettare fino al 1626 anno cui il P. Terenzio Alciati SJ (1570-1651), avrà accesso agli atti originali del Concilio di Trento depositati nell'Archivio di Castello, Archivum Arcis (Castel Sant'Angelo) per adempiere la volontà di papa Urbano VIII di scrivere una storia del Concilio di Trento in risposta all’edizione di Paolo Sarpi del 1619.[2] Nell'Archivio di Castello si servì dell'aiuto di Giovanni Battista Confalonieri, all'epoca il suo prefetto, il quale aveva riordinato e realizzato diversi indici del materiale tridentino. La composizione dell'opera avvenne lentamente e con numerosi intervalli. Le bozze dei primi capitoli scritti vennero presentati a Urbano VIII già nell'autunno del 1627, ma Alciati continuò a riscrivere e modificare i suoi scritti fino a che non si sentisse soddisfatto del risultato, momento in cui i copisti che collaboravano con lui potevano ricopiare quanto prodotto. La composizione del nucleo principale della Historia, ossia le parti riguardanti Lutero e il primo periodo del Concilio, avvenne per la maggior parte fra il 1632 e il 1643[3]. La seconda e terza parte del Concilio non furono trascritte da copisti ma rimasero probabilmente in forma di bozza e appunti; non ci sono però rimaste testimonianze concrete di questo materiale. Alciati morì senza riuscire a portare a termine il desiderio di Urbano VIII.

La storia inconclusa e inedita di Alciati, corrisponde ai seguenti codici del Fondo Concilio di Trento:

  • APUG 627: in questo manoscritto è presente la refutatio della storia del Concilio scritta da Paolo Sarpi. Nonostante nel progetto dell'Alciati il contenuto di questo volume costituisse la parte finale dell'opera, fu probabilmente il primo manoscritto ad essere composto, dato che esistevano già fonti a stampa.
  • APUG 628: è il secondo manoscritto della Historia considerando l'ordine cronologico; inizia ex abrupto con l'apertura del Concilio di Trento il 13 dicembre 1545, trattando del primo periodo del Concilio fino alla sua sospensione indetta da Paolo III nel settembre del 1549.
  • APUG 629: è il manoscritto che contiene la prima parte della Historia, dalla nascita del Luteranesimo alla Dieta di Worms del 1521. Nella prefazione, Alciati, dopo aver menzionato l'incarico ricevuto, parla delle fonti del suo lavoro e della difficoltà di accesso ad esse; viene fatta poi una descrizione del progetto e degli obiettivi della sua ricostruzione storica.
  • APUG 630: contiene delle trascrizioni della Historia fatte da quattro copisti differenti. Le prime 22 pagine contengono la Pseudo-historia Concilii Tridentini refutata, seguita dall'introduzione e l'inizio della storia del Luteranesimo fino al 31 ottobre 1517; le ultime cento pagine seguono poi il primo periodo del Concilio fino al 21 maggio 1546: anche qui sono presenti alcune correzioni di mano di Alciati.
  • APUG 631: miscellaneo composto da note, fogli e appunti di Alciati, rilegati insieme dopo la sua morte. In questo codice si trovano le bozze della storia riguardante il primo periodo del Concilio e, data la loro natura di bozza, sono presenti numerosi interventi di mano dello stesso Alciati. Tutto quello che si trova in questo volume è stato incorporato negli altri quattro.

Incipit della Pseudo-historia Concilii Tridentini refutata
Pseudo historia Concilii Tridentini refutata


Alla morte di Alciati il P. Sforza Pallavicino SJ (1607-1667) ricevette l’incarico da Alessandro VII e proseguì la raccolta dei materiali “spediti da varij principi e ne ripescò dagli archivj di Roma”.[4]


La prima edizione a stampa della Istoria del Concilio di Trento (Roma, nella Stamperia d'Angelo Bernabò dal Verme Erede del Manelfi, 1656-1657) corretta e annotata in più punti dal Cardinale in previsione di una seconda edizione è conservata presso APUG alle collocazioni APUG 585 e APUG 586. Il Cardinale Pallavicino attingerà non soltanto alle fonti raccolte nell'arco di vent'anni da P. Alciati, ma anche direttamente al suo manoscritto latino.


Vi sono numerosi esempi di luoghi ove la fonte latina è stata tradotta letteralmente nella versione italiana [5].


Le forme discorsive

Una forma discorsiva sarebbe l'artefatto composto da una semantica condensata in un discorso verbale e da una materialità, il cui insieme denota una regolarità che consente una specifica distinzione nel contesto di molteplici ambiti culturali. In altre parole, ogni forma deve assolvere a una funzione "selettiva" del contenuto che le permetta di orientare le aspettative di chi si avvicina alla sua lettura. Tuttavia, assolve a questa funzione nel suo rapporto con altre forme simultanee dalle quali dovrà essere distinto – una rete di forme – mentre sopravvive nel tempo adattandosi ai cambiamenti storici, o può scomparire. È importante notare che una forma discorsiva non deve necessariamente essere stampata, tuttavia, la stabilizzazione delle forme discorsive si ottiene davvero grazie alla stampa.
Fra le tipologie individuate nel Fondo Concilio di Trento, possiamo elencare:


Forme
Corrispondenza Diari Ricordi
Istruzioni Conditiones Memoriali/Memorie
Adnotationes Avvertimenti Avvertimenti
Informationes Ritratti Racconti
Dichiarationes Orationes Scrittura
Considerationes Relationes Modo
Trattato Proposta Decreto
Indices Ordo



  • Verificare lo stato di conservazione dell’intero fondo in vista dell’elaborazione di un piano di emergenza per restaurare, consolidare e condizionare la documentazione. Questa prima osservazione materiale è funzionale per rimodulare successivamente il progetto di ricerca.
  • Revisione e integrazione delle schede catalografiche già presenti in MOL (Manus on line, Fondo APUG) (Manus on line, Fondo APUG). Si realizzerà una descrizione codicologica per ogni unità individuata; questo significherà nel caso di volumi miscellanei la realizzazione di tante schede quanti sono gli elementi contenuti. Il rilevamento dei dati catalografici rappresenta un momento fondamentale per praticare un'osservazione minuziosa di elementi esterni (cucitura, legatura, antiche segnature etc.) ed interni (autori, titoli, lingue etc.) che collegati tra loro possono fornire informazioni storiche. Verranno realizzate schede biografiche relative ai nomi individuati nella fase di catalogazione e nell'annotazione dei documenti realizzando un Authority File.
  • Digitalizzare la documentazione da inserire nella piattaforma GATE, operazione che sarà funzionale alle linee di ricerca proposte. Il rilevamento dello stato di conservazione è comunque preliminare a qualsiasi attività di fotoriproduzione. La digitalizzazione prevede sempre la selezione, la trascrizione e l’annotazione collaborativa del testo. Per la realizzazione di quest’ultimo punto, si compierà un lavoro transdisciplinare tra storici, sociologi, filologi, etc., con l'obiettivo di affrontare una descrizione adeguata della struttura sociale della prima modernità.


Il Fondo Concilio di Trento

Descrizione del Fondo

IL nucleo presente nel Fondo APUG è costituito da 135 codici manoscritti (8 metri lineari di scaffalatura, all'incirca 33.000 fogli) in forma libraria. I documenti raccolti da P. Alciati e successivamente utilizzati da P. Sforza Pallavicino nei quali sono rintracciabili segni distintivi (lettere e segni apposti sul dorso ad indicare una sequenza ordinata), segni d'uso (manicule, segni ad inchiostro e a matita) e notazioni manoscritte sono 87. Le segnature del Fondo consultabili in MANUS online includono tutti i documenti inerenti il Concilio di Trento.

La composizione del Fondo

La storia del Concilio di Trento sembra essere segnata dalla sua improbabilità. Il primo desiderio di scrivere una storia del Concilio lo si trova nell'edizione di Paolo Manuzio Canones, et decreta sacrosancti oecumenici, et generalis Concilii Tridentini sub Paulo 3., Iulio 3., et Pio 4., pontificibus max. Index dogmatum, & reformationes. Venetiis, 1564:

accipe summam rei, lector optime, quae ad salutem vehementer pertinet: universam vero Tridentini Concilii, trium Pontificum distinctam temporibus, historiam, eodem, cuius ad gloriam haec omnia diriguntur, iuvante Deo, propediem expecta..

Questa storia annunciata dal Manuzio, propediem ("tra poco"), non vide mai la luce.

Il tempo breve che si augurava Manuzio, ritmo proprio della tecnologia della stampa, entra in collisione con la quantità di documentazione prodotta in quasi vent'anni di concilio. Questa percezione del tempo implicò per i contemporanei dei problemi per l'elaborazione dei criteri di selezione riguardo la tipologia documentaria e il suo contenuto.





L'ordinamento

La sequenza in cui si trovano i codici oggi è disomogenea e non consente di risalire all'ordine originario. Per ricostruire virtualmente tale ordine sarà necessario rilevare i segni distintivi (serie alfabetiche, numeriche, croci e marchi) sui dorsi e identificando i modi di inserire i titoli. Va però considerato che all'interno dei volumi gli stessi documenti sono stati ordinati e cuciti seguendo quella che appare, a una prima osservazione, una sequenza tematica/cronologica. Troviamo infatti volumi di Instrutioni, Litterae, Trattati, Avvisi etc. dove i documenti della stessa tipologia sono stati ordinati cronologicamente. I documenti presenti all'interno dei singoli volumi riportano, in alcuni casi, segni distintivi e fascicolazioni o numerazioni proprie (depennate e sostituite con una nuova coerente all'ordine del volume) che fanno supporre un ordine antecedente quello attuale. Ciò potrebbe spiegarsi considerando che molti dei materiali raccolti da Alciati dovevano trovarsi sciolti o con legature sommarie.
Gran parte dei codici presenta un indice iniziale dei documenti contenuti. Alcuni sono manoscritti e realizzati o all'epoca di P. Alciati o in corrispondenza con l'opera di rilegatura attribuibile a P. Lazzeri. Altri sono invece dattiloscritti e aggiunti da archivisti che ordinarono l'archivio nella nuova sede della Gregoriana.


Lavori in corso

  • Per comprendere la struttura e le modalità di composizione dell’opera Istoria del Concilio di Trento realizzata da Sforza Pallavicino a compimento del lavoro di ricerca e raccolta dei documenti di Terenzio Alciati, si è scelto di iniziare con la trascrizione integrale dell’indice della prima edizione dell'opera (1656-1657): Tavola delle cose notabili[6], contenente nomi, opere, temi selezionati per un totale di ben 63 pagine in folio. Questo paratesto, insieme ad altri, è di capitale importanza in quanto strumento che pretende di orientare il lettore; dall'indice è inoltre possibile inferire l’aspettativa della repubblica dei lettori riguardo l'opera. Quest’osservazione si fonda sulla considerazione che nel processo di comunicazione è più rilevante la ricezione (comprendere o fraintendere l'informazione) che l’emissione (atto del comunicare).
  • Lo studio relativo alle modalità di selezione e organizzazione del materiale passerà invece da una revisione delle schede catalografiche presenti in MANUS on line: i dati attualmente presenti, spesso scarni e approssimativi, sono quelli riportati nelle schede topografiche dell’inventario dattiloscritto realizzato in APUG nel corso degli anni Settanta. In questa fase saranno individuate le tipologie testuali a partire da come si presentano nei titoli dei manoscritti, lavoro preliminare alla ricerca sulle forme discorsive. Inoltre per il materiale epistolare sarà realizzata una catalogazione a livelli per restituire i dati di ogni singola lettera.


Bibliografia

Contestualmente al progetto di ricerca sarà allestita una bibliografia specifica relativa alla storiografia sul Concilio di Trento.


La bibliografia è disponibile a questo link.


Note

  1. Il termine valorizzazione, proprio della comunicazione in ambito economico e posteriormente applicato ai così denominati "beni culturali", è stato definito da Charles Gide come: "hausse factice dans la valeur marchande d'une denrée provoquée au moyen de manœuvres économiques" (Gide, Ch., Cours d'économie politique, 1919, p. 154). In questo senso la valorizzazione è vista come il risultato di un'operazione fittizia destinata a dare valore a una merce che, per la sua scarsità provocata, aumenta il suo prezzo. L'introduzione del termin e nell'ambito dei "beni culturali" sta a indicare il desiderio di dare un nuovo valore a un determinato oggetto. Anche in questo caso si dovrebbe parlare di un'operazione costruita intorno al determinato oggetto. Se in un momento dato si decide di valorizzare qualcosa è perché in precedenza si era deprezzato. Il valore non è pertanto presente nella cosa in sé ma nell'osservazione che si compie su di essa. Allo storico può interessare quest'alternanza valutativa in quanto indicatore di mutamenti o di possibili evoluzioni sociali.
  2. Historia del Concilio Tridentino. Nella quale si scoprono tutti gl'artificii della Corte di Roma, per impedire che né la verità di dogmi si palesasse, né la riforma del Papato, & della Chiesa si trattasse. Di Pietro Soave Polano. In Londra. Appresso Giovan(ni) Billio. Regio Stampatore. MDCXIX. Edizione in Wikisource : https://it.wikisource.org/wiki/Istoria_del_Concilio_tridentino.
  3. il termine ante quem si può dedurre leggendo l'introduzione di questa parte dell'opera, dove si fa riferimento solo a Urbano VIII e mai a Innocenzo X, in carica al soglio pontificio dal 1644
  4. Commento di Francesco Antonio Zaccaria all'edizione del 1792 alla Istoria del Concilio di Trento di Sforza Pallavicino, p. LXXVIII.
  5. Scotti M. (a cura di), Storia del Concilio di Trento ed altri scritti di Sforza Pallavicino, 1968, p. 51
  6. Trascrizione con immagini dell'edizione Tavola delle cose più notabili


Introduzione [edit] Il progetto Monumenta Concilii Tridentini è promosso dall’Archivio storico della PUG e avviato nel 2018 per descrivere e comprendere la valorizzazione realizzata sul del Fondo Concilio di Trento dalla sua costituzione (fine secolo XVI) ai giorni nostri. Il termine valorizzazione, proprio della comunicazione in ambito economico e posteriormente applicato ai così denominati "beni culturali", è stato definito da Charles Gide come: "hausse factice dans la valeur marchande d'une denrée provoquée au moyen de manœuvres économiques"[1]. In questo senso la valorizzazione è vista come il risultato di un'operazione fittizia destinata a dare valore a una merce che, per la sua scarsità provocata, aumenta il suo prezzo. La introduzione del termine nell'ambito dei "beni culturali" sta a indicare il desiderio di dare un nuovo valore a un determinato oggetto. Anche in questo caso si dovrebbe parlare di un'operazione costruita intorno al determinato oggetto. Se in un momento dato si decide di valorizzare qualcosa è perché in precedenza si era deprezzato. Il valore non è pertanto presente nella cosa in sé ma nell'osservazione che si compie su di essa. Allo storico può interessare quest'alternanza valutativa in quanto indicatore di mutamenti o di possibili evoluzioni sociali. Quindi, per valorizzazione in questo contesto intendiamo: L’attribuzione di un valore frutto di una selezione basata su determinate osservazioni che utilizzano distinzioni. L’osservazione è una distinzione che permette di selezionare e indicare una delle parti distinte come differente dall’altra. Pertanto, la modalità di attribuzione è sempre contingente e dipende dall’osservazione che si compie sull’oggetto. In questo senso, l'attenzione primaria si rivolge non tanto sull'oggetto in quanto tale quanto sulle configurazioni di distinzioni operate sul suo conto. Le azioni che si intraprendono per mettere in valore questa documentazione si manifestano in una serie di operazioni che ebbero inizio nel secolo XVII e che subirono una brusca flessione a partire dalla metà del secolo scorso. Sarebbe possibile marcare, in questo lasso temporale, una sequenza di interventi: la prima raccolta e selezione operata nel XVII secolo, l'operazione di integrazione e sintesi per la pubblicazione della storia del Concilio (1656), gli interventi di raccolta e legatura di metà del '700, l'utilizzo del medesimo materiale per una nuova storia del concilio a metà del '900, fino ad arrivare a un ambizioso progetto di restauro, mai attuato, negli anni '90 del secolo scorso. Al momento individuiamo le seguenti fasi nel processo di valorizzazione: Verificare lo stato di conservazione dell’intero fondo in vista dell’elaborazione di un piano di emergenza per restaurare, consolidare e condizionare la documentazione. Questa prima osservazione materiale è funzionale per rimodulare successivamente il progetto di ricerca. Catalogare il materiale, azione che implicherà la Revisione e integrazione delle schede catalografiche già presenti in MOL (Manus on line, Fondo APUG). Si realizzerà una descrizione codicologica per ogni unità individuata; questo significherà nel caso di volumi miscellanei la realizzazione di tante schede quanti sono gli elementi contenuti. Il rilevamento dei dati catalografici rappresenta un momento fondamentale per praticare un'osservazione minuziosa di elementi esterni (cucitura, legatura, antiche segnature etc.) ed interni (autori, titoli, lingue etc.) che collegati tra loro possono fornire informazioni storiche. Verranno realizzate schede biografiche relative ai nomi individuati nella fase di catalogazione e nell'annotazione dei documenti realizzando un Authority File. Digitalizzare la documentazione da inserire nella piattaforma GATE, operazione che sarà funzionale alle linee di ricerca proposte. Il rilevamento dello stato di conservazione è comunque preliminare a qualsiasi attività di fotoriproduzione. La digitalizzazione prevede sempre la selezione, la trascrizione e l’annotazione collaborativa del testo. Per la realizzazione di quest’ultimo punto, si compierà un lavoro transdisciplinare tra storici, sociologi, filologi, etc., con l'obiettivo di affrontare una descrizione adeguata della struttura sociale della prima modernità. La composizione del Fondo Concilio di Trento[edit] La storia del Concilio di Trento sembra essere segnata dalla sua improbabilità. Il primo desiderio di scrivere una storia del Concilio lo si trova nell'edizione di Paolo Manuzio Canones, et decreta sacrosancti oecumenici, et generalis Concilii Tridentini sub Paulo 3., Iulio 3., et Pio 4., pontificibus max. Index dogmatum, & reformationes. Venetiis, 1564: accipe summam rei, lector optime, quae ad salutem vehementer pertinet: universam vero Tridentini Concilii, trium Pontificum distinctam temporibus, historiam, eodem, cuius ad gloriam haec omnia diriguntur, iuvante Deo, propediem expecta.. Questa storia annunciata dal Manuzio, propediem ("tra poco"), non vide mai la luce. Il tempo breve che si augurava Manuzio, ritmo proprio della tecnologia della stampa, entra in collisione con la quantità di documentazione prodotta in quasi vent'anni di concilio. Questa percezione del tempo implicò per i contemporanei dei problemi per l'elaborazione dei criteri di selezione riguardo la tipologia documentaria e il suo contenuto. La Historia Concilii Tridentini di Terenzio Alciati[edit] Si dovrà aspettare fino al 1626 anno in cui il P. Terenzio Alciati SJ (1570-1651), avrà accesso agli atti originali del Concilio di Trento depositati nell'Archivio di Castello, Archivum Arcis (Castel Sant'Angelo) per adempiere la volontà di papa Urbano VIII di scrivere una storia del Concilio di Trento in risposta all’edizione di Paolo Sarpi del 1619.[2] Nell'Archivio di Castello si servì dell'aiuto di Giovanni Battista Confalonieri, all'epoca il suo prefetto, il quale aveva riordinato e realizzato diversi indici del materiale tridentino. Alciati morì senza riuscire a portare a termine il desiderio di Urbano VIII. La storia inconclusa e inedita di Alciati, corrisponde ai codici APUG 627, APUG 628, APUG 629, APUG 630 e APUG 631 del Fondo Concilio di Trento.

Incipit della Pseudo-historia Concilii Tridentini refutata Pseudo historia Concilii Tridentini refutata

Alla morte di Alciati il P. Sforza Pallavicino SJ (1607-1667) ricevette l’incarico da Alessandro VII e proseguì la raccolta dei materiali “spediti da varij principi e ne ripescò dagli archivj di Roma”.[3] La prima edizione a stampa della Istoria del Concilio di Trento (Roma, nella Stamperia d'Angelo Bernabò dal Verme Erede del Manelfi, 1656-1657) in due esemplari corretti e annotati in più punti dal Cardinale in previsione di una seconda edizione è conservata presso APUG alle collocazioni APUG 585 e APUG 586. Il Cardinale Pallavicino attingerà non soltanto alle fonti raccolte nell'arco di vent'anni da P. Alciati, ma anche direttamente al suo manoscritto latino. Vi sono numerosi esempi di luoghi ove la fonte latina è stata tradotta letteralmente nella versione italiana [4]. Descrizione del Fondo[edit] Oggi il fondo è costituito da 135 codici manoscritti (8 metri lineari di scaffalatura, all'incirca 33.000 fogli) in forma libraria. I documenti raccolti da P. Alciati e successivamente utilizzati da P. Sforza Pallavicino nei quali sono rintracciabili segni distintivi (lettere e segni apposti sul dorso ad indicare una sequenza ordinata), segni d'uso (manicule, segni ad inchiostro e a matita) e notazioni manoscritte sono 87. Le segnature del Fondo consultabili in MANUS online includono tutti i documenti inerenti il Concilio di Trento.

L'ordinamento[edit] La sequenza in cui si trovano i codici oggi è disomogenea e non consente di risalire all'ordine originario. Per ricostruire virtualmente tale ordine sarà necessario rilevare i segni distintivi (serie alfabetiche, numeriche, croci e marchi) sui dorsi e identificando i modi di inserire i titoli. Va però considerato che all'interno dei volumi gli stessi documenti sono stati ordinati e cuciti seguendo quella che appare, a una prima osservazione, una sequenza tematica/cronologica. Troviamo infatti volumi di Instrutioni, Litterae, Trattati, Avvisi etc. dove i documenti della stessa tipologia sono stati ordinati cronologicamente. I documenti presenti all'interno dei singoli volumi riportano, in alcuni casi, segni distintivi e fascicolazioni o numerazioni proprie (depennate e sostituite con una nuova coerente all'ordine del volume) che fanno supporre un ordine antecedente quello attuale. Ciò potrebbe spiegarsi considerando che molti dei materiali raccolti da Alciati dovevano trovarsi sciolti o con legature sommarie. Gran parte dei codici presenta un indice iniziale dei documenti contenuti. Alcuni sono manoscritti e realizzati o all'epoca di P. Alciati o in corrispondenza con l'opera di rilegatura attribuibile a P. Lazzeri. Altri sono invece dattiloscritti e aggiunti da archivisti che ordinarono l'archivio nella nuova sede della Gregoriana. Obiettivi[edit] Un primo obiettivo del progetto è l'individuazione e descrizione delle forme discorsive manoscritte in relazione con quelle coeve a stampa. Seguendo questo metodo di indagine è possibile individuare attraverso l’analisi della semantica e della materialità del documento la sua funzione sociale, in quanto forma che adempie una funzione selettiva capace di guidare le aspettative del lettore all’interno di un determinato sistema sociale. Questo implicherà la necessità di gettare un doppio sguardo sulla documentazione: in quanto varietà di forme che hanno veicolato la comunicazione dei saperi e nel contempo seguire l'evoluzione delle stesse forme. Da un primo sguardo sulla documentazione del Concilio di Trento individuiamo: istanze, disputazioni, negozi, osservazioni, trattati, consigli, opposizioni, diari, e altre. Per ognuna di queste forme andranno verificati contesti di produzione (con particolare attenzione all'influenza reciproca dei media manoscritto e stampato), caratteristiche materiali (formato, mise en page, presenza di apparati grafici) e circolazione.

Canones, et Decreta Sacrosanti Oecumenici, et generalis Concilii Tridentini Romae, 1564[5]. Un altro obiettivo riguarda l'individuazione del metodo di selezione e di ordinamento del materiale. La documentazione, raccolta nel corso di oltre trent'anni, deve avere avuto un ordinamento interno finalizzato al ritrovamento delle informazioni considerate di volta in volta utili per la composizione dell’opera.[6] Da questa selezione potrà descriversi un'archeologia dell'evoluzione dell’informazione, in quanto capacità di orientarsi dinanzi all’emergenza di nuove distinzioni all’interno del sistema sociale. Oltre alla selezione operata sui documenti sarà necessario analizzare la stratificazione che questi hanno subito. Nell'analisi di questo fondo saranno identificabili almeno tre metodi di selezione attribuibili a Terenzio Alciati (1570-1651), Sforza Pallavicino (1607-1667) e Hubert Jedin (1900-1980) che collazionarono e selezionarono un gran numero di materiali per redigere, volta per volta, la “vera” storia del Concilio di Trento. Le forme discorsive[edit] Una forma discorsiva sarebbe l'artefatto composto da una semantica condensata in un discorso verbale e da una materialità, il cui insieme denota una regolarità che consente una specifica distinzione nel contesto di molteplici ambiti culturali. In altre parole, ogni forma deve assolvere a una funzione "selettiva" del contenuto che le permetta di orientare le aspettative di chi si avvicina alla sua lettura. Tuttavia, assolve a questa funzione nel suo rapporto con altre forme simultanee dalle quali dovrà essere distinto – una rete di forme – mentre sopravvive nel tempo adattandosi ai cambiamenti storici, o può scomparire. È importante notare che una forma discorsiva non deve necessariamente essere stampata, tuttavia, la stabilizzazione delle forme discorsive si ottiene davvero grazie alla stampa. Fra le tipologie individuate nel Fondo Concilio di Trento, possiamo elencare: Forme



Corrispondenza Diari Ricordi Istruzioni Conditiones Memoriali/Memorie Adnotationes Avvertimenti Avvertimenti Informationes Ritratti Racconti Dichiarationes Orationes Scrittura Considerationes Relationes Modo Trattato Proposta Decreto Indices Ordo


Lavori in corso[edit] Per comprendere la struttura e le modalità di composizione dell’opera Istoria del Concilio di Trento realizzata da Sforza Pallavicino a compimento del lavoro di ricerca e raccolta dei documenti di Terenzio Alciati, si è scelto di iniziare con è stata realizzata la trascrizione integrale dell’indice della prima edizione dell'opera (1656-1657), la Tavola delle cose più notabili, contenente nomi, opere, temi selezionati per un totale di ben 63 pagine in folio. Questo paratesto, insieme ad altri, è di capitale grande importanza in quanto strumento che pretende di orientare il lettore; dall'indice è inoltre possibile inferire l’aspettativa della repubblica dei lettori riguardo l'opera. Quest’osservazione si fonda sulla considerazione che nel processo di comunicazione è più rilevante la ricezione (comprendere o fraintendere l'informazione) che l’emissione (atto del comunicare). Lo studio relativo alle modalità di selezione e organizzazione del materiale passerà invece da una revisione delle schede catalografiche presenti in MANUS on line: i dati attualmente presenti, spesso scarni e approssimativi, sono quelli riportati nelle schede topografiche dell’inventario dattiloscritto realizzato in APUG nel corso degli anni Settanta. In questa fase saranno individuate le tipologie testuali a partire da come si presentano nei titoli dei manoscritti, lavoro preliminare alla ricerca sulle forme discorsive. Inoltre per il materiale epistolare sarà realizzata una catalogazione a livelli per restituire i dati di ogni singola lettera. Bibliografia[edit] Contestualmente al progetto di ricerca sarà allestita una bibliografia specifica relativa alla storiografia sul Concilio di Trento. La bibliografia è disponibile a questo link. Note[edit] ↑ Gide, Ch., Cours d'économie politique, 1919, p. 154 ↑ Historia del Concilio Tridentino. Nella quale si scoprono tutti gl'artificii della Corte di Roma, per impedire che né la verità di dogmi si palesasse, né la riforma del Papato, & della Chiesa si trattasse. Di Pietro Soave Polano. In Londra. Appresso Giovan(ni) Billio. Regio Stampatore. MDCXIX. Edizione in Wikisource : https://it.wikisource.org/wiki/Istoria_del_Concilio_tridentino. ↑ Commento di Francesco Antonio Zaccaria all'edizione del 1792 alla Istoria del Concilio di Trento di Sforza Pallavicino, p. LXXVIII. ↑ Scotti M. (a cura di), Storia del Concilio di Trento ed altri scritti di Sforza Pallavicino, 1968, p. 51 ↑ Esistono tre tirature di questa prima edizione. La prima reca CCXXXIX carte e non presenta l’indice finale. Inoltre contiene molti refusi. La seconda è sempre numerata in cifre romane, ma presenta in fine un Index dogmatum, et reformationis di 12 pagine non numerate ed un testo più corretto. La terza tiratura ha la numerazione delle pagine in numeri arabi e (16) pagine finali, che, oltre all’indice, contengono per la prima volta la Bolla di Pio IV di conferma delle decisioni conciliari. (F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010).

↑ Solo occasionalmente è presente un ordine cronologico.