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Spira aggionta dell'arte
In dura pietra inciso
Dell'Amazone Sueca il Regio viso
Cosi nacque nel sasso, e moto e vita
Al sasso diede, et s'ammolli nel seno
Per ricever l'immagine hor che è scolpita
Sua durezza ripiglia, onde ivi à pieno
Duri la vita anche di senso priva,
Et è raggion che viva
Chi gia nacque stupor della Natura
Prodigio anche in figura.
Verùm hoc magno dolore Authoris ab hospite furto sublatum fuit.
Stupet hic curiosus advena videre plures alios lapides, in quibus naturae occultus penicillus varia rerum simulacra expinxit; puta arbores, fructus, urbes, flumina, literas Alphabeti, numeros, animalia, et id generis infinita alia, de quibus in Secundo Tomo Mundi Subterranei.
Electrum sive Succinum, uti vagum Naturae est miraculum, ita hoc in Musaeo pulchram nobilitat supellectilem. De succini, quod et electrum dicitur, origine controvertitur. Sunt qui asserant bitumen esse arborum. Georgius Agricola cum pluribus ait, maris liquidum bitumen esse, quod ex occultis fontibus in ipsum influit. Volunt alii, et non improbabiliter, succinum bitumen quoddam esse, et terrae pinguedinem, quae ex fissuris marinorum scopulorum erumpens, in mare defluit, ubi aquarum sibi insita vi, et Solis virtute, in gluten quoddam coalescit, et durescit, liquidum adhuc, demumque ventis agitato mari, in littora ejicitur, ejectum paulatim una cum animalculis ei involutis, indurescit. Poetae fingunt, succinum, seu electrum esse lachrymas sororis Phaethontis, quae ob fletum, in populum arborem mutata, quotannis juxta Eridanum frati suo illachrymaretur, lachrymis in succinum, seu electrum conversis. Pollet succinum quadam virtute attractiva, non secus ac Herculeus lapis. Porro succinum attractivam omnium rerum quae ipsi objiciuntur, vim habet, siquidem stipulas, plumas, lanam, ligna, folia plantarum, et levissima quaeque corpora allectat; quin imò si quamcunque rem pendulè et libero in aere, filo alligatam pendere sinas, omnia prius calore affrictione praevia anima tum electrum ad se trahere reperies, ita etiam graviora ligna filo aequilibratè levigata, et suspensa admotum succinum attrahit. Est tamen hoc notabile, quod magis agat, si per perfricationem vehementem incaluerit, quod evidens signum est, succinum frigus adamare, quo per perfricationem, et vehementem motum expulso, immediatè ambientis aeris, deperire frigus, et una simul permista cum aere corpuscula secum adducere et attracta sibi unire.
Succina reperiuntur diversi coloris pleraque fulvo auro simillima; Crystallum diceres glaucum, quae vel intensiora magis, aut minus reperiuntur; alia albicare comperiuntur, quae uti rariora, ita cariora. Nigri quoque coloris inveniuntur.
Reperiuntur plerumque in succineis massis, tamquam ergastulo condemnata, aut sepulchro condita, varia animalculorum corpuscula; puta muscarum, apum, formicarum, culicum, aliarumque rerum et animantium cadavera, quin imò corticum arborum fragmenta, longè nobilius quam Arthemisia in Mausoleo ossa mariti condita; quibus Martialis hoc alludit epitaphio.
Et latet, et lucet Phaethonti condita gutta,
Ut videatur apis nectare clausa suo.
Dignum tantorum pretium tulit illa laborum,
Credibile est ipsam sic voluisse mori.
Quo pacto autem ejusmodi animalcula se aeternae sepulturae condant, ex

Spira aggionta dell’arte
In dura pietra inciso
Dell’amazone Sueca il regio viso
Così nacque nel sasso, e moto e vita
Al sasso diede, e s’ammolli nel seno
Per ricever l’immagine hor che è scolpita
Sua durezza ripiglia, onde ivi a pieno
Duri la vita anche di senso priva,
Et è raggion che viva
Chi già nacque stupor della Natura
Prodigio anche in figura.
Però con grande dolore dell’Autore quest’oggetto è stato rubato da un ospite.
Stupisce qui il visitatore curioso al vedere numerose altre pietre, in cui il misterioso pennello della natura dipinse varie immagini di oggetti, come piante, frutti, città, fiumi, lettere dell’alfabeto, numeri, e infinite altre cose di questo genere, su cui vedi nel Secondo tomo del Mondo sotterraneo.
L’elettro, o ambra gialla, poiché è affascinante meraviglia della natura, arricchisce anche la bella dotazione di questo Museo. Sull’origine dell’ambra, che è chiamata anche elettro, c’è controversia. Vi sono quelli che dicono che sia bitume di origine vegetale. Giorgio Agricola con altri sostiene essere bitume liquido del mare, che vi sgorga da sorgenti occulte. Altri vogliono – e non in modo improbabile – che l’ambra sia bitume e grasso di terra, che sgorgando da fenditure di scogli marini sfocia in mare, dove per l’immensa energia delle acque e la forza del sole si agglutina e indurisce, rimanendo tuttavia ancora liquido; infine, scagliato dai venti fuor dal mare in tempesta sulle rive, a poco a poco con gli animaletti impigliati al suo interno, indurisce. I poeti immaginano che l’ambra o elettro sia il prodotto delle lacrime della sorella di Fetonte, che mutata in pioppo per il pianto, ogni anno compiange il fratello presso l’Eridano, e le lacrime si mutano in ambra, o elettro. Inoltre l’ambra attrae tutto ciò che le si pone davanti: paglie, piume, lana, legnetti, foglie, e ogni oggetto più lieve; anzi, se fai penzolare qualcosa legato ad un filo, liberamente, nell’aria, troverai che l’elettro l’attrae, se prima, sfregandolo un po’, l’avrai riscaldato; così anche l’ambra attrae a sé legni lisci più pesanti, adeguatamente sospesi ad un filo, se la accosti. Questo è notevole, che agisce più efficacemente se è riscaldata con lo sfregamento, il che è segno evidente che l’ambra preferisce il freddo, allontanato il quale con lo strofinamento e il veloce movimento, subito attrae a sé le particelle miste con l’aria e vi si unisce.
Si trovano ambre di diverso colore e parecchie assai simili al fulvo oro; alcune le diresti cristallo azzurro; alcune sono più intensamente colorate, altre meno; se ne trovano altre biancastre, che , in quanto sono più rare, sono più pregiate. Se ne trovano anche di colore nero.
Spesso nella massa dell’ambra si trovano come condannati all’ergastolo o sepolti vari animaletti, come mosche, api, formiche, zanzare, e cadaveri di altri esseri animati, anche frammenti di piante, molto più egregiamente consegnate al sepolcro di quanto fece Artemisia quando seppellì le ossa dello sposo nel Mausoleo; Marziale vi allude in questo epitafio:
E si nasconde e brilla la goccia dedicata a Fetonte
Affinché si veda l’ape racchiusa nel suo nettare.
Degno premio essa riportò delle sue pur gravi fatiche
Si può quasi credere che essa così volesse morire.
In qual modo poi animaletti di questa specie si espongano a questa eterna sepoltura