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Sic compertum etiam est, cum matutinis horis acredularum et fulicarum acervi, insolito vocis clangore auras quatiunt, stagnisque et amnibus imminent; mox videbis coelum atris nubibus contegi, aerem verò pluvia et imbribus obscuratum in pluvias resolvi; pluraque alia vulgò nottissima vaticinia, et documenta avibus debemus. Verùm ut unde digressus eram, redeam, reliquarum volucrium exuvias indagemus, et obveniet primò
Avis Paradisi, quam Manucodiatam dicunt, quae pedes ita modicos habet, ut carere iis videatur; duo longissima fila atri coloris è corpore excurrunt, quas in arborum ramos implicant, seque sic iis ad quiescendum suspendunt. Quo cibi genere vescantur, ignotum est; quin imò ex aere victitare, sunt qui perhibeant. Plerumque in continuo motu per auras defertur avis.
Alas habet, sed immediate post prominulum rostrum, exigua corporis moles, variorum colorum, qui tamen maximè ad aerugineum accedit; pennas verò ad duos palmos excurrentes, paucis circa rostrum, et lanuginosis pennulis mira varietate contectum, videturque agglomerata quaedam pennata massula, vix carne constans. Cauda vero Pavonum more, aureo splendore nitet aliis mixtim coloribus corusca. Brasilia huc septendecim variarum volucrium exuvias transmisit quarum una subtilissimi rostri, quod pene semipalmare est, et ejusdem altitudinis pedes habet, corpulentiam junioris Galli; pennae porrò tanto ruboris splendore à natura accensae sunt, ut similem in intensione colorem obtinere non possimus. Aliae sedecim et forma et colore mirabiles et vagae noviter accesserunt, de quarum nomine, et natura, tametsi adhuc nulla habeatur potentia, eas tamen ob accensorum colorum decorem et varietatem omnibus Advenis, uti rarae et curiosae apparent, ita insolita formâ, et colore multiplici spectantur à natura dotatae; nam aliae flammineo colore rubescunt, caeruleo aliae, quaedam aureo praefulgent; viridi amoenitate exornantur aliae, et demum nonnullae intermixtione variorum colorum tali à Naturâ contextae artificio, ut fagax colorum vix varietatem valeat distinguere; omnes ex Brasilia ad Authorem transmissae.
Spectatur et alia volucris intensissimo rubeo colore purpurascens, quam Brasiliani Quaracies vocant, et est Corvi species, non nigri, sed per totum corpus purpureo colore, uti dixi, fulgens. Atque tales fuerunt, quae venerabili Patri Josepho Anchietae Brasiliae Soc.tis JESU Provinciali, Viro Sancto, dum iter per mare ageret, et homines aestum solis amplius ferre non possent, hae aves ad umbram faciendam accitae et ad portum usque comitatae, navim ab aestu solari, inumbratione defenderunt: quo miraculo plures ex Paganis ad Fidem Christianam conversi fuerunt, vide vitam ejus jam luci datam.
Quartò, hoc loco Naturae abortus, seu transformationes capiti huic inseram, nec miretur quispiam, si Naturam subinde abortire asseram. Spectantur in hoc Musaeo inter mirabilia Fungi, non ut aliàs molles, et teneri, quales ex arborum pituita protruserat humor, aut tenerioris arenae terrestris miscella, sed saxea prorsus, quorum plurimi in saxa durissima priori servatâ formâ mollitiem in duritiem, levitatem in qravitatem immutarunt, et impetriti dicuntur.
Praeterea hic Ossa Gigantum, solo pondere, et nitrosa qualitate in saxa immutata comperiuntur, quamvis Author Musaei potius Mineralis naturae foetum censeat.
Ligna hic quoque reperies, ponderis gravitare immutata, uti saxa ad imum fundum aquae subsidunt.
Vasa ex lapide Teccala, quae naturali dote tanta virtute refrigerativa praedita

Così pure s’è fatta esperienza che, quando di buon mattino stormi di nottuline e folaghe fanno vibrare l’aria di strida e svolazzano su stagni e corsi d’acqua, ben presto si vedrà il cielo coprirsi di nere nubi, l’atmosfera incupirsi per nembi carichi di umidità e risolversi in pioggia; molti altri indizi e segni ben noti a tutti dobbiamo agli uccelli. Ma per tornare al nostro argomento, esaminiamo esemplari di altri uccelli, e così vedremo.
L’uccello del paradiso, che chiamano manucodiato, che ha zampette così minuscole, che sembra esserne privo; si dipartono dal corpo due lunghissimi fili di colore nero, che essi avvolgono intorno ai rami degli alberi e così vi si appendono per riposare. Non si sa di che cosa si nutrano, c’è chi dice che si alimentino degli strati bassi dell’atmosfera. Per lo più passa il tempo in volo nell’aria.
È provvisto d’ali, ma, subito dopo il piccolo becco sporgente, la piccola massa del corpo, di vari colori, sfuma soprattutto verso il colore ruggine; le penne arrivano alla lunghezza di due palmi; intorno al becco ha poche piume lanose di straordinaria varietà, e sembra quasi un batuffolo di piume privo di carne. La coda invece, come quella del pavone, risplende d’oro misto al brillio di altri colori. Il Brasile ci ha mandato esemplari di 17 diversi uccelli, di cui uno di becco sottilissimo, di appena mezzo palmo: ha le zampe della medesima lunghezza e la grossezza di un galletto; ma le piume sono naturalmente accese di tanto splendore sanguigno che non possiamo ottenere artificialmente un colore di simile intensità. Se ne sono aggiunti altri 16, mirabili e affascinanti per forma e colore, da qualche tempo: sebbene a tutt’oggi non si possa dir nulla riguardo al loro nome e alla loro natura, tuttavia appaiono a tutti i visitatori straordinari e interessanti per la bellezza e la varietà dei colori: alcuni infatti sono rossi come fiamme, altri risplendono d’azzurro, altri d’oro, altri hanno un verde delizioso, infine alcuni sono dotati di tanti colori dalla natura che a stento un esperto di colori potrebbe distinguerne la varietà; tutti provengono dal Brasile e sono stati donati all’Autore.
Si può ammirare un altro uccello purpureo, di intensissimo color rosso sangue, che i Brasiliani chiamano quaracies: appartiene alla specie del corvo, ma non di quello nero, giacché come ho detto risplende in tutto il corpo di colore purpureo. E furon tali che al venerabile Padre Giuseppe Anchieta, padre provinciale della Compagnia di Gesù in Brasile, sant’uomo, mentre viaggiava per mare, e gli uomini non potevano più sopportare la vampa del sole, questi uccelli, venuti a far ombra e scorta fino al porto, protessero la nave offrendole ombra dal calore del sole: miracolo dal quale diversi pagani furono convertiti alla fede cristiana, vedi la Sua Vita, già pubblicata.
Al quarto posto parlerò qui degli aborti di natura, o trasformazioni: né alcuno si meravigli se dico che talvolta la natura abortisce. In questo Museo, tra le cose meravigliose, si vedono funghi, ma non, come altrove, molli e teneri, come quelli che l’umidità fa scaturire dalla resina degli alberi, o concrezione terrestre di morbida rena, ma piuttosto pietrosi, di cui moltissimi, conservando l’antica forma, hanno cambiato la morbidezza nella durezza, la leggerezza in pesantezza, divenuti durissima pietra: si chiamano fossili.
Inoltre qui si trovano ossa pietrificate di giganti, giudicate tali solo per il peso e per la presenza di salnitro, benché l’Autore del Museo ritenga che appartengano piuttosto al regno minerale.
Troverai qui anche legni di peso mutato, come sassi scendono fino in fondo all’acqua.
Vasi di pietra teccala, che son dotati naturalmente di tanta virtù rinfrescante