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in praeceps ruat, processitque ex voto artificium. Nam Crocodilus grunnientem porcellum in caveam effossam veluti intra muscipulam quandam intromissum audiens, festino gradu praedâ potiturus adproperat, dum noctem illusoriae machinae incautius deprimit, ecce bellua praeceps in foveam unà cum pavimento corruit, quam insidiatores statim lanceis et hastis invadunt, vulnerant, conficiunt, finditur venter, evolvuntur viscera, et ecce Tragicam Catastrophen, argenteas Sponsae armillas, et cranei frustum una cum capillis, quae nondum calor bene digesserat, attoniti et stupentes reperiunt. Hinc infelix Sponsa thorum, hos thalamos, hunc tumulum, dum amore incauta deperiit, reperit. Dicuntur et coma una cum armillis in Bataviam translata, ibidem ad perpetuam rei memoriam conservari.
Astrites, sive Stella marina, piscium species est. Stellae à figura, quam referunt, sic dictae, quinos radios habent longitudine palmum facile adaequante; cortex earum durus, hispidus, asper, et serpentino colore variatus, flexuosus tamen, et radiis ex centro aequis spatiis in circumferentiam paulatim gracilescentibus, cuti non glabra, sed quasi ex meris ossiculis, seu spinulis compaginata. Celerrimè natant, instarque Polypi brachia nunc deducunt, nunc contahunt, progressivo, ac retrogrado motu ad quemvis situm deflectunt; os in medio instar Echini habent, ita constitutum, ut alimentum singulis quinis radiis subministrare possint; dorsum supernè in sphaeram protuberat, et ipsum hispidum, durum, et asperum, magis tamen ventre glaber, maculis alternatim cinericio colore albicantibus et nigredine obfuscatis, intermixtis: degunt plerumque inter saxorum fissuras, et hiatus, tanquam propriis pabuli sui domiciliis; vescuntur quippe maximè humore salsuginoso rupium, Ostreisque marinis, iisque, quae mollia vocantur, passim insidias struunt, et ubi eas apprehenderint, totas exsugunt, et delumbant; harum Stellarum marinarum plures Musaeum asservat, quae insectis marinis annumerata advenis monstrari solent.
Testudo marina. Est Testudo animal tardigradum, visu horridum, nescio, quem id primò aspicientibus terrorem incutiat, cum tamen caeteroqui animal sit innoxium, quin inter mensarum delicias connumeratum, putamine robustissimo contectum, ita ut plaustrum etiam validum citra omnem rupturam sustinere possit: quatuor pedes ei natura concessit, duos ex parte anteriori, duos à tergo, cute squamosâ contectos, atque unguibus acuminatis instructos, versus terram ita arcuatos, ut alterutris, dum se tamquam uncinis solo adstringit, versus terram fixis protrahat. Harum Testudinum exuvias, seu testas, magnitudine bipalmares in Kircheriano Musaeo conspicuas reperies; quatuor tantae capacitatis, ut clypei vices quaelibet ipsarum subire possit. Testudines marinas littus Brasiliae adeò grandes producit, ut sint, qui referent, solam unam octoginta hominibus lautam coenam suppeditare potuisse. In Mari Indico tam magnae reperiuntur, ut indigenae quibusdam aliis tanquam cymbis utantur, aliis verò adversus coeli injurias tuta tecta et domicilia erigant.
Raja, seu Argilla, piscis est ex mera cartilagine excepta spina dorsi, absque ossibus, et squamis à natura compactus, formâ à reliqua piscium specie impar, cum omnibus suis partibus, solâ modicâ caudulâ, quae longa, tum tenuis et rotunda est, exceptâ, in planum corpus abeat; undique tenui pellicula, quae subtus albicat, superius verò aliquantulum nigrescit, circumvestitus, pedibus caret, nec pinnis seatet, cum non nisi in extremitate caudae

lo stratagemma riuscì secondo il desiderio. Infatti il coccodrillo, sentendo grugnire un porcellino introdotto nella fossa come in una trappola per topi, si avvicina rapidamente per ghermire la preda, e incautamente pone le zampe sull’insidia, ed ecco precipita nella fossa assieme al pavimento: gli insidiatori subito l’assalgono con lance ed aste, lo feriscono, lo uccidono, gli squarciano il ventre, ne estraggono le viscere, e rinvengono attoniti – tragica catastrofe! – i braccialetti d’argento della sposa, un frammento del cranio con i capelli, che il calore non aveva ancora decomposto. Così la sposa infelice, mentre, resa incauta dall’amore, periva, qui trovava letto e camera nuziale, qui trovava la tomba. Si dice che chioma e bracciali furono trasferiti a Batavia, e lì sono conservati a perenne memoria dell’evento.
L’astrite, o stella marina, è una specie di pesce. Chiamate stelle dall’aspetto di stelle che esse rivelano, hanno cinque raggi e sono lunghe circa un palmo; il loro guscio è rigido, ispido, ruvido e chiazzato del colore di serpente, ma cangiante, e i raggi a spazi uguali dal centro vanno via via assottigliandosi e descrivendo un cerchio; la superficie non è liscia, ma direi quasi punteggiata di piccoli granellini, come di spine. Esse nuotano assai velocemente, come i polipi ora protendono i bracci, ora li contraggono, li volgono in ogni direzione muovendoli in avanti e all’indietro; hanno una bocca al centro, come i ricci, fatta in modo tale che possono porgerle l'alimento con ciascuno dei cinque raggi; il dorso, nella parte superiore, si arrotonda a sfera, ed è anch’esso ispido, rigido e ruvido, tuttavia più liscio del ventre, con macchie alternativamente bianco-bigiognole e scure, frammiste; vivono per lo più tra le fenditure o le grotte delle rocce, come nel proprio habitat naturale; si cibano infatti soprattutto del liquido salso delle rupi, e di ostriche marine; predispongono qua e là per i molluschi delle insidie e, quando li hanno catturati, li suggono tutti e li inghiottono; di queste stelle marine, il Museo ne custodisce parecchie, che di solito sono presentate ai presentatori nella sezione degli animali marini.
Tartaruga marina. La tartaruga marina è un animale lento, di aspetto orribile, non so quale terrore induca in chi lo vede per la prima volta, benché poi per il resto sia animale innocuo, anzi addirittura considerato tra le delizie del palato; rivestito di un guscio assai robusto, così che senza affatto rompersi può sostenere anche un carro pesante: la natura le ha dato quattro zampe, due davanti e due dietro, coperte di pelle squamosa, e munite di unghioli aguzzi, arcuati verso terra, cosicché mentre vi aderisce al suolo come se fossero uncini, si trascina ancorando entrambi al terreno. Nel Museo Kircheriano troverai spoglie cospicue di queste tartarughe, ossia gusci dell’ampiezza di due palmi, quattro di tale grandezza che ciascuno di essi potrebbe prendere il posto di uno scudo. La spiaggia del Brasile produce tartarughe marine così grandi che c’è chi racconta che una sola di esse poté fornire una lauta cena a ottanta uomini. Nell’Oceano Indiano se ne trovano di così grandi che gli indigeni se ne servono come di imbarcazioni; con altre invece erigono ripari sicuri contro le intemperie e abitazioni.
Razza o argilla: è un pesce di sola cartilagine, eccetto la lisca dorsale, e, senza ossa, è protetta naturalmente dalle squame, dissimile per aspetto dalla restante specie dei pesci, mentre in ogni sua parte, fatta eccezione solo per la coda modesta, è lunga, ma sottile e rotonda; si sviluppa in un corpo piatto, completamente rivestito da una sottile pellicola, che sotto è biancastra, sopra invece piuttosto scura; non ha zampe, né abbonda di pinne,