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pinnulas habeat, quibus se in quasque partes natando deflectit; à caudae extremitate usque ad corporis initium in medio dorsi, acutissimorum aculeorum seriem habet, quae etiam per totum dorsum ad caput usque excurrit, sed ita diminuti, ac in medio dorsi sunt, ut potius moduli, quam aculei dici possint. Caput, habet, ut reliquum corporis planum, nullo collo à reliquo corpore disjunctum; verum pro sui solum quantitate eminet; oculos duos parvulos et rotundos in superiori capitis parte habet, os vero latum à denticulorum minimorum infinita serie, quae circa cartilagineam pellem in unum quasi ossiculum multis denticulatorum acuminibus refertum concrescit. Corporis molem disparem habent; sunt enim, qui humanâ palmâ contegi possint, alii verò ad duos, et ultra palmos in latitudine, longitudine vero ad tres, et ultra extenduntur; itemque hujus magnitudinis in quacunque dabili quantitate, aut differentia reperiuntur; Habet Musaeum Romanum duos, sed arte efformatos, et aptatos ut superiori Rajae descriptione nullo prorsus modo congruant, et à vulgo potius Basiliscorum exuvia, quam Piscis hujusmodi credatur, aut Draconis cujuspiam abortivus foetus; horrendum quippe visu et informe animal apparet; Caput habens in altum exporrectum, hiante et patulo ore horridum, duabusque oculorum cavernis formidabile, inque fastigium turbinatum excrescens, duobus acuminatis unguibus, seu cornibus minax; collum oblongo à corpore segregatum, et in altum elatum; corpore tenui, sed amplis cartilagineis alis utrimque conspicuum; pedes spurios cartilagineae pinnulae conglutinatos habent; caudam demum longam, et aculeatam protendit in varias spiras contortam, hae sunt deformatae Rajae, et putatitii Basilisci, et uti Author sentit, non tam à natura quam ab arte confecti.
Armadillus Ericius loricatus, animal amphibium, dura undequaque testa armatum, quae veluti undis, aut squamulis contecta videtur, figurae oblongae, circa humeros, et dorso paulo ampliori circa limbum corporis, quatuor pedibus natura incessum fulcit, unges habens acuminatos, ceu Crocodilus, cui etiam in capitis expressa effigie similis est, propius tamen Porco. Caudam habet rotundam, et in acumen decrescentem, squamosam, et testaceâ armaturâ vestitam.
Armadillus Mexicanus priori quoad formam non absimilis, quoad omnes corporis partes solo colore differt, quod sciliet Ericius atro magis nigrescat exuvio, quàm Mexicanus faciat, qui totus cataphractus apparet mira squamarum varietate spectabilis.
Torpedo marina. Fuit superioribus annis Kircherianum Musaeum peregrinis rebus compluribus ditatum ab Alexandro Fabiano, Mexicani regni incola; inter caetera quoque Ericium marinum misit, quem asseruit, vim stupefactivam obtinere, quod tamen, hîc compertum non fuit; cumque hujus exuviae speciem plurium audito judicio indagaret, Author tandem non Torpedinis, sed Ericii marini exuvias reperit, quae exuviae tamen à nostratibus in corporis mole differunt, vimque ejus stupefactivam refusam putat qualitatem narcoticam, communicatam sibi à Torpedine pisce, in cujus visceribus, Torpedinis voracitate sepultus jacuit Ericius.
Conchylia marina ostentat vagum hoc Musaeum quam plurima, pulcherrima

a meno di considerare quelle brevi pinne in fondo alla coda con cui si dirige da qualunque parte quando nuota; dalla punta della coda fino al principio del corpo, lungo la parte centrale del dorso, ha una fila di acutissimi aculei, che la percorre dorsalmente fino al capo, ma essi sono così piccoli al centro del dorso che si potrebbero meglio definire nervature che aculei. Il capo l’ha piatto, come il resto del corpo, non separato dal collo; e veramente sporge solo in proporzione alla sua grossezza; ha due occhi piccoli e rotondi nella parte superiore del capo, ma un’ampia bocca dall’infinita serie di minutissimi denti, serie che si addensa intorno alla pelle cartilaginea come in un solo direi quasi ossicino fitto di punte dentellate. Hanno diverse dimensioni; ve ne sono di quelle che possono essere comprese nel palmo di una mano. Altre però arrivano a due palmi e oltre di larghezza, e tre ed oltre di lunghezza; e così se ne trovano di questa grandezza in ogni quantità, o anche differenti; il Museo Romano ha due esemplari, così diversi e modificati che in nessun modo possono adattarsi alla precedente descrizione della razza, e in generale si crede piuttosto siano resti di basilischi che di pesce di tal genere, o aborti di qualche drago, perché appare un animale orribile a vedersi e mostruoso: ha il capo sporgente verso l’alto, orrendo per l’ampia bocca spalancata e temibile per le due grandi cavità orbitali; termina in forma di cono in alto, minaccioso per due escrescenze aguzze o corna; il collo è separato dal corpo, che è oblungo, ed è rivolto verso l’alto; è notevole per la sua sagoma sottile, ma anche per ampie ali palmate cartilaginee da entrambi i lati; ha strane specie di piedi unite insieme da piccole pinne cartilaginee; protende infine una lunga coda munita di aculei e attorta in varie spire; queste sono o razze degeneri o ipotetici basilischi e, come suppone l’Autore, confezionati così non tanto dalla natura quanto dalla mano dell’uomo.
L’armadillo - riccio loricato. Animale anfibio, armato di una corazza rigida da ogni parte, che sembra protetta da cimose o piccole squame di sagoma allungata intorno alle spalle; il dorso è un po’ più ampio attorno alla vita; avanza saldo su quattro zampe, grazie ad aguzzi artigli, proprio come il coccodrillo, cui assomiglia anche nella caratteristica forma del capo, più vicina però a quella del maiale. Ha coda rotonda, via via sempre più sottile, squamosa e rivestita di corazza.
L’armadillo messicano, non dissimile dal precedente quanto all’aspetto, ne differisce solo per il colore diffuso su tutto il corpo, perché il riccio ha pelle un po’ più scura del messicano, che, così corazzato, appare notevole per la meravigliosa varietà delle squame.
Torpedine marina. Negli anni passati il Museo Kircheriano fu arricchito di numerosi reperti stranieri da Alessandro Fabiano, abitante del Regno del Messico; egli mandò tra l’altro anche il riccio marino, che asserì possedere il potere di intorpidire i sensi, cosa che però qui non fu comprovata; l’Autore, dopo aver udito il giudizio di diverse persone, scoprì infine che si trattava non di torpedine ma di riccio marino; tali esemplari però differiscono dai nostrani nelle dimensioni; l’Autore ritiene che la sua capacità di intorpidire i sensi sia una qualità narcotica a lui comunicata dal pesce torpedine, nelle cui viscere il riccio giacque, inghiottito appunto dalla torpedine.
Conchiglie marine: il nostro Museo ne vanta molte,