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lasciò fare dei zuavi e degli altri quello strazio, che le storie racconteranno [1]. Incominciò per Roma un parapiglia, uno schiamazzo, un baccano che faceva orrore. Non vi era governo, che tenesse in freno la plebaglia, perché l'antico era cessato e il nuovo non era per anche incominciato. Laonde il popolaccio con armi in mano ο rubate ο trovate ove che sia, e con bandiere tri colori scorrazzava per le vie urlando e festeggiando mattamente, e dando addosso a qualche meschinello che fosse veramente ο si credesse un povero zuavo.


All'uscire del refettorio io fui chiamato ad udire le grida tumultuose che si venivano avvicinando nel corso, e feci porre la stanga alla porta rustica per sostenere, se fosse d'uopo, un primo impeto po polare: del resto non vi era da far altro che commettersi alla provvidenza di Dio. Io non sentii la paura, anzi ebbe sempre buona speranza che il Signore ci camperebbe da quegli orrori, che in tali casi si posson temere; e vidi parimente molti altri, che non ismarrivano punto: ma v'erano altresì di quelli che temevano, ο a cui quegli urli facevano veramente male. Erano già tornati in collegio parecchi di quelli che la mattina andarono ad assistere i combattenti per aver cura dei feriti, ma parecchi erano fuori ancora, né si sapeva che ne fosse. A poco a poco tornarono tutti, eccetto quattro; dai quali però verso sera

  1. 14 Martina