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promesse che allora si riconoscevano e si affermavano colle massima asseveranza eziandio nelle Camere di Firenze, dove chiaramente si diceva che l'occupazione del territorio pontificio sarebbe una manifesta violazione dei diritti internazionali della Cattolicità . Ma queste bugiarde parole di un Governo, a cui da gran tempo nessuno presta più fede, non ingannavano se non coloro, i quali hanno bisogno di creder sempre che non accadrà quel male, che non vorrebbero che accadesse. Costoro si lusingavano un poco e dicevano che sebbene al Governo di Firenze non si potesse dar fede, nondimeno in questo caso esso starebbe alle promesse non per sua buona volontà, ma per timore delle potenze europee.

La rivoluzione però, che manca sempre di senno, voleva venire avanti, ed incapace di apprezzare le conseguenze, agognava a Roma e trascinava al mal passo il Governo; il quale risolutosi alla fine di appagarla, cominciò a fare sui confini, tali apparecchi di guerra, che la sua intenzione non poteva più restare occulia a nessuno. Cessando adunque la possibilità d'illudersi intorno alle intenzioni del governo fiorentino, cominciò la seconda illusione delle profezie, le quali si moltiplicavano di giorno in giorno e tutte asseveravano che a Roma non verrebbero; e siccome era chiaro che mezzi umani da impedirlo non vi erano, si aspettavano miracoli.