Page:BLMC 1664 06 26 1060 01-232.pdf/1

From GATE
This page has been proofread


Molto Reverendo in Xto Padre



P. C.

Hò ricevuto due lettere di V. R. una per darmi avviso della robba che era già inviata e l'altra con la medessima robba, che arrivò salvamente; ringratio infinitamente V. R. di tante gratie che mi hà fatto per sua carità particolarmente del crocifisso che m'hà mandato così tanto divoto e bello. Supplico alla Maestpa Divina che si degni di rimunerarla con celesti doni conforme il suo desiderio. In torno poi quello che m'avvisato della Sata povertà e la licenza nel ricevere. Sappaia V. R. che quelle cose che hebbi per viaggio se non havessi havuto la licenza sufficiente conforme il consiglio de'Padri nostri no le haverei ricevute. Primeramente prima di aprtir noi da Roma hebbi la licenza del P. Vici Provinciale Domenico Vanni di dare e ricevere cose di divotione secondariamente piglino consiglio de'Padrri di prudenza et il consenso di superiori di quelli colleggi, e finalmente hò ricevuto ciò che mi fù donato per carità che mi serverà se Dio vuole per il mio viaggio del Mogor. In torno poi il mio stato in Genova veramente dico la verità Padre mio, che stò contetissimo perche vedendo quello che mi sucesse per viaggio di visite. Ho fatto saper à tutti i Padri subito che era arrivato à Genova particolarmente al P. nostro Rettore che non voglio andare ne ricevere visita alcuna di nessuno e di più gli disse che hebbi ordine del Reverendo Nostro Padre Vicario per star così ritirato. Sino adesso per gratia di Dio altra visita non hò havuta se non del zio del frate Grimaldi, perch'i Padri diedero ad intendere à tutti che ne io, ne il Padre Vicario vuole ch'io perda tempo in sì gran vanità mentre sono venuto à Genova per attendere alla salute di questi turchi e studiare finche haverò l'avviso per seguitar il mio viaggio verso il mio amato Mogor.
Due volte vennero la Prencipissa Doria insieme con l'altra Prencipissa vecchia Dorea in chiesa nostra per parlar meco, mà il Padre Rettore le mostrò la difficoltà che cè e sono ritornate senza d'haver parlato meco per non aprir la porta cirla poi mio studio più che mai lo fò per haver havuto un buon giovane, il quale m'insegna con molta mia sodisfatione. Il uscir di casaa poi quasi mai forche le giorni di festa per andar alle Gallere cercando qualche anima persa, ò vero per sentir la lettione nella Casa Professa. De'Turchi poi quello di Fes del quale già hò scritto à V. R.[1] lo hò fatto venir dà me nel collegio e dopo molti discorsi per mostrargli la verità christiana ristò convinto per gratia del Signore e mi diede la parola di abbraciar la Santa Fede christiana; e un'altro hieri fù mandato dalli suoi Padroni, cioè dal Signore Emanuele Durazzo, per esser huomo savio nella sua legge. Finalmente confessò publicamente d'esser christiano e gli diede per nome Francesco Xaverio e due altri haveva parlati e sono molto diposti sepero nella bontà di Dio che anche loro abbracciaranno la Santa Fede quanto prima. Quelli poi delle falere veramente sono per modo di dire come animali, che non capiscono nulla ne della loro legge, ne della nostra. Havevano fatto venir due o tre volte i loro savii con i quali hò disputato in Galera più di un'hora per volta e frà li spropositi che hanno detto che il loro Mahometto è quello che crea le frutti. Prego la Mestà divina che si degni d'illuminar la loro gran cacità mentre mi hà fatto un stromento seo per cercargli. Supplico anche à V. R. d'aiutarmi con i suoi Santi Sacrificii et orationi come anche farlo fare dalli mier carissimi fratelli novitii e retorici, alli quali saluto caramente e dargli nuova, che passando da Piacenza inignai quella divotione che sogliono fare in Roma della Madonna de'fioretti, e lasciai alli fratelli retoricii di Piacenza una imaginetta della Beata Vergine scritta da me per dedicarla alla Madonna de'fioretti, fù abbracciata tal divotione con gran fervore e fatto ch'hanno scriito da li al P. Dorea et il P. Rettore di Piacenza à me la clusa, che mando à V. R. acciò che animassi i detti notri fratelli retorici di Roma di haver maggior fervore verso la gran Madre di Dio. E di più conforme il consiglio del P. Dorea hò fatto havere la medessima divotione a questi nostri gioani studenti di filosofia che stanno in questo colleggio e già abbracciata da tutti e la imagine di tal divotione l'hò missa hoggi con gran riverenza di tutti nella capella dove dico ogni mattina la Santa Messa, spero che sarà di gran giovamento e frutto di tutti.

Sappia V. R. che sempre hò havuto le sue lettere sigellate e le mie subito in presenza mia si sigellano perche mi disse il P. Rettore che hebbe avviso di far questo. Per tanto mando anche (come mio Padre Spirituale) una pezza di una lettera nella quale vedrà la cosa che fecce Dio per mezzo di quel reliquario che mi diede il P. Vanni in Roma ultimamente, il quale reliquario vedendo la carità delle Signore di Parma lo diede à loro prima della mia partenza da lì. E mi era succeduto acnhe questo caso che quando trovai l'avviso del P. Provenciale di Venetia in Piacenza d'haver un Padre di più sino à Milano hò stimato che fosse conveniente il fargli la spessa tanto nell'andare come nel tornare, mà mi rimandarono à Genova la detta spesa come vedrà nella chiusa lettera. In torno poi il libro che V. R. mi hà mandato scritto in arabico, subito lò hò consegnato al P. Rettore finche haverò per mezzo di V. R. la licenza delle quale mi