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Naples,27 octobre 1616. Girolamo Lunadoro � Bellarmin.
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Ill.mo et R.mo Signore et padrone mio colend.mo<lb/>
/ Ill/mo et E/mo Signore et padrone mio colend/mo Monsignor Vescovo di Tiano mio amico e signore venne qua in Napo
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Monsignor Vescovo di Tiano mio amico e signore venne qua in Napoli amalato di infermità tanto grave, che più d'una volta ci ha fatto dubitare di sua persona; alla fine, scoprendosi che questa infermità era fattura et che si corriva pericolo di perdere la vita, sentito io questo male, presi animo di guarirlo, poichè mi trovo un segreto esperimentatissimo per guarire tal malattie. Messo in ordine il mio segreto et posto al collo di monsignor Vescovo, da quel hora cominciò à pigliare meglioramento et sempre è andato migliorando, come tutto V.S. Ill.ma intendera dal Sig.r Pietro Guidotti, al quale tutto hanno referto li padri della Compagnia.<lb/>
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Et per che in negotio si grave,dove si è visto quasi miracolo, per levare lo scrupulo di testa ad ogni persona,che si potesse havere sopra il mio segreto, non sapendosi che cosa si sia, ne meno lo voglio imparare ad alcuno, mi risolvo per ciò comunicarlo con V.S. Ill.ma; quale ci dico sotto sigilli di confessione, supplicandola a bruciare questa lettera, accio non sia vista da persona.
Et per che in negotio si grave,dove si visto quasi miracolo, per levare lo scrupulo di testa ad ogni persona,che si potesse bave re sopra il mio segreto, non sapendosi che cosa si sia, ne meno lo ^Tvoglio imparare ad alcuno, mi risolvo per ci� comunicarlo con V.S. Ill/ma; quale ci dico sotto sigilli di confessione, supplicandola a bruciare questa lettera, accio non sia vista da persona.
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[Il segreto è questo: ogni persona che sia afattur porti adosso dell'argento vivo,che subito si guasta la fattura. Il quale argento vivo è ancora facultà che] chi lo porta adosso non gli puole esse fatto fatture. Io ne ho fatte molte esperienze è guarito molti; ma di persona non ho haute quel contento quanto di guarire Monsignore, al quale devo tanto, per il merito proprio, come per il rispetto di V.S. Ill.ma, che havendomi fatto sempre tanti favori et gratie gli sarò perciò eternamente obbligato.<lb/>
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V.S. Ill.ma sente il segreto,il quale per essere cosa naturale, et per metterlo in esecuzione non ci va superstitione alcuna, la supplico à farmi gratia di scrivere à monsignor Vescovo ho vero à qual che altro padre della Compagnia, con attestarli che senza peccato si può mettere in esecutione il mio segretario, il quale V.S. Ill.ma sa che cosa è, per haverlo io comunicato.
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Ill.mo et R.mo Signore et padrone mio colend.mo
Monsignor Vescovo di Tiano mio amico e signore venne qua in Napoli amalato di infermità tanto grave, che più d'una volta ci ha fatto dubitare di sua persona; alla fine, scoprendosi che questa infermità era fattura et che si corriva pericolo di perdere la vita, sentito io questo male, presi animo di guarirlo, poichè mi trovo un segreto esperimentatissimo per guarire tal malattie. Messo in ordine il mio segreto et posto al collo di monsignor Vescovo, da quel hora cominciò à pigliare meglioramento et sempre è andato migliorando, come tutto V.S. Ill.ma intendera dal Sig.r Pietro Guidotti, al quale tutto hanno referto li padri della Compagnia.
Et per che in negotio si grave,dove si è visto quasi miracolo, per levare lo scrupulo di testa ad ogni persona,che si potesse havere sopra il mio segreto, non sapendosi che cosa si sia, ne meno lo voglio imparare ad alcuno, mi risolvo per ciò comunicarlo con V.S. Ill.ma; quale ci dico sotto sigilli di confessione, supplicandola a bruciare questa lettera, accio non sia vista da persona. [Il segreto è questo: ogni persona che sia afattur porti adosso dell'argento vivo,che subito si guasta la fattura. Il quale argento vivo è ancora facultà che] chi lo porta adosso non gli puole esse fatto fatture. Io ne ho fatte molte esperienze è guarito molti; ma di persona non ho haute quel contento quanto di guarire Monsignore, al quale devo tanto, sì per il merito proprio, come per il rispetto di V.S. Ill.ma, che havendomi fatto sempre tanti favori et gratie gli sarò perciò eternamente obbligato.
V.S. Ill.ma sente il segreto,il quale per essere cosa naturale, et per metterlo in esecuzione non ci va superstitione alcuna, la supplico à farmi gratia di scrivere à monsignor Vescovo ho vero à qual che altro padre della Compagnia, con attestarli che senza peccato si può mettere in esecutione il mio segretario, il quale V.S. Ill.ma sa che cosa è, per haverlo io comunicato.
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