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[Rome, nov.l6l3] Ripense de Bellarmin � G�ov.P.Almer�n�. / Molto R/do Signore. Ho letto l'accrescimento che V.S. ha fatto alla sua versione del Salmo sesto, et mi � parso buono,eccetto quel le parole poste nella dichiaratione del pripo verso "L'accieca, perch� non veda il vero lume; l'assordisce, perche non ascolti le ,/^sante inspirationi; et poscia lo fa perseverare nel peccato, perhhe sia il peccato pena del peccato." Queste parole sono troppo dure et ponno ? far credere che Dio sia causa positiva del peccato: il che non � vero, perche, come dice Sant'Agostino in Joannem tract.53 "Sic excoecat, sic obdurat Deus deserendo et non adiuvando", et nell'Epist.105 ad Sixtum: "Non obdurat Deus impertiendo malitiam, sed non impertiendo misericordiam"; et lib.l� ad Simplicianum,q.2: "Obdurare est nolle misereri; et non ab ilio irrogatur aliquid unde sit homo deterior, sed quod sit melior non erogatur". Si che par necessario dichiarare che Iddio accieca, non positivamente, ma negativamente, /y^non operando che il peccatore perseveri in peccato,� non veda ne oda, ma non dandogli gratia efficace di convertirsi,udire,vedere etc. Similmente dopp� il fine del Salmo in quella repetitione per mo do di oratione, sopra il medesimo primo verso, non pare che stia bene parlando di Dio, usare quelle parole: "Come fa talora (se mi lice dir cosi) un rabbioso che altro non cerca se non di sfogar lo sdegno etc." Questa similitudine non � buona, perche Dio � giustis simo et non si muove per rabbia, ma solo per giusto sdegno. Queste cose mi fanno dubitare che sia meglio non aggiogner niente? come era la prima versione, o aggiognere,come si � fatto in Oy^questa seconda; perche io non vorrei che una mia opera fusse poi censurata o prohibita con occasione della versione. Sopra tutto consiglio � V.S. di far vedere la sua versione da persone intelli genti etc. Arch.Vatic.Gesuiti 17 fo.48^. Brouillon autogr. (faisant suite sur la meme feuille � la lettre pr�c�dente.)