Page:EBC 1613 11 1344.pdf/1

From GATE
This page has been proofread

Molto R.do Signore. Ho letto l'accrescimento che V.S. ha fatto alla sua versione del Salmo sesto, et mi è parso buono, eccetto quelle parole poste nella dichiaratione del primo verso "L'accieca, perchè non veda il vero lume; l'assordisce, perche non ascolti le sante inspirationi; et poscia lo fa perseverare nel peccato, perche sia il peccato pena del peccato." Queste parole sono troppo dure et ponno? far credere che Dio sia causa positiva del peccato: il che non è vero, perche, come dice Sant'Agostino in Joannem tract. 53 "Sic excoecat, sic obdurat Deus deserendo et non adiuvando", et nell'Epist.105 ad Sixtum: "Non obdurat Deus impertiendo malitiam, sed non impertiendo misericordiam"; et lib.lo ad Simplicianum, q.2: "Obdurare est nolle misereri; et non ab ilio irrogatur aliquid unde sit homo deterior, sed quod sit melior non erogatur". Si che par necessario dichiarare che Iddio accieca, non positivamente, ma negativamente, non operando che il peccatore perseveri in peccato, ò non veda ne oda, ma non dandogli gratia efficace di convertirsi, udire, vedere etc.
Similmente doppò il fine del Salmo in quella repetitione per modo di oratione, sopra il medesimo primo verso, non pare che stia bene parlando di Dio, usare quelle parole: "Come fa talora (se mi lice dir cosi) un rabbioso che altro non cerca se non di sfogar lo sdegno etc." Questa similitudine non è buona, perche Dio è giustissimo et non si muove per rabbia, ma solo per giusto sdegno.
Queste cose mi fanno dubitare che sia meglio non aggiogner niente? come era la prima versione, ô aggiognere, come si è fatto in questa seconda; perche io non vorrei che una mia opera fusse poi censurata ô prohibita con occasione della versione. Sopra tutto consiglio à V.S. di far vedere la sua versione da persone intelligenti etc.