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pare a V.S. che la sua casa stia in necessità e che io gli dia così tre o quattro o cinque scudi il mese per aiuto della casa, lo farò; ma in Roma non gli voglio far niente. V.S. gli legga questo capitolo e glielo riferisca. Quello che vele da m Claudio lo scriva, perchè avrà risposta e non occorre per questo venire a Roma. Non dubito di m Valerio, perchè mi pare che stia sodisfatto e contento. Iddio sia con tutti. Di Roma,li 6 di gennaio 1606
fratello aff.mo di V.S.
Il Card. Bellarmino. Voglio aggiongere che non credo che il cardinale S^^ Croce spendesse cento mila scudi in stabili et tante altre cose, perche ho hauto in mano il libro delle sue entrate et uscite, et trovo c che non pass� mai d'entrata otto mila scudi; non hebbe altro che tre benefitii, un vescovado, un'abbadia et �n priorato, che non aarrivavano � cinque mila scudi; � questi s'aggiognono il piatto di cento scudi il mese et altro tanto per la bibliotheca apostolica, de quali bisognava spender per i ministri della libreria. Di quest' entrata ne spendeva la maggior parte, perche teneva circa cinquan ta servitori, et � tutti dava salario oltre del tinello; teneva cavalli almeno 25) muli per la lettiga et da some et da cavalcare. Onde, quando papa Giulio l'invit� � Roma, rispose che'bisognava provedere alla chiesa di Agubio et alla persona sua, che senza 1' entrata della chiesa non poteva mantenersi; si che per trovare che gli avanzassero cento mila scudi et piu, bisogna trovare una grande alchimia. Di piu trovo che dava al Sig^ Alessandro suo fratello tre � quattro scudi il mese. JBrovo anco che il Vivo l'hebbe quasi per niente; et questo � lo scrupulo che sempre hebbe monsgr Herennio, che sapeva che il Vivo fu compr� con pochissimo prezzo et pro fanato, perche era de'frati di Camaldoli; et l'istesso papa Marcel-