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Rome,6 janv�er 1606.

Bellarmin � son fr�re Thomas.

538

/ Molto illustre Sig fratello. Se l'ambasciatore ha inteso cosa dal Turco agente di monsignore vescovo di Montepulciano, che gli paresse di momento, dovea venir ad me prima di scrivere al Gran Du ca. Io non so per andar da lui in conto veruno, ne voglio che V.S.

f*mi consigli � sottomettere i negotii spirituali � principi seculari, ne anco darglene conto; et quando mi paresse di parlare � qualch'uno, non ho bisogno che mi si dia il thema � la lettione. Ho fatto quello che dovevo et quello che mi ha commandato il papa,et non ho offeso il Gran Duca. Ho caro che si sia data sodisfattione � suor Marcella et � mad^^ Camilla con li denari mandati. Delle mille piastre ho detto il mio parere; lei faccia quello che gli piace, ma io non posso promettere di dare li altri mille scudi. Scrissi gi� che il Sig^ Cardinale Tarugi mi haveva ragionato di maritare Cinthia sorella di Angelo con Marcello Benci suo proni pote, figlio di madonna Catarina Tarugi, et desiderava che io gli desse mille cinquecento scudi et Angelo gli renuntiasse il suo, che in tutto sariano tre mila scudi. Aspettavo con quest'ordinario il vostro parere, et non � venuto. Ho riceuto poi la sua intorno � questo particulare, et mi piace. La lettera che scrisse il Sig^ Card.di Siena al cavalier Taru gi non era arrivata � detto cavaliere, quando habbe la vostra, et per� risponde cosi ambiguamente, perche pensava che il Sig^ Cardi nale suo non sapesse niente. Hora il Sig^ Cardinale ha replicato

^y"et mi dice che io tenga il parentado per fatto. V.S. dica liberamente � Gasparre che non venga � smontar qua, perche non ci � pur'un buco voto; et quando tutto il palazzo fusse il mio, sono risoluto di non volere parenti in casa; et se mi far� pregare di questo da altri, perder� di fatto la gratia mia. Di pi� il mio parere � che stia costi et aiuti il padre � governar la casa, et non venga � Roma � perder il tempo et capitar male. Se