Lecce,21 decembre 1605. Le Bx R�al�no � Bellarmino.
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/ Ihs T1I11imo et^ R^mo Sigre i.n C-,hri.st,o ossmo Pax Christ� etc. Con la benigna lettera del mio Sig^ Cardinale delli 28 del d*passato ricevuta due giorni sonm, mi sono proprio consolato, perche veramente non l'aspettavo; poich�, si bene io pregai il Padre Riccomo nostro che li facessi � mio nome riverenza e pregasse che tro vandosi al sepolcro delli tre Beati nostri, li piacesse di dire per li bisogni spirituali della mia vecchiezza sempre ingrata � Gies� dolcissimo tre Pater noster e tre Avemaria in tutto, nondimeno m' assicuravo, per la prattica ch'io ho della sua gran carit�, che lo farebbe certo; onde lettera non aspettava, gi� che necessaria non era. Ma chi vuol prohibire all'humilt� che non faccia atti di suprerogatione? Gratie allo spirito della minima compagnia di Gies� /raparmi di non dire poco, parlando con chi parlo. Renda dunque il Signore cambio � tanta carit�, che passa il desiderio mio. Aggiunge la consolatione quel che V.S.111^^ non dir� commanda, potendolo fare, ma propone, et � che, tenendo l'orecchie assai in disposte all'udito et havendo inteso che in tal bisogno si prova molto propicia l'intercessione della gloriosa santa Irene vergine martire, le cui odorifere reliquie in chiesa nostra solennemente si custodiscono et honorano, l'� venuta speranza d'havere la grafia tia da questa santa,se qui se ne facciano orationi per impetrarla. 0 bone lesu, che humilt�! che divotione! Signor Cardinale mio, me ne consolo e me ne confondo; ma tanto pi� voglio sperare ogni pro spero successo � gloria di quel Signore al cui maggior servicio tutto ci� va indrizzato. Si terr� dunque continuo pensiero, e ae�� nell'orationi e nelle messe di supplicarne � Dio et N.S. e d'invo care particolarmente Santa Irene e gi� habbiamo cominciato. In quel poi che m'avisa che, se mi pare � proposito di farle