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27 decembre 1604.

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/ la Divina Maest�; et per� vi mettessero pi� studio,che nelle cose proprie. Quarto, bisognaria, che li parenti di quelle monache, che hanno entrate proprie in vita, si contentassero,che queste en trate si mettessero in commune, perch� non � bene fare una riforma imperfetta, et ohe alcune monache vivine del tutto in commune, et alcune altre restino proprietarie in dannatione dell'animo loro. Quinto bisognaria,che quelle monache, che sono sane,e forti, s'in dustriassero � lavorare, come comanda la regola, e l'apostolo San Paulo,et tutto il guadagno venisse in mano dell'abbadessa, � de // Signori bastonieri, et la citt� aiutasse con mandar'� questo monasterio le cose da lavorare, st cos� coll'entrate communi,che pa gassero 1000 ducati, et con l'entrate proprie messe in commune,e con il guadagno de lavori, et con le doti grosse delle sopranume rarie, et con le limosino, che senza dubio iddio mandarla,quando ,^^si vivesse come comanda la regola, non dubito, che si arrivaria alla desiderata riforma, bt io per ultimo offerisco 100 ducati per aiuto dell'accomodamento del dormitorio, purch� il resto lo metta la citt�^ et anco offerisco almeno sei ducati il mese, che bastano per il vitto di tre persone, oltre l'incerti, che andar� applicando, quando vegga,che la riforma habbia effetto, ^on posso offerire pi� per hora, trovandomi oppresso da una gran moltitudine di pove ri, cos� del paese,come forestieri, che ogni giorno senza inter missione domandano aiuto, oltre alle spese della chiesa cattedrale , che tutta st� � dosso all'arcivescovo. Iddio inspiri alle bignorie vostre vero desiderio di fare la sua santa volont�, et gli dia la sua santa benedittione. Delle nostre stanze li 27 d� uecembre 1604.

F.B.8, p.39=42; copie, bummar.add. p.58*--^y