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Capone, 18 Octobre 1603. Bellarmin �u meme.

367

/ Molto 111^^ S�g^ Fratello. Il negotio delle gambe gonfie mi

da poco fastidio, perche non viene se non l'estate. Havevo bene

inteso quello che V. S. desiderava per Roberto �uo figliolo, ma

credevo,come anco dubito, che ella sia male informata. Io ne ho

parlato con cavalieri antichi et che hanno provato in se stessi

queste cose; et in somma mi dicono che, se bene il Gran Mastrof fa

r� gratia � qualcheduno che gli corra l'antianit� dal giorno che

fu scritto nel ruolo de'cavalieri, nondimeno questa gratia non ha

effetto perii grande strepito che fanno i cavalieri pi� antiani di

professione, essendo questo ad essi un grandissimo pregiuditio; et

che il gran Mastro in tali cose non fa niente, se non vi consente

tutta la lingua, la quale saria in miraculo che ci consentisse.

Aggiungo hora che io non ho amicitia fra Cavalieri di qualit�

se non con il Priore d'Inghilterra, il quale non so dove hora si

trovi. Come quello passi per Capua, � io sappia dove sia, far�

quell'offitio che sar� conveniente. A Napoli non ci � altra gran

croce che il Prior di Capua, con il quale io non ho tanta amicitia

che basti per questo negotio.

Angelo � venuto � Capua et presto ander� � Napoli. Gi� scris-

si ch^^a compra in Marchiana poco mi piaceva, et che io non posso

dare frutti della chiesa per cose non necessarie. Ma bene mi parria

ottimo consiglio che V. S. vendesse il suo offitio vacabile, per

ch� altrimenti un giorno lo perder� de fatto, etcon quello pagare

cotesto campo et qualche pezzo di casa, essendo la sua troppo an-

gusta; et � ci� non dica che non pu� viver senza l'entrata di quell

offitio, io mi obligo di aggiogner alla provisione,che gli do,quan

to frutta quell'offitio, purch� si assecuri con venderlo. Gi� V.S.

� entrata nell'anno 63, che � climaterico,et non saria miraculo se

fusse il suo ultimo. ! Con questo vi prego da Dio ogni vero conten-

to. Di Capua, li 18 di ottobre 1603. [F.B.1. Autogr.]

/ fratello aff^�e.t