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137 Ant.Cervini � Bellarmin Montepulciano, 17 dicembre 1600,
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Ill.mo e R.mo Sig.re padrone mio Colend.mo<lb/>
 
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Vedo che io sono imputato di mala coscenza dalla Sig.ra mia cognata a V. S. Ill.ma e intendo che n'ha ripieno ancora Montepulciano, di che grandemente mi dolgo, e di vedermi a torto infamato da lei, conoscendo il danno e mala soddisfatione che ne posso riportare da suoi figlioli ai quali, mi è detto, persuade con grave pregiudizio mio e danno di tutta la casa cose scandalose contro di me, cosa certo intollerabile e ricevuta da me con dispiacere sopra tutte le mie più gravi avversità, e temo che sarà forzato provvedere con più diligenza alla conservazione delle mie ragioni e de miei figlioli, poichè vedo che il mio buono animo non è accettato ne conosciuto, ne m'ha conciliato grazia presso di loro l'averli con effetti certificati del amore che li porto, ammettendoli al fidei commisso del Sig.re Alessandro mio padre, quale giustamente a me solo si aspettava, essendo attribuito a mezzo obbligo e viltà di animo e dappocaggine questa mia amorevole cortesia, e se voglio vivere con loro in quiete e pace, mi bisogna comperarla e non mi hanno punto di compassione di vedermi, oltre al peso di tanti debiti che mi trovo,privo di tutti i beni e robe di casa per causa dell' incendio seguitomi più grave e dannoso che non si credeva. Se la mia cognata voleva essere assoluta padrona di tutta
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la roba di questa nostra casa et disporre di essa a suo modo siccome intendo che sperava, non mi doveva sforzare con mali portamenti e molta superbia sua a pigliar moglie per ritrovare chi compatisse alle mie necessità e accorresse nelle malattie. Il domandare, che ho fatto, la parte di questo censo dovuto alla eredità di Monsig.re bon.mem., non è cosa nuova avendolo incluso nella divisione delle parti, e domandatolo e fatto domandare più volte, e più V.S. Ill.ma vedere che mi si appartiene di ragione per la inclusa informazione nella quale sono stato lungo per necessità, e
 
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/ 111^^ et
 
 
 
Sig^^ padrone mio Colend^^
 
 
 
Vedo che io sono imputato di mala conscientia dalla Sig.ra mia
 
 
 
cognata V. S. 111^^ et
 
 
 
et intendo che n'ha ripieno ancora
 
 
 
Montepulciano, di che grandemente mi dolgo, et di vedermi torto
 
 
 
infamato da lei, conoscendo il danno et mala sodisfatione che ne
 
 
 
posso riportare da suoi figlioli alli quali, mi detto, persuade
 
 
 
con grave pergiuditio mio et danno di tutta la casa cose scandalose
 
 
 
centra di me, cosa certo intollerabile et receuta da me con dispia
 
 
 
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se voglio vivere con loro in quiete et pace, mi bisogna comperarla
 
 
 
et non m'hanno punto di compassione di vedermi, oltre al peso di
 
 
 
tanti debiti che mi trovo,privo di tutti i beni et robbe di casa
 
 
 
per causa del incendio seguitomi piu grave et dannoso che non si
 
 
 
credeva. Se la mia cognata voleva essere assoluta padrona di tutta
 
 
 
la robba di questa nostra casa et disporre di essa suo modo si
 
 
 
come intendo che sperava, non mi doveva sforzare con mali portamen
 
 
 
ti et molta superbia sua pigliar moglie per ritrovare chi compa-
 
 
 
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di Monsig^^ bon.mem., non cosa nuova havendolo incluso nella di
 
 
 
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Ill.mo e R.mo Sig.re padrone mio Colend.mo
Vedo che io sono imputato di mala coscenza dalla Sig.ra mia cognata a V. S. Ill.ma e intendo che n'ha ripieno ancora Montepulciano, di che grandemente mi dolgo, e di vedermi a torto infamato da lei, conoscendo il danno e mala soddisfatione che ne posso riportare da suoi figlioli ai quali, mi è detto, persuade con grave pregiudizio mio e danno di tutta la casa cose scandalose contro di me, cosa certo intollerabile e ricevuta da me con dispiacere sopra tutte le mie più gravi avversità, e temo che sarà forzato provvedere con più diligenza alla conservazione delle mie ragioni e de miei figlioli, poichè vedo che il mio buono animo non è accettato ne conosciuto, ne m'ha conciliato grazia presso di loro l'averli con effetti certificati del amore che li porto, ammettendoli al fidei commisso del Sig.re Alessandro mio padre, quale giustamente a me solo si aspettava, essendo attribuito a mezzo obbligo e viltà di animo e dappocaggine questa mia amorevole cortesia, e se voglio vivere con loro in quiete e pace, mi bisogna comperarla e non mi hanno punto di compassione di vedermi, oltre al peso di tanti debiti che mi trovo,privo di tutti i beni e robe di casa per causa dell' incendio seguitomi più grave e dannoso che non si credeva. Se la mia cognata voleva essere assoluta padrona di tutta la roba di questa nostra casa et disporre di essa a suo modo siccome intendo che sperava, non mi doveva sforzare con mali portamenti e molta superbia sua a pigliar moglie per ritrovare chi compatisse alle mie necessità e accorresse nelle malattie. Il domandare, che ho fatto, la parte di questo censo dovuto alla eredità di Monsig.re bon.mem., non è cosa nuova avendolo incluso nella divisione delle parti, e domandatolo e fatto domandare più volte, e più V.S. Ill.ma vedere che mi si appartiene di ragione per la inclusa informazione nella quale sono stato lungo per necessità, e
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