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io porto vesti di seta sotto sopra, ma di ciambellotto, saia o rascia. Tutto questo gli scopro acciò m'indirizzi, e non ne parli con altri.<lb/>
 
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Nostro Sig.re mi voleva dare il Vescovado della mia patria, con questo però che io stessi a Roma. Non l'ho voluto, perché non mi pare sicuro esser vescovo e non risiedere. Ma ben dico a V. R. che se il Papa volesse lasciarmi risiedere, io forse m'inchinerei assai al vescovado, parendomi l'officio episcopale più spirituale, più religioso, più fruttuoso e forse più sicuro che il cardinalizio, il quale ha molto del secolare. So che la cura dell'anime è difficile e pericolosa, ma poiché Dio mi ha voluto mettere in prelatura, bisogna ch'io vegga non quello ch'è più sicuro, che senza dubbio è l'obbedire, perché, come dice San Francesco: In obedientia lucrum, in praelatione periculum, ma quello che è meno pericoloso e più grato a Dio. Mi perdoni la lunghezza e mi raccomandi al Sig.re e mi dia qualche buon consiglio, e mi tiri seco al paradiso. Di Roma li 16 di luglio 1599. <lb/>
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/ per le visite di Cardinali, Ambasciatori di R� o altri signori grandi. Ne io porto vesti di seta ne sotto ne sopra, ma di ciambellotto,saia rascia. Tutto questo gli scopro acci� m'indrizzi, et non ne parli con altri. Nostro Sig^^ mi voleva dare il Vescovado della mia patria, con questo per� ch'io stesse a Roma. Non l'ho voluto, perche non mi pare securo esser vescovo e non risedere. Ma ben dico V.R. che se il Pa pa volesse lassarmi risedere, io forse m'inchinarei assai al vescova do, parendomi l'officio episcopale pi� spirituale, pi� religioso, pi� fruttuoso et forse pi� securo che il cardinalitio, il quale h� molto del seculare. S� che la cura dell'anime difficile et periculosa, ma poich� Dio mi h� voluto mettere in prelatura, bisogna ch'io vegga non quello ch'� pi� securo, che senza dubio � l'obedire, perche,come dice San Francesco: In obedientia lucrum, in praelatione periculum, ma quello che meno pericoloso et pi� grato Dio. Mi perdoni la lun ghezza e mi raccomandi al Sig^^ e mi dia qualche buon consiglio, e mi tiri seco al paradiso. Di Roma li 16 di luglio 1599. Di V.R. Servo in Christo Roberto card.Bellarmino.
 
 
 
Archiv.Postul. Recueil Carminata. Lettre 2. Trad.latine: Aguilera, Prov.Siculae ortus, P.II,p.1055; trad.franq. Couderc; op.cit.t.I,p.276
 
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Né io porto vesti di seta né sotto né sopra, ma di ciambellotto, saia o rascia. Tutto questo gli scopro acciò m'indirizzi, e non ne parli con altri.
Nostro Sig.re mi voleva dare il Vescovado della mia patria, con questo però che io stessi a Roma. Non l'ho voluto, perché non mi pare sicuro esser vescovo e non risiedere. Ma ben dico a V. R. che se il Papa volesse lasciarmi risiedere, io forse m'inchinerei assai al vescovado, parendomi l'officio episcopale più spirituale, più religioso, più fruttuoso e forse più sicuro che il cardinalizio, il quale ha molto del secolare. So che la cura dell'anime è difficile e pericolosa, ma poiché Dio mi ha voluto mettere in prelatura, bisogna ch'io vegga non quello ch'è più sicuro, che senza dubbio è l'obbedire, perché, come dice San Francesco: In obedientia lucrum, in praelatione periculum, ma quello che è meno pericoloso e più grato a Dio. Mi perdoni la lunghezza e mi raccomandi al Sig.re e mi dia qualche buon consiglio, e mi tiri seco al paradiso. Di Roma li 16 di luglio 1599.
Di V. R.
Servo in Cristo
Roberto card. Bellarmino.