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f. 288v


di velluto verde, riccamato a stelle luminosissime, assisa una amtrona bellissima, la quale con vlto tutto allegro gli fè cenno, che s'avvicinasse. Egli credendosi che fosse la sposa del loro falso profetta Maometto, volò per baciarli la mano, che stesa teneva su la sedia, e stendendo le braccia per afferrarla, ella la si ritirò, dicendole, che, chi non era christiano non meritava bagiar quella mano, e ciò detto sparì; et egli si svegliò, e pensando a quel che gl'era sucesso nel sonno, attribui la visione a fattuccherie di christiani, e non ci volse più riflettere. Finalmente non potendo più soffrire il misero stato di schiavo, determinò ultimare il suo riscato. Havendolo prima trattato col re di Tunisi suo parente da pagarli in nome di suo padre, e doppo vari negotiati, offerì al Gran Maestro cento mila scudi, e accettato il partito; subito furon pagati dal detto Re di Tunisi parte in denari, e parte in frumenti, e cosi fù fatto libero insieme con alcuni suoi schiavi, e in esser libero subito si pose all'ordine per la partenza. Prese l'imbarco su una tartana e provedendosi di quanto gl'era necessario, si partì per il paese con un vento prosperissimo. Essendo lontano dal porto da 6 miglia, s'avvertì che gli mancava non so che belletino, e non volendo giunger al paese senza esso, forzò al capitan della barca a ritornar indietro, il quale doppo molte repugnanze, e contrasti, di mala voglia voltò il bordo verso il porto di Malta, e giunto, subito sbarcò a Maometto per provedersi di quel che le mancava, aciò potesse di nuovo farsi la paertenza, mentre il tempo si manteneva favorevole. Come Dio volse in quel giorno non si trovò li scrivano, che era il Signor Cesare Passal'acqua, che V. R. ben conosce, ne il Gran Comendante per firmarsi, che ambidue eran ivi al boschetto a disparte con S. P. onde fù necessario il Maometto dormir in terra, e vergognandosi andar di nuovo alla prigione, andò in casa del Signor Bagilo Demandes a domandar per quella notte l'albergo, il quale, come egli era stato quel che l'haveva preso, le portava particolar affetto, e di buona voglia l'accolse, e gli assignò alcune cammere vicino alla sua. Gli fù apprestata la cena, ma il Maometto nulla volse saggiare dicendo che si sentiva turbato molto nell'interno, e che gli sembrava esser fuor di se stesso. Fu attribuita da quel Signore l'indispositione, ad accidente: fu consigliato però ch'andasse a riposare; e levato da tavola, si ritirò nella sua stanza, e si pose a letto. Doppo tre hore di sonno, si svegliò, ma affogato in un mar di pianto e con gridi e sighiozzi, svegliò anche tutta la casa, e corsi tutti a vedere quel che l'era sucecesso, trovarono quel buon huomo in ginocchio con una fune nelle mani che si flagellava implorando la misericordia Divina, professandosi di volersi far christiano, e d'abandonar la Setta di Maometto, nella quale egli era Sommo Papasso; e che non voleva più partire, e con tanto sentimento e lacrime che fa intenerire tutti i circonstanti, massime al Signor Bagilo il quale, il quale ammirato di mutation