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che misera soggiaci astretta e cinta con tuo disonor trà lacci e trà catene
Chr. O' tù del gran Giappon non già Regina qual col stolto pensier altrui ti rendi si dell'alme empia ch'il core e la ragion incanti à che superba? à che cotanto ardisci? Dunque vinta da te son io? io vinta? del mio Dio, del vero Dio promessa hò certa pur di non dover perire ò sia caso, ò fortuna, ò empia sorte, né per spada, ò per sangue, ò per ragione già mai l'impero mio, l'honor, la gloria rimarrà estinta e tu presumi ancora contro il divin divieto, anzi tanto otre t'inalzi e gonfi al fin, che dato bando à vergogna è rossor, sei tutta contenta all'hora che più vinta e perdidtrice farti appellar col nome di Regina e la perdita tua chiamar trionfo.