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Leon. dunque perché non hoggi?
Rè. la città tutta è in festa per l’entrada del Duce non mi par bene intorbidir il resto di immane allegrezza
Leon. sul cascare in un punto, ciò che mill’anni e mille non occorse già mai, anzi hoggi a punto parmi reso più comodo, e opportuno quando la gente tutta radunata si trova in un sol loco
Rè. vorrei pensarci meglio
Leon. quanto più tarda il mal tanto più cresce.
Rè. vuò consultarla almeno con più savii del Regno.
Leon. il troppo consigliarsi suol apportar talvolta raggion di pentimento.
Rè. orsù si facci il bando, hor hor alla cittade, và dunque ditelo al mio Regente, ch’io me n’entro in palaggio.

Leon. farò quanto comanda il mio sire e monarca del mondo il più possente; hor si ch'el colpo è stato di valor, farò che mora questo ch’oggi trionfa e proverà lo sdegno di questo petto irato, colui che già si pensa esser venuto al colmo d’ogni humana grandezza, ò Paulo, ò Paulo, hoggi vedrai s’io posso contro di te qualcosa. Ma non perdiam più tempo, acciò non giunghi il Duce e guasti il mio disegno, che facilmente il Rè vantar si suole.

Atto primo scena 7a.
Asmodeo, Thesifone, Megera, et Aletto.

Asmodeo: ò come solca il mar delle mie frodi il mio disegno in poppa. và che stai , và, gran rabbia al petto l'ho spirato, nel rè odio e furore mà non per questo sol io mi contento