Rome,17 aout 1612. Bellarmin � Jean Bapt.della Ratta.
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/ 111^^ Sigf^ come figliolo amatissimo.
Se la lettera che V.S. mi scrive fusse sua, gli farei la cor-
rettione paterna; ma la scuso, perche s� che non � sua, ma del mas
tro don Vincenzo Uampitelli, il quale mosso dalla passione mi scri-
JTve molto arditamente, passandi i termini della modestia et della
reverenza che si deve � prelati. Ne posso credere che la signora
madre sia passata tanto avanti che habbia fatto voto solenne di
non mi domandar pi� niente, come anco non � vero che mi habbia do
mandato molte cose et non ne habbia ottenuta nessuna, essendo che
in Uapua lei non mi parl� mai n� mi ha scritto altre lettere che
questa sola, alla quale risposi poco f�. Alla buon anima del Sig^
Francesco Antonio io ho sempre corresposto con singulare affettio-
ne et fattogli molti servitii, de'quali la Signora non dee esser'
informata. Ma ne benefitii � stato caso che io non habbia potuto
compiacerlo, per haver domandato tardi � per altri rispetti. Quel
lo di Santo Angelo � dia dis
era dubio se toccava conferirlo
� me, � all'abbate di Monte Casino, et questo ben lo sapeva il
Sig^ Francesco Antonio, ma volse che lo conferisse in quel modo
che io potevo, sperando di vencer la lite, quando fusse fatta; ma
qua in Roma se l'impetrai uno dal papa con derogazione alla provi
sione che poteva fare l'abbate di Monte Casino. Onde io non diedi
quello che non potevo dare, ma quello che potevo dare in concorren
za d'altro provisore et non feci ingiuria � nessuno, poich� il Sig^
Francesco Antonio che lo domandava, sapeva il dubio che vi era.
^ ^ E t perche molto piu importano le cappellanie curate che i semplici
canonicati, non � buona consequenza che,se io ho promesso un cano
nicato di Santo Benedetto � un altro benefitio, che s'intenda ha
ver promesso una cappellania che ha cura di anime, almeno quando
non pu� essercitarla il curato principale.
Io promessi un benefitio per uno � don Giulio et � don Vincen
zo, quando ero arcivescovo, et tutti li benefitii erano � confe-