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Capone,? janvier 1612. J�rome Pera � Bellarmin.

^^37

/ 111"^ et R"� Sigf^ padrone mio col^^ Non � dubbio, 111,mo Signore, che la venuta de'canonici di S. Benedetto in questa chiesa, oltre all'avanzo del servit�o d� Dio, sia stata ancora di qualche nostro allevamento, atteso che per mejTzo loro siamo stati gi� liberati dal peso di subcantore, il che f� sempre desideratissimo da noi. E per� gran torto sarebbe il nostro, se in ricompensa di tal beneficio,non gli mostrassimo in ogni tem po qualche segno d'amore, sicome veramente in tutte l'occorrenze dimostrato gli habbiamo fin'hora. E se pure in qualche lor pretendensa � desiderio si sentono mal sodisfatti, ci� non sortisce, (e ne sia testimonio Dio) da mal animo che teniamo, ma perch� forse � impossibile � quel che chiedono, � no'l consente e comporta la ragione. Cos� crediamo che sia per aventura il fatto dell'incenso, del che si querelano appresso di V.S.Ill"^, per quanto n'ha riferito il sig^ vicario nostro. Perci� che la venuta di costoro bave accresciuto in modo il numero de canonici in questo coro che non potrebbe il diacono dar l'incenso a ciascheduno, senza notabil man camento del servitio dell'altare, essendo che restarebbe in tal caso il celebrante privo del suo ministro,in tutto il corso delle secreto, dove egli pi� che mai, conforme alle rubriche, deve esse re administrato et al decoro del diacono stesso non par gli si convenga atto cosi stanchevole e faticoso, quanto � doppiamente in censare cinquantaquattro persone. Laonde stimavamo (per oviare � questi inconvenienti) che '1 medeamo figliuolo del seminario, � ^^"cui spetta ultimamente dar l'incenso al diacono ministrante, do vesse di mano in mano darlo ancora a detti canonici di S.Benedet to, sicome fin al di d'oggi senza ripugnanza alcuna � stato osser vato, e di q uesto potevano con lor pace liberamente contentarsi, tanto pi� che nell'altare cathedrale,gli canonici non portano obligo d'incensar veruno, anzi ad essi vien dato l'incenso dagli heddo-