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Molto Ill.re et R.mo Sig.re padrone mio col.mo
Non è dubbio, Ill.mo Signore, che la venuta de' canonici di S. Benedetto in questa chiesa, oltre all'avanzo del servitio di Dio, sia stata ancora di qualche nostro allevamento, atteso che per mezzo loro siamo stati già liberati dal peso di subcantore, il che fù sempre desideratissimo da noi. E però gran torto sarebbe il nostro, se in ricompensa di tal beneficio, non gli mostrassimo in ogni tempo qualche segno d'amore, sicome veramente in tutte l'occorrenze dimostrato gli habbiamo fin'hora. E se pure in qualche lor pretendensa o desiderio si sentono mal sodisfatti, ciò non sortisce, (e ne sia testimonio Dio) da mal animo che teniamo, ma perchè forse è impossibile è quel che chiedono, o no'l consente e comporta la ragione. Così crediamo che sia per aventura il fatto dell'incenso, del che si querelano appresso di V.S. Ill.ma, per quanto n'ha riferito il sig.r vicario nostro. Perciò che la venuta di costoro have accresciuto in modo il numero de canonici in questo coro che non potrebbe il diacono dar l'incenso a ciascheduno, senza notabil mancamento del servitio dell'altare, essendo che restarebbe in tal caso il celebrante privo del suo ministro,in tutto il corso delle secreto, dove egli più che mai, conforme alle rubriche, deve esse re administrato et al decoro del diacono stesso non par gli si convenga atto cosi stanchevole e faticoso, quanto è doppiamente incensare cinquantaquattro persone. Laonde stimavamo (per oviare a questi inconvenienti) che 'l medesmo figliuolo del seminario, a cui spetta ultimamente dar l'incenso al diacono ministrante, dovesse di mano in mano darlo ancora a detti canonici di S.Benedetto, sicome fin al di d'oggi senza ripugnanza alcuna è stato osservato, e di questo potevano con lor pace liberamente contentarsi, tanto più che nell'altare cathedrale, gli canonici non portano obligo d'incensar veruno, anzi ad essi vien dato l'incenso dagli heddomadarii
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