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157 Aquav�va � Bellarmin. Rome, 16 mai 1601.

157

/ Dovendo V. S. 111^^ raggionare dimane a N.

secondo l'appon-

tamento preso, badiamo pensato, et,quanto piu lo consideraiamo, ci

pare sommamente necessario che importer� pigliando occasione da

quel che V. S. I. scrive et dalla ferma opinione che corre che

S. sia per determinare la causa universale, che ella lo stringa

� dichiararsi che, se non pensa di diffinire questo punto, come pi�

volte ha detto che non se ne tratta adesso, si dichiari, et ponga

silenzio a questi passi, et non si ponghano simili note, che tenga

no sospesi et inquieti gli animi, non solo della Compagnia, m�

gli altri: con che si terrebbe anco la maraviglia de'cardinali che,

trattandosi di negotio cosi grave, non se ne dia loro parte. Ma

quando pure S. B giudicasse bene venire alla definitiohe, la

supplichi in nome della Compagnia � darci licenza di far venire da

varie universit� et dottori firme per difesa della nostra senten-

tia; poich�, essendo stimati li scritti della Compagnia, ancorch�

fussero ducente, come d'una persona, et non potendosi pigliar d'al

tri di fora, sarebbe togliere la difesa, il che non si crede mai che sia mente di S. St� . Come Cardinale poi et creatura sua, per

obligo le ricorda che per venire � determinatione di materie simili

in un punto che si tratt� poco f� in un Concilio generale, bisogne-

rebbe che per ordine della S Sua si facessero diligenze per tut

te le universit� catoliche (et specialmente di Germania, dove

stanno tutto il d� in conflitto con gli heretici sopra queste stes

se materie) per intendere il senso et parer loro; et che queste di-

ligenze non solo fossero di secreto, m� per la giustificatione de

ogni cosa che si risolvesse, et tranquillit� della chiesa et per

maggior riputatione di questa Santa Sede, fussero publiche, et che

si sapesse che vengon�; et in tal caso se dessero poi questi scrit ti et pareri dell'universit� � considerare � homini indifferenti