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Dovendo V.S. Ill.ma ragionare dimane a N. S.re secondo l'appuntamento preso, habiamo pensato, e, quanto più lo consideriamo, ci pare sommamente necessario che importerà pigliando occasione da quel che V.S.I. scrive e dalla ferma opinione che corre che S. B.ne sia per determinare la causa universale, che ella lo stringa a dichiararsi che, se non pensa di definire questo punto, come più volte ha detto che non se ne tratta adesso, si dichiari, e ponga silenzio a questi passi, e non si pongano simili note, che tengano sospesi et inquieti gli animi, non solo della Compagnia, ma gli altri: con che si terrebbe anco la meraviglia dei cardinali che, trattandosi di negozio così grave, non se ne dia loro parte. Ma quando pure S. B.v ne giudicasse bene venire alla definizione, la supplichi in nome della Compagnia a darci licenza di far venire da varie università et dottori firme per difesa della nostra sentenza; poichè, essendo stimati gli scritti della Compagnia, ancorchè fossero ducento, come d'una persona, e non potendosi pigliar d'altri di fora, sarebbe togliere la difesa, il che non si crede mai che sia mente di S. S.tà . Come Cardinale poi e creatura sua, per obbligo le ricorda che per venire a determinazione di materie simili in un punto che si trattò poco fa in un Concilio generale, bisognerebbe che per ordine della S.ta Sua si facessero diligenze per tutte le università cattoliche (e specialmente di Germania, dove stanno tutto il dì in conflitto con gli eretici sopra queste stesse materie) per intendere il senso e parer loro; e che queste diligenze non solo fossero di segreto, ma per la giustificazione di ogni cosa che si risolvesse, e tranquillità della chiesa e per maggior reputazione di questa Santa Sede, fossero pubbliche, e che si sapesse che vengono; e in tal caso se dessero poi questi scritti e pareri dell'università a considerare a uomini indifferenti
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