Monumenta Concilii Tridentini

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Questa sezione sta sotto Monumenta rifacendosi ai progetti di edizione critica di documenti della collana gesuitica Monumenta Historica Societatis Iesu [MHSI).

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Il cardinale Ercole Gonzaga presiede una seduta del Concilio di Trento in Santa Maria Maggiore (Trento). Elia Naurizio, Congregazione generale del concilio di Trento (1633). Museo diocesano Tridentino.


Il Fondo Concilio di Trento

Il progetto Monumenta Concilii Tridentini è promosso dall’Archivio storico della PUG e avviato nel 2018 per descrivere e comprendere la valorizzazione del Fondo Concilio di Trento dalla sua costituzione (fine secolo XVI) ai giorni nostri. Il termine valorizzazione, proprio della comunicazione in ambito economico e posteriormente applicato ai così denominati "beni culturali", è stato definito da Charles Gide come: "hausse factice dans la valeur marchande d'une denrée provoquée au moyen de manœuvres économiques"[1]. In questo senso la valorizzazione è vista come il risultato di un'operazione fittizia destinata a dare valore a una merce che, per la sua scarsità provocata, aumenta il suo prezzo. La introduzione del termine nell'ambito dei "beni culturali" sta a indicare il desiderio di dare un nuovo valore a un determinato oggetto. Anche in questo caso si dovrebbe parlare di un'operazione costruita intorno al determinato oggetto. Se in un momento dato si decide di valorizzare qualcosa è perché in precedenza si era deprezzato. Il valore non è pertanto presente nella cosa in sé ma nell'osservazione che si compie su di essa. Allo storico può interessare quest'alternanza valutativa in quanto indicatore di mutamenti o di possibili evoluzioni sociali.

Storia del Fondo

Il fondo Concilio di Trento raccoglie i manoscritti ricevuti e prodotti da Terenzio Alciati a partire dall'anno 1626 per comporre la base documentale della sua Historia Concilii Tridentini, più alcuni volumi aggiunti da Sforza Pallavicino, erede del compito storiografico mai portato a termine da Alciati. Sin dal momento della formazione di questa raccolta di documenti, il Collegio Romano ebbe cura nella sua conservazione (complice forse anche il fatto che parte di esso fosse stato composto e utilizzato dal Pallavicino, divenuto poi cardinale), tanto che rimase intatta anche durante la soppressione dell'ordine grazie all'intervento di P. Peter Beckx.

La storia del Concilio di Trento sembra essere segnata dalla sua improbabilità. Il primo desiderio di scrivere una storia del Concilio lo si trova nell'edizione di Paolo Manuzio Canones, et decreta sacrosancti oecumenici, et generalis Concilii Tridentini sub Paulo 3., Iulio 3., et Pio 4., pontificibus max. Index dogmatum, & reformationes. Venetiis, 1564:

accipe summam rei, lector optime, quae ad salutem vehementer pertinet: universam vero Tridentini Concilii, trium Pontificum distinctam temporibus, historiam, eodem, cuius ad gloriam haec omnia diriguntur, iuvante Deo, propediem expecta..

Questa storia annunciata dal Manuzio, propediem ("tra poco"), non vide mai la luce.

Il tempo breve che si augurava Manuzio, ritmo proprio della tecnologia della stampa, entra in collisione con la quantità di documentazione prodotta in quasi vent'anni di concilio. Questa percezione del tempo implicò per i contemporanei dei problemi per l'elaborazione dei criteri di selezione riguardo la tipologia documentaria e il suo contenuto.

Canones, et Decreta Sacrosanti Oecumenici, et generalis Concilii Tridentini Romae, 1564
  1. Gide, Ch., Cours d'économie politique, 1919, p. 154