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f. 291r


col P. Preposito che il Signor Don Baldassare in habito di prete havesse una stanza in casa professa, dove fosse alimentato come uno de nostri con pagare egli tanto al mese per gli alimenti. Quivi trasferito con molta sua allegrezza spesso ripeteva quel versetto: unaam petti a Domino, et hac requiram, con quelche siegue, dando esempi di rara virtù e pose in fervore tutte quelle nostre case. Faceva una vita rigorisissima, tutto il giorno lo spendeva in oratione, la mattina sentiva 5 et 6 messe, i soui esecitij erano assistere in tutte le chiese dove era esposto il Santissimo Sagramento, del quale ne vivea inamorato e quando parlava di lui, della Beatissima Vergine, e di Sant'Ignazio sembrava fuor di se stesso. Il tempo che li rimaneva andava a busca di schiavi per convertirli, e ne convertì da 20 in Messina, e a servir gl'infermi all'hospitale fu visto più volte bagiar le piaghe loro, accomodava loro i letti e facea altre opere di carità. In Palazzo non andava se non chiamato dal Signor Vicere, e quando n'andava, mi diceva che ne sentiva grandissima repugnanza, et accorgendosi di ciò il detto Signor Vicere, invece di chiamarlo in Palazzo, andava egli alla Casa Professa a trovarlo, e consolarsi con esso lui. Spesso spesso era invitato dal Maestro di Novitii, all'hora P. Placido Giunta per metter in fervore colle sue parole et esempio quella gioventù novitia, la quale cava grandissimo frutto per l'anima. Tutta la città gl'andava appresso chiascheduno bramava parlargli de prencipi chi l'invitava in carozza, chi in casa per poter godere di sua conversatione, ch'era