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f. 291v


necessitato lasciar il governo della Sicilia per trasferirsi al governo della Religione e dell'Isola di Malta, volse condursi seco il P. Baldassare per un po' di tempo. Fè grandissima resistenza il buon huomo, di partirsi e levarsi come egli diceva da quel Paradiso nel qual viveva, ma finalmente non potè resistere alla volontà efficace del Signor Gran Maestro, si condusse a Malta dove volse dimorar puoco tempo, gli fu offerto se volea rimaner ivi, l'habito di Cavaliere, ma egli rifiutando il tutto aspirava al suo antico albergo di Messina e doppo caldissime istanze di partirsi di Malta ne ottenne da S. E. la licenza con una grossa somma di danari da servirgli per il viaggio di Roma se egli volesse andarci. E partitosi da Malta ritornò in messina ripigliar il tenor di vita che per lo passato tenuto haveva. La sua comparsa fù di gran consolatione a tutta la Città che teneramente l'amava, e albergato di nuovo nella Casa Professa viveva tanto più perfettamente, quanto n'era più sbrigato da disturbi di corte. Non posso spiegar alla R. S. come vivesse, la perfettione di Spirito che mostrava, l'atti heroichi che faceva, e se io nono fossi stato testimonio di veduta, non l'haverei creduto in un christiano novellamente fatto. Quivi apprese a legere e scrivere bene, e prender lettione di grammatica, a tal segno che fu ordinato chierico da quel Arcivescovo. Tra tanto Napoli habbe prattica col Regno di Sicilia, e Don Baldassare subito s'accinse per lo viaggio di Roma con pensieri grandissimi in capo di fare cose prodiggiose. Si licentiò da tutti con gran tenerezza, massime da me che schiambevolmente amavamo. Io all'hora faceva il novitiato, anzi dico meglio, quando si partì da Messina per Roma studiavo logica in Sotto, e gli disse in partirsi che lo dovevo veder Gesuita, come in fatti fù havendolo visto tale qui in Napoli con molta consolatione d'ambidue, godendolo per un anno quasi. Questo è quanto posso dir di lui, il quale è molto poco, perchè vi sono delle cose maggiori, i quali io nolle so, ne mi ricordo a fatto di tutte. Ho scritto queste cose assai alla rozza, V. R. mi compatisca, fò le cose come sò, ma non come devo, V. R. farà quel che doveva far io nel raccontarle, cioè dargli più modo e forma. Ho scritto tutto ciò alla sfugita e solo ho toccato le cose di passo, si contenti ella dell'animo mio. Questo le so dire, che il P. Baldassare merita assai, e spero che stia godendo quella felicità eterna, e quel Regno Celeste per il quale lasciò il terreno, e priego il Signore che per le sue orationi lo voglia conceder anche a me, per quel puoco fastidio che presi in catechizzarlo ne principii della Santa Fede. P. mio finisco con offerirmi tutto a suoi cenni, veda se gl'occorre altro. Mi comandi che son pronto a servirla. Mi riverisca il P. Rettore suo e gli dica, che ho fatto quanto ho potuto per servir la V. R. puoi non si scordi di me nelli Santi Sacrificij. Napoli 19 maggio del 68.

Di V. R.
Servo nel Signore
Giovanni Paris