Lexicon of modernity
Car, au grand désespoir des historiens, les hommes n’ont pas coutume, chaque fois qu’ils changent de mœurs, de changer de vocabulaire. M. Bloch, Apologie pour l'histoire ou métier d'historien (1949)
Il Lexicon della modernità si propone come uno strumento per affrontare alcuni problemi propri della metodologia storica.
Normalmente la scrittura della storia opera con una terminologia procedente dalla storia stessa. Termini tali come: "uomo", "Dio", "pace", "guerra", "amore", "storia", "libertà", ecc. si riutilizzano in maniera acritica, vale dire, avulsi da una osservazione sul sistema sociale nel quale s'impiegavano. Il risultato di questo uso spesso è considerato come instauratore di una serie di ambiguità semantiche e di anacronismi. Queste ambiguità e anacronismi possono essere a loro volta indicatori di cambiamenti strutturali, questa osservazione sarà possibile se si mettono da parte le pretese di univocità e di eucronia in virtù delle quali questi fenomeni dovrebbero essere corretti. La comune opinione dell'anacronismo in quanto peccato storiografico imperdonabile[1] potrebbe essere superata considerando l'essere contro il tempo (ἀναχρονισμός) in quanto prova indiziale di ciò che è abituale nell'operazione storiografica: una osservazione che si compie sempre nel presente. A partire da questa unità inosservabile si costituisce la distinzione passato/futuro.
La cosiddetta ambiguità semantica potrà essere considerata come sintomo correlato del cambiamento della struttura sociale e nel contempo come fattore di orientamento per le comunicazioni del sistema sociale. Precisamente nella semantica dei testi, nella semantica colta, si potrà seguire la autodescrizione della società e la costruzione del mondo.
In questo senso, il Lexicon potrebbe essere un aiuto per chi vuole storicizzare lo sguardo: non tanto raccontare ancora una volta ciò che è stato ma piuttosto come è stato descritto ciò che è stato. Questa osservazione di osservazioni è funzionale alla descrizione della intelaiatura cognitiva aiutando a descrivere la fonte documentale, ovvero sia la materia prima con cui lavora lo storico, non come semplice percezione di un io individuale ma come comunicazioni che si scambiano all'interno di un determinato sistema sociale, con una specifica retorica e con una semantica che è sempre a sua volta storica. Le osservazioni che ci offrono i documenti, così come quelle derivanti dalla loro ricezione, sono osservazioni fatte a partire dalla società e dovrebbero essere quindi attribuite al sistema sociale e non all'individuo in quanto tale.[2].
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- Title: Lexicon of modernity
- Place of publication: Rome
- Publisher: GB Press
- Year of publication: 2019
- Permanent URL: https://gate.unigre.it/mediawiki/index.php/Lexicon_of_modernity
- ISBN: 9788878393950
- DOI: 10.5281/zenodo.1483194
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References
- ↑ Si veda per esempio, Carlo Ginzburg, Our Words, and Theirs, in Historical Knowledge, eds. Susanna Fellan y Marjatta Rahikainen, p. 98: "The former alternative [...] leads nowhere: at times, the resilience of intrinsically ambiguous words conceals the change in their meanings; at others, similar meanings are concealed by a multiplicity of terms. We are left with the other alternative, which is risky: terms like 'factory system' for instance, may seem to be a substitute for analysis, hence promoting 'anachronism: the most unpardonable of sins in a time-science". La riflessione di Carlo Ginzburg a sua volta prende spunto da Marc Bloch, Apologie pour l’Histoire ou Métier d’Historien, Cahier des Annales, 3. Librairie Armand Colin, Paris, 2e édition, 1952, p. 96:"Mal choisi ou trop mécaniquement appliqué, le symbole (qui n’était là que pour aider à l’analyse) finit par dispenser d’analyser. Par là, il fomente l’anachronisme : entre tous les péchés, au regard d’une science du temps, le plus impardonnable.". Per altri possibili usi dell'anacronismo si veda Nicole Loreaux, Éloge de l'anachronisme en histoire in Les voies traversières de Nicole Loraux. Une helléniste à la croisée des sciences sociales, Espace Temps, Année 2005, 87-88, pp. 127-139; Jacques Rancière, Le concept d'anachronisme et la vérité de l'historien, L'Inactuel n°6, Calmann-Lévy, 1996, p.53-68.
- ↑ D'altronde lo stesso individuo si accoppia strutturalmente al sistema sociale come persona, nel senso etimologico originario del termine, come ruolo sociale. In questo senso potrebbe essere esemplificativo un antico proverbio arabo: "Gli uomini sono racconti". Freitag, G.W., Arabum proverbia, vocalibus instruxit latine vertit, commentario illustravit, Bonnae ad Rhenum, 1839, II, p. 799.
- ↑ https://www.gbpress.org/it/
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