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− | + | Con grandissimo dessiderio stò aspettare che le mie le siano capitate, particolarmente quelle delli 16 et 20 di luglio, 15 di settembre e 25 di novembre, tanto più che ne tengo la sicurezza da Venetia del fido recapito; il tutto, Sig.<sup>re</sup> Ill.<sup>mo</sup>, per mia mortificatione Non perda la sua gratia, la quale stimo più ch'ogn'altra co sa, et vivo felice. In questa non so che altro me le dire, bevendo detto assai nell'altro, dubitando di darli molestia; che per questo timore sarrò breve, et vivere con speranza non solo di sentire che le mie le siano venute, ma bavere ancora quanto dessideravo, si mile à quanto fece monsignor Panico mio cugino, già fiscale in Roma in tempo di Sisto Quinto, non dandomi mai risposta, se non quando all'improviso mi mandò quello l'addimandai: cosi voglio credere facci V.S. Ill<sup>.ma</sup> avanti ch'io parta di qua per cotesta volta, che sarà /f"fatta la Pentecoste, con le prime nave che partono. Et vengo volentieri, si per essere nel fine della mia riferma, com'ancora per ba vere autorità di potere sostituire chi voglio per Vicario patriarcale, oltre l'essere necessitato per la grande infirmità dell'anno passato, dove spero nel Signore Iddio, nelli me dici et bagni d'Italia bavere qualche meglioramento, et quando fusse, sarà semper prontissimo alla santa obedientia di tornare e morire qua; oltra che la mia venuta sarà di gran giovamento in San Benedetto et alli suoi padri, et moro di voglia d'essere alli suoi piedi. Starrò donque con ansietà sentire una volta buona nuova in diece anni ch'io son qua in queste parti, poichè non si è ottenuto nè vescovati nell'Arcipelago, nè l'essere suffraganio, nè li 200 zecchini; almeno venisse il breve d'essere Vicario in vita, òvero un'altro breve d'essere confessore in San Giovanni Laterano, per la servitù che tengo con l'Ill/mo Burghese, che tante offerte di continuo con le sue me s'offerisce; ove giudico che à me non conviene addimandare; mà solo una | |
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Revision as of 12:17, 27 November 2018
Ill/mo et R/mo Sig/re, Sig/re et padron mio maggiore.
Con grandissimo dessiderio stò aspettare che le mie le siano capitate, particolarmente quelle delli 16 et 20 di luglio, 15 di settembre e 25 di novembre, tanto più che ne tengo la sicurezza da Venetia del fido recapito; il tutto, Sig.re Ill.mo, per mia mortificatione Non perda la sua gratia, la quale stimo più ch'ogn'altra co sa, et vivo felice. In questa non so che altro me le dire, bevendo detto assai nell'altro, dubitando di darli molestia; che per questo timore sarrò breve, et vivere con speranza non solo di sentire che le mie le siano venute, ma bavere ancora quanto dessideravo, si mile à quanto fece monsignor Panico mio cugino, già fiscale in Roma in tempo di Sisto Quinto, non dandomi mai risposta, se non quando all'improviso mi mandò quello l'addimandai: cosi voglio credere facci V.S. Ill.ma avanti ch'io parta di qua per cotesta volta, che sarà /f"fatta la Pentecoste, con le prime nave che partono. Et vengo volentieri, si per essere nel fine della mia riferma, com'ancora per ba vere autorità di potere sostituire chi voglio per Vicario patriarcale, oltre l'essere necessitato per la grande infirmità dell'anno passato, dove spero nel Signore Iddio, nelli me dici et bagni d'Italia bavere qualche meglioramento, et quando fusse, sarà semper prontissimo alla santa obedientia di tornare e morire qua; oltra che la mia venuta sarà di gran giovamento in San Benedetto et alli suoi padri, et moro di voglia d'essere alli suoi piedi. Starrò donque con ansietà sentire una volta buona nuova in diece anni ch'io son qua in queste parti, poichè non si è ottenuto nè vescovati nell'Arcipelago, nè l'essere suffraganio, nè li 200 zecchini; almeno venisse il breve d'essere Vicario in vita, òvero un'altro breve d'essere confessore in San Giovanni Laterano, per la servitù che tengo con l'Ill/mo Burghese, che tante offerte di continuo con le sue me s'offerisce; ove giudico che à me non conviene addimandare; mà solo una
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