Difference between revisions of "Varia Spiritualia"
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| − | * APUG 1725 ''Note personali del P. Tommaso Massucci''<ref>Vedi [http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/misticacristiana/Giovanni%20Bona,%20Via%20compendii%20ad%20Deum.%20Via%20breve%20a%20Dio.pdf Via compendii ad Deum]. </ref>. Vedi anche Roma, [https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000196882 Biblioteca nazionale centrale, Greco, Gr.13].<br> | + | * APUG 1725 ''Note personali del P. Tommaso Massucci''<ref>Vedi [http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/misticacristiana/Giovanni%20Bona,%20Via%20compendii%20ad%20Deum.%20Via%20breve%20a%20Dio.pdf Via compendii ad Deum]. </ref>. Vedi anche Roma, [https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000196882 Biblioteca nazionale centrale, Greco, Gr.13]. Figura nell'imprimatur del libro di Etienne Binet SJ, [https://books.google.it/books?id=CsJZzxWrbWoC&newbks=1&newbks_redir=0&dq=Thomas%20Massutius&hl=it&pg=PP12#v=onepage&q=Thomas%20Massutius&f=false ''Consolatione dell'anime desolate'']. Autore di [https://books.google.it/books?id=psIkDbE6fWAC&hl=it&pg=PP5#v=onepage&q&f=false ''De caelesti conversationis per internam orationem''], Roma, 1622.<br> |
* [https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000210707 F.C. 1977] [[Name::de Fabii, Fabio|Fabio de Fabii]] SJ, ''Dell'esaminare la coscienza'' (autografo); ''De cordis custodia''. | * [https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000210707 F.C. 1977] [[Name::de Fabii, Fabio|Fabio de Fabii]] SJ, ''Dell'esaminare la coscienza'' (autografo); ''De cordis custodia''. | ||
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Latest revision as of 16:21, 18 November 2025
Qu’est-ce donc qu’une spiritualité? Prise en son principe, comme le terme d'un «retour», elle serait un «esprit» originel, déjà trahi par tout son langage initial et compromis par ses interprétations ultérieures, de sorte que, n'étant jamais là où elle est dite, elle serait l'insaisissable et l'évanescent.[1]
Introduzione[edit]
La storia della catalogazione di questi codici in un altalenarsi di valorizzazioni e dimenticanze. Questa storia è utile a descrivere l'evoluzione di una semantica intesa come l'insieme delle forme di una società (ossia delle idee e dei concetti in essa presenti) utilizzabili per l'orientamento e la selezione di senso.[2] Considerare come questi codici sono stati tematizzati, implica poter analizzare come sono stati ricevuti ed eventualmente utilizzati o come su di essi lo sguardo odierno non intravveda né una dimensione semiofora né tantomeno siano considerati come utili. Fino alla metà del secolo scorso alcuni di questi manoscritti furono utilizzati per cercare di rintracciare le origini della Compagnia di Gesù e, in modo particolare, di tratteggiare le radici della sua sipirtualità. Questo sforzo s'inscrive in un ampio movimento euristico, databile intorno al Concilio Vaticano II, che talvolta è stato denominato come “ritorno alle fonti”[3].
L'inclusione di questo tipo di materiali sotto la odierna classificazione di spiritualità potrebbe essere anche un modo per capire l'ambiguità funzionale di questo concetto. Dalle differenze che potranno emergere dall'analisi di queste Varia spiritualia confrontandole con i discorsi odierni riguardo la spiritualità, potrebbe essere possibile descrivere l'evoluzione del rapporto con il sacro, i processi di individualizzazione all'interno della comunicazione religiosa o la differenze tra religione e spiritualità.
Administratio spiritualis[edit]
La materia non comunica, non contiene nessuna informazione. La materia di per sé è muta. Le osservazione sulla materialità di questi documenti si realizzano in una determinata temporalità. Considerare un oggetto che proviene dal passato è un’azione che si fa a partire da un determinato presente. Così come un testo è tale nella misura in cui è ricevuto da un lettore, allo stesso modo è possibile affermare che l'esistenza materiale degli enunciati è osservata a partire da un sistema sociale, per mezzo di determinate distinzioni.
La riconoscibilità di questi manoscritti, sottoposti al nostro sguardo, riveste un'alta complessità. Si è reso difficile identificare la sua forma, vale a dire i criteri di composizione e selezione del materiale, i possibili destinatari e le loro aspettative, le distinzioni a partire dalla quali erano osservati, il loro uso, così come il perché della sua conservazione durante secoli.
Questi volumi storicamente possono essere collocati nel momento in cui l’ordine gesuitico realizzò il passaggio da un governo preponderantemente centrato nelle persone dei primi fondatori, caratterizzato da un sistema di interazione ripetuto e regolare, a un governo in cui la comunicazione scritta e poi stampata prende il sopravvento.
Il veloce aumento demografico dell’Ordine (più di 13000 membri nel 1615), così come l'incremento della tecnologia della stampa contribuiranno a valorizzare la scrittura come mezzo di diffusione adatto alla costituzione della memoria sociale.
Questi codici sono anche una testimonianza evolutiva della pratica della lectio spiritualis in stretto rapporto con gli eserizi de preghiera: La tua lettura sia assidua, e la preghiera continua. Ti siano distribuiti il tempo e gli impegni in modo che, dopo aver letto, tu preghi; e dopo aver pregato, legga... La lettura ti insegni che cosa devi chiedere pregando; dopo aver pregato, torna a leggere per cercare che cosa domandare[4].
La selezione degli autori e l'excerpta dei testi s'inserisce in una battaglia dei libri, ante litteram, nelle cui vicende si possono seguire gli orientamenti censori di quelle che si conoscerà come bibliothecae selectae. Il P. generale Mercuriano aveva stabilito (1575) alcuni criteri per la lettura spirituale da parte dei gesuiti:
- E, anche tra gli scrittori di libri spirituali (sebbene siano ritenuti pii), coloro che tuttavia appaiono meno conformi alla ragione del nostro Istituto[5], per questo motivo non saranno permessi in modo indiscriminato e senza una selezione[6], ma solo secondo il criterio di cui sopra. Tali sono, ad esempio, Taulero, Rusbroch, il Roseto[7], Enrico Herp[8], l'«Arte di servire a Dio»[9], Raimondo Lullo, Enrico Suso[10], le opere di Gertrude[11] e Matilde[12], e altri simili. Tuttavia, nessuno di questi libri dovrà essere conservato nei nostri collegi se non con il parere del Preposto Provinciale, al quale spetterà di decidere quali, in quali luoghi debbano essere custoditi, e quali di questi libri i Superiori potranno permettere ai loro sudditi di leggere. E non permetteranno l'uso di questi libri se non per un periodo limitato.
- E, anche tra gli scrittori di libri spirituali (sebbene siano ritenuti pii), coloro che tuttavia appaiono meno conformi alla ragione del nostro Istituto[5], per questo motivo non saranno permessi in modo indiscriminato e senza una selezione[6], ma solo secondo il criterio di cui sopra. Tali sono, ad esempio, Taulero, Rusbroch, il Roseto[7], Enrico Herp[8], l'«Arte di servire a Dio»[9], Raimondo Lullo, Enrico Suso[10], le opere di Gertrude[11] e Matilde[12], e altri simili. Tuttavia, nessuno di questi libri dovrà essere conservato nei nostri collegi se non con il parere del Preposto Provinciale, al quale spetterà di decidere quali, in quali luoghi debbano essere custoditi, e quali di questi libri i Superiori potranno permettere ai loro sudditi di leggere. E non permetteranno l'uso di questi libri se non per un periodo limitato.
La costituzione di questa «biblioteca» rappresenta la costruzione di una origine originante, determinata dallo stabilimento di una cesura tra passato e presente, nella quale si collocheranno, di volta in volta, una selezione di documenti considerati fondamentali.
Questa operazione selettiva la troviamo descritta nella nota al lettore dal de Angelis, nell'edizione delle Lettere de' prepositi generali[15]: Pensiero fu sempre di molti che sarebbe stata cosa non meno giovevole che gioconda la scelta delle lettere dei nostri Generali [...] servirebbero come di memoria viva [...] a mantenere sempre mai verdi nel tronco dello spirito primiero della vocazione nostra, alla quale come a bersaglio mirano tutte [...]. Riscattare dall'oblio alcuni documenti (quam in membranis scripta delitescunt) è l'intenzione espressa anche nel prologo dell'Instructio pro superioribus ad augendum conservandumque spiritum in Societate (1604).[16]
Dimensioni[edit]
La dimensione di questi codici, facile da trasportare, è tipica di alcuni libri giuridici o di devozione in epoca medievale, tra cui, i libri d'ore.Nel libro De Maximis Christi beneficiis pia gratiarum actio del monaco Vincenzo Flumano[17] del cenobio di San Severino (Napoli), rilegato all'interno del FC 1000, si stabilisce un rapporto tra le piccolezza dell'opera e la grandezza dei tesori che celano: Piccolo è questo libro, dirai. Eppure, anche nelle cose piccole suole a volte celarsi gloria immensa. Così il Diamante, per quanto esiguo di corpo, è pur sempre di tutte le gemme il più prezioso. Questi riferimenti mettono in rilievo l'esigue dimensioni del libro in rapporto paradossale con la grandezza del frutto spirituale che si può trarre dalla lettura di poche pagine.
Questa pratica di lettura ricorda l'antica massima di Plinio il Giovane, "Non multa sed multum" - "Non molte cose, ma molto" (Epistulae, VII, 9). La sentenza ebbe un'ampia ricezione medioevale e posteriormente in molti autori spirituali fino al XVI secolo. In particolare, García Jiménez de Cisneros (1456-1510), abate del monastero di Montserrat, nel suo Ejercitatorio de la vida espiritual (1500): No aprovecha mucho saber las cosas si no las gusta el alma. Quasi la stessa formula che Sant' Ignazio di Loyola riformulerà più tardi nei suoi Esercizi Spirituali, (n. 2): “Non enim multa scientia satiat animam, sed intima rerum degustatio et sensus.” (“Porque no el mucho saber harta y satisface al ánima, mas el sentir y gustar de las cosas internamente.”)
Inoltre, l'innovazione della stampa, moltiplicando i testi disponibili, rese indispensabile una selezione rigorosa per orientarsi tra l'abbondanza informativa e la crescente incertezza interpretativa.
Manuscripts[edit]
- F.C. 777 Directorium Variorum pro Exercitiis Spiritualibus[18]
- F.C. 1000 Varia Spiritualia (AC 23)
- F.C. 1037 (AC 77)[19]
- F.C. 1055 Miscellanea Ascetica (AC 106)[20]
- F.C. 1139 Directoria exercitiorum spiritualium (AC 129)[21]
- F.C. 1148 (Pietro Antonio Spinelli)
- APUG 1725 Note personali del P. Tommaso Massucci[22]. Vedi anche Roma, Biblioteca nazionale centrale, Greco, Gr.13. Figura nell'imprimatur del libro di Etienne Binet SJ, Consolatione dell'anime desolate. Autore di De caelesti conversationis per internam orationem, Roma, 1622.
- F.C. 1977 Fabio de Fabii SJ, Dell'esaminare la coscienza (autografo); De cordis custodia.
- F.C. 2156 Alfonso Crecco, Exercitia [Spiritualia] P. Ignatii etc MS (AC 213)
- APUG 1763 Nicola della Fonte SJ, De oratione med[...?]
- F.C. 199[23]
- F.C. 409 Achille Gagliardi, Esercizi.[24]
- F.C. 291 Pacifico da Cerano, noto anche come Pacifico da Novara, Del Sacramento della Penitenza, quanto appartiene a sapere al penitente et Della preparatione alla santa Confessione et modo per farla bene.
- F.C. 969 Gaspar de Loarte, Instrutione et Avvisi per meditare la passione di Christo nostro Redentore; con alcune meditationi di essa.
Bibliografia[edit]
Leturia, P. de, Lecturas ascéticas y lecturas místicas entre los jesuitas del siglo XVI. Archivio Italiano per la storia della pietà. Edizioni di Storia e Letteratura (1953).
Note[edit]
- ↑ Certeau, Michel de; Il mito delle origini in La debolezza del credere. Città Aperta, Milano, 2006, p, 52.
- ↑ Baraldi, C., Corsi, G., Esposito, E.; Semantica e comunicazione, 35.
- ↑ Nel 1966 Michel de Certeau scrisse un articolo intitolato: Se dire aujourd’hui jésuites, «Christus», t. 13, N. 51, pp. 311-313.Posteriormente pubblicato nella Faiblesse de croire, Seuil, Paris, 1987, come: Le mythe des origines Questo testo getta uno sguardo decostruisce l'illusione di tornare a un origine inalterato a partire dall'operazione storiografica.
- ↑ S. Leandro, De Institutione Virginum cap. 15
- ↑ Si veda a questo riguardo la lettera De illusionibus quibusdam.
- ↑ Nell'originale: propterea non permittentur passim et sine electu.
- ↑ Rosetum Exercitiorum Spiritualium et Sacrarum Meditationum di Giovanni Mauburno (1494).
- ↑ Vedi Dizionario Teologico.
- ↑ Fray Alonso de Madrid, Arte di servire a Dio, et Specchio delle persone illustri di frate Alfonso da Madrid franciscano, tradotta di spagnuolo nella lingua italiana & hora di nuouo reuista & da molti errori emendata. Et aggiuntaui vna epistola di s. Bernardo della perfettione, della vita spirituale. Venetia : appresso Ventura de Saluador, 1586.
- ↑ Enrico Suso (c. 1295 - 1366). È il più "poetico" e "affettivo" dei tre grandi maestri della Scuola di Mistica Renana, insieme a Meister Eckhart (il maestro speculativo) e Giovanni Taulero (il predicatore popolare).
- ↑ Santa Gertrude di Helfta (1256 – ca. 1302). È una delle grandi precorritrici della devozione al Cuore di Gesù, enfatizzando l'amore misericordioso e la tenerezza di Dio. Unisce una solida formazione teologica a un linguaggio di straordinario calore affettivo e sponsale. Canonizzata nel 1667.
- ↑ Mechthild di Magdeburgo (Matilde di Magdeburgo) (c. 1207 - c. 1282/1294). Trascorse la sua vecchiaia proprio a Helfta, lo stesso monastero di Gertrude la Grande. E' una delle prime opere di mistica in volgare, segno di un accesso diretto e personale all'esperienza di Dio, al di fuori dei canali ufficiali del clero colto. In Das fließende Licht der Gottheit (La Luce Fluente della Divinità) il suo linguaggio è audace, passionale e ricco di immagini sponsali. Descrive l'anima che si innamora di Dio e anela all'unione con Lui.
- ↑ Bernardo de Angelis in Patrignani, G., Menologio, vol. 3, p. 225.
- ↑ Instructio pro Superioribus ad augendum conservandumque Spiritum in Societate. Romae, in Collegio Romano, 1615.
- ↑ Lettere de' prepositi generali a' padri e fratelli della Compagnia di Giesu. Roma, nel Collegio Romano,1606
- ↑ La prima edizione di questa istruzione è del 1615: Instructio pro Suerioribus ad augendum conservandumque Spiritum in Societate. In Collegio Romano, 1615. Anche qui il prologo è di Bernardo de Angelis.
- ↑ Minieri Riccio, Camillo, Memorie storiche degli scrittori nati nel regno di Napoli, 1844, p. 131: «Nacque a Napoli e fiori verso il 1562. Fu benedettino e di varia dottrina e di molte virtù adorno. Scrisse: Collyrium Mentis». Vedi anche A. Roquette, Die finanzlage der deutschen bibliotheken, 1902: Flumaro, Vincenzo.
- ↑ Note manoscritte sul piatto anteriore. La mano cui è attribuito il titolo "Directorium Variorum pro Exercitiis Spiritualibus" è datata al XVI sec.; la mano cui è attribuita l'annotazione seguente Hoc Directorium est illud quod indicatur littera B. in indice. Sed hoc non est, sicut videtur, originale exemplar, sed est, ut italice dicitur, Copia è, invece, datata al XVIII sec. (Cfr. Directoria, p. 53)Vedi anche Monumenta Ignatiana. Series secunda: Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria v.2, p. 53.
- ↑ Monumenta Ignatiana. Series secunda: Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria v.2, p. 56.
- ↑ Manus in toto codice est Patris Hieronymi Bencio, ut videtur. Hic est codex usus privati, in quo ille colligebat quae de rebus spiritualibus, praesertim de oratione et meditatione, audiebat vel legebat, et digna conservarentur iudicabat (Directoria Exercitorum Spiritualium, II, Vol 76, Nova Editio 1955 (1540- 1599) v. 2, p. 54)
- ↑ Monumenta Ignatiana. Series secunda: Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria v.2, pp. 58-59.
- ↑ Vedi Via compendii ad Deum.
- ↑ Monumenta Ignatiana. Series secunda: Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria v.2, p. 52. Codec hic qui ano 1917 alibi erat, descriptus est in MI, Exercitia, pp. 204-205, codex 6, ubi per errorem lectum est primum tituli verbum: Rivisi pro Avvisi. MI, Fontes Narrativi, I, p. 82.
- ↑ Monumenta Ignatiana. Series secunda: Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria v.2, p. 52.