Difference between revisions of "Pierre Favre - Memoriale"

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== Introduction ==
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[[File:Pierre Favre (1506-1546).jpg|200px|thumb|Pierre Favre (1506-1546).]] Pierre Favre (1506-1546) è stato uno dei primi compagni di Ignazio di Loyola e il primo sacerdote ordinato gesuita.<lb/>
[[File:Pierre Favre (1506-1546).jpg|200px|thumb|Pierre Favre (1506-1546).]] Pierre Favre (1506-1546) was one of the first of Ignatius of Loyola's companions and the first Jesuit ordained priests. He the is author of a famous ''Memoriale'', a spiritual text first published in 1873, one year after his beatification by pope Pius IX.<ref>In 1873 a Latin and an Italian translation of the ''Memoriale'' were published: ''Memoriale beati Petri Fabri primi S. Ignatii de Loyola alumni nunc primum in lucem editum a P. Marcello Bouix'', Lutetiae Parisiorum, typis Alberti Gauthier-Villars, 1873; Giuseppe Boero, ''[https://books.google.it/books?id=DMb57rwJYE0C&newbks=1&newbks_redir=0&dq=Giuseppe%20Boero%20fabro&hl=it&pg=PA1#v=onepage&q&f=false Vita del beato Pietro Fabro della Compagnia di Gesù primo compagno di Sant’Ignazio di Loyola]'', Roma, Tipografia e libreria di Roma del Cav. Alessandro Befani, 1873. In the next year a French translation was published too: ''Mémorial du bienheureux Pierre Lefèvre, premier compagnon de S. Ignace de Loyola. Publié pour la première fois en son texte latin et traduit en français'', par le P. Marcel Bouix, Paris, Imprimerie Gauthier-Villars, 1874.</ref><br>
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Il ''Memoriale'' è un testo spirituale tradizionalmente attribuito a Pierre Favre. Consiste in note spirituali composte tra il 1542 e il 1546 e trasmesse attraverso copie manoscritte che circolavano tra i primi compagni gesuiti. Fu pubblicato per la prima volta nel 1873<ref>In 1873 a Latin and an Italian translation of the ''Memoriale'' were published: ''Memoriale beati Petri Fabri primi S. Ignatii de Loyola alumni nunc primum in lucem editum a P. Marcello Bouix'', Lutetiae Parisiorum, typis Alberti Gauthier-Villars, 1873; Giuseppe Boero, ''[https://books.google.it/books?id=DMb57rwJYE0C&newbks=1&newbks_redir=0&dq=Giuseppe%20Boero%20fabro&hl=it&pg=PA1#v=onepage&q&f=false Vita del beato Pietro Fabro della Compagnia di Gesù primo compagno di Sant’Ignazio di Loyola]'', Roma, Tipografia e libreria di Roma del Cav. Alessandro Befani, 1873. In the next year a French translation was published too: ''Mémorial du bienheureux Pierre Lefèvre, premier compagnon de S. Ignace de Loyola. Publié pour la première fois en son texte latin et traduit en français'', par le P. Marcel Bouix, Paris, Imprimerie Gauthier-Villars, 1874.</ref>, molto tempo dopo la sua morte; la sua beatificazione, per viam aequipollentiae, ebbe luogo nel 1872 sotto Papa Pio IX<ref>Equipollent canonization or beatification (''ex aequipollentia'' or ''per viam aequipollentiae'') is an extraordinary procedure that the Catholic Church may use when: there exists a reputation for holiness or a cult ''ab immemorabili'', that is, continuous and recognized over time; reliable historical testimonies are available regarding the person’s virtue and the devotion of the faithful; and although no formal miracles have been verified, the Pope judges that the person’s holiness is morally certain, on the basis of tradition, spiritual fruits, and the consensus of the Church.</ref>.<br>
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Tre processi si tennero per la causa del culto del Beato Fabro: il primo fu istituito nel mese di ottobre dell'anno 1596, ma fu quasi interamente redatto in forma extra-giudiziale da due parroci. Tuttavia, nell'anno 1607 questo Processo, dopo che le deposizioni dei testimoni furono ripetute, fu dichiarato valido e fu firmato di proprio pugno da [https://fr.wikipedia.org/wiki/Fran%C3%A7ois_de_Sales Saint Francis de Sales], Vescovo di Ginevra.<lb/>
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Il secondo fu condotto nell'anno 1626 da [https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/026363/2011-02-09/ Jean-François de Sales], Vescovo di Ginevra, fratello e successore del precedente.<lb/>
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Il terzo, infine, redatto in seguito dal Vescovo [https://fr.wikipedia.org/wiki/Claude-Marie_Magnin Claude-Marie Magnint] (1802-1879), Vescovo di Annecy, fu completato nell'anno 1869.<lb/>
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Il 17 dicembre 2013, Papa Francesco (1936-2025) ha effettuato la canonizzazione equipollente.<br>
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Durante il XX secolo, furono pubblicate molte edizioni e traduzioni del ''Memoriale''<ref>For more information about these publications see the [[Pierre Favre/Bibliography]].</ref>. La maggior parte di queste pubblicazioni si è basata sull'edizione critica del testo pubblicata all'interno dei ''Monumenta Historica Societatis Iesu'' nel 1914<ref>''Beati Petri Fabri epistolae, memoriale et processus ex autographis aut archetypis potissimum deprompta'', Matriti, typis Gabrielis Lopez Del Horno, 1914.</ref>. Da quell'anno, sono stati scoperti altri manoscritti contenenti il ''Memoriale''. Un'indagine più recente su di essi è stata condotta da Michel de Certeau, che nel 1960 registrò 15 manoscritti del ''Memoriale'' e per la prima volta tentò di costruire uno stemma codicum<ref>See Michel de Certeau, ''Le texte du “Memorial” de Favre'', ‘Revue d’ascetique et de mystique, 36 (1960), pp. 343-349; a reproduction of the ''stemma codicum'' is [[Pierre Favre/Memoriale known manuscripts#M. de Certeau stemma codicum|available here]]. de Certeau also published a new French translation of the ''Memoriale'': Pierre Favre, ''Mémorial'', traduit et commenté par Michel de Certeau, Paris, Desclée De Brower, 1959.</ref>.<br>
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Nel 2018, più di 50 anni dopo il lavoro di de Certeau, è stato scoperto un manoscritto precedentemente sconosciuto del ''Memoriale'' negli Archivi Storici della Pontificia Università Gregoriana (segnatura FC 1042). Questo manoscritto sembra essere una testimonianza molto antica del ''Memoriale'' e, soprattutto, è uno dei pochi manoscritti contenenti il testo completo.<lb/>
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'''Con la collezione Pierre Favre, il nostro obiettivo è produrre un'edizione digitale del manoscritto FC 1042.''' Una riproduzione digitale del manoscritto è stata realizzata e caricata su GATE: è disponibile a [[Index:FC 1042.djvu|questo link]].<br>
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È disponibile una trascrizione completa del manoscritto: il testo è stato confrontato con quello canonico - pubblicato nel 1914 nei ''Monumenta Historica Societatis Iesu'' - al fine di evidenziare tutte le varianti. Durante questo lavoro, è stato aggiunto un commento critico alla trascrizione.<lb/>
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Questo progetto è anche inteso come un'opportunità per creare un 'laboratorio' permanente su Pierre Favre, per ottenere una comprensione più profonda delle sue opere e del suo tempo. Per questo motivo, abbiamo anche istituito una [[Pierre Favre/Bibliography|bibliografia su Pierre Favre]], dove verranno registrate tutte le pubblicazioni su di lui: la bibliografia diventerà il punto di partenza per qualsiasi futura ricerca su Favre e il suo ''Memoriale''.<br>
  
During the 20th century, many editions and translations of the ''Memoriale'' were published.<ref>For more information about these publications see the [[Pierre Favre/Bibliography]].</ref> Most of these publications have been based on the critical edition of the text published within the ''Monumenta Historica Societatis Iesu'' in 1914.<ref>''Beati Petri Fabri epistolae, memoriale et processus ex autographis aut archetypis potissimum deprompta'', Matriti, typis Gabrielis Lopez Del Horno, 1914.</ref>  Since that year, other manuscripts containing the ''Memoriale'' have been discovered. A more recent survey of them was done by Michel de Certeau, who in 1960 recorded 15 manuscripts of the ''Memoriale'' and for the first time tried to build a ''stemma codicum''.<ref>See Michel de Certeau, ''Le texte du “Memorial” de Favre'', ‘Revue d’ascetique et de mystique, 36 (1960), pp. 343-349; a reproduction of the ''stemma codicum'' is [[Pierre Favre/Memoriale known manuscripts#M. de Certeau stemma codicum|available here]]. de Certeau also published a new French translation of the ''Memoriale'': Pierre Favre, ''Mémorial'', traduit et commenté par Michel de Certeau, Paris, Desclée De Brower, 1959.</ref> <br>
 
  
In 2018, more than 50 years after the de Certeau's work, a previously unknown manuscript of the ''Memoriale'' was discovered in the Historical Archives of the Pontifical Gregorian University (shelf-number FC 1042). This manuscript seems to be a very old testimony of the ''Memoriale'' and, above all, is one of the few manuscripts containing the whole text. <br>
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== Il codice ''FC 1042'' ==
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===Formato===
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[[File:Briquet 6091.png|thumb|180 px|Fig. 1. Esempio di filigrana della tipologia riscontrata nei fascicoli del manoscritto F.C. 1042]]
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Manoscritto di piccole dimensioni (137 x 105 mm), in formato ottavo antico (filoni verticali, filigrana lato superiore delle carte verso il centro).<br>
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La rifilatura nei margini ha ridotto le misure del formato originale e ha eliminato parti della numerazione coeva presente nella parte superiore.<br>
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[https://en.wikipedia.org/wiki/Girdle_book Questo formato], facile da trasportare, è tipico di alcuni libri giuridici o di devozione già in epoca medievale, tra cui, i libri d'ore.<br>
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Il codice è composto di 32 fascicoli regolari di 8 carte ciascuno realizzati con carta di produzione italiana, databile nell'ultimo decennio del Cinquecento, con una filigrana raffigurante una stella a sei punte inscritta in un cerchio sormontato da stella più piccola a sei punte<ref>[https://briquet-online.at/6091 Briquet, 6091]: Salerne, 1590. Naples, 1598. Italie, 1602.</ref> (Fig. 1). Tutti i fascicoli presentano una segnatura numerica (A-Hh/8) apposta dalla medesima mano sulla prima carta del fascicolo.  L'ultima carta del fascicolo Hh risulta incolla alla pergamena facendo funzione di controguardia.<br>
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Questa composizione regolare suggerisce un'organizzazione simultanea nell'operazione di copiatura per la quale è stata utilizzata la medesima risma di carta.
  
'''With the Pierre Favre collection, our aim is to produce a digital edition of the manuscript FC 1042.''' A digital reproduction of the manuscript has been made and uploaded to GATE: it is available at [[Index:FC 1042.djvu|this link]]. <br><br>
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===Cucitura===
  
A full transcription of the manuscript is available: the text has been collated with the canonical one - published in 1914 in the ''Monumenta Historica Societatis Iesu'' - in order to highlight all the variants. During this work, a critical commentary was added to the transcription.<br>
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[[File:Fabro Tassello carta dorso.jpg|left|thumb|150 px|Fig. 2. Porzione di testo stampato utilizzato come rinforzo al dorso]]
This project is also intended as a chance to create a permanent Pierre Favre 'workshop', to gain a deeper insight into his works and  time. For this reason, we have also set up a [[Pierre Favre/Bibliography|Pierre Favre bibliography]], where all the publications about him will be recorded: the bibliography will become the starting point for any future research about Favre and his ''Memoriale''.<br>
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<center>[[File:Floral heart.svg|50px|center|thumb]]</center><br>
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== ''Le diable archiviste'' ==
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Cucito su due nervi in pelle allumata con una cucitura continua (filo visibile soltanto all'interno dei singoli fascicoli). Presenta capitelli con anima in pelle allumata ancorati con catenella al dorso e passanti nella pergamena per l'ancoraggio al corpo libro.<br>
Queste note sono un primo risultato del [https://archiviopug.org/2025/04/19/il-memoriale-di-pierre-favre/ seminario dedicato all'edizione del ''Memoriale''] di Pierre Favre realizzata da Michel de Certeau (2025).
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Come rinforzo del dorso sono stati utilizzati tre tasselli in carta stampata (Fig. 2). Dalla porzione leggibile è stato possibile identificare il testo come appartenente a un marginalia di un'edizione cinquecentesca dal titolo ''Infortiatum, seu pandectarum iuris civilis'' <ref>Probabilmente si tratta di una delle edizioni stampate a Lione o a Parigi tra il 1550 e la fine del XVI secolo. Cfr. ad esempio il marginalia della colonna sinistra [https://books.google.it/books?id=MaxwNihDiHgC&newbks=1&newbks_redir=0&dq=ecotra%20%22bemus.C.%22%20copen.%20pe&hl=it&pg=PA887#v=onepage&q&f=false col. 887] del ''Digestum vetus, seu Pandectarum iuris ciuilis tomus secundus'' stampato a Lione nel 1579)</ref>  
::::::::::::::::::::::<small>Uno dei luoghi comuni più triti di celebrazione dei “classici”, che finisce per relegarli in un vuoto limbo, fuori del tempo e dello spazio, […] consiste paradossalmente nel descriverli come nostri contemporanei e nostri vicini, i più vicini dei vicini, tanto contemporanei e tanto vicini da non farci dubitare neppure per un momento della comprensione apparentemente immediata (ma in realtà mediata da tutta la nostra formazione) che crediamo di avere delle loro opere. (''Méditations pascaliennes''. Pierre Bourdieu)</small>
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=== Notitia codicum ===
 
* Secondo gli editori dei ''[https://digital.staatsbibliothek-berlin.de/werkansicht/?PPN=PPN680166025 Monumenta Fabri]'' (MF) (1914), il ''Memoriale I'', contrassegnato nei {{Smallcaps|MF}} con la lettera '''R''' (''codex 9''), oltre alle segnature delle pagine, i singoli quaderni, undici per la precisione, sono contrassegnati da altrettanti numeri.<br>
 
Non tutti i fascicoli sono composti dallo stesso numero di fogli. Questo codice del ''Memoriale'' fu usato principalmente da Niccolò Orlandini (1553-1606)<ref>[https://mateo.uni-mannheim.de/camenahist/hsj/t1/HSJ_1_1.html ''Historia Societatis Iesu, pars prima''], 1615.</ref> e da  Francesco Sacchini (1570-1625)<ref>''[https://mateo.uni-mannheim.de/camenahist/hsj/t2/HSJ_2_1.html Historia Societatis Iesu, pars seconda]'', 1614.</ref>. Sebbene è stato molto probabilmente composto a Roma, non c'è certezza che sia stato copiato da un autografo che non si conserva.<br>
 
Il fatto che alcuni frammenti, sebbene pochi, siano inseriti in luoghi diversi da vari apografi, sembra indicare che siano stati scritti da Fabro su fogli sciolti e posti in luoghi diversi dai copisti.<br>
 
* Il ''Mem. II'', indicato con la lettera '''H''' nello ''[[Memoriale_-_Manuscripts|stemma codicum]]'', è la terza parte del codice precedente. <br>
 
La diversità della carta e delle segnature delle pagine mostra che un tempo era un codice separato dal primo.<br>
 
A fol. XII si legge: «Memoriale P. Petri Fabri hispanice» ecc. Di fatto, questo esemplare contiene molte più parti scritte in spagnolo rispetto al precedente. Poiché, le note marginali di Sacchini si trovano in tutto questo codice e solo nelle ultime pagine del precedente, che qui mancano, alcuni ritengono che queste parti siano state scritte da Fabro stesso in spagnolo.  
 
Tuttavia, il modo di scrivere lo spagnolo, decisamente più curato di quello usato di solito da Fabro, e i numerosi errori, che forse un amanuense italiano ha introdotto, suggeriscono il contrarioIl codice termina al f. 236, con queste parole: «qui multi sunt audiueram»<ref>Vedi [[Page:FC_1042.djvu/463|il testo qui]].</ref>. Segue una antica annotazione [f. 236] di un'altra mano: «Multa desunt usque ad particulam anni 1546<ref>Potrebbe leggersi: "Ci sono molte lacune fino a una parte del 1546."</ref>.» Sul retro dell'ultimo foglio non segnato, un'altra mano antica ha scritto: «Para el Padre [[Name::Spinelli, Pietro Antonio|Pedro Antonio Spinello]] en Nápoles.»<br>
 
L'esemplare ''Mem. 10'' della MF ed esistente nella Biblioteca Nazionale di Lisbona (cod.6183) reca l'iscrizione «Para se ler no refeytorio d'[[Place::Universidade do Espírito Santo|Evora]]. 1587».<br><br>
 
=== ''Sed ego non sum ego''<ref>Ambrosius, ''De Poenitentae'', Liber II, cap. 10.</ref> ===
 
 
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Ad ogni modo, le opinioni che il testo originale sia stato scritto da Fabro in spagnolo sono molto diffuse. In parte, si nutrono dell'idea che la comunicazione orale tra Fabro e alcuni dei suoi compagni (Ignazio di Loyola, Francesco Saverio) fosse stata in spagnolo. Questa idea rinforza l'approccio al ''Memoriale'' come se si trattasse del prodotto di una coscienza individuale. Di conseguenza, nel testo potrebbero riconoscersi sentimenti, pensieri, ecc. Queste teorie, come succede con gran parte delle analisi secondo certi paradigmi della storia culturale, si orientano a partire del concetto di ''rappresentazione''. Una alternativa a questo approccio epistemico è introdurre il concetto di ''comunicazione'', giacché le descrizioni alle quali si riferisce la storia culturale sono manifestazioni testuali, vale a dire, comunicazioni. Qui dovremmo superare un concetto ingenuo di comunicazione in quanto trasmissione di un emittente a un ricevente. Comunicazione è la sintesi di tre elementi: l'informazione, l'atto del comunicare,  e la comprensione (accettare o rifiutare). Questa sintesi selettiva fa apparire la comunicazione come altamente improbabile. Il linguaggio non basta per assicurare la comprensione. Di volta in volta il sistema sociale provvederà i modi per assicurare l'atto di comprendere: la retorica (persuasione), la morale, come la verità, il potere, ecc.  In questa ottica sarà determinante, per l'analisi testuale, la ricezione da parte di ''ego'' (ricevente) e non tanto di ''alter'' (emittente). Un testo, in quanto comunicazione è tale, in quanto ricevuto. <br>
 
L'ipotesi di un originale ''autografo'' perso, denota che a partire del XX secolo il testo è stato osservato secondo distinzioni di tipo filologico che non interessavano ai coetanei del ''Memoriale'' né ai suoi successivi lettori. Come esempio dei complessi rapporti tra semantica e struttura sociale, si pensi allo slittamento semantico del concetto di ''copia'' e di conseguenza di quello di ''originale''. ''Copia'' stava a indicare una abbondanza associata normalmente alla quantità di argomenti a disposizione. <br>
 
Quando il concetto devierà per indicare un ''esemplare identico'' si modificherà anche il concetto di ''originale'' che, invece di indicare l'origine dal quale proviene qualcosa, individuerà ciò che non ha precedenti nel passato. Questo determina una diversa considerazione del concetto di autografia riguardo le opere storiche e letterarie della prima modernità. Nella prima modernità manca ancora la idea di una dignità intrinseca dell'autografo così come succederà nella modernità avanzata. <br>
 
Dal testo non è possibile risalire alla mano di chi scrive, né dalla mano alla coscienza dello scrittore. Lo storico considera soltanto le comunicazioni, i documenti, per lui la comunicazione non può avere un alito cattivo. <br>
 
L'insistenza dell'autografo denota anche una centralità dell'individuo nella comunicazione e supporrebbe la possibilità di accesso (o al meno il desiderio) alla coscienza di ''alter''. Il rapporto tra coscienza è comunicazione è, in questa concezione, simmetrico<ref>[...] la relazione tra coscienza e comunicazione non può essere compresa in modo asimmetrico, come richiederebbe la concezione usuale. La coscienza non è né causa né origine, non è né sostanza né soggetto della comunicazione. La comunicazione non avviene in modo tale che sia il soggetto a prendere per primo la decisione di comunicare, portando poi in pratica tale disegno, in modo che, infine, come effetto di questa catena causale, qualcuno ascolti o legga ciò che è stato detto o scritto. N. Luhmann, ''La ciencia de la sociedad,'' 49.</ref>
 
L' ''io'' che appare nel testo del ''Memoriale'' non corrisponde a un ''io'' psichico, vale a dire all'operazione di una coscienza individuale ma alla aspettativa con la quale il sistema sociale considerava l'''io''.  L' ''io'' in questione è un ''io'' comunicativo che deve essere modellato secondo la legge evangelica prevista per il discepolo il quale deve rinnegare se stesso.<br>
 
È evidente che ogni processo comunicativo presuppone individui che lo inizino. Ma l'utilizzo che si fa dell' ''io'' corrisponde all’antico concetto di ''persona''<ref>"Persona est conditio, status, munus, quod quisque inter homines et in vita civili gerit" (Forcellini).</ref> e non di individuo. Così N. Luhmann: ''Ma allora si dovrebbe parlare di persone nel loro vecchio e stretto senso, e non di individui (esseri umani, coscienza, soggetti, ecc.). I nomi e i pronomi utilizzati nella comunicazione non hanno la minima analogia con ciò che indicano. Nessuno è 'io'. E lo è così poco come la parola mela è una mela''<ref>Luhmann, Niklas ''Complessità e modernità. Dall'unità alla differenza'', p. 63.</ref>. Un testo del ''De Poenitentiae'' di Sant'Ambrogio è particolarmente indicativo:
 
::: ''L'uomo rinneghi se stesso e si trasformi completamente, come quel giovane di cui parla la favola. Questi, essendo andato in terra straniera dopo aver avuto una relazione con una prostituta, e quindi essendo ritornato dimentico di quell'amore, incontrò successivamente la vecchia amante la quale, stupita che non le avesse rivolto la parola, pensò di non essere stata riconosciuta. Allora, incontrandolo una seconda volta, gli disse: 'Sono io'. Ma egli le rispose: 'Ma io non sono più io'''.<br>
 
Questo testo di Sant'Ambrogio ebbe ancora una ricezione da parte di San Francesco di Sales:
 
:::''Il mutamento del luogo è molto utile per calmare la febbre e l'agitazione causate sia dal dolore che dall'amore. Il ragazzo di cui parla S. Ambrogio nel II libro della Penitenza, ritornò da un lungo viaggio completamente guarito dai futili amori che l'avevano attanagliato prima; alla sciocca amante che, incontrandolo gli disse: Non mi conosci? sono sempre la stessa! Sì, certo, rispose, ma sono io che non sono più lo stesso. La lontananza aveva operato in lui quel felice mutamento.''<ref>S. François de Sales, ''Introduction à la vie dévote''. Lyon chez Pierre Rigaud, 1609, troisiéme partie, Cap. XXI. </ref><br>
 
 
Questo «io narrativo» è moralizzante e moralizzato, che nel caso del ''Memoriale'', è una morale ancora indistinta dalla religione. In qualche modo, il testo del ''Memoriale'' è ancora radicato in un mondo medievale che comunque si evolve velocemente.<ref>In questo senso può anche leggersi la distinzione tra ''personaggio rotondo e piano'' in W. Ong: Opposto al personaggio "rotondo" [della scrittura] c'è il "piano", il tipo di figura che non stupisce mai il lettore, ma piuttosto lo delizia recitando esattamente come ci si aspetta che faccia. Ora sappiamo che il personaggio "pesante" (o "piatto") deriva originariamente dalla narrazione orale primaria, che non può offrire personaggi di altro tipo. Il personaggio tipo, serve sia per organizzare la linea della trama che per gestire gli elementi non narrativi che si presentano nella narrazione. Ong, Walter, ''Oralità e scrittura''.</ref>
 
Questo «io persona» è quello che si ritrova anche in Hobbes:<br>
 
 
:::''La parola « persona» è latina; al posto di essa i Greci hanno πρόσωπον che significa il viso, così come «persona» in latino significa il travestimento, l'esterna apparenza dell'uomo, tale quale appare truccato sul palcoscenico, e spesso, in senso più ristretto, quella parte che nascondeva il viso, come la maschera; e dal palcoscenico la parola è stata presa per definire chiunque rappresenti parole ed azioni, sia in tribunale che in teatro. Una persona è dunque lo stesso che un attore, sia sulla scena che nella conversazione comune, e l'atto dell'impersonare è l'agire od il rappresentare sè stesso o gli altri, e si dice che chi rappresenta altri sostiene la parte di quella persona od agisce in suo nome''<ref>Hobbes, Th, ''Leviatano'', parte prima, cap XVI. </ref>.
 
A partire del testo del ''Memoriale'' sarà possibile seguire il transito evolutivo dell' ''io'' poi declinato a partire da altre distinzioni come ''sincerità'' e dopo ancora dall' ''autenticità''.<ref>Inevitabile a questo riguardo l'opera di Lionel Trilling, ''Sincerity and authenticity''.</ref>
 
 
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<center>{{Smallcaps|''Sodalibus scolastici parisiensibus''. Ratisbona, 12/05/1541.<br>
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Esempio di lettera di P.Favre in spagnolo}}.</center>
 
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File:Fabro1.jpg|thumb|
 
File:Fabro2.jpg|thumb|
 
File:Fabro3.jpg|thumb|
 
File:Fabro5.jpg|thumb|
 
File:Fabro6.jpg|thumb|
 
{...}
 
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===Legatura===
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[[File:Filigrana Fabro.jpg|200px|thumb|left|Fig. 3. Porzione di filigrana (stella a sei punte inscritta in uno scudo sormontato dalla lettera M) rilevata a c. VI del fascicolo inserito prima del corpo libro in fase di legatura]]
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Rilegato con una pergamena di riutilizzo manoscritta. Il documento notarile, probabilmente una disposizione testamentaria o una donazione, visibile nella parte interna della legatura riporta la data del 2 aprile 1591. [https://drive.google.com/file/d/1bboF0-TRAwA8bteNbBHn8kOtu1ryyQ3x/view?usp=drive_link Link alle immagini alta risoluzione della legatura] (accesso riservato).<br>
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Il riutilizzo di materiali come la pergamena è pratica consueta e riscontrata in diversi esemplari conservati in APUG.<br>
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In fase di legatura, al primo fascicolo ne è stato anteposto, un'altro di otto carte che risultano interamente bianche che presenta una filigrana non identificata (Fig. 3).<br>
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L'inserimento di un intero fascicolo in fase di legatura anteposto al corpo libro è piuttosto raro; inoltre le carte aggiunte risultano soltanto all'inizio e non alla fine dove è stata usata l'ultima carta del fascicolo Hh con funzione di controguardia. In questo caso potrebbe essere stato inserito per l'annotazione anche se di fatto le carte, tuttora interamente bianche, non risultano usate per questo scopo.<br>
 
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Il titolo, apposto orizzontalmente sul dorso, "Lumi [...]" a caratteri goticheggianti (''gotica textualis'') simula uno stile più antico (Fig. 4). Nell'archivio si conservano altri codici che recano nel dorso una scrittura simile (Fig.5).
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[[File:Titolo_dorso_Fabro.jpg|380 px|thumb|center|Fig. 4]]<br>
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[[File:Gotica textualis.jpg|thumb|center|Fig. 5]]<br>
 
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== La ''Vita'' di Pierre Favre di Orlandini ==
 
 
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::::''Questi'' [Fabro], ''uno dei primi compagni di Sant'Ignazio, anzi il primissimo, avendo imitato quella diligenza dei santi nell'osservare la propria anima, mentre, per desiderio del suo particolare profitto, scrisse in un libretto i principali lumi e ispirazioni concessegli da Dio, ci lasciò, sebbene ciò non lo pretendesse, un eccellente ritratto di operatore evangelico''.<ref> '' [https://books.google.it/books?id=qdb69YAJhQwC&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false Vita del p. Pietro Fabro] primo compagno di s. Ignatio Loiola, e primo sacerdote della Compagnia di Giesù. Scritta dal p. Nicolò Orlandini dell'istessa Compagnia in lingua latina. Tradotta da Erminio Tacito''.</ref>
 
 
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<br>
È opportuno qui segnalare che la ''Vita'' di Fabro scritta da Orlandini sarà stampata a Lione presso Pierre Rigaud che già precedentemente aveva stampato la editio princeps della ''Introduction à la vie dévote''.
 
La ''Vita'' di Pierre Favre scritta da Niccolo Orlandini enumera nel suo ''Proemio'', alcune delle distinzioni a partire dalle quali si riceve il ''Memoriale''. Le ''osservazioni dell'anima'' servono a mantenere desta la vigilanza e a ''conoscere se stessi''. La conoscenza di sè non è qui finalizzata a se stessa ma, secondo il testo degli ''Esercizi Spirituali'' ha come obiettivo il ''vincere se stesso''[n. 21] liberandosi così ''da tutte le affezioni disordinate'' [n. 1]<ref>Sull'evoluzione della pratica degli esercizi spirituali a partire dall'antichità vedi Hadot, Pierre, ''Esercizi spirituali e filosofia antica''. Einaudi, 2002</ref>.
 
La ''sollecitudine della scrittura'' aumenta questa dedicazione all'osservazione. La scrittura ha la funzione di fissare l'osservazione e di realizzare della semina dei ''sentimenti devoti'' (''pius sensus''): che in questo caso viene riposta nella parte più intima e vitale (nel midollo) per produrre frutto (''ad progignendam frugem'') e per essere ulteriormente macinato (''conterit''). Nel futuro, visto che i tratti dell ''io'' rispondono a un modello stabilito, la rilettura produrrà consolazione (''solatium'') o vergogna (''interdum pudorem''). <br>
 
L'aspettativa con la quale si osservava l' ''io'' era di tipo normativa, vale a dire morale. Lo schema della norma misurava il successo o il fallimento dell'aspettativa. Si dovrà tener conto di questa evoluzione sociale nel momento di realizzare l'ermeneutica del testo del ''Memoriale''. Per il nostro sistema sociale che si assesta su delle aspettative cognitive. Vale a dire che, il sistema social assorbirà il rischio delle aspettative frustrate mediante strategie di apprendimento che porteranno a modificare l'aspettativa svanendosi così l'identificazione tra ordine sociale e ordine morale.<br>
 
Come si afferma nel ''Proemio'', alla dimensione privata del ''Memoriale'' corrisponde una dimensione publica (''publicum emolumentum''). Queste due dimensione saranno inscindibili nell'atto scrittorio. In questo modo ''il popolo cristiano'' avrà a disposizione preclari esempi di virtù per il proprio stimolo e insegnamento (''praeclara virtutum exempla'' [...] ''ad incitamentum et disciplinam''). Questo esercizio introspettivo ancora risponde a un canone classico in virtù del quale vedere è sempre al contempo essere visti.<br>
 
Il ''Proemio'' riconosce che le narrazioni sono particolarmente utili quando presentano azioni degne di imitazione (''genera imitatione digna complectantur''). Il modello al quale si ispirano queste tipo di narrazione è Senofonte, il quale non scrisse tanto una storia quanto una ''favola''. È opportuno qui ricordare che già nel medioevo c'era una opposizione tra storia e favola ma la storia medievale narrava successi verosimili più che fattuali. A questo proposito Momigliano ha dedicato importanti riflessione sulla ''Ciropedia'' di Senofonte, la biografia più elaborata della letteratura classica: ''Vi è presentata la vita di un uomo dall'inizio alla fine, e si insiste sulla educazione e sul suo carattere morale'' [...] ''la'' ''Ciropedia'' ''non era, e probabilmente non pretese mai di essere, un resoconto vero della vita di una persona reale''. Gli umanisti da parte loro,  raccolgono questi canonici storiografici modellano la loro scrittura secondo la «verità storica», come lo ricorda Frances Yates:
 
:::Cos'è la vera storia? Perché scriviamo o leggiamo la storia? Gli umanisti del Rinascimento avevano una risposta sicura a queste domande. La "vera storia" era la storia scritta a imitazione degli storici classici, in particolare Cesare, Sallustio e Livio, con scene di battaglia accuratamente costruite e lunghi discorsi immaginari messi in bocca ai personaggi storici. Il suo obiettivo era etico: imparare dagli "esempi" dei personaggi storici come evitare il vizio e seguire la virtù, come condurre una vita morale.<ref>Frances A. Yates, ''Ensayos reunidos II. Renacimiento y Reforma: la contribución italiana'', p. 163.</ref>
 
Per Michel de Certeau la narrazione agiografica è il ''il combinarsi degli atti, dei luoghi e dei temi indica una struttura specifica che si riferisce essenzialmente non a «quello che è avvenuto», come fa la storia, ma a «quello che è esemplare»''<ref>Michel de Certeau, La scrittura della storia, p. 280</ref>.
 
* [https://books.google.it/books?id=Efc5AAAAcAAJ&newbks=1&newbks_redir=0&hl=it&pg=PP5#v=onepage&q&f=false ''Vita Petri Fabri, qui primus fuit Sociorum B. Ignatii Loiolae Societatis Iesu''. Lugduni, 1617.]
 
 
 
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== La forma discorsiva ==
 
Il sostantivo latino ''Memoriale'' con il quale si presenta il testo attribuito a Pierre Favre ha una complessa concettuale.<br>
 
Michel de Certeau per la sua edizione, ha utilizzato principalmente il ''Mem.II'' (codice '''H''') tenendo conto delle varianti e aggiunte presenti in [[Memoriale_-_Manuscripts|'''R''', '''L''' e '''B''']]. <br>
 
Per lui, il testo in questione sarebbe un ''journal'', vale a dire, ''un mode d’expression propre à tous les premiers jésuites''. In questo senso avrebbe visto una comune radice tra i diari (sic) di Sant'Ignazio, di San Francesco Borgia, di Nadal, con le ''Confessioni'' di Pietro Ribadeneira, o la cosiddetta [[Page:APUG_2743.pdf/1|«autobiografia»]] di San Roberto Bellarmino. Tra l'altro, vede il ''Memoriale'' strettamente legato alla concezione ignaziana dell'''esame'':
 
::: le journal exprime sous forme de discussion avec soi-même le dialogue avec Dieu : en reconnaissant dans son action le « mouvement » de Dieu, l’apôtre collabore de mieux en mieux à l’œuvre qui lui indique sa propre « vocation », et discerne en lui les résistances qui s’opposent encore à l’activité créatrice de Dieu.<br>
 
[...] ''Favre commence la rédaction de son journal le 15 juin 1542'' [...]<ref>de Certeau, Michel; Favre, Pierre. ''Mémorial'', ed  {{Smallcaps|Christus}}, p. 76). </ref>. Michel de Certeau, considera il ''Memoriale'', seguendo una certa tradizione filologica, come un testo integralmente redatto da Pierre Favre il cui originale si sarebbe perso. A partire da questa attribuzione diretta alla scrittura del Favre, s'inanelleranno una serie di osservazioni che saranno costitutive della sua costruzione interpretativa. In più, la presunta perdita del testo autografo non solo non s'interporrà con questa ipotesi ma introdurrà, a partire da questo momento, il tema dell'assenza che sarà cardine nella sua visione storiografica. Per lui, così come per la maggior parte degli studiosi di questo testo, gli esemplari manoscritti dispersi in Europa e altrove, sono testimoni con maggior o minor grado di affidabilità di questo «originale perso».<br>
 
Il mercante del XIV secolo è particolarmente esposto alla [[Semantic content::Novitas|novità]]. Le ''Jahrmarkt'', fiere annuali, diventeranno sempre più autonome riguardo gli eventi religiosi all'ombra dei quali si erano generati. Lì saranno esposte merci esotiche, dipinti, libri, artigianato, tecnologie, ecc. Si compra, si vende e si scambia. La sette di novità e curiosità non solo troverà uno sfogo e un aumento ma sarà accompagnata da una scrittura, che anch'essa si rende più autonoma, che registra «l'accrescere della roba» e cerca di fissare l'informazione, il flusso di novità. Provengono a loro volta di scritture più antiche che avevano gia registrato scambi nei grandi centri commerciali: Venezia, Genova, Amalfi e Bari. A questo trafico si era aggiunto il movimento della crociata e dei pellegrini. Nascono i ''Libri d'affari'', i ''libri di famiglia'', le ''Ricordanze'' delle grandi famiglie, i Medici, gli Alberti...<ref>Utilissimo il volume di Bec, Christian, ''Les marchands écrivains a Florence (1375-1434)''. </ref><br>
 
La ''Tipocosmia di Alessandro Citolini da Serravalle'' da conto della varietà di questi registri. Finito il laberinto di termini associati alla guerra e alla malattia arriva il tempo degli affari: le persone sono il ''mercantante, il fattore, il computista'' [..]; ''gli strumenti sono i libri da conti, il memoriale, il giornale, il quaderno, lo scontro'', [...]<br>
 
In quella società i ''mercatores'', che qualcuno ha tradotto come «uomini d'affari»<ref>Renouard, Y. ''Les hommes d'affaires italiens du Moyen Age''. Paris, Colin, 1949.</ref>, non assomigliano in quasi niente agli attuali. Si muovono in un mondo nel quale la religione e nelle fondamenta del loro sistema. Se il rischio del loro navigare e commerciare segna un fase evolutiva nell'idea di un Dio providente che la farà convivere con la stipula di un contratto assicurativo, continuano a elevare una preghiera ogni volta che si parte o quando si è di rientro a casa o quando si vende e si compra<ref>''Se volete fare degli affari fissate questa regola e seguite il mio consiglio: Siate cortesi, leali e amichevoli, non imbroglioni, doppi, bensì veritieri. Non dovete accumulare con mezzi sbagliati, come fanno oggi molti grandi e malvagi imbroglioni. Se camminate dritto in tutta onestà, Dio benedirà di sicuro i vostri affari, e ne avrete nei vostri giorni buona agiatezza, voi, la vostra famiglia e tutta la vostra discendenza. Per attraversare questo mondo felicemente e guadagnare una vita conviene giustissimamente: Non si deve falsificare il proprio bene né la mercanzia, né mescolare la merce con vecchi scarti. Fate a ciascuno nel vostro commerciare, come vorreste che fosse fatto a voi dagli altri. Guadagnando male ci si danna e si disonora, accumulando tramite furto si perde l'anima: Acquisite dunque bene la vostra coscienza, poiché, secondo ciò che dice la sapienza, Dio benedice l'arte, il metodo e la pratica, a chi non e imbroglione né fraudolento nella sua bottega''. Meurier, Gabriel, ''Deviz Familiers propres à tous marchands'' [...], Rotterdam, 1590, p. 1</ref>. Se ''Fortuna'' e ''Provvidenza'' sono ancora inespugnabili spazi che fanno scrivere a Pagolo Morelli (1371-1441): «Credo sia diliberato da Dio il dì che nascie il maschio e lla femina, chi sia la moglie e chi ssia il marito», nondimeno il rischio comincerà ad essere calcolato<ref>Giovanni di Pagolo Morelli, ''Ricordi''. Edizione a cura di Claudia Tripodi, Firenze, 2019.</ref>.<br>
 
Nei ''Libri della famiglia'' di Leon Battista Alberti (1443-1440) i consigli morali e pedagogici stanno insieme al buon ordine degli affari:
 
:::''Dimonstrava essere officio del mercatante e d’ogni mestiere, quale abbia a tramare con più persone, sempre scrivere ogni cosa, ogni contratto, ogni entrata e uscita fuori di bottega, e così spesso tutto rivedendo quasi sempre avere la penna in mano. E quanto a me questo precetto pare troppo utilissimo, imperoché, se tu indugi d’oggi in domane, le cose t’invecchiano pelle mani, vengonsi dimenticando, e così il fattore piglia argomento e stagione di diventare o vizioso, o come il padrone suo negligente''.<br>
 
 
== Il codice ''FC 1042'' ==
 
 
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=== Scrittura e mani ===
 
=== Scrittura e mani ===
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Il codice presenta numerosi cambi di mano che coincidono sempre con l'inizio del fascicolo successivo e risultano correttamente indicati dal richiamo.<br>
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Tale modalità suggerisce un esemplare da cui i diversi copisti hanno copiato succedendosi. Dal confronto con gli altri esemplari coevi noti (Bollandisti, Curia) non sembrano però esserci coincidenze tali da considerare l'esemplare di Fondo Curia discendente da uno di questi.<br>
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Cambi di mano: cc. 64-65, 80-81, 96-97, 112-113, 128-129, 176-177, 200-201, 208-209, 216-217, 240-241.<br>
 
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== ''Le diable archiviste'' ==
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Queste note sono un primo risultato del [https://archiviopug.org/2025/04/19/il-memoriale-di-pierre-favre/ seminario dedicato all'edizione del ''Memoriale''] di Pierre Favre.
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::::::::::::::::::::::<small>Uno dei luoghi comuni più triti di celebrazione dei “classici”, che finisce per relegarli in un vuoto limbo, fuori del tempo e dello spazio, […] consiste paradossalmente nel descriverli come nostri contemporanei e nostri vicini, i più vicini dei vicini, tanto contemporanei e tanto vicini da non farci dubitare neppure per un momento della comprensione apparentemente immediata (ma in realtà mediata da tutta la nostra formazione) che crediamo di avere delle loro opere. (''Méditations pascaliennes''. Pierre Bourdieu)</small><br>
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Michel de Certeau nasce come storico dopo di aver avuto una esperienza diretta con l'archivio. Così egli scrive:
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:::::''Mi baserò su quella che è la mia esperienza di ricerca: la storia religiosa del XVII secolo [...] A mano a mano que esaminavo quei foglietti anneriti da una polvere secolare e schedavo un lessico sconnesso, a furia di essere un erudito artigiano che si aggirava per le lande silenziose di archivi municipali o dipartimentali e che abitava le sale di consultazione delle biblioteche -antri in cui si «conservano» e trasmettono i cadaveri del passato- a furia di leggere, senza tuttavia poter mai comprendere, parole che si riferivano ad esperienze, dottrine o situazioni sconosciute vedevo allontanarsi progressivamente all'orizzonte quel mondo di cui stavo catalogando le rovina. Quel mondo in effetti mi sfuggiva. È a partire da quel momento, sempre scaglionato nel tempo, che comincia a nascere lo storico. Ed proprio questa assenza che costituisce il discorso storico: la morte dell'altro lo colloca al di fuori della portata d'accesso e, con cio, definisce lo statuto della storiografia stessa, vale a dire del testo storico.'' (Michel de Certeau, ''Storia e psicoanalisi'', 167)<br>
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Secondo de Certeau il ''Memoriale'', che lui denomina ''journal'', sarebbe un diario spirituale, un "genere letterario" caratteristico dei primi gesuiti. Si troverebbero degli esempi in Ignazio di Loyola ("Autobiografia"), in Pietro Canisio ("Confessionum Canisii"), in Francesco Borgia, in Jeronimo Nadal, in Pietro Ribadeneira, o nella così detta "autobiografia" di Roberto Bellarmino. Sempre per de Certeau, questa pratica sarebbe legata all’esame di coscienza. Per lui, il ''journal'' diventa il luogo di un dialogo interiore con Dio: aiuta a riconoscere i movimenti divini, a collaborare con la propria vocazione e a individuare le resistenze personali all’azione di Dio.<br>
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Il seminario, tra altre cose, potrebbe servire per analizzare quanto questo punto di partenza di de Certeau aiuti o meno alla comprensione del testo. Per seguire lo sviluppo di alcuni contenuti del seminario è possibile consultare la pagina dedicata:<br>
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<center><span style="font-size:180%;">[[Seminario: Le diable archiviste|''Le diable archiviste'']]</span></center><br>
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== Pierre Favre on the APUG blog ==
 
== Pierre Favre on the APUG blog ==

Latest revision as of 10:54, 3 December 2025

F.C. 1042 Other Manuscripts Bibliography

Memoriale FC 1042 1r.jpg

STEMMA Codicum Memoriale.jpg

Fabro-pietro-09.jpg


Pierre Favre (1506-1546).
Pierre Favre (1506-1546) è stato uno dei primi compagni di Ignazio di Loyola e il primo sacerdote ordinato gesuita.

Il Memoriale è un testo spirituale tradizionalmente attribuito a Pierre Favre. Consiste in note spirituali composte tra il 1542 e il 1546 e trasmesse attraverso copie manoscritte che circolavano tra i primi compagni gesuiti. Fu pubblicato per la prima volta nel 1873[1], molto tempo dopo la sua morte; la sua beatificazione, per viam aequipollentiae, ebbe luogo nel 1872 sotto Papa Pio IX[2].
Tre processi si tennero per la causa del culto del Beato Fabro: il primo fu istituito nel mese di ottobre dell'anno 1596, ma fu quasi interamente redatto in forma extra-giudiziale da due parroci. Tuttavia, nell'anno 1607 questo Processo, dopo che le deposizioni dei testimoni furono ripetute, fu dichiarato valido e fu firmato di proprio pugno da Saint Francis de Sales, Vescovo di Ginevra.
Il secondo fu condotto nell'anno 1626 da Jean-François de Sales, Vescovo di Ginevra, fratello e successore del precedente.
Il terzo, infine, redatto in seguito dal Vescovo Claude-Marie Magnint (1802-1879), Vescovo di Annecy, fu completato nell'anno 1869.
Il 17 dicembre 2013, Papa Francesco (1936-2025) ha effettuato la canonizzazione equipollente.
Durante il XX secolo, furono pubblicate molte edizioni e traduzioni del Memoriale[3]. La maggior parte di queste pubblicazioni si è basata sull'edizione critica del testo pubblicata all'interno dei Monumenta Historica Societatis Iesu nel 1914[4]. Da quell'anno, sono stati scoperti altri manoscritti contenenti il Memoriale. Un'indagine più recente su di essi è stata condotta da Michel de Certeau, che nel 1960 registrò 15 manoscritti del Memoriale e per la prima volta tentò di costruire uno stemma codicum[5].
Nel 2018, più di 50 anni dopo il lavoro di de Certeau, è stato scoperto un manoscritto precedentemente sconosciuto del Memoriale negli Archivi Storici della Pontificia Università Gregoriana (segnatura FC 1042). Questo manoscritto sembra essere una testimonianza molto antica del Memoriale e, soprattutto, è uno dei pochi manoscritti contenenti il testo completo.
Con la collezione Pierre Favre, il nostro obiettivo è produrre un'edizione digitale del manoscritto FC 1042. Una riproduzione digitale del manoscritto è stata realizzata e caricata su GATE: è disponibile a questo link.
È disponibile una trascrizione completa del manoscritto: il testo è stato confrontato con quello canonico - pubblicato nel 1914 nei Monumenta Historica Societatis Iesu - al fine di evidenziare tutte le varianti. Durante questo lavoro, è stato aggiunto un commento critico alla trascrizione.
Questo progetto è anche inteso come un'opportunità per creare un 'laboratorio' permanente su Pierre Favre, per ottenere una comprensione più profonda delle sue opere e del suo tempo. Per questo motivo, abbiamo anche istituito una bibliografia su Pierre Favre, dove verranno registrate tutte le pubblicazioni su di lui: la bibliografia diventerà il punto di partenza per qualsiasi futura ricerca su Favre e il suo Memoriale.


Il codice FC 1042

Formato

Fig. 1. Esempio di filigrana della tipologia riscontrata nei fascicoli del manoscritto F.C. 1042

Manoscritto di piccole dimensioni (137 x 105 mm), in formato ottavo antico (filoni verticali, filigrana lato superiore delle carte verso il centro).
La rifilatura nei margini ha ridotto le misure del formato originale e ha eliminato parti della numerazione coeva presente nella parte superiore.
Questo formato, facile da trasportare, è tipico di alcuni libri giuridici o di devozione già in epoca medievale, tra cui, i libri d'ore.
Il codice è composto di 32 fascicoli regolari di 8 carte ciascuno realizzati con carta di produzione italiana, databile nell'ultimo decennio del Cinquecento, con una filigrana raffigurante una stella a sei punte inscritta in un cerchio sormontato da stella più piccola a sei punte[6] (Fig. 1). Tutti i fascicoli presentano una segnatura numerica (A-Hh/8) apposta dalla medesima mano sulla prima carta del fascicolo. L'ultima carta del fascicolo Hh risulta incolla alla pergamena facendo funzione di controguardia.
Questa composizione regolare suggerisce un'organizzazione simultanea nell'operazione di copiatura per la quale è stata utilizzata la medesima risma di carta.

Cucitura

Fig. 2. Porzione di testo stampato utilizzato come rinforzo al dorso



Cucito su due nervi in pelle allumata con una cucitura continua (filo visibile soltanto all'interno dei singoli fascicoli). Presenta capitelli con anima in pelle allumata ancorati con catenella al dorso e passanti nella pergamena per l'ancoraggio al corpo libro.
Come rinforzo del dorso sono stati utilizzati tre tasselli in carta stampata (Fig. 2). Dalla porzione leggibile è stato possibile identificare il testo come appartenente a un marginalia di un'edizione cinquecentesca dal titolo Infortiatum, seu pandectarum iuris civilis [7]




Legatura

Fig. 3. Porzione di filigrana (stella a sei punte inscritta in uno scudo sormontato dalla lettera M) rilevata a c. VI del fascicolo inserito prima del corpo libro in fase di legatura

Rilegato con una pergamena di riutilizzo manoscritta. Il documento notarile, probabilmente una disposizione testamentaria o una donazione, visibile nella parte interna della legatura riporta la data del 2 aprile 1591. Link alle immagini alta risoluzione della legatura (accesso riservato).
Il riutilizzo di materiali come la pergamena è pratica consueta e riscontrata in diversi esemplari conservati in APUG.
In fase di legatura, al primo fascicolo ne è stato anteposto, un'altro di otto carte che risultano interamente bianche che presenta una filigrana non identificata (Fig. 3).
L'inserimento di un intero fascicolo in fase di legatura anteposto al corpo libro è piuttosto raro; inoltre le carte aggiunte risultano soltanto all'inizio e non alla fine dove è stata usata l'ultima carta del fascicolo Hh con funzione di controguardia. In questo caso potrebbe essere stato inserito per l'annotazione anche se di fatto le carte, tuttora interamente bianche, non risultano usate per questo scopo.

Il titolo, apposto orizzontalmente sul dorso, "Lumi [...]" a caratteri goticheggianti (gotica textualis) simula uno stile più antico (Fig. 4). Nell'archivio si conservano altri codici che recano nel dorso una scrittura simile (Fig.5).

Fig. 4

Fig. 5








Scrittura e mani

Il codice presenta numerosi cambi di mano che coincidono sempre con l'inizio del fascicolo successivo e risultano correttamente indicati dal richiamo.
Tale modalità suggerisce un esemplare da cui i diversi copisti hanno copiato succedendosi. Dal confronto con gli altri esemplari coevi noti (Bollandisti, Curia) non sembrano però esserci coincidenze tali da considerare l'esemplare di Fondo Curia discendente da uno di questi.
Cambi di mano: cc. 64-65, 80-81, 96-97, 112-113, 128-129, 176-177, 200-201, 208-209, 216-217, 240-241.
Mani Memoriale Fabri.xlsx - Foglio2.pdf

Floral heart.svg

Le diable archiviste

Queste note sono un primo risultato del seminario dedicato all'edizione del Memoriale di Pierre Favre.

Uno dei luoghi comuni più triti di celebrazione dei “classici”, che finisce per relegarli in un vuoto limbo, fuori del tempo e dello spazio, […] consiste paradossalmente nel descriverli come nostri contemporanei e nostri vicini, i più vicini dei vicini, tanto contemporanei e tanto vicini da non farci dubitare neppure per un momento della comprensione apparentemente immediata (ma in realtà mediata da tutta la nostra formazione) che crediamo di avere delle loro opere. (Méditations pascaliennes. Pierre Bourdieu)

Michel de Certeau nasce come storico dopo di aver avuto una esperienza diretta con l'archivio. Così egli scrive:

Mi baserò su quella che è la mia esperienza di ricerca: la storia religiosa del XVII secolo [...] A mano a mano que esaminavo quei foglietti anneriti da una polvere secolare e schedavo un lessico sconnesso, a furia di essere un erudito artigiano che si aggirava per le lande silenziose di archivi municipali o dipartimentali e che abitava le sale di consultazione delle biblioteche -antri in cui si «conservano» e trasmettono i cadaveri del passato- a furia di leggere, senza tuttavia poter mai comprendere, parole che si riferivano ad esperienze, dottrine o situazioni sconosciute vedevo allontanarsi progressivamente all'orizzonte quel mondo di cui stavo catalogando le rovina. Quel mondo in effetti mi sfuggiva. È a partire da quel momento, sempre scaglionato nel tempo, che comincia a nascere lo storico. Ed proprio questa assenza che costituisce il discorso storico: la morte dell'altro lo colloca al di fuori della portata d'accesso e, con cio, definisce lo statuto della storiografia stessa, vale a dire del testo storico. (Michel de Certeau, Storia e psicoanalisi, 167)

Secondo de Certeau il Memoriale, che lui denomina journal, sarebbe un diario spirituale, un "genere letterario" caratteristico dei primi gesuiti. Si troverebbero degli esempi in Ignazio di Loyola ("Autobiografia"), in Pietro Canisio ("Confessionum Canisii"), in Francesco Borgia, in Jeronimo Nadal, in Pietro Ribadeneira, o nella così detta "autobiografia" di Roberto Bellarmino. Sempre per de Certeau, questa pratica sarebbe legata all’esame di coscienza. Per lui, il journal diventa il luogo di un dialogo interiore con Dio: aiuta a riconoscere i movimenti divini, a collaborare con la propria vocazione e a individuare le resistenze personali all’azione di Dio.
Il seminario, tra altre cose, potrebbe servire per analizzare quanto questo punto di partenza di de Certeau aiuti o meno alla comprensione del testo. Per seguire lo sviluppo di alcuni contenuti del seminario è possibile consultare la pagina dedicata:

Le diable archiviste


Pierre Favre on the APUG blog

The Memoriale of Pierre Favre on the APUG blog

References

  1. In 1873 a Latin and an Italian translation of the Memoriale were published: Memoriale beati Petri Fabri primi S. Ignatii de Loyola alumni nunc primum in lucem editum a P. Marcello Bouix, Lutetiae Parisiorum, typis Alberti Gauthier-Villars, 1873; Giuseppe Boero, Vita del beato Pietro Fabro della Compagnia di Gesù primo compagno di Sant’Ignazio di Loyola, Roma, Tipografia e libreria di Roma del Cav. Alessandro Befani, 1873. In the next year a French translation was published too: Mémorial du bienheureux Pierre Lefèvre, premier compagnon de S. Ignace de Loyola. Publié pour la première fois en son texte latin et traduit en français, par le P. Marcel Bouix, Paris, Imprimerie Gauthier-Villars, 1874.
  2. Equipollent canonization or beatification (ex aequipollentia or per viam aequipollentiae) is an extraordinary procedure that the Catholic Church may use when: there exists a reputation for holiness or a cult ab immemorabili, that is, continuous and recognized over time; reliable historical testimonies are available regarding the person’s virtue and the devotion of the faithful; and although no formal miracles have been verified, the Pope judges that the person’s holiness is morally certain, on the basis of tradition, spiritual fruits, and the consensus of the Church.
  3. For more information about these publications see the Pierre Favre/Bibliography.
  4. Beati Petri Fabri epistolae, memoriale et processus ex autographis aut archetypis potissimum deprompta, Matriti, typis Gabrielis Lopez Del Horno, 1914.
  5. See Michel de Certeau, Le texte du “Memorial” de Favre, ‘Revue d’ascetique et de mystique, 36 (1960), pp. 343-349; a reproduction of the stemma codicum is available here. de Certeau also published a new French translation of the Memoriale: Pierre Favre, Mémorial, traduit et commenté par Michel de Certeau, Paris, Desclée De Brower, 1959.
  6. Briquet, 6091: Salerne, 1590. Naples, 1598. Italie, 1602.
  7. Probabilmente si tratta di una delle edizioni stampate a Lione o a Parigi tra il 1550 e la fine del XVI secolo. Cfr. ad esempio il marginalia della colonna sinistra col. 887 del Digestum vetus, seu Pandectarum iuris ciuilis tomus secundus stampato a Lione nel 1579)