Page:Romani Collegii Societatis Jesu Musaeum Celeberrimum 1678.pdf/85

From GATE
This page has been validated


Addo hic machinam divinatoriam qua ad progressum unius statuae in linea recta ad diversa interdistincta spatia coelestium planetarum characteres arbitrarios stare jussa stat, et duo Genii seu Angeli cerei vitreo circumsepti globo suis fulcris pari motu se in sphaerae centro contorquentes cum suis indicibus quos ceu lancem in manu gestant, ad cognomina signa in sphaerarum circumferentia inscripta, se quoque sistunt, etiamsi unus ab altero per decem palmos distet, uterque autem à magica statua per palmos quinque. Hac ratione tota Astronomia divinatoria includi potest, cum tanta industria, ut curiosus hominis actus et passiones morales, puta virtutes, et vitia, inclinationes, aversiones, odia etc. tibi palam exponat legenda, quae, etsi non nisi suspectas artes apud imperitos arguat, id tamen simplici artificio, et infallibili perficitur.

CAPUT VII.

De Oraculo Delphico

Maximum artis Machinamentum meritò in ultimos missus distulimus. Habet Kircherus tubum in ergasterio cubiculi sui ita dispositum, ut janitores eum ad portam vocaturi non onus subeant remotum ejus cubiculum adire, sed in porta, qua in hortum domesticum aditus dabatur in libero aëre existentes, ac ordinaria voce clamantes eum pro exigentia negotii vocare solebant, quorum omnium verba non secus ac si in cubiculo praesentes essent, percipiebat, eodemque tenore responsum per dictum tubum dabat, nec quicquam in horto altius dici poterat quod is in cubiculo suo existens non audiret, in remotissima quoque spatia per tubum, quaecunque volebat, significabat. Hunc itaque tubum postea in Musaeum transtulit, et statuae tali arte inseruit, ut statua quasi vitam spirans ore aperto, motisque hinc inde oculis loqui videretur; huic statuae nomen dedit, Oraculum Delphicum, nam quemadmodum veteres Sacerdotes Aegyptiorum Graecorumque per hujusmodi tubos ori Idolorum insertos ingenioso dolo, Oraculum consulentes decipiebant, et homines superstitiosos ad opimas oblationes faciendas sollicitare solebant, simpliciores verò animi, veluti divina voce moniti, id quod jubebatur, magno utique Sacerdotum emolumento praestabant; ut hanc fallaciam detegeret Kircherus, similem statuam fieri curavit, eo, quo descripsi, situ et forma. Erat hic tubus ad 30 pedes à statua dissitus. Quidquid igitur Titius v.g. ori statuae conceptis verbis immurmurârat, id Sempronius opposito statuae orificio tubi aure applicata assistens, ad ea, quae audiebat, quacunque lingua applicato ore respondebat, quae res spectatorum animos adeo attonitos tenebat, ut nescio cujus magicae artis incantamento adscriberent, eo quod captum humanum longè excedebat, siquidem ex ore statuae prodeuntia verba audiebantur quidem, sed unde provenirent, nescii, sollicito animo quaerebant, num quispiam retro statuam absconditus loqueretur, neque à sinistra hac suspicione liberari potuerunt, nisi tunc, cum iis artificium aperiretur. Descripta habetur haec machina loquens in Phonurgia, quae noviter prodiit in lucem occasione Tubi quo ad complura milliaria reciproco corresponsu curiosi loqui possunt: quam quidem inventionem nonnulli falsò sibi adscribunt, sed in dictae Phonurgiae opere compluribus

Aggiungo qui una macchina divinatoria che, all’avanzare di una statua in linea retta verso punti distinti dei pianeti celesti, a comando si ferma, in relazione a caratteri arbitrari, e due geni o angeli di cera entro globi di vetro sopra i loro sostegni volgendosi al centro della sfera, con i loro indici che portano in mano come una bilancia, si fermano davanti a nomi e segni iscritti nella circonferenza della sfera, anche se l’uno dista dall’altro dieci palmi, ed entrambi dalla statua magica cinque [???]. In questo modo si può riassumere tutta l’astronomia divinatoria, con tanta ingegnosità che una persona curiosa ti fa leggere chiaramente gli atti e le passioni morali o le virtù e i vizi, le inclinazioni, le avversioni, gli odi, eccetera, di un uomo e sebbene agli inesperti indichi arti che sembrano sospette, tuttavia la macchina è compiuta con un artificio semplice e infallibile.

Capitolo VII
L’oracolo delfico


Abbiamo lasciato per ultima la macchina più prodigiosa. Kircher nel laboratorio della sua cameretta aveva un tubo disposto in modo tale che i portinai per chiamarlo all’ingresso non dovevano fare la fatica di recarsi al suo lontano appartamento, ma fermandosi all’aperto sulla porta da cui si accedeva al giardino, e chiamandolo con la solita voce, erano soliti avvertirlo a seconda dell’interesse del momento; le loro parole egli le sentiva non altrimenti che se essi stessero di persona in camera sua e allo stesso modo consegnava la risposta attraverso il detto tubo; e nulla si poteva dire più a voce alta nel giardino, che egli non l’udisse stando nella sua stanza; anche attraverso luoghi assai lontani, per mezzo del tubo, egli era in grado di spiegare ciò che voleva. Ha poi trasferito questo tubo nel Museo e lo ha inserito in una statua con arte tale che essa quasi respirando a bocca aperta e muovendo gli occhi di qua e di là sembrava parlare; a questa statua ha dato il nome di oracolo delfico; infatti gli antichi sacerdoti degli Egizi e dei Greci, attraverso tubi di tal fatta inseriti con ingegnoso inganno nella bocca degli idoli, illudevano coloro che consultavano l’oracolo, e così solevano sollecitare a ricche offerte le persone superstiziose, e gli animi più semplici, come ammoniti da voce divina, facevano ciò che veniva ordinato, con grande vantaggio, ad ogni modo, dei sacerdoti; per smascherare tale inganno Kircher ha fatto costruire una statua simile in quella posizione e in quella forma che ho descritto. Questo tubo arrivava a trenta piedi dalla statua. Così qualunque cosa, per esempio, Tizio avesse mormorato in parole alla bocca della statua, Sempronio con l’orecchio applicato all’opposta imboccatura del tubo, accostando la bocca rispondeva poi a ciò che udiva, in qualunque lingua, cosa che stupiva a tal punto gli animi degli spettatori, che essi l’attribuivano a non so quale magia, per il fatto che eccedeva la comprensione umana, perché venivano udite le parole che uscivano dalla bocca della statua, ma essi, ignari da dove provenissero, cercavano inquieti se qualcuno parlasse di nascosto da dietro la statua, e non potevano liberarsi da questo sinistro sospetto, se non quando veniva loro rivelato l’artificio. Questa macchina parlante è descritta in Fonurgia, opera recentemente pubblicata, proprio grazie a quel tubo con il quale i curiosi possono parlarsi reciprocamente pur a grande distanza: invenzione che alcuni falsamente si attribuiscono,