AL LETTORE CURIOSO
porge vivissimi saluti
GIORGIO DE SEPI
L’incerta vicenda delle cose umane, come non ci garantisce nulla di saldo, stabile e duraturo, così pure secondo il suo costume riduce a poco a poco al nulla ogni cosa che, appena sorta, col tempo soggiace alla mutevole ruota della fortuna, cosa che le istorie ci insegnano accadere non soltanto nell’ambito delle amministrazioni politiche, ma anche nell’accumulazione d’ingenti capitali, nella smodata ricchezza degli edifici e nella grandiosità della gloria militare; del resto l’esperienza quotidiana ce lo dimostra con piena evidenza. Kircher, considerando ciò, com’è normale, e pensando che l’esiguo patrimonio del suo Museo, frutto di una ricerca compiuta in ogni dove con impegno e fatica non esigua, potesse essere esposto ad un’identica sorte, soleva domandarsi continuamente “E a chi andranno le cose che hai raccolto?”, giacché aveva fatto tesoro dei pochi anni di esperienza di cinque famosissimi e celeberrimi musei della città di Roma: quello del
Cavaliere Gualdo, di
Angelomo, di
Menedro, di
Stefanone, di
Giovanni Battista Romano dell’Ordine Agostiniano. Infatti di queste raccolte di cose preziose, che i loro proprietari avevano costituito sia per la consultazione degli stranieri e delle persone colte sia per la gloria della città eterna con tanta cura, sollecitudine e non senza tanta spesa, ben presto, quand’essi scomparvero rapiti dal comune destino di morte, gli eredi legittimi, senza darsi alcun pensiero delle antichità e delle cose rarissime, di cui erano stati dotati, ne vendettero all’asta nei luoghi pubblici l’enorme tesoro – più avidi di denaro e di quattrini – e ora questa ora quella a seconda del capriccio dei compratori. E perché non accadesse la medesima cosa al nostro Patrono: perché ciò che aveva raccolto con tanto impegno e fatica per la gloria del nome di Dio e per amore della cultura non andasse perduto subito, alla sua morte, esposto alla volubilità delle circostanze, sulla base di questo motto: “provvedi tempestivamente a ciò che vuoi conservare” volle che tutto ciò che nel predetto Museo concerneva sia fatti degni di considerazione, a partire dagli ultimi 40 anni, sia i misteri della natura e la conoscenza di strumenti ingegnosi sia l’informazione di antichità di cui mai prima era stata data notizia, fosse ordinatamente descritto e dato alla stampa, affinché da questo presente elenco ai posteri giungesse notizia degli oggetti contenuti; ma poiché egli, distratto da numerosissime altre occupazioni di studio ora nel comporre ora nello stampare libri, non poteva porvi mente, si degnò di offrire a me, come persona informata delle cose contenute nel Museo, l’incarico dell’esecuzione: io, poi, non sollecitato solamente dall’Autore, ma più volte anche dalle preghiere incalzanti di stranieri, che a quel tempo visitavano il Museo, affinché ne compilassi un catalogo, cedetti infine alle richieste. Pertanto mi accingo a descrivere l’officina dell’arte della natura, il tesoro delle scienze matematiche, l’epitome della filosofia pratica: il Museo Kircheriano, nelle pagine seguenti, con quella lealtà e quella genuina sincerità che si conviene a me, che sono Germano. Ti saluto, lettore benevolo, e intanto godi del frutto della mia fatica.