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CURIOSO LECTORI

S.P.D.

GEORGIUS de SEPIBUS.
Quemandmodum instabilis rerum humanarum vicissitudo nihil nobis firmum, solidum et constans pollicetur, ita quoque more suo omnia vix orta cum tempore fallacibus fortunae rotis subjecta paulatim in nihilum reducit, quod non duntaxat in politicarum administrationum statibus, sed et in divitiarum ingentium coacervatione, fabricarum insolenti fastu, et Martialis potentiae granditate fieri, Historiae nos docent, et quotidiana experientia nobis luculenter demonstrat. Haec ubi solet Kircherus attentè considerans, et exiguam hanc Musaei sui nom exiguo studio et labore undique conquisitam supellectilem, parem fortunae vicem subire posse, pensiculatius trutinans, identidem illud ruminare solebat: Et quae parasti cujus erunt? et paucorum siquidem annorum experientia ex quinque nobilissimis celeberrimisque Romanae Urbis Musaeis, videlicet Equitis Qualdi[1], Angelomi, Menedri, Stephanoni[2], Joannis Baptistae Romani Ordin. D. August. cautior factus didicit. Haec enim, quae pretiosarum rerum reconditoria, quae possessores eorum tùm ad advenarum, virorumque literatorum usum; tum ad aeternae urbis ornamentum tanta cura, sollicitudine, nec non tantis sumptibus erexerant; mox iis communi fato sublatis haeredes eorum nullum antiquitatum, rarissimarumque rerum, quibus instruebantur, rationem habentes, omnem congeriem in publicis locis subhastatam, lucri, pecuniarumque avidiores, nunc has nunc illas res pro lubitu emptorum selectim vendiderunt. Atque ne idem Authori nostro contingeret, ne, et quae tanto studio et labore ad divini nominis gloriam, et reip. literariae emolumentum, congesserat, non subito una cum obitu ejus, pro varietate temporum interirent; effati hijus documento (quae conservari vis, provide maturè) omnia quae in dicto Musaeo, vel à 40 annorum decursu observatione digna, vel quae naturalium rerum arcana, vel artificiosarum machinarum antiquitatumque eruditionem concernebant, unquam demostrata fuerant, ordine descripto praelio committerentur; ut ex eorundem hoc praesenti elencho rerum contentarum notita serae posteritati constaret: cum vero is innumeris aliis literariis occupationibus tunc temporis quà componendis, quà imprimendis libris distentus manum applicare non posset; mihi ceu omnium rerum in Musaeo comprehensarum conscio executionis munus offerre non est dedignatus: ego sane uti non ab Authore solummodo excitatus, sed et exterorum, qui dum Musaeum viserent, ad illius periochen quandam describendam instantibus precibus non semel sollicitatus, postulatis tandem cessi. Artis itaque et Naturae ergasterium, disciplinarum Mathematicum gazophylacium, philosophiae practicae epitomen, Musaem Kircherianum hisce, ea fide et sinceritatis candore, quo me virum Germanum decet, pandere exordior. Vale benevole lector, et meo labore interim fruaris.

AL LETTORE CURIOSO

porge vivissimi saluti

GIORGIO DE SEPI


L’incerta vicenda delle cose umane, come non ci garantisce nulla di saldo, stabile e duraturo, così pure secondo il suo costume riduce a poco a poco al nulla ogni cosa che, appena sorta, col tempo soggiace alla mutevole ruota della fortuna, cosa che le istorie ci insegnano accadere non soltanto nell’ambito delle amministrazioni politiche, ma anche nell’accumulazione d’ingenti capitali, nella smodata ricchezza degli edifici e nella grandiosità della gloria militare; del resto l’esperienza quotidiana ce lo dimostra con piena evidenza. Kircher, considerando ciò, com’è normale, e pensando che l’esiguo patrimonio del suo Museo, frutto di una ricerca compiuta in ogni dove con impegno e fatica non esigua, potesse essere esposto ad un’identica sorte, soleva domandarsi continuamente “E a chi andranno le cose che hai raccolto?”, giacché aveva fatto tesoro dei pochi anni di esperienza di cinque famosissimi e celeberrimi musei della città di Roma: quello del Cavaliere Gualdo, di Angelomo, di Menedro, di Stefanone, di Giovanni Battista Romano dell’Ordine Agostiniano. Infatti di queste raccolte di cose preziose, che i loro proprietari avevano costituito sia per la consultazione degli stranieri e delle persone colte sia per la gloria della città eterna con tanta cura, sollecitudine e non senza tanta spesa, ben presto, quand’essi scomparvero rapiti dal comune destino di morte, gli eredi legittimi, senza darsi alcun pensiero delle antichità e delle cose rarissime, di cui erano stati dotati, ne vendettero all’asta nei luoghi pubblici l’enorme tesoro – più avidi di denaro e di quattrini – e ora questa ora quella a seconda del capriccio dei compratori. E perché non accadesse la medesima cosa al nostro Patrono: perché ciò che aveva raccolto con tanto impegno e fatica per la gloria del nome di Dio e per amore della cultura non andasse perduto subito, alla sua morte, esposto alla volubilità delle circostanze, sulla base di questo motto: “provvedi tempestivamente a ciò che vuoi conservare” volle che tutto ciò che nel predetto Museo concerneva sia fatti degni di considerazione, a partire dagli ultimi 40 anni, sia i misteri della natura e la conoscenza di strumenti ingegnosi sia l’informazione di antichità di cui mai prima era stata data notizia, fosse ordinatamente descritto e dato alla stampa, affinché da questo presente elenco ai posteri giungesse notizia degli oggetti contenuti; ma poiché egli, distratto da numerosissime altre occupazioni di studio ora nel comporre ora nello stampare libri, non poteva porvi mente, si degnò di offrire a me, come persona informata delle cose contenute nel Museo, l’incarico dell’esecuzione: io, poi, non sollecitato solamente dall’Autore, ma più volte anche dalle preghiere incalzanti di stranieri, che a quel tempo visitavano il Museo, affinché ne compilassi un catalogo, cedetti infine alle richieste. Pertanto mi accingo a descrivere l’officina dell’arte della natura, il tesoro delle scienze matematiche, l’epitome della filosofia pratica: il Museo Kircheriano, nelle pagine seguenti, con quella lealtà e quella genuina sincerità che si conviene a me, che sono Germano. Ti saluto, lettore benevolo, e intanto godi del frutto della mia fatica.

  1. Vedi Enciclopedia Treccani.
  2. Possibli Pietro Stefanoni, antiquarian, collector, and dealer in prints, art, medals, and antiquities. Cf. wikidata