tribus Pontificibus. Siquidem sedente Urbano VIII. ex Gallia evocatus, ubi varia Sapientissimo viro Nicolao Pareiscio hieroglyphicae literaturae specimina monstrarat, cujus monitu et intercessione Pontifex certior factus, Romam venire jussus, quod ipsi impositum erat interpretationis munus stupente Roma executus fuit.
Successit ei in sede Apostolica InnocentX.P.M. qui in foro agonali Obeliscum erecturus Kirchero tanquam unico arcanae litteraturae conscio, Obelisci Pamphilii postea dicti, Oedipi munus imposuit, quod et integro tomo, qui Obeliscus Pamphilius dictus fuit, praestitit.
Successit Innocentio X. Alexander VII.P.M. qui uti antiquitatum Aegyptiacarum studiosissimus fuit, ita quoque hoc unicum intendit, ut et urbem aeternam Obelisci erectione cohonestaret. Accidit eodem tempore, ut unus ex minoribus Obeliscus ex fundamentis fabricae erueretur in horto domestico P.P. Dominicanorum supra Minervam, de quo certior factus Pontifex, statim vocato Kirchero imposuit, ut summa cura delineata latera, figuris hieroglyphicis inscripta delinearentur: accidit itaque ut ei Tibure rusticanti tria duntaxat latera designata mitterentur, quarto, quod terram premebat, omisso, quibus rite examinatis is non viso adhuc Obelisco quartum sua manu scientiae suae confidentia delineatum transmiserit, quod uti omnibus literatis paradoxum videbatur, ita quoque inverso Obelisco, illud latus, quod delineari non poterat, cum Kircheri autographo comparantes adeo exactum repererunt, ut ne unicum quidem punctum desideratum fuerit. Unde stupefacti omnes ii, qui sibi non nihil scire videbantur illi contradicere nequiverunt. Soli Kirchero veridicam Aegyptiorum literaturam perviam, non variis conjecturis, sed verae scientiae hieroglyphicae fundamento nixam, quam et ipse Pontifex admiratus Obelisco in Foro Minervae à se erecto, et à Kirchero libro, cui titulus, Obeliscus Alexandrinus, ad posteritatis memoriam, per authenticam epistolam eidem operi inseri jussit. In Obelisco Pamphilio in foro agonali ab Innocentio X. erecto simile scientiae suae specimen edidit. De quo vide prolegomena Obelisci Pamphilii et III.Tom.Oedipi Syntagm. de Obelisco Salustio.
CAPUT PRIMUM.
Officina Vitriaria
Era stato chiamato dalla Francia, dove aveva spiegato al coltissimo Nicola Pareiscio vari esemplari di testi con caratteri geroglifici, all’epoca di Urbano VIII; il Pontefice era stato informato dei suoi suggerimenti; così egli, ricevuto l’ordine di venire a Roma, e avuto l’incarico dell’interpretazione, con stupore di Roma, lo portò a termine.
Gli succedette nella sede Apostolica Innocenzo X P.M., che, avendo intenzione di innalzare un obelisco nel Foro Agonale, affidò a Kircher, come unico esperto dell’arcana scrittura, l’incarico di Edipo dell’obelisco che poi fu chiamato Panfilio; egli lo assolse anche con un tomo intero, intitolato Obelisco Panfilio.
Succedette a Innocenzo X Alessandro VII P.M., che non solo era assai interessato alle antichità egizie, ma aveva proprio questo scopo, onorare la città eterna innalzando un obelisco. Avvenne proprio in quel tempo che fosse estratto dalle fondamenta di un edificio, nel giardino dei Padri Domenicani sopra Minerva, uno degli obelischi minori; il Pontefice, informato, chiamò subito Kircher e gli impose di disegnare, dopo che ne fossero stati individuati i contorni, le iscrizioni in caratteri geroglifici: avvenne perciò che a lui, che villeggiava a Tivoli, fossero recapitati solo i disegni di tre lati, e non del quarto, che era ancora adagiato contro il terreno; dopo averli esaminati con cura, egli, pur senza aver visto l’obelisco, consegnò, disegnato di sua mano, il quarto verso, grazie alla sua sicura competenza; questo fatto sembrò a tutte le persone colte un paradosso; tuttavia, girato l’obelisco e scoperto quel lato che non aveva potuto essere rappresentato in disegno, lo paragonarono con l’autografo di Kircher e lo trovarono a tal punto identico, che non si sarebbe sentita nemmeno la mancanza di un solo punto. Stupiti, tutti quelli che sembravano averne qualche conoscenza non trovarono nulla da ridire. Al solo Kircher è accessibile la vera scrittura degli Egizi e non per congetture, ma sulle basi della vera scienza dei geroglifici: colmo d’ammirazione, lo stesso Pontefice per l’obelisco da lui eretto nel Foro di Minerva volle che ciò fosse inserito, con lettera autografa, nell’opera stessa scritta da Kircher intitolata Obelisco Alessandrino, a perpetua memoria. Nell’obelisco Panfilio, eretto nel Foro Agonale[1] da Innocenzo X, diede un esempio simile della sua scienza. Vedi in proposito Introduzione, Obelisco Panfilio e Terzo tomo di Edipus Sintagmata, sull’Obelisco Sallustio.
CAPITOLO PRIMO.
L’Italia coltiva in modo singolare l’arte del vetro, perciò esporrò brevemente il patrimonio vetrario di questa non tanto illustre quanto fragile suppellettile, che è dato vedere nel nostro Museo. Questo è ricchissimo di scelta e di varietà di vasi di vetro e tutti gli angoli risplendono di molteplici vasi. Trionfa qui l’arte vetraria per opere di insolita grandezza che simulano il cristallo autentico con colori e iridescenze varie; adattissimi ad offrire scene interessanti. Ci sono vasi cilindrici di squisita fattura. L’arte qui gioca con l’arte o piuttosto l’arte ingentilisce la natura; setacci e vasi pneumatici qui giocano tra loro in concorde discordia. Fra gli altri tuttavia, ecco si vedono queste meraviglie dell’arte vetraria, di più fine fattura. Un vaso panciuto di quattro palmi con lungo collo, opera di Padre Cristoforo Clavio, matematico notissimo; egli introdusse in questo recipiente pura acqua naturale,
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