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[gra]titudine d'essere stati noi coloro, su cui la bontà e virtù di Dio ha voluto operare questo doppio prodigio, d'infonderci volontà pronta a gittarsi, possiamo dir, nelle fiamme, e togliere ad un tempo a queste la forza di offenderci. Così questo sapientissiom padre ha continuato anche qui, secondo il comune ordine di sua providenza, a prevalersi di ministri i più inetti ed imbelli per compiere la più gloriosa delle sue opere che è la salvazione delle anime, acciocchè a niuno di noi mai prenda il mal talento di attribuire a se quella gloria che non può se non a lui solo convenire. Abbiamo ora creduto bene, RR. PP. e CC. FF. il comunicare a voi tutte queste cose, si per invitarvi a cantare con noi i dovuti inni di ringraziamento e di esalazione alla divina provvidenza, e alla carità dell anostra gran madre e signora, si per farvi toccare con mano, che di nulla può aver a temere quel figliuolo della Compagnia, che secondando l'apostolico spirito del suo istituto va dove lo chiama quel Dio che è infinitamente buono e liberale nell'invigorire la debolezza e imbecillità di que' suoi ministri che nelle proprie forze non presumono. Egli preservi da ogni flagello il cristiano suo popolo, ma quando ne' suoi alti consigli sia altrimenti ordinato, non ci perdiamo d'animo: che al primo accorrere che faremo in ajuto de' prossimi bisognevoli della nostra carità, ci troveremo, come ora, troppo maggiori di noi medesimi.

Molti fatti particolari, ne' quali la carità e lo zelo hanno fatto le loro migliorei pruove, sarebbe stata troppo lunga istoria il porci a descriverli partitamente. Troppo è per noi che l'eterno rimuneratore ce li tenga registrati a sconto di debito nell0ndelebile suo libro. Contuttociò giovi l'accennarvi, che assistenti sacerdoti fummo trentasei, non sacerdoti sessanta, che i colerici assistiti furon millequattrocennovantatrè, de' quali ben dugento sedici spiraron l'anima tra le nostre braccia. Nel qual numero sono sì compresi quelli de' lazzaretti della milizia presso S. Giovanni de' Fiorentini, delle Carceri nuove entro le stesse carceri, e dell'Ospizio Apost.co in S. Michele a Ripa; ma non già que' molti che superato il morbo passavano tra' convalescenti all'ospedale a noi quasi interamente affidato. Facciamo termine a questa che non mirava se non a santamente incoraggiarvi nell'intrapreso servigio divino, con pregare la carità di tutti voi a tenerciraccomandati alla pietà del nostro Signore Gesù Cristo, e di Maria sua madre ne' santi vostri sagrifizj ed orazioni.
Di tutti in Domino
Roma 18 Ottobre 1837
Infimi in Cristo Servi
I Padri, e Fratelli del Colleg.o Romano